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    Così Schuurs si è preso il Torino

    TORINO – Quattro partite consecutive da titolare, tra campionato e Coppa Italia, che con buona probabilità domenica contro il Milan diventarnno cinque. Perr Schuurs, arrivato in estate dall’Ajax per un’operazione costata circa 12 milioni (bonus compresi), si è preso il Toro dopo l’iniziale diffidenza di Juric. Intendiamoci: il tecnico non aveva dubbi sulle qualità del difensore, tuttavia nei primi allenamenti aveva notato alcuni aspetti sui quali era necessario migliorare, dovuti al fatto che Schuurs avesse giocato in precenza soltanto nel campionato olandese. C’era da lavorare soprattutto sulla marcatura, che per Juric deve essere rigorosa al cento per cento. E Schuurs ha dimostrato di avere recepito con grande rapidità le sue indicazioni, convincendolo che, pur in un reparto dove ci sono cinque potenziali titolari (oltre a lui, Djidji, Rodriguez, Buongiorno e Zima), la sua presenza è diventata indispensabile.

    Schuurs punto fermo di Juric

    Con il passare delle settimane gli spazi sono cresciuti e, dopo le partite dall’inizio di Cremona e contro il Sassuolo, l’ultima panchina è stata a Napoli, dove le incertezze dei granata sono state devastanti e hanno convinto Juric a tornare definitivamente sui propri passi: morale, Schuurs titolare contro l’Empoli, la Juventus, il Cittadella (in Coppa ha anche segnato il suo primo gol in Italia) e l’Udinese e sempre con ottimi risultati, se pensiamo che l’unica incertezza è stata nel derby, quando si è opposto quasi sempre con buoni esiti a Vlahovic: è vero che il serbo ha segnato la rete della vittoria, però la responsabiltà sul gol subito va condivisa almeno con altri due compagni. Insomma, Schuurs non è più soltanto l’idolo dei tifosi, ma anche uno dei punti fermi di Juric. Per la gioia anche della società, che su lui ha fatto uno dei cinque investimenti più onerosi dell’era Cairo.

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    Torino, in difesa è nato il… tridente

    INVIATO A UDINE – Dodici i gol subiti fin qui da un Torino capace di chiudere con la porta inviolata le prove interne contro Lazio (0-0) e Lecce (successo per 1-0). Solo in due occasioni Milinkovic ha incassato piu? di una rete, a Bergamo come a Napoli (3 i gol subiti). Si sa d’altronde che la tenuta difensiva e? specialita? della casa, tanto che senza piu? di un evitabile errore individuale nella porta del serbo, di palloni, ne sarebbero entrati ben pochi. Juric stesso, e a piu? riprese, ha insistito sulla necessita? di mantenere alta l’attenzione per tutta la durata della gara. Un lavoro sulla mente che si e? accompagnato a uno specifico sul campo: se l’attacco e? stato rivoluzionato e il centrocampo ha perso Pobega e Mandragora, in difesa si sono avute 4 conferme – Djidji, Zima, Buongiorno e Rodriguez – una partenza dolorosa, quella di Bremer, e una fisiologica visto il poco utilizzo, cioe? quella di Izzo. Se per ovviare alla partenza del centrale napoletano il tecnico granata si e? accontentato della possibilita? di abbassare Adopo (come successo a Monza), per prendere il posto del brasiliano a Juric e? stato consegnato Schuurs. Diamante affatto grezzo, ma che al Fila ha dovuto lavorare sodo per transitare dalla scuola olandese a quella italiana. «Ha grande intelligenza e vuole migliorare, lavorare con lui e? un piacere – ha detto piu? di una volta Juric -: deve pero? crescere nella marcatura a uomo, visto che arriva da una diversa scuola di pensiero».
    Schuurs leader della difesa granata
    Affinche? Schuurs potesse ritagliarsi il ruolo di leader della difesa del dopo Bremer ci e? insomma voluto un po’ di tempo: arrivato a Torino il 18 agosto, quindi dopo la trasferta del turno inaugurale a Monza, l’olandese e? andato in panchina contro la Lazio per poi esordire, da titolare, contro la Cremonese. Una prestazione buona, ma ancora non tale da spalancargli la definitiva titolarita?: nel turno successivo, a Bergamo, l’allenatore gli ha preferito Buongiorno. Schierato al centro di una difesa che a destra e sinistra, salvo cause di forza maggiore, vede piazzati due punti fermi: Djidji – che si e? meritatamente conquistato la fiducia di Juric – a destra e il capitano Rodriguez a sinistra. Un’alternanza che prosegue: con il Lecce tocca a Schuurs, poi con l’Inter al prodotto del settore giovanile granata; col Sassuolo dal 1’ c’e? l’ex dell’Ajax, al Maradona in mezzo alla retroguardia va Buongiorno. Una rotazione che si e? interrotta contro l’Empoli, prova dalla quale il croato sembra aver scelto la linea titolare. Formata appunto da Djidji, Schuurs e Rodriguez, in campo da subito sia con i toscani, che nel derby e presumibilmente oggi alla Dacia Arena.
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    Torino, Juric carica Pellegri per l'Udinese e su Sottil: “È un esempio”

    TORINO – Il Torino di Ivan Juric sarà impegnato domenica alle 12:30 ad Udine contro l’Udinese con i granata, al completo, che vogliono proseguire il trend in trasferta (6 punti): “Sanabria recuperato, ci siamo tutti, penso. Domani affrontiamo una squadra particolarmente in forma. Siamo una squadra da trasferta? Non penso questo”.
    Juric e la fiducia in Pellegri
    “Lui ha potenza giusta per giocare attaccante, è un attaccante moderno con i movimenti giusti. Ha un sacco di cose da imparare perchè la sua esperienza calcistica è quasi pari a zero ma vuole imparare tanto: mi auguro che possa trovare continuità fisica. L’altro giorno ha fatto gol e i movimenti giusti, speriamo continui. Domani giocherà dall’inizio, mi auguro faccia una bella partita, sia per lui sia per noi”.
    Juric sulla partita che si aspetta e sulla chance di Ricci
    “Spesso si dice che siamo una squadra fisica, ma noi siamo tutto tranne che una squadra fisica. Ci piace rubare palla e andare in anticipo, questo sì, ma non siamo una squadra fisica, assolutamente. Loro hanno forza, accelerazioni, qualità di giocatori come Deulofeu, Pereyra, Success, Beto. E sono fortissimi sui calci piazzati, se non sbaglio hanno fatto nove gol su palla inattiva. Spesso si sottovaluta questo aspetto, che può cambiare una stagione – aggiunge – (Ricci) Potrebbe giocare dall’inizio. In Coppa l’ho visto in difficoltà, ma nell’allenamento di ieri l’ho visto correre più sciolto. È stato ammalato per 4-5 giorni ma ora sta tornando forte. Ieri mi sembrava bello vivace e potrei giocare con lui in mezzo”.
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    Torino, quanto costano i pupilli: servono 27 milioni

    TORINO – Tanti trequartisti, al Toro. E alcuni di questi dalla grande qualità. Ci riferiamo a Vlasic, Radonjic e Miranchuk. Ma non bisogna neppure dimenticare Demba Seck e Karamoh. Di questi, al momento, solo due sono di proprietà, tutti gli altri in prestito ma con diritto di riscatto. Del Toro sono già Demba Seck (pagato 4,5 milioni) e Karamok (1 milione). Si tratta di due ragazzi che in futuro possono fare il salto di qualità e per questo Ivan Juric ci sta lavorando con grande determinazione. E poi c’è Radonjic. In una conferenza stampa, fatta poco dopo la chiusura del mercato, Davide Vagnati ha annunciato (senza spiegare i motivi) che il serbo è già un giocatore del Toro. Probabilmente nel diritto di riscatto c’era una clausola che lo portava in granata dopo la prima partita ufficiale. Fatto sta che il diritto era di 2 milioni e che per il ds il giocatore è a tutti gli effetti granata.

    I riscatti di Vlasic e Miranchuk

    Diverso, invece, il discorso per gli altri due. A fine stagione, per riscattare definitivamente Vlasic, Cairo dovrà far partire un bonifico (destinazione West Ham) di 15 milioni. Una cifra consistente, certo, ma il nazionale croato in granata sta facendo molto bene. Sino ad oggi, infatti, in campionato ha già realizzato 3 gol ed è quasi sempre uno dei migliori. Elemento che tecnicamente è superiore alla media. Stesso discorso per Miranchuk anche se su di lui la cifra per il diritto di riscatto è leggermente inferiore a quella di Vlasic. Il russo può diventare tutto granata per 12 milioni. Insomma, per riscattare i due ci vorranno 27 milioni. Su questi tre giocatori (compreso Radonjic) il Toro punta molto visto che Juric li alterna con continuità e chiede loro di far compiere alla squadra il salto di qualità.
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    Torino, Schuurs verso l'esame Beto. Così l'olandese si prepara al duello

    TORINO – Perr Schuurs non è mai stato un difensore-goleador: di reti ne ha messa a segno qualcuna, ma prima di confrontarsi ad alti livelli con l’Ajax. Con il Fortuna Sittard nel 2017-18 aveva realizzato 8 gol, ma la categoria era la B olandese. Con l’Ajax ha invece infilato due reti in campionato (59 gare) e una in Coppa d’Olanda (13 presenze). In Italia il suo primo acuto è arrivato contro il Cittadella, a firmare il tris di una prova che Zima avrebbe chiuso sul 4-0. Se il ceco contro l’Udinese dovrebbe tornare in panchina – favoriti per giocare dall’inizio ai lati sono Djidji e Rodriguez – l’olandese in Friuli avrà nuovamente una maglia da titolare. Avversario di alto livello: Schuurs se la vedrà con Beto – del quale al Fila sta studiando ogni mossa -: con 5 reti è il vicecapocannoniere del campionato (come lui Dybala e Kvaratskhelia, a quota 6 ci sono Arnautovic, Vlahovic e Immobile).

    Ora è lui il titolare

    Per Schhurs, ormai caposaldo della difesa granata, si tratterà della settima partita in campionato: in sei è stato titolare, subentrando soltanto con il Napoli. Dopo avergli preferito Buongiorno potendo anche contare sulla crescente affidabilità del prodotto del settore giovanile granata, ora Juric ha dato la maglia da riferimento della retroguardia a Schuurs. E l’olandese lo sta ripagando con prestazioni per lo più convincenti.
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    Torino, attento Cairo: così perderai anche il parafulmine Juric

    Urbano Cairo è diventato ufficialmente proprietario del Toro il 2 settembre 2005. Ha perso ventuno derby sui ventisette disputati durante la sua gestione e ne ha vinto uno solo su 27: percentuale di successo 3,27%. Un infelice record granata che, presumibilmente, non verrà mai battuto, anche perché c’è la gara di ritorno con la Juve da disputare e al peggio non c’è mai fine. Ma di peggio, rispetto alla delusione dei tifosi per la sconfitta con i bianconeri, c’è l’involuzione del rapporto fra Juric e il Toro, cioè con Cairo, che sta sconfinando nella disaffezione, nella delusione, nella frustrazione del tecnico croato per la squadra che, se gli avessero dato retta, oggi sarebbe potuta essere altrove e non undicesima con 11 punti, a -15 dal Napoli capolista, a +6 sulla zona B, con 3 vittorie, 2 pareggi e 5 sconfitte sul groppone, 8 gol segnati e 12 subiti. Le dichiarazioni di Ivan il Parafulmine sono sempre più preoccupanti: “Non chiedo rinforzi per gennaio: ho già preso due schiaffi e fatto tre passi indietro. Il futuro? Non so che cosa farò”. E ancora: “Non batterò i pugni perché tanto è inutile”. La verità è semplice e, al tempo stesso, sconfortante: questo Toro ha perso l’anima che Juric gli aveva dato, la personalità, la grinta, la determinazione indispensabili per non ripiombare nella grigia mediocrità diventata sinonimo di granata frustrazione. Di nuovo, questo Toro sembra essersi votato all’ennesimo piccolo cabotaggio, fissando il decimo posto come un traguardo magnifico quando, al contrario, è l’avvilente sublimazione di un appiattimento senza fine. Su Tuttosport, all’indomani del derby, Andrea Pavan con lo stile icastico e tagliente che lo contraddistingue, ha fatto un calcolo partendo da quel 3,27 % di successo registrato dopo 27 derby. “Rimanendo proprietario del Torino Fc ancora per 73 derby e quindi per un’altra cinquantina d’anni, Cairo riuscirebbe forse a vincerne un paio”. Raggelante scenario per una tifoseria che non sa più a che santo votarsi né coltiva la flebile speranza che le cose possano cambiare. Domenica i granata giocheranno a Udine, contro la terza in classifica che si è lasciata 6 vittorie e 2 pareggi nelle ultime 8 gare. E’ vero: dopo la notte arriva sempre l’alba. Ma per questo Toro il buio è sempre pesto.Sullo stesso argomentoTorino, Cairo: “Derby? Deluso come Juric. Non parlo di mercato”TorinoIscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Cairo e Vagnati, il Toro ha un attacco penoso: fino a quando?

    Le perplessità sui limiti dell’attacco hanno accompagnato tutta questa prima parte della stagione, anche quando, a Monza e a Cremona e poi contro il Lecce, sono arrivate le uniche vittorie del Toro in dieci giornate. Adesso che nel proprio cammino Juric ha incontrato avversarie di qualità e soprattutto con panchine lunghe, il problema è esploso in tutta la sua potenza, perché se una squadra segna soltanto otto reti – peggio soltanto Fiorentina, Spezia, Cremonese e Sampdoria, tutte con una partita in meno – è evidente che puoi sostenere ragionevolmente che mancano i gol dei centrocampisti e degli esterni, ma prima di tutto, così è il calcio, manca la concretezza delle punte. È vero che nel derby il Toro si è trovato con una situazione particolare, perché un problema muscolare al polpaccio ha impedito a Sanabria di esserci e pure Pellegri è stato recuperato all’ultimo per un altro problema fisico di vecchia data che in parte ne avrà condizionato la prestazione sottotono, ma è chiaro che a fronte del poco concretizzato nelle altre partite non ci si può aggrappare a questi discorsi.
    Torino, il processo di crescita bloccato
    Juric ha saputo dare un’identità tattica alla squadra, ha provato a inventarsi qualcosa di diverso con tentativi magari discutibili (il tridente contro il Sassuolo, formato da Seck, Vlasic e Radonjic con Sanabria e Pellegri in panchina, era obiettivamente un azzardo) e tuttavia in parte dettati dalla necessità contingente, come ieri, e in parte dalla manifesta volontà di dare un segnale alla società, perché le parole pronunciate dopo la sconfitta testimoniano tutta la sua insoddisfazione. Il processo di crescita del Torino è bloccato: i punti in classifica sono gli stessi della scorsa stagione, la prima con il croato in panchina, e frutto dello stesso score (tre vittorie, due pareggi, cinque sconfitte), però le reti sono dimezzate. Non accadeva da otto anni che i granata arrivassero a questo punto del campionato con un bottino così misero: c’era Ventura e i gol erano sette. Riprendersi da una sconfitta nel derby, ancorché diventata una triste abitudine, non sarà facile, tanto più considerando che, dopo la partita di Coppa Italia contro il Cittadella, il Toro andrà a Udine e affronterà poi in casa il Milan. Ma intanto è necessario che Cairo e Vagnati prendano atto che, insieme al centrocampista di sostanza più volte invocato da Juric e magari rinunciando all’ennesimo trequartista, l’acquisto di un attaccante a gennaio è diventato imprescindibile e non potrà essere un elemento di secondo piano. Serve un titolare, serve un giocatore sul quale investire una parte sostanziosa dei ricavi propiziati dalla cessione di Bremer. Il direttore tecnico nelle ultime settimane è stato in giro per l’Europa a cercare occasioni e ha presentato al presidente una lista nella quale non può non comparire il nome di una punta: l’unico modo per riuscire a dare un senso a una stagione che altrimenti rischierà di scivolare in un anonimato deprimente del quale tutti farebbero volentieri a meno.
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    Determinazione e Vlahovic: passo avanti Juve

    TORINO – Non si può definirla una Juventus guarita, quella che dopo il ko con il Milan e il tracollo con il Maccabi Haifa è tornata alla vittoria conquistando il derby, ma è stata se non altro una Juventus assolutamente attenta e determinata nel seguire tutte le precauzioni necessarie a non aggravare la propria malattia e a imboccare la strada che può portarla a guarire davvero. E se dovrebbero essere doti basilari di qualsiasi squadra, dopo Haifa aver ritrovato attenzione e determinazione è un passo avanti enorme, anche perché entrambe costituiscono segni di quella compattezza su cui l’ultima prova di Champions aveva fatto sorgere dubbi.Guarda la galleryTorino-Juventus, decide Vlahovic: il gol

    La Juve ritrova Vlahovic

    Nel derby però la squadra di Massimiliano Allegri ha ritrovato qualcos’altro, oltre ad attenzione e compattezza. Anzi, qualcun altro. Ha ritrovato quello che è mancato al Torino, ossia un centravanti, e per giunta non un centravanti qualunque ma un grande centravanti. Ha ritrovato Dusan Vlahovic, la Juventus, e lo aveva ritrovato già prima che il serbo firmasse con un guizzo da serpente dell’area di rigore il suo primo gol in trasferta e la prima vittoria bianconera lontano dallo Stadium. DV9, al netto di due conclusioni non perfette, una nel primo tempo in cui era stato bravo anche Milinkovic Savic a chiudergli lo specchio, e una ciccata nel secondo, è stato un costante punto di riferimento, bravo svariare per trovare spazi, a ricevere palla e girarla sulle fasce da regista offensivo. Sempre concentrato e mai nervoso: e in questo il derby potrebbe aver rappresentato uno scalino fondamentale per lui e per la Juventus.

    Toro, senza Belotti è dura

    Avesse avuto un Vlahovic, il Torino avrebbe forse potuto approfittare dei timori e della preoccupazione che avevano irrigidito la squadra bianconera nella prima mezzora. O avrebbe potuto essere più incisivo nell’assalto finale. L’indisponibilità di Sanabria, gli acciacchi di Pellegri (impalpabile nel finale), ma soprattutto la lacuna non colmata in quel ruolo dopo la partenza di Belotti, hanno invece reso sostanzialmente sterile la squadra di Ivan Juric. Il resto lo ha fatto la già citata attenzione della squadra di Allegri, che si è via via scrollata di dosso un po’ di preoccupazione e dalla mezzora del primo tempo ha cominciato a impegnare Milinkovic Savic, fino al gol che le ha permesso di ritrovare i tre punti. Ora deve ritrovare un’altra dote fondamentale: la continuità nell’esprimere quell’attenzione e quella determinazione. E magari potrà guarire davvero. E di guarire ha bisogno anche il Torino, dopo quattro sconfitte e un pareggio: dovrà inventarsi qualcosa Juric, in attesa che a gennaio possa arrivare la medicina giusta.
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