Beretta, anche considerata la sua esperienza nel Toro ritiene essere stata penalizzante o responsabilizzante l’assenza di Juric per due gare?
«Il fatto che ci sia l’allenatore in panchina è importante, però contestualmente in tal modo Paro e i giocatori si sono responsabilizzati. E in campo, mi riferisco alla trasferta contro l’Inter, la maturità del gruppo si è vista. Il Toro avrebbe meritato almeno il pari, se non la vittoria».
In estate è andata in scena un’autentica rivoluzione, sul mercato, eppure questa squadra continua a funzionare.
«Quando ti vendono tanti giocatori un po’ ti incazzi… A parte la battuta spontanea non è facile riassemblare un gruppo, ma Juric è un valore aggiunto nel valorizzare il materiale che gli viene messo a disposizione».
Anche lei ritiene che gli arrivi siano di qualità, ma che l’opera non sia stata completata?
«Juric aveva formulato richieste che non sono state assecondate, ad esempio in riferimento al centrocampista di sostanza che avrebbe voluto ricevere una volta persi Mandragora e Pobega. Non entro nelle pieghe del perché ciò sia avvenuto, però il dato è oggettivo».
Il valore della rosa è comunque tale da consentire a Juric di tentare l’ingresso nelle coppe?
«Il Toro ha giocatori interessanti, quindi la possibilità esiste. Questa è una stagione particolare, molto dipenderà dal Mondiale, da quanti granata andranno in Qatar e da quanti resteranno ad allenarsi al Filadelfia».
Manca un autentico bomber, in attacco? Lo stesso Paro ha detto che Sanabria fa giocare bene la squadra, ma si muove più da trequartista che non da centravanti.
«Sì, tornando alla prova contro l’Inter verticalità e profondità non sembrano prerogative di questo Toro. Che comunque ha saputo creare tantissime occasioni da gol». Soprattutto con Vlasic, detto che pure Radonjic si è reso pericoloso, quando è entrato in campo».
Si sarebbe atteso un impatto così positivo, da parte dei due attaccanti esterni?
«Il fatto che Vlasic sia croato come Juric, e che Radonjic venga dallo stesso territorio, ha sicuramente aiutato l’integrazione dei due. Molto bravi a calarsi in una realtà particolare come il campionato italiano, che non è il più bello, ma che resta il più difficile al mondo: tatticamente non c’è palestra migliore».
Schuurs è l’uomo giusto per il dopo Bremer?
«L’avevo visto nell’Ajax e mi era piaciuto, ma soprattutto la proposta di Juric è vicina alla scuola olandese, è fatta di quegli uno contro uno che sono caratteristica del suo gioco. Sì, acquisto azzeccato».
La coperta del Toro è corta se non cortissima, ma Juric ha la possibilità di far crescere diversi giovani: da Ilkhan a Zima per arrivare a Pellegri, Singo, Adopo e Ricci. Giusto dire che il materiale sia poco, ma di qualità?
«Parliamo di profili interessanti, e al gruppo voglio aggiungere Buongiorno: contro Dzeko, non l’ultimo arrivato, se l’è cavata alla grande. Con Juric possono maturare al meglio».
Milinkovic-Savic resta un azzardo o è una scommessa ben ponderata?
«È un giocatore da diverso tempo nel Toro, quindi non è un azzardo, ma un portiere sul quale evidentemente Juric fa affidamento».
Il Sassuolo fin qui ha pagato le partenze di Scamacca e Raspadori e l’infortunio di Berardi?
«Le cessioni sono eccellenti, e Berardi manca. Però, sul lungo periodo, il Sassuolo potrà ripetere la stagione scorsa che è stata positiva. La rosa ha tante risorse, e Dionisi è un allenatore di valore. Sabato mi aspetto una partita intrigante: potrà anche finire 0-0, ma gli spunti interessanti non mancheranno».
Cosa deve avere un allenatore da Toro?
«La consapevolezza di arrivare in una piazza ambiziosa anche in virtù di un passato glorioso. E poi ovunque c’è passione, ma quella che anima il tifoso granata è particolare e va rispettata. Serve una “garra” speciale, per fare bene nel Torino: Juric la esprime, e per questo ha conquistato velocemente la piazza». LEGGI TUTTO