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    I 50 allenatori più forti del mondo per Espn: tre italiani in Top 10, Motta…

    Competenza nell’allenamento: 16/20Stile: 16/20Gestione delle persone: 19/20Comunicazione: 19/20Storia/successi: 7/10Fattore X: 8/10
    “Pochi allenatori possono sognare di lasciare un’eredità come quella che Klopp ha lasciato al Liverpool. I suoi primi successi al Mainz (sigillando la promozione in massima serie per la prima volta in assoluto) e al Borussia Dortmund (due titoli della Bundesliga e una finale di UCL) hanno suggerito la sua classe. Ma ha cambiato tutto in nove anni al Merseyside, poiché ha notoriamente riportato il titolo di campionato dopo un’attesa di 30 anni e ha vinto un trofeo della Champions League, più tre coppe nazionali, sullo sfondo di rivali che hanno speso circa il doppio del suo budget in quel periodo.
    Klopp ha eccezionali doti motivazionali, una fiducia incrollabile nei suoi giocatori e un chiaro sistema 4-3-3/4-2-3-1 orientato all’offensiva che implica un livello di intensità estremamente elevato. Un esponente chiave del Gegenpressing , si potrebbe sostenere che il Liverpool avrebbe potuto fare con un approccio più paziente a volte. Ma è un difficile atto di equilibrio da eseguire per un allenatore il cui mantra era tutto incentrato sul martellare l’avversario. La scorsa stagione, il Liverpool ha registrato il maggior numero di tiri, calci d’angolo, cross, passaggi filtranti e passaggi progressivi in ??Premier League.
    L’eredità di Klopp non si ferma all’argenteria, però. Con una personalità così carismatica e un talento per la comprensione della cultura di Liverpool, Klopp ha conquistato i cuori e le menti dei tifosi e dei giocatori. Visti i suoi legami indistruttibili con il club, sembra che la nazionale sia la più probabile per lui”.
    Il 2° posto va a “Re” Carlo Ancelotti, allenatore del Real Madrid. Espn ha motivato il punteggio di 87 su 100 assegnato al tecnico italiano:
    Competenza nell’allenamento: 17/20Stile: 16/20Gestione dei calciatori: 20/20Comunicazione: 17/20Storia/successi: 10/10Fattore X: 7/10
    “Avendo iniziato la sua carriera da allenatore nel 1992, ci sono pochi allenatori con più esperienza di Ancelotti. Con club affermati come Parma, Milan, Juventus, Chelsea, Paris Saint-Germain, Bayern Monaco e Napoli nel suo curriculum, l’italiano ha raccolto 29 riconoscimenti in una carriera con molti alti e bassi. Ma quando ha accettato l’incarico all’Everton nel 2019, nessuno avrebbe pensato che avrebbe vinto di nuovo la Champions League con il Real Madrid qualche anno dopo, il che ci dice tutto ciò che dobbiamo sapere sulla sua resilienza.
    Alcuni allenatori, in particolare quelli più giovani, si impegnano troppo e troppo presto e vogliono mostrare le loro idee all’avanguardia appena acquisite. Ancelotti, tuttavia, tende ad attenersi a ciò che è stato provato e testato: costruire la squadra dal basso, mettere i giocatori nelle loro posizioni migliori, attaccare spietatamente lo spazio e consentire libertà in avanti, ma senza dimenticare la responsabilità difensiva. Tutto con il mantra di “fidati dei tuoi giocatori”. Si fida anche dei suoi assistenti per eseguire i suoi piani.
    Ciò non dovrebbe sminuire l’impatto tattico di Ancelotti (il successo in Champions League nel suo secondo periodo con il Madrid la scorsa stagione ha dimostrato ampiamente la sua astuzia), ma dimostra che la leadership di successo si presenta in molte forme e dimensioni. La sua “leadership silenziosa” spesso lo vede ottenere di più con un sopracciglio alzato che con urla e grida, ed è un’abilità che non si è esaurita con il tempo.
    La gestione non deve essere troppo complicata se hai la personalità per eseguirla. E questo è probabilmente il punto in cui Ancelotti si trova in una classe a sé stante: gestione del personale e straordinarie capacità interpersonali (che spiegano in parte perché continua ad ottenere i posti migliori in primo luogo)”.
    Guida la speciale classifica, al 1° posto, Pep Guardiola, allenatore del Manchester City. Il suo punteggio, che si attesta a 89 punti su 100 è stato così suddiviso:
    Competenza nell’allenamento: 18/20Stile: 18/20Gestione dei calciatori: 17/20Comunicazione: 18/20Storia/successi: 9/10Fattore X: 9/10
    “Mentre Guardiola entra nell’ultimo anno del suo contratto con il Manchester City, ci sono pochi segnali che il tre volte vincitore della Champions League stia esaurendo le idee o la motivazione. Nessuno dei suoi pari può eguagliare il suo talento nel costruire squadre al punto da farle apparire come un organismo.
    Dopo una carriera di successo come giocatore, principalmente al Barcellona, ??Guardiola ha avuto il piacere di gestire in esclusiva i migliori club riconosciuti — Barcellona, ??Bayern Monaco e ora City — con giocatori come Lionel Messi, Thomas Müller e Kevin De Bruyne a sua disposizione nel momento di massimo splendore della loro carriera. Ma questo privilegio ha una ragione.
    Nel corso dei suoi 16 anni da allenatore della prima squadra, Guardiola ha costantemente evoluto e reinventato il suo stile, passando dall’essere più diretto al Bayern, al sostenere l’ibrido terzino destro invertito e difensore centrale/centrocampista centrale in Inghilterra, o addirittura abbandonando il “falso numero 9″ per un classico centravanti come Erling Haaland , senza mai rinunciare al suo innato DNA del Barcellona, ??fatto di calcio offensivo, fluido, basato sul possesso palla e sul tocco di prima.
    Ovviamente il lusso di costruire squadre con budget elevati aiuta (anche se il suo record di accompagnamento dei laureati dell’accademia è impressionante e spesso dimenticato), ma crea anche pressione. E mentre molti altri manager sono soffocati sotto le aspettative che le enormi spese inevitabilmente creano, la posizione di Guardiola è inattaccabile come sempre”. LEGGI TUTTO

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    Pisa & Inzaghi: pare la coppia giusta

    TORINO – Ormai è certo: il Pisa ripartirà da Filippo Inzaghi. Già due anni fa, Superpippo fu ad un passo dalla panchina toscana. Allora, il club nerazzurro, deluso per la sconfitta in finale playoff patita dal Monza di Berlusconi e Galliani, decise di cambiare allenatore, mandando a casa Luca D’Angelo, lo storico allenatore della promozione in B, e affidando la panchina a Rolando Maran. Una scelta presa dopo un lungo “casting” a cui partecipò anche Inzaghi, ma l’ultima parola la ebbe Alexander Knaster, l’imprenditore britannico naturalizzato statunitense, dal 2021, azionista di larga maggioranza del Pisa. Chissà, il numero 1 del Pisa forse s’è pentito di quella scelta: due anni fa Maran – lungi dall’essere l’allenatore ammirato a Brescia nell’ultimo campionato – a Pisa fallì pesantemente, era un pesce fuor d’acqua, fu esonerato con la squadra che era sul fondo classifica e fu necessario richiamare d’urgenza D’Angelo per raddrizzare la baracca. Però, evidentemente, Knaster rimase impressionato da Inzaghi, conosciuto in quel casting, al punto di sceglierlo per l’annata che va a cominciare. Stagione che dovrà archiviare quella appena conclusa, di fatto anonima, sotto la guida di Alberto Aquilani. E Filippo Inzaghi potrebbe essere davvero l’uomo giusto perché, pur non riuscendo mai a imporsi in Serie A (anche per un pizzico di sfortuna), in B ha numeri davvero notevoli: di fatto, non ha mai fallito una stagione. L’ultima, due annate fa, alla Reggina: nonostante i grossi problemi economici della società, che portarono a pesanti penalizzazioni del club – in seguito escluso dal calcio professionistico – Inzaghi riuscì comunque a portarla ai playoff. Non solo. Finché i problemi non vennero a galla, la squadra lottava per la promozione diretta perché faceva grandi partite. Per dire, al Granillo mise sotto la corazzata Genoa, in seguito promosso in A. Nelle precedenti esperienze di B, Inzaghi portò il Benevento in A a suon di record, nel 2021 (promozione che ebbe un’unica, grande pecca: spremere un po’ troppo i senatori della squadra, giunti poi spompi alla Serie A). L’anno successivo, non stava andando male col Brescia ma patì la “querelle” con Cellino, che gli rinfacciava le troppe sconfitte casalinghe e che lo esonerò nonostante il Brescia fosse nelle prime posizioni (ma chi lo sostituì – Eugenio Corini – di fatto non fece fare alla squadra l’atteso salto di qualità). Ma forse, la volta che Inzaghi fece più la differenza, che incise di più da allenatore, fu al suo debutto nella categoria, quando portò il Venezia – che all’epoca aveva mezzi tecnici piuttosto ridotti – al 5° posto e in semifinale playoff. E quel Venezia, con un gesto di grande umiltà, Inzaghi l’aveva preso in Serie C la stagione prima, dopo aver esordito da allenatore al Milan: risultato, lagunari promossi dominando il campionato e vincendo la Coppa Italia di Serie C. Però, la domanda è: Inzaghi, cosa potrà dare in più a questo Pisa? Lo sciapo campionato di Alberto Aquilani ha detto che comunque la squadra al massimo avrebbe potuto fare i playoff e nemmeno in una posizione privilegiata. Dunque, servono acquisti decisivi e importanti. Però pure una miglior valorizzazione di quel che di buono già c’è. Ad esempio, uno come Alessandro Arena, talentoso fantasista pescato un anno fa dal Pisa in C, nel Gubbio, avrebbe meritato sicuramente maggior spazio. Il 3 agosto, Arena festeggerà 24 anni, potrebbe avere l’età giusta per imporsi. A livello di mercato, con ogni probabilità, il regista-mediano Miguel Veloso, dovrà salutare, andando in scadenza di contratto, non sembrano esserci spazio per lui: ha 38 anni, una carriera strepitosa alle spalle ma non giungono segnali di rinnovo del contratto, anche perché il suo contributo nell’annata appena trascorsa è stato ridotto. Poi, la valorizzazione del terzino Tommaso Barbieri, contro-riscattato dalla Juve per 3.1 milioni, ha portato un discreto gruzzolo che potrà essere reinvestito sul mercato dove il Pisa è iscritto all’asta per avere Massimo Coda, il bomber principe della Serie B, 69 gol negli ultimi 4 campionati e forse, quel che più è mancato al Pisa targato Knaster è proprio il peso offensivo. Al resto, potrebbe pensarci Filippo Inzaghi. Curiosa la storia che s’intreccia col fratello Simone: da giocatori, Pippo pareva di un’altra categoria e Simone un comprimario del calcio. Da allenatori, i ruoli sembrano essersi invertiti, con Simone, ancora agli inizi della carriera eppure già onusto di gloria, mentre Superpippo, per vincere qualcosa, pare condannato a masticare solo il pane duro della B. Eppure, in ogni piazza della seconda serie dove viene chiamato, riesce a suscitare un entusiasmo unico perché le tifoserie amano il suo modo di dare tutto alla causa. E quella del Pisa avrebbe bisogno di un condottiero come lui che risollevi una squadra e una piazza a cui manca forse soltanto il manico giusto per inseguire quella Serie A che da queste parti manca dal 1991. LEGGI TUTTO

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    Liverani nuovo allenatore della Salernitana: ufficiale esonero di Inzaghi

    Cinque sconfitte (sei se contassimo anche quella in Coppa Italia contro la Juve) e un solo pareggio in queste prime partite del 2024 per la Salernitana, risultati che hanno fatto scattare l’esonero di Filippo Inzaghi. Lo scontro diretto perso contro l’Empoli all’Arechi ha fatto scattare l’allarme in casa dei campani tanto da far prendere una decisione a Iervolino e Sabatini nella notte subito dopo la partita. La scelta è stata comunicata al diretto interessato nella giornata di sabato e poi ufficializzata il giorno seguente, quando il club ha trovato l’accordo con il nuovo allenatore. La scelta è ricaduta su Fabio Liverani. 
    Liverani-Salernitana, il comunicato
    Subito dopo l’ufficialità dell’esonero di Filippo Inzaghi, è arrivato il comunicato della società sul neo tecnico: “L’U.S. Salernitana 1919 comunica di aver raggiunto l’accordo con il Sig. Fabio Liverani e di avergli affidato la guida tecnica della prima squadra”. L’allenatore romano è tornato in panchina dopo due anni, perché l’ultima apparizione è stata con il Cagliari il 20 dicembre 2022 in Serie B. Mentre l’ultima esperienza nella massima serie è stata con il Parma nella stagione 2020-21, quella che è costata poi la retrocessione in cadetteria agli emiliani. Ora avrà il compito di risollevare il morale e, soprattutto, la classifica che vede i campani all’ultimo posto con 13 punti. LEGGI TUTTO

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    Inzaghi difende lo 0-0: “Salernitana non bella, ma contro la Juve…”

    Un punto che sa d’ossigeno per la Salernitana dopo le recenti sconfitte. Un punto per ripartire perché è quello che serviva a Inzaghi e alla sua squadra per ritrovare morale e affrontare questa parte finale di stagione con un altro piglio. “E’ iniziato il nostro campionato” ha detto il tecnico ai microfoni di Sky Sport al termine della gara pareggiata contro il Torino. I campani hanno difeso lo 0-0 vista l’emergenza, soprattutto in difesa, per non rischiare di fare come fatto nelle ultime uscite: “Le gare contro Juve, Milan le avete viste tutti: abbiamo fatto bene e raccolto meno di quello che meritavamo”. 
    Inzaghi dopo Torino-Salernitana
    Filippo Inzaghi ha analizzato la gara contro il Torino: “Siamo stati meno belli ma è stata una mia richiesta, va bene. Dovevamo ripartire e fare risultato e oggi è iniziato il nostro campionato”. Un punto importante vista anche l’emergenza: “Ero preoccupato perché ho dovuto rischiare Boateng dall’inizio. Dopo 8 mesi di inattività pensavo venisse da me a dirmi che fossi pazzo e invece si è messo a disposizione da grande campione. Non è in condizione ma si è già visto qualcosa. Alla fine ho dovuto adattare Pierozzi e Bradaric, tra i migliori in campo”. E sull’attacco: “Dobbiamo fare di più ma non abbiamo mai avuto Dia che è difficilmente sostituibile. Ho chiesto io ai ragazzi di essere meno belli, andare allo sbaraglio sarebbe stato azzardato soprattutto nelle condizioni in cui eravamo”. In chiusura ha parlato della prossima gara: “Contro l’Empoli giocheremo una partita diversa, per vincere. Avremo una settimana in più con i nuovi e vogliamo recuperare terreno dalle altre squadre”.  LEGGI TUTTO

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    Inzaghi su Torino-Salernitana: “Credo poco alla fortuna. Tante distrazioni”

    Torino-Salernitana, le dichiarazioni di Inzaghi
    Queste le dichiarazioni di Inzaghi: “Domani ci attende una partita tosta contro una squadra molto fisica, ma dobbiamo invertire il trend dei risultati e con l’atteggiamento e la voglia dimostrati nelle ultime settimane sono sicuro che possiamo fare una grande gara e ribattere colpo su colpo. Dobbiamo mantenere alta l’attenzione e la concentrazione perché purtroppo piccole distrazioni ci sono costate fin qui punti importanti. Spero che la squadra faccia ancora una bella prestazione, sono convinto che prima o poi i risultati ci premieranno e ne abbiamo bisogno per la classifica e per il morale”. Poi ha proseguito: “Soprattutto in difesa abbiamo tanti assenti quindi servirà il contributo di tutti fin da subito. I nuovi arrivati sono giocatori affidabili e sono convinto che anche con pochi allenamenti si faranno trovare pronti e potranno acquisire la condizione migliore giocando. I ragazzi danno il massimo in ogni allenamento e penso che un risultato positivo e importante lo meriteremmo tutti per l’impegno e per ciò che ha dimostrato la squadra in campo nelle ultime partite”.
    Infine ha concluso: “Credo poco alla fortuna e alla sfortuna, dobbiamo portare gli episodi dalla nostra parte facendo ancora meglio perché probabilmente ciò che stiamo facendo non basta. La nostra gente e anche la società meritano di più, abbiamo ancora sedici partite e tanti punti a disposizione ma è chiaro che il tempo passa e dobbiamo portare a casa punti”.  LEGGI TUTTO

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    Inzaghi: “Allegri cliente difficile? Abbiamo vinto parecchio contro di lui”

    L’Inter si avvicina al derby d’Italia contro la Juventus in programma domani alle 20:45 a San Siro con la consapevolezza di poter staccare i bianconeri con una partita in più a disposizione. Dopo la conferenza di Allegri, che ha ribadito l’importanza della sfida contro i nerazzurri, a presentare il big match è stato anche Simone Inzaghi: “La partita di domani non è decisiva ma importantissima. Sarà molto combattuta, all’andata non fu entusiasmante ma ora giochiamo in casa davanti ai nostri tifosi. Cercheremo di giocare nel migliore dei modi affrontando una squadra che ha avuto un percorso simile al nostro. La classifica, a parte recuperi e asterischi, è simile a quella della Juventus. Sappiamo l’importanza della gara, abbiamo grandissimo rispetto e ce la giocheremo nel migliore dei modi”.
    Inzaghi: “Tutti disponibili tranne Cuadrado”
    Inzaghi ha proseguito: “Abbiamo giocato contro tante volte in questi anni, finali e semifinali importantissime. Domani sarà molto equilibrata, dovremo usare tantissima testa e cuore. Dovremo essere pronti a fare una corsa in più per i compagni in difficoltà. I giocatori della Juve stanno facendo tutti un percorso straordinario. Oltre a quello bisognerà essere contenti di giocare una partita dopo un avvio così buono per entrambe le squadre. La pressione c’è sempre, bisogna essere fieri di giocare una partita così. I ragazzi si stanno allenando bene. Ad oggi sono tutti disponibili tranne Cuadrado, è una partita importantissima per tutto il valore che c’è oltre alla classifica. Favoriti e griglie? Se ne è parlato tanto, noi siamo l’Inter e sappiamo di avere grandi responsabilità. Abbiamo fatto 30 partite molto positive ma il nostro percorso è solo all’inizio, a gennaio abbiamo fatto 5 partite in 22 giorni portando a casa un trofeo”. LEGGI TUTTO

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    Inzaghi: “Aureliano ha arbitrato molto bene”. Su Inter-Juve, Allegri e Sinner…

    FIRENZE – Un colpo di testa di Lautaro e un rigore causato e poi parato da Sommer, l’Inter passa di misura al Franchi contro la Fiorentina e si rirprende la vetta del campionato ai danni della Juventus. Tre punti cruciali per Simone Inzaghi che commenta così il match ai microfoni di Dazn: “Dopo l’1-0 abbiamo avuto tante occasioni dove potevamo fare meglio. Nelle ripartenze solitamente mettiamo più qualità, ma non posso dire niente a questi ragazzi. Abbiamo vinto 17 partite su 21, 50 gol fatti e 10 subiti. Tutte le partite sono difficili figuriamoci a Firenze”.
    “Non faccio classifiche fittizie”
    “Ho pensato solo alla Fiorentina perchè ragioniamo in questo modo. Non si fanno classifiche fittizie sui recuperi. Dobbiamo guardare giorno dopo giorno. Venivamo due finali, perchè è come se ne avessimo gicoato due. Ora due giorni di riposo, se lo meritano, dal 13 luglio che spendiamo tanto. Firenze una tappa importante per noi”, prosegue Inzaghi.
    Fiorentina-Inter, tabellino e statistiche LEGGI TUTTO

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    Scudetto Inter, è Inzaghi contro Inzaghi. Le insidie? Le coppe e i precedenti

    MILANO – Per centrare la seconda stella Simone Inzaghi dovrà invertire una delle tendenze che lo contraddistinguono da quando allena: il girone di ritorno a ritmo più lento rispetto all’andata. È sempre successo tranne che nella stagione 2020-21, l’ultima sulla panchina della Lazio prima della chiamata dell’Inter per sostituire Antonio Conte. In quell’occasione il tecnico piacentino totalizzò lo stesso numero di punti nelle due metà del campionato: 34. Per il resto l’ex centravanti ha fatto sempre viaggiare i suoi calciatori più velocemente fino al giro di boa.

    In tre occasioni sono state ben otto le lunghezze di differenza: con la Lazio 2017-18 e 2019-20, con l’Inter 2021-22. Nelle ultime due circostanze questa frenata è costata lo scudetto. Prima del lockdown la Lazio stava filando spedita verso un tricolore insperato con un gioco entusiasmante. Stesso discorso per la cavalcata nerazzurra di due campionati fa, quando Handanovic e compagni avevano un margine di +7 sul Milan, progressivamente eroso a partire dal derby perso in rimonta il 5 febbraio 2022. LEGGI TUTTO