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    Gravina mette nel mirino Euro 2032: “Inviata una lettera a Draghi”

    ROMA – “Ho mandato una mail al presidente del Consiglio Mario Draghi per evidenziare il termine perentorio del 16 novembre come ultima data in cui presentare alla Uefa il dossier che dovrà contenere garanzie governative. Non vogliamo rischiare di arrivare lunghi”. Così si è espresso il presidente in carica della Figc, Gabriele Gravina sull’ipotetica candidatura dell’Italia per ospitare Euro 2032.
    “Un saccheggio ampliare la mutualità dei diritti televisivi”
    “Siamo assolutamente contrari a estendere ad altre federazioni la mutualità generata dai diritti tv della Serie A. Vogliamo enfatizzare quando detto ieri da Mauro Balata. Un conto è la mutualità di sistema, un altro è saccheggiare un ente privato per finanziare enti esterni”. Così, invece, il presidente della Figc ha commentato la questione sui diritti televisivi del campionato di Serie A. “Già nel 2020 denunciai, innanzi alle commissioni riunite Cultura e Lavoro della Camera dei Deputati, questa anomalia. Ho grandi perplessità, mi auguro che prossimo decreto, che conterrà correttivi alla legge delega – ha sottolineato Gravina – prenda in considerazione abrogazione di questa norma fuori da ogni logica”. Gravina si aspettava reazioni, “abbastanza estemporanee: il calcio ha già dimostrato più di tutti sensibilità verso mondo sportivo”. LEGGI TUTTO

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    Mulazzi: “Un gol per l'Italia e per la Juve. Cuadrado modello”

    Gabriele Mulazzi, quali sono le sensazioni in casa Italia prima della semifinale di oggi con l’Inghilterra?

    «Sono sensazioni positive: giocarsi una semifinale all’Europeo è quello che abbiamo sempre voluto. Arrivarci è un piccolo traguardo».

    […]

    Con la maglia della Juventus lei è un esterno-goleador. In Nazionale il gol ancora le manca.

    «Sarebbe un sogno farlo e magari in finale. Però la cosa importante è la prestazione. Il gol se arriva bene, ma non è un’ossessione».

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    È vero che lei quando si allena con la prima squadra cerca di copiare Cuadrado?

    «Sì, è uno dei giocatori a cui mi ispiro. Cerco di copiarlo in tutto, dalla serenità con cui scende in campo ai gesti tecnici: cross, dribbling, tutto. È un giocatore fenomenale, molto difficile da marcare».

    Per lei che è anche un tifoso della Juve, qual è stato il momento più emozionante in maglia bianconera?

    «Battere il Liverpool nei quarti di finale di Youth League. Vincere contro una rivale storica come i Reds e giocarsi una semifinale nella Champions League della Primavera è stato fantastico».

    Quali sono i suoi sogni, in azzurro e in bianconero?

    «In azzurro sogno di vincere questo europeo e magari anche il Mondiale Under 20. Per quanto riguarda la Juve, mi piacerebbe riuscire ad allenarmi con continuità in prima squadra, esordire sarebbe un grande sogno».

    Tutta l’intervista sull’edizione di Tuttosport

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    Tardelli: “Pogba-Juve? Ritorni sempre difficili, ma è un ottimo acquisto”

    “Pogba? Credo che i ritorni siano sempre difficili, perché ci sono aspettative più alte. Ma è un ottimo acquisto”. Lo dice Marco Tardelli a margine della presentazione della collezione di Le Coq Sportif per celebrare i 40 anni dalla conquista del ‘Mundial’. Tardelli afferma che ai bianconeri per tornare competitivi serve “un innesto importante in ogni reparto”. Mentre arrivano complimenti al Milan, per aver lavorato soprattutto con i giovani: “Maldini ha fatto un grandissimo lavoro”.Sullo stesso argomentoLa mamma di Mancini: “Mio figlio non ha i giocatori all’altezza”Italia

    Tardelli: “Donnarumma, momento particolare”

    L’ex allenatore e calciatore ha poi parlato del momento no che sta vivendo Donnarumma: “Sta vivendo un momento particolare, di non grande amore con i tifosi, sia del Milan sia della Nazionale. Un tradimento che sente e che non va bene. È un professionista e va dove deve andare. Vanno lasciati tranquilli di crescere, solo in Italia c’è questa pressione”. Una delle grandi differenze tra la Nazionale vincente nell’82 e l’attuale, è la mancanza di un ‘blocco Juve’ che fece la differenza nell’undici di Bearzot. “Non c’è e non ci sarà più – ammette Tardelli -. C’è un blocco di stranieri più che altro. Scamacca e Raspadori giocano nel Sassuolo, squadra non di grande esperienza internazionale…”. Infine, una menzione per alcuni Azzurri da cui ripartire: “Barella, Zaniolo e Tonali”.

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    Italia, quanto manca Chiellini. E lui avrebbe salutato i tifosi…

    INVIATO A MONCHENGLADBACH – Questa Italia in trasformazione sembra uno di quei frutti con un poco di polpa all’interno, ma racchiusa dentro a una scorza talmente fragile che rischia di spaccarsi al primo scossone, con il rischio che tutto quanto vada perduto senza che ne nasca nulla. Come è successo, appunto, contro Argentina e Germania: la prima e l’ultima gara di questo “mini ciclo” di 5 partite successivo all’eliminazione Mondiale contro la Macedonia. Tracciare un bilancio è complesso, anche perché ci si deve districare tra commenti eccessivi nell’uno o nell’altro senso: non era vero che dopo la vittoria contro l’Ungheria a Cesena l’Italia era rinata (o dopo il pari contro l’Inghilterra che solo tre giorni dopo ne ha prese quattro – quattro a zero – dall’Ungheria) così come non sono affatto stupefacenti le sconfitte contro Argentina e Germania che hanno aperto e chiuso il ciclo regalandoci un passivo i 8 gol subiti a zero. Ecco, se coltivassimo di più la misura e l’equilibrio nelle analisi non dovremmo ogni volta affannarci nel ricorrere a iperboli per ri-posizionarci tra esaltazione e catastrofismo. Basterebbe, per esempio, ricordare sempre che da dopo l’a vittoria contro la Spagna all’Europeo del 2016, l’Italia nei tempi regolamentari ha battuto solo una Nazionale (il Belgio che incarna il mistero gaudioso del ranking) tra le prime cinque del mondo. Insomma, ogni volta che si alza l’asticella si fatica a rimanere competitivi e lo conferma il fatto che si è perso male sia con i veterani in campo (contro l’Argentina) sia con i giovani (contro la Germania la formazione con l’età media più bassa dell’era Mancini).
    GIOVANI NON BASTA Perché, e questa è la riconferma di un assioma che dovrebbe contribuire a smontare parecchia retorica, la giovinezza non è un valore in assoluto se non abbinato al talento e a molto altro. Intendiamoci: Mancini fa bene a percorrere la strada del rinnovamento che in queste 4 gare di Nations League ha portato avanti in maniera massiccia: 12 esordienti che portano a 50 il numero totale. Ma alla fine si è forse un poco fatto prendere la mano contro una Germania troppo consolidata e più forte per potersi permettere degli esperimenti. La verità è che, esordi a parte, la Nazionale ha funzionato quando hanno giocato coloro che più hanno qualità e che le hanno già mostrate fuori dal recinto azzurro, con Pellegrini esempio più fulgido. Poi, certo, queste gare lasciano in eredità la buona prova di Gatti (ma anche lì: che Inghilterra è questa?) e la scoperta di Gnonto che, gol estemporaneo a parte, contro la Germania ha però trovato pane durissimo. E, infine, la certezza che il futuro sarà ancora un mix con il re inserimento di coloro che hanno vinto l’Europeo. Al Borussia Park, in ogni caso, si è avuta la conferma plastica di quanto mancherà Chiellini. Non solo in campo per qualità e temperamento, ma anche fuori: lui, ne siamo certi, dopo la partita si sarebbe fermato per salutare i connazionali che vivono in Germania e che, loro sì avviliti prima e derisi poi, chiedevano soltanto un gesto di amicizia. Ecco, si cresce anche così. LEGGI TUTTO

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    Gnonto: Mancini lo esalta, il mercato lo chiama. In lizza Toro, Friburgo, Hoffenheim, Fiorentina…

    INVIATO A MONCHENGLAGBACH – «Quello che mi ha colpito di Gnonto, a parte che fisicamente è molto forte, è che sa giocare. Fa le cose con logica, non sembra che abbia solo 18 anni». Così, a poche ore dalla sfida contro la Germania al Borussia Park, Roberto Mancini ai microfoni di Rai Sport ha nuovamente sottolineato le qualità di Wilfred “Willi” Gnonto, una delle grandi sorprese della rivoluzione giovane avviata dal ct. Non che fosse uno sconosciuto agli addetti ai lavori – ha percorso la trafila delle Nazionali giovanili ed è stato uno dei migliori giocatori al Mondiale Under 17 – ma lo era certo al grande pubblico, anche per la sua scelta di lasciare le giovanili dell’Inter e andare a giocare nello Zurigo dove ha potuto giocare3 in prima squadra con ben maggiore continuità. Il coraggio di Mancini, come già era successo con Zaniolo e ben più massicciamente in questa fase della sua gestione (da Gatti a Zerbin a Esposito) è stato quello di farlo esordire in Nazionale senza che il ragazzo avesse messo piede su un prato di Serie A sebbene arrivasse comunque da un campionato professionistico di discreto livello come quello svizzero. Quella azzurra, ovviamente, si è trasformata in una vetrina luccicante per le dinamiche di mercato, anche perché il suo contratto con lo Zurigo scadrà il prossimo anno e il club non ha intenzione di perderlo a zero: dai 6 iniziali, ora si discute sopra i 10 milioni. In Italia si è mosso per primo il Sassuolo a cui si sono accodati il Torino e i sondaggi di Fiorentina. Più concreta, però, la pista che porta in Bundesliga al Friburgo e soprattutto all’Hoffenheim del suo ex allenatore, André Breitenreiter. La Germania, del resto, è nel suo destino: dopo l’esordio in azzurro a Bologna contro i tedeschi (25 minuti scoppiettanti con tanto di assist per il gol di Pellegrini) stasera gli tocca il secondo esordio da titolare dopo quello con l’Ungheria: al Borussia Park esaurito con 44.144 spettatori di cui 360 dall’Italia. Ma saranno moltissimi gli italiani immigrati che tiferanno per gli azzurri e che sperano in una vittoria per lenire l’amarezza e dimenticare le prese in giro che tocca loro subire per la mancata qualificazione al Mondiale. E uno dei più attesi sarà proprio il folletto Willi, uno di quelli a cui Mancini chiede di ridare alla Nazionale «Lo spirito e il gioco dominante che aveva la squadra che ci ha portato in cima all’Europa». LEGGI TUTTO

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    Gli italiani di Valencia impazziscono per Gattuso e gli promettono… pasta al forno con polpette!

    TORINO – Se c’è un aspetto che unisce tutti gli italiani, indipendentemente dal luogo nel mondo un cui si trovino, è l’amore  per la nostra cucina e le nostre tradizioni. Ecco dunque che Gennario Gattuso, freschissimo tecnico del Valencia, s’è ritrovato un messaggio su Instagram condito da foto assai… succulente. Spieghiamo meglio: l’ex allenatore del Napoli ha, nelle scorse settimane, firmato un contratto che lo legherà ai Murciélagos per le prossime due stagioni e subito gli italiani che risiedono nella Comunitat Valenciana hanno iniziato ad andare in fibrillazione. Non capita tutti i giorni, infatti, di avere nella città in cui vivi, uno degli artefici del trionfo al Mondiale di Germania 2006. In molti dunque tra i nostri connazionali hanno iniziato a fibrillare, a cercare di incrociare Ringhio nel cuore della città piuttosto che al Porto Juan Carlos 1 Marina o vicino alla Ciutat Esportiva de Paterna, il centro d’allenamento del Valencia. Per adesso, però, ancora nulla. Ed ecco dunque la trovata di Matteo e Terence, due genovesi che da oltre un lustro ormai hanno fatto di Valencia casa loro, aprendo una gastronomia di prodotti esclusivamente italiani il cui nome ispira profumi e sapori del tempo che fu, “La cucina della nonna”, a un tiro di sputo dal Mestalla, il tempio della passione valencianista e il teatro delle imprese di Ringhio. Il messaggio che hanno postato sul profilo ufficiale di Instagram del tecnico calabrese, @rinogattuso.official, è divertentissimo: una via di mezzo tra una piccantissma “minaccia” e una saporitissima “promessa”. «Benvenuto Mister! Siamo la gastronomia italiana migliore della città! Verremo presto al campo per farle assaggiare le nostre prelibatezze. A presto, grande Mister». Poi una serie di hashtag clamorosi: da #amuntrino a #forzacalabria per concludere con  #rinounicodio. Per rendere il tutto più appetitoso, per dare al messaggio social la forza di un tackle alla Gattuso, hanno aggiunto tre foto: la parmigiana di melanzane, sei suoli di lasagne, rigorosamente verdi, bianche e rosse come la bandiera italiana e, last but not least, il piatto simbolo del nostro Meridione, la pasta al forno con le polpette. Riuscirà Ringhio a resistere al profumo di casa? Riusciranno i nostri connazionali che vivono a Valencia a conoscere il loro idolo, ma soprattutto da questa “joint venture” nascerà una versione della Paella “a la calabresa”, ossia con la nduja? Lo sapremo nelle prossime, piccantissime puntate. LEGGI TUTTO

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    Italia in Germania: come risolvere il problema del gol. Scamacca?

    MÖNCHENGLADBACH – Domani la “nuova” Italia di Roberto Mancini conclude questo mini-Europeo di quattro partite che l’ha messa di fronte a due grandi del calcio continentale (germania due volte e Inghilterra) e a una outsider in crescita come l’Ungheria. Ebbene, i risultati e le risposte sono talmente lusinghiere da aver stupito lo stesso ct (“non credevo che avremmo fatto così bene” ha detto dopo il bel pari in casa dell’Inghilterra) e ha confortato in prospettiva. Già, perché le aspettative erano funeree dopo l’eliminazione dal Mondiale e lo sprofondo contro l’Argentina. Invece 10 esordienti d tanti azzurri responsabilizzati hanno portato nuova linea e nuove idee. Resta però, fragoroso, il problema del gol: in queste quattro partite hanno segnato solo Barella e Pellegrini (2 volte) che attaccanti non sono. A secco Scamacca (solo un palo contro la Germania), Raspadori, Gnonto e gli altri attaccanti. Non convocato Immobile (infortunato) e solo un’apparizione per un affaticato Belotti: i due sono a secco in azzurro ormai da un anno. Contro l’Inghilterra il problema è apparso più evidente che mai. Domani, contro la Germania, Mancini spera di chiudere questo mini torneo con il punto esclamativo: il gol di un attaccante.  LEGGI TUTTO

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    Finalissima: presentano Tardelli e Zanetti. Si ricordano Rossi e Maradona

    TORINO – La Finalissima di stasera a Wembley tra Italia e Argentina – campioni d’Europa contro campioni del Sud America – sarà presentata da Marco Tardelli e Javier Zanetti come guest star. Sarà osservato un minuto di raccoglimento in memoria di Paolo Rossi e Diego Maradona. Appariranno messaggi di pace in cirillico e inglese a bordo campo, in spagnolo e italiano sui maxi schermi. Lo stadio sarà completo: 87 mila spettatori. Sono 203 i media accreditati e 45 i broadcaster. In caso di parità si andrà subito ai rigori.  LEGGI TUTTO