TORINO – Potete chiamarla “Generazione Wembley” perché è lì, nello stadio più iconico della storia del calcio antico e moderno, che questo manipolo di azzurri ha saputo trovare l’energia e la sfrontatezza per affermarsi e porre le basi per un futuro incoraggiante per la Nazionale. Roberto Mancini ha saputo miscelare l’esperienza, la saggezza dei più esperti con questo carico di entusiasmo che è letteralmente deflagrato durante l’Europeo, praticamente quando il torneo è entrato nella fase a eliminazione diretta. Il ct non ha lasciato niente al caso e, da quando ha assunto il gravoso incarico di ridare una dignità al nostro calcio ferito dall’esclusione del Mondiale 2018, ha scandagliato ogni angolo del nostro movimento calcistico, non esitando un attimo a regalare una vetrina a giovani talenti in cerca di affermazione come nel caso di Nicolò Zaniolo che ha assaporato l’azzurro ancora prima di celebrare l’esordio in serie A. Il romanista a Wembley non c’era, penalizzato dall’ennesimo infortunio di una carriera a singhiozzo, ma il ct non ha mai depennato il suo nome dalla lista dei futuri prospetti.
In Italia il processo di maturazione è stato appena accennato
L’Euro 2020 ha stabilito che in Italia l’orizzonte calcistico non presenta un contorno definito, il processo di maturazione è stato appena accennato. Il titolo europeo sarà difeso nel 2025 in Germania con molti dei protagonisti della magica notte londinese perché il progetto prefigurato da Mancini non ha una data di scadenza e, anzi, ha già inserito nel proprio mirino la prossima fermata, il Mondiale 2022. E’ sufficiente scorrere i nomi dei freschi campioni continentali per capirlo: da Donnarumma in porta a praticamente l’intero settore di centrocampo e attacco dove figurano ben otto under 26.
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