TORINO – Roberto Mancini e la crisi dell’attacco. Il ct si ritrova a richiamare dopo anni Manolo Gabbiadini, promessa di un tempo frenato da infortuni ma non solo. L’Italia che guarderà le partite del Qatar dalla tv, mentre Svizzera e Galles (per citarne due tra le tante) ci saranno, si ritrova punto e capo, con il problema del gol. Perché? Parte tutto da lontano. Si potrebbe dire che da Mario Balotelli in poi, in maglia azzurra è stata una lunga e lenta agonia. E anche così si spiegano i flop mondiali, non solo le ultime due mancate qualificazioni. Perché già nel 2014, eliminazione in Brasile al primo turno (come peraltro nel 2010 in Sud Africa), il fallimento di SuperMario coincise con quello degli azzurri. A unire quella spedizione a oggi, Ciro Immobile, l’unico che in Serie A compete con i big stranieri, ma che con la maglia della Nazionale non è così decisivo come col club. E il Gallo Belotti ha cantato una sola stagione, alla grande, in Serie A.
MANCINI, ARCHIVIA GLI ESPERIMENTI: ALL’ITALIA SERVONO PUNTI E FIDUCIA
BOMBER STRANIERI Per di più, le big storiche del nostro calcio, non si affidano più agli italiani in attacco: non lo fa la Juventus, non lo fanno Milan e Inter. E manco Atalanta e Udinese, se vogliamo restare alle cosiddette sorprese di questo campionato. E allora le speranze, residue, sono riposte negli ex Sassuolo post diaspora: Gianluca Scamacca finito al West Ham e Giacomo Raspadori che impreziosisce il reparto avanzato del Napoli (peraltro ben nutrito). In attesa che spunti davvero qualche giovane uomo gol e che un Gnonto della situazione la butti dentro con costanza.
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