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    Juric chiede un Fila da Toro! Dalle vele rotte alla sala mensa: Cairo, ti decidi?

    TORINO – La strettoia della gloria, ma anche la serratura che protegge il portafoglio di Cairo.

    Sopralluogo di Juric al Fila. E U.C. paga subito (metaforicamente, è chiaro) le omissioni di anni. Il tutto, poi, mescolato con problemi e fastidi regalati dal promettente presidente come un boomerang che torna in faccia ai vicini di banco: gli allenatori di riferimento. La strettoia della gloria è il Filadelfia. Immenso, per ciò che ha rappresentato e significa. Ma inevitabilmente piccolo, compresso, limitato, per una rosa di Serie A dei giorni nostri. Si sapeva, si sa, si saprà. Detto questo, Gabetto e Ossola spalavano la neve al Fila, prima degli allenamenti: e stiamo parlando del Grande Torino. Ferrini si allenava sulla segatura. E Pulici nel fango. Gli spogliatoi erano poco riscaldati. E l’acqua delle docce dipendeva dagli umori della caldaia. Ma vincevano scudetti e Coppe Italia, nella melma e al gelo. Oggi è un’altra epoca, certo. E i giocatori (di tutte le squadre, sia chiaro) sono pretenziosi, privilegiati, stramilionari e pure viziati. Poi gli allenatori si sa come ragionano. E così il Fila è piccolo anche per Juric come per qualsiasi altro allenatore. Inevitabile. Lo spazio quello è, in mezzo ai palazzi. E il campo secondario è più piccolo, seppur a norma. Ivan dovrà farsene per forza una ragione. E i suoi giocatori pensassero a correre, a mostrare orgoglio e fame. E a non perdere una volta all’anno per 7 a 0.

    Juric pretende di svolgere allenamenti ultra-segreti

    Il primo problema toccato con mano? Non il manto erboso, in fase di “ristrutturazione” con trattori all’opera, dopo i lavori radicali (seppur tardivi: costavano) di un annetto fa, quando si aprivano crepacci. Il guaio vero sono le “vele” anti-spie: tutte rotte. Juric pretende di svolgere allenamenti ultra-segreti per curare al meglio tattiche evidentemente super e per urlare quanto vuole (e di tutto) ai giocatori.

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    Torino, Juric-Cairo-Belotti: che spine!

    TORINO – Dicono che con Juric sarà tutta un’altra musica, per Cairo(e Vagnati). Speriamo. D’altra parte un presidente che in 16 anni assume 9 direttori sportivi e 15 allenatori diversi qualche problema crediamo che debba pur averlo. Con se stesso, con il concetto di programmazione e di semina. «Ma adesso c’è Juric e con Juric non si scherza», dicono. Vero: smaschera le prese in giro in pubblico come in privato, senza tanti peli sulla lingua. Noi crediamo in Juric, difatti. Nel suo onesto coraggio e nella sua carriera, in quanto ha fatto a Crotone e Verona, i momenti più brillanti. E crediamo anche nel suo grande entusiasmo, nello spirito pieno di motivazioni infuocate con cui si è gettato sul Toro. Che Juric sia animato da belle idee e ancor migliori proponimenti non c’è il minimo dubbio. Ma come si può credere in Cairo, dopo 16 anni? Come? Però Juric ha voluto credergli. Saprà difendersi, pensiamo. Saprà imporsi, reggere l’urto di un esattore di risultati senza una società all’altezza. Saprà farsi rispettare: speriamo, davvero. Perché solo in quest’ottica Juric potrà ottenere qualcosa, costruire qualcosa. Altrimenti non avrà spazio vitale, aria, ossigeno. E siccome non abbiamo proprio nulla da nascondere, noi, adesso proviamo anche ad accendere di nuovo un riflettore sulla questione Belotti.

    Toro, il futuro di Belotti

    Nessuno arriva dalla Luna. E si conosce bene, ormai, il Cairo di Immobile, Darmian, Glik, Zappacosta, Cerci, Maksimovic… Citati in ordine sparso. Ma restano fatti, non chiacchiere. E Juric, comprensibilmente, ha i suoi dubbi. Ha studiato perbene la rosa, al di là di ciò che già sapeva, da fuori. Ne ha ripetutamente parlato con Vagnati, con Cairo. I quali non hanno certo nascosto i loro, di dubbi. Sulla reale voglia del Gallo di continuare a tirare la carretta granata. Di metterci ancora l’anima, il cuore, i muscoli, gli stinchi. Juric conosce bene anche la realtà contrattuale del capitano. Legato al Toro da un papiro che andrà in scadenza già tra un anno, 30 giugno 2022: in un quadro che al momento registra un sostanziale nulla di fatto, quanto alle possibili, ipotetiche trattative per un prolungamento. «Di Belotti si occupa Vagnati», diceva Cairo dopo il Benevento, ultima di campionato.

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    Torino tra incentivi e boomerang

    “Juric è un malato di calcio, un lavoratore instancabile” diceva pochi giorni fa un dirigente di lungo corso e pelo esperto come Giorgio Perinetti, che bene ha conosciuto il tecnico croato (già come giocatore) nel corso della sua carriera. Ha fatto però, il Perinetti, alcuni distinguo che sarà bene non sottovalutare.

    Intanto, perché collimano alla perfezione con il ritratto di Ivan il terribile disegnato da Tuttosport mettendo insieme tutti gli schizzi di notizie e di precedenti raccolti su di lui nelle tre settimane di trattative che hanno portato al suo ingaggio, mentre Cairo attraverso i suoi giornali continuava a blandire Nicola e a far finta di non essere in procinto di cambiare allenatore. Ma, soprattutto, perché rappresentano un monito che lo stesso Cairo dovrà tenere bene in conto. Juric “detta la linea”, “ha necessità di giocatori funzionali alla sua idea di calcio”, “o stai con lui o sei fuori”, “è molto esigente”. Certo, è pure “ideale per la crescita dei giovani”, “migliora i giocatori” e “in un calcio con meno soldi è il profilo ideale per eventuali plusvalenze”. Musica queste ultime frasi, per le orecchie di Cairo, mai così rivolte verso l’ottimizzazione delle risorse, non solo quelle del Torino FC.

    Ora si tratta di vedere, capire e verificare (non ci vorrà molto) quanto il presidente saprà far tesoro delle indicazioni scongiurando le controindicazioni. Non ci vorrà molto perché Juric è già, appunto, al lavoro. Il che significa che le cose, per lui, devono cominciare a funzionare subito; che il mercato va fatto subito; che la rosa e la squadra dovranno avere una loro fisionomia subito. Se il Toro ripartirà il 6 luglio, non potrà essere il cantiere aperto che di solito – con Cairo – dura fino alla fine di agosto. Se certi giocatori non hanno le idee chiare e le motivazioni allineate, Juric agirà di conseguenza. Per carità, da questo punto di vista – come per le plusvalenze – per il patron può diventare un prezioso alleato di cui farsi scudo, come era accaduto a suo tempo con Ventura. Ma la storia del croato ricorda anche i suoi sfoghi senza giri di parole verso la proprietà del Verona – vuoi per i rinforzi considerati non all’altezza dei talenti coltivati e venduti, vuoi per la mancanza di chiarezza sugli obiettivi futuri – oltre che le sue considerazioni poco gratificanti nei riguardi dei presidenti “incompetenti” e dei direttori sportivi che “devono percepire le stesse cose che percepisce un allenatore”, possibilmente standosene il più possibile fuori dalle scatole quando lui è al lavoro sul campo.

    Fisiologico, ancorché triste: ci sono già dei tifosi che, causa sfiducia nei precedenti sedecennali di Cairo e dispiacere per il modo in cui è stato liquidato Nicola, prefigurano uno Juric disposto a snaturare la propria intransigenza per due milioni di buoni motivi a stagione, e dunque in procinto di adeguarsi, o comunque piegarsi, al “sistema Toro” come troppi suoi predecessori, modulando il carattere e le pretese in base agli input e ai metodi presidenziali. Noi non ce lo auguriamo: anzi speriamo con tutte le nostre residue forze nel contrario, cioè nel potere di persuasione dello spalatino nei confronti del masiese: non fosse che per restituire alla gente un Toro garibaldino almeno nello spirito agonistico e nell’atteggiamento tattico, oltre che di nuovo capace di vincere – e in maniera finalmente convincente – un numero di partite tali da rimetterlo all’onor d’Italia e quanto più possibile a ridosso dell’Europa.

    Ai minimi storici di popolarità presso la tifoseria e non solo, mai come stavolta Cairo avrebbe interesse ad assecondare le richieste di un suo tecnico, oggettivamente scelto tra i migliori profili disponibili sulla piazza. La fretta di Juric può diventare un incentivo ma anche rivelarsi un boomerang, così come la sua intransigenza sui princìpi di lavoro e sull’efficienza della struttura societaria, ciascuna componente in base alle proprie competenze. Mai come stavolta, pure, i cuori granata diffidenti sognano di veder smentito il proprio legittimo scetticismo. Compreso il sarcasmo per il bonus Champions League, vissuto dai più come l’ennesimo specchio per le allodole anziché come testimonianza d’ambizione. Ché poi alla fine qua, nell’impossibilità di una redenzione, ci sarebbe già da gridare al miracolo per qualche segnale di ravvedimento.

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    Toro, Juric ha le idee chiare. Ecco cosa serve

    Tutto come previsto: pantomime comprese. D’altra parte Juric aveva firmato il contratto già giovedì, e sempre giovedì era stato anche liquidato Nicola: alla maniera di U.C., una telefonatina con linguetta e via, dopo giorni di fughe. E per fortuna che domenica scorsa, post Benevento, Cairo aveva solennemente promesso: «Domani lo chiamo, poi in settimana ci incontreremo». Che ridere. Non poteva che essere ieri la giornata degli annunci, con la risoluzione consensuale di Juric col Verona andata a regime. E con il deposito dei nuovi papiri che legheranno il croato al Torino sino al 2024. Anche nel gioco dei comunicati sui siti delle due società si è mantenuta la sequenzialità. Dapprima l’annuncio dei veronesi, poco dopo mezzogiorno. E i ringraziamenti a Juric per i «risultati significativi» ottenuti insieme nell’ultimo biennio. Sino all’ultimo a Verona erano convinti di riuscire a fargli cambiare idea: anche a colpi di rilancio per due giorni, fino a 1,9 milioni netti per 3 stagioni, una in più rispetto alla scadenza del 2023. Ma Juric, un po’ a sorpresa per il presidente Setti, non ha più voluto trattare. Aveva già detto sì ai granata. E stabilito, in cuor suo, che il ciclo a Verona fosse finito. Da tempo sente nel sangue un fuoco nuovo: per ciò che il Torino rappresenta. Non è solo questione di parlantina: di Cairo. Un conto è offrire il Toro, un conto Zaza e Verdi. Battuta non casuale, visto che entrambi non rientrano nei piani di Juric. E Cairo stesso ha capito da tempo di aver fatto una follia a spendere 40 milioni (o poco meno) per ingaggiare prima l’uno e poi l’altro. Ma saremo di nuovo alle solite: o il Torino accetta un prestito oneroso con diritto, o metabolizza la necessità di mettere a bilancio una minusvalenza (per quanto la più piccola possibile) pur di risparmiare per sempre sugli ingaggi, o anche a settembre ce li vedremo in campo, Zaza e Verdi. Più facile in panca, che in campo. Dal particolare al generale: Vagnati ripete a mezzo mondo di voler fare «pulizia». Juric è d’accordo, ma nel senso che pretende giocatori davvero ultra-motivati. E OVVIAMENTE NON HA NESSUN PROBLEMA A TENERE BELOTTI: è abbastanza chiaro, scritto così? LEGGI TUTTO

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    Juric è il nuovo allenatore del Torino: è ufficiale

    TORINO – “Il Torino Football Club è lieto di annunciare che dal primo luglio 2021 la conduzione della Prima Squadra sarà affidata al signor Ivan Juric. Il tecnico ha firmato un contratto triennale”. Con questo comunicato apparso sul proprio sito ufficiale, la società granata annuncia ufficialmente l’ingaggio del tecnico croato, proveniente dall’Hellas Verona, che prenderà il posto di Davide Nicola.
    Il Torino saluta Nicola: “Grazie per l’ottimo lavoro svolto”
    Juric, il comunicato del Torino
    “Ivan Juric è nato il 25 agosto 1975 a Spalato, in Croazia. E’ cresciuto calcisticamente nelle giovanili dell’Hajduk Spalato, formazione con la quale ha debuttato nel calcio professionistico, nel 1994. Dal 1997 al 2001 l’esperienza in Spagna, con quattro stagioni tra il Siviglia e una breve parentesi con l’Albacete. In Italia ha giocato per nove stagioni vestendo le maglie di Crotone e Genoa, club con cui ha iniziato la carriera da allenatore, nel 2010, come tecnico in seconda della Primavera. Nella stagione 2014-2015 ha esordito nel calcio professionistico sulla panchina del Mantova, in Lega Pro. L’anno successivo ha condotto il Crotone alla promozione in serie A. A seguire tre esperienze con il Genoa, prima delle ultime due stagioni che lo hanno visto brillante protagonista alla guida del Verona. Il Presidente Urbano Cairo accoglie Ivan Juric con il più cordiale benvenuto a Torino e con un grande in bocca al lupo. Buon lavoro, Sempre Forza Toro!”, si legge sul sito ufficiale della società granata. LEGGI TUTTO

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    Perinetti: “Toro, con Juric svolti: può convincere Belotti”

    Ama definirsi “un Peter Pan del pallone”. Giorgio Perinetti va dove si diverte. Insieme a Ivan Juric, l’allenatore del Toro che verrà, ha condiviso due fasi della propria carriera. La breve parentesi di Palermo del 2013, quando il croato era il vice di Gian Piero Gasperini. Ma soprattutto due spezzoni al Genoa: i primi mesi del 2017, terminati con l’esonero del 5 novembre e il conseguente approdo di Davide Ballardini, ma anche l’autunno del 2018, quando lo stesso Ballardini venne cacciato. Poi a dicembre Juric lasciò il posto a Cesare Prandelli. Ma con Enrico Preziosi i giochi non sono mai semplici, anzi.

    Giorgio Perinetti è un uomo di calcio navigato, che ha gestito in prima persona tantissimi tecnici. Quali sono i ricordi che la legano a Juric?

    “Purtroppo abbiamo vissuto tante difficoltà insieme, essenzialmente legate agli infortuni, soprattutto al Genoa. Al mio primo anno in rossoblù, per esempio, il ko in autunno di Lapadula segnò la nostra stagione, poi dopo il derby perso contro la Sampdoria divenne necessario cambiare. Anche la seconda esperienza è stata molto difficile, Mazzarri. Può dare una grande impronta al suo Toro. Juric è un allenatore che detta la linea: chi la segue bene, chi non la segue viene accantonato. I granata avevano bisogno di un allenatore così”.

    E Belotti? L’avvento di Juric può convincerlo a prolungare il contratto?

    “Non so quanto influirà sulla scelta di Belotti. Juric ha argomenti convincenti, parla senza troppi fronzoli e può essere determinante. A patto che il Gallo abbia ancora voglia di restare: la scelta sarà sua e della società, Juric avrà un peso relativo nel destino del capitano granata. Di sicuro ora Belotti sa che il Toro dei prossimi anni sarà ambizioso”. 

    Le scintille televisive al termine di Napoli-Verona hanno fatto discutere. Che idea si è fatto di questo episodio?

    “Lo screzio in tv dopo Napoli-Verona ci può stare, non è nulla di grave. L’adrenalina fa brutti scherzi e gli allenatori sotto pressione possono perdere le staffe per qualche minuto. Posso garantire sulla bontà della persona: Juric è l’uomo perfetto per il Toro, l’allenatore che può alzare il livello del gruppo e migliorare i giocatori. In un calcio con meno soldi è il profilo ideale anche per eventuali plusvalenze: i giovani con lui diventano oro”. 

    A Palermo, da vice di Gasperini, avrebbe scommesso su Juric? Aveva già la stoffa da primo allenatore?

    “Si vedeva già che sarebbe diventato un primo allenatore, mai avuto dubbi, lui e Gasperini vivevano in completa simbiosi. Si conoscevano da tantissimi anni e ormai parlavano la stessa lingua. Non era il classico vice un po’ in secondo piano, ma aveva già il piglio da condottiero. Si è staccato presto da Gasperini e ha avuto ragione lui: era già pronto per vivere il proprio percorso”.

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