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    Frattesi, che derby d'Italia! L'Inter c'è, la Juve rilancia

    TORINO – C’è un derby d’Italia che è già iniziato e non si concluderà domani sera. È quello per Davide Frattesi, 22enne centrocampista rivelazione del Sassuolo. Se l’Inter si è mossa per prima – e in tempi non sospetti – con il club della famiglia Squinzi, la Juventus è segnalata in risalita. Tanto che, al netto della Roma (che vanta ancora un 30% sulla futura rivendita), si preannuncia una bella sfida in estate. L’arbitro della gara sarà Giovanni Carnevali, ad del Sassuolo e abile mercante. Quella neroverde è una bottega di qualità, ma tutt’altro che da saldi. Beppe Marotta, che di Carnevali è il maestro, lo sa perfettamente. Mentre il ds juventino Federico Cherubini lo ha scoperto sulla propria pelle la scorsa estate con la maratona per portare a Torino Manuel Locatelli. […]Sullo stesso argomentoJuve, 25 nomi in vista dell’estate. Zaniolo, Frattesi, Rudiger, Emerson: ecco il listoneCalciomercato Juventus

    Juve-Inter, duello per Frattesi

    […] Il cambio di marcia della Juventus su Frattesi non è casuale. I bianconeri vogliono rinfrescare la mediana aumentandone al tempo stesso qualità e apporto in zona gol. Frattesi non è un giocatore “fatto e finito”, però è già un ottimo esemplare di centrocampista “box to box” che copre molto campo, strappa, s’inserisce e soprattutto segna. In questa stagione l’ex romanista ha già realizzato 4 reti, che si aggiungono alle 8 dello scorso campionato di Serie B con il Monza. Fiuto del gol e prestazioni con i brianzoli non erano sfuggite a Massimiliano Allegri, estimatore di Frattesi fin dai tempi in cui faceva la differenza nel club dell’amico Adriano Galliani. Tutti motivi che stanno spingendo la Juventus a tentare il Sassuolo e l’entourage del ragazzo per provare a vincere il derby d’Italia di mercato. Il finale è ancora aperto. Lo dimostra il fatto che tanto la Juventus quanto l’Inter continuino a lavorare su più tavoli e su centrocampisti diversi in questo periodo.

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    Sullo stesso argomentoMarchisio, la foto con Frattesi accende il mercato della Juve e i sogni dei tifosiJuventusGuarda la galleryJuve, non solo Frattesi: gli altri obiettivi per il centrocampo LEGGI TUTTO

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    Juve, il derby d'Italia si avvicina: Allegri studia le mosse anti-Inter

    TORINO – Si avvicina il ritorno della Serie A con la super sfida tra Juve e Inter valida per il 31° turno. All’Allianz Stadium, domenica alle 20,45, i bianconeri si preparano ad ospitare i campioni d’Italia per una sfida simbolo del campionato. Continua il lavoro al Training Center per Chiellini e compagni che hanno svolto una seduta mattutina focalizzata su esercitazioni tecniche con fase di costruzione sotto pressione e situazioni di gioco, prima di concludere con una partitella finale. Allegri ritrova i nazionali, rientrati dalle convocazioni, e lima gli ultimi dettagli per farsi trovare pronto al big match contro Simone Inzaghi, in palio punti pesantissimi per lo Scudetto e la lotta Champions. Il tecnico livornese ha potuto tirare un sospiro di sollievo visto che l’emergenza infortunati sembra ormai alle spalle, gli indisponibili saranno i lungodegenti Chiesa, McKennie, Kaio Jorge e Pellegrini per squalifica. L’unico dubbio riguarda Zakaria.Guarda la galleryJuve, Allegri recupera i nazionali per la sfida con l’Inter: Bonucci in gruppo LEGGI TUTTO

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    Juve-Inter, piano anti Brozovic: le soluzioni di Allegri

    Ci fosse stato ancora Kulusevski, non ci sarebbero stati dubbi: avrebbe giocato alle spalle di Vlahovic e avrebbe avuto il compito di schermare, marcare, pressare Brozovic, l’uomo chiave dell’Inter, pronto a tornare in campo proprio domenica sera all’Allianz Stadium, come leggete nella pagina a fianco. È una battuta, ma solo in parte: lo svedese, nella sua stagione e mezzo in bianconero, ha giocato titolare il 43% delle volte in cui è stato disponibile (35 partite, in 39 è entrato e in 6 è rimasto in panchina), ma la percentuale si impenna contro i nerazzurri: 83%.Sullo stesso argomentoJuve-Inter, nel Derby d’Italia l’occasione per fare il DybalaJuventus

    Inizialmente in panchina nella sua prima sfida, la pesante sconfitta 2-0 in campionato del 17 gennaio 2021 (entrò al 58’, poco dopo il raddoppio interista), ha giocato dall’inizio tutte le successive cinque: tre con Pirlo (le semifinali di Coppa Italia, 2-1 per la Juve a Milano e 0-0 a Torino, e il ritorno di campionato, 3-2 per i bianconeri) e due con Allegri (1-1 in campionato e 2-1 per l’Inter ai supplementari in Supercoppa). Tutte e cinque le volte nella posizione e con i compiti citati all’inizio. Compiti che anche Sarri, al suo primo Derby d’Italia, aveva ritenuto così importanti da affidarli a un giocatore specifico: Bernardeschi, schierato trequartista alle spalle di Dybala e Ronaldo nella vittoria per 2-1 della Juve a San Siro il 6 ottobre 2020 (al ritorno, vittoria per 2-0, la Juve non dedicò invece particolari attenzioni al croato).

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    Pogba spera, la Juve fa i conti tra ingaggio impossibile e il jolly Allegri

    Altroché, se la guarderà, Juventus-Inter. La guarderà e farà il tifo. Il tifo per l’amico fraterno Paulo Dybala, ad esempio: che sta vivendo uno dei momenti più difficili e decisivi della sua carriera, e pertanto potrebbe trarre enorme giovamento (morale e non solo) da una gran prestazione nel derby d’Italia. O per il “panita” Juan Cuadrado, compagno di scherzi e battute sempre in quella stagione 2015-16. Per i senatori Leonardo Bonucci e Giorgio Chiellini, che fin dal 2012 hanno dispensato consigli e “lezioni di carisma” che sono tornate utili anche quando s’è trattato di arringare i colleghi di Nazionale prima della finale Mondiale vinta nel 2018.Sullo stesso argomentoUnited, Pogba apre all’addio: “Futuro? Posso decidere quando voglio”Calciomercato

    E ovviamente farà il tifo per Massimiliano Allegri, allenatore stimato, avversario di partitelle a basket e sfide tiri-in-porta, confidente e appoggio anche per questioni non strettamente, quantomeno non solo, calcistiche. Insomma, Paul Pogba – aggià, e di lui che stavamo parlando – farà il tifo per i suoi ex compagni. E chissà, magari anche per i potenziali nuovi, compagni. Dal momento che l’opzione di un ritorno del Polpo alla Juventus è oggetto di ampie riflessioni, poi diventate sondaggi veri e propri. Al punto che già circolano, negli ambienti bianconeri, voci e indiscrezioni stando alle quali la mission Pogba non sarebbe poi così impossible come sembrerebbe se ci si limitasse soltanto a far due conti e a sbirciare i bilanci.

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    Guarda la galleryJuve, pronta la rivoluzione: 25 nomi in vista dell’estate LEGGI TUTTO

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    Allegri: “Avevo firmato con il Real, poi ho scelto la Juve”

    TORINO – “Avevo già firmato un accordo con il Real Madrid. Poi la mattina ho chiamato il presidente e gli ho detto che non sarei andato perché avevo scelto la Juventus. Mi ha ringraziato”. Questa la rivelazione fatta da Massimiliano Allegri, che in questi giorni sta preparando la super sfida contro l’Inter, in un’untervista a GQ Italia che sarà in edicola a partire dal 5 aprile. Una scelta di cui il tecnico bianconero non si pente: “Se ho avuto dubbi? No, da quando mi ha chiamato la Juventus a maggio non ho avuto alcsun dubbio. A livello professionale sarebbe stato il coronamento di un percorso, certo: Milan, Juve, Real. Ma nella vita non si può avere sempre tutto e io sono davvero contento e orgoglioso di aver allenato per quattro anni il Milan e ora essere al sesto in un club come la Juventus. Al Real ho detto no due volte – ha ribadito -. La prima è stata mentre ero in fase di rinnovo con la Juve: dissi al presidente del Real che avevo già dato la mia parola a Andrea Agnelli”.
    Dna bianconero
    A proposito del ritorno in bianconero l’allenatore toscano ha ribadito che “è una bella sfida, interessante, che ho la fortuna di affrontare al fianco di una proprietà che è la stessa da sempre, e che ha voglia come me di tornare a vincere. Quando sono arrivato la prima volta nel 2014 era tutto diverso; Antonio Conte aveva fatto un gran lavoro insieme alla società, vincendo tre campionati e costruendo una squadra molto forte che andava solo rifinita. Quest’anno è una squadra molto diversa da quella, con molti giovani, con giocatori forti ma con meno esperienza. Però stiamo ripartendo da una base chiara, che è il Dna della Juventus, e che consiste nel tornare a vincere ma sapendo soffrire e avendo voglia di lottare sempre – ha aggiunto Allegri -. Tornando ho trovato un gruppo di ragazzi disponibilissimi oltre che tecnicamente bravi. Si sono messi subito a disposizione, con molta voglia di lavorare che è un elemento che ti trasmette questo club. Io credo che la Juve stia ritrovando il senso d’appartenenza, che è molto importante in prima squadra ma anche nel settore giovanile”.
    Sopresa Danilo, conferma Morata
    Allegri a tal proposito ha rivelato che “una sorpresa meravigliosa è stato Danilo. È un campione, un ragazzo molto intelligente, responsabile e che si mette sempre a disposizione della squadra. I Bonucci e i Chiellini li conosciamo già, però Danilo è stato veramente una scoperta”. A gennaio l’allenatore toscano ha convinto Morata a rimanere a Torino nonostante le sirene del Barcellona: “La sera che la società ha preso Vlahovic ho chiamato Alvaro e gli ho detto: ‘Non ti muovi da qui perché ora con lui diventi un giocatore molto più importante’, e così è stato. Discutere Morata tecnicamente è da folli; è normale che se gli si chiede di far cose che non è in grado di fare possa non rendere al meglio, ma non dimentichiamoci che lui si è messo a disposizione e ha giocato per mesi in una posizione che non era propriamente la sua – ha sottolineato -. Vlahovic? È un ragazzo giovane, con poca esperienza internazionale, che però ha qualità, vuole e può migliorare, e ha tutto il tempo per farlo. Davanti alla porta ha una cattiveria assoluta. La Juventus ha fatto un acquisto importante: nel mondo lui, Mbappé e Haaland sono i più forti in circolazione della loro generazione”.
    L’arte del calcio e il ‘modello’ Guardiola
    Dalla Juve il discorso si allarga al calcio italiano in generale. “Credo che il problema principale è che si usano i giocatori come cavie degli allenatori, sia nelle prime squadre che nei settori giovanili. Ma il calcio è un’arte, madre natura ha il suo peso. Tutti possono migliorare, certo, ma se uno è scarso può diventare meno scarso, non diventerà mai uno bravo. E uno che è bravo può diventare più bravo. Va ovviamente data un’organizzazione, va data un’idea di gioco, poi però il calcio di fatto ha una componente psicologica e umana da cui non si può prescindere – insiste il tecnico bianconero -. Ci sono giocatori che un anno fanno bene e un altro fanno male, perché? Perché sono esseri umani. I giocatori non sono tutti uguali e non si può pensare che le cose che facciamo un anno andranno bene per tutti gli altri anni. Ai ragazzi va insegnato il gioco del calcio, perché uno che ha conoscenza del calcio poi gioca ovunque”. E Allegri cita anche Guardiola, “che è un allenatore straordinario: tutti pensano a partire dal basso, lui ha comprato un portiere che lancia la palla a ottanta metri. Questo per dire che spesso la gente si fa abbindolare da cose che non esistono: alla fine c’è da vincere la partita. E tutte le partite non sono uguali, senza contare che all’interno della partita ce ne sono tante diverse”. LEGGI TUTTO

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    Juve, Zakaria parla da leader: “Non sono come Pogba o Vieira, ho un mio stile”

    Dopo un inizio travolgente con il gol all’esordio contro il Verona, Zakaria è dovuto restare ai box per poco più di un mese a causa di un infortunio agli adduttori rimediato nella sfida contro l’Empoli del 26 febbraio. Il centrocampista svizzero, arrivato alla Juve a gennaio dal Borussia Moenchengladbach, è però pronto a tornare in campo proprio nella sfida contro l’Inter in programma domenica alle 20.45 all’Allianz Stadium. A proposito dell’imminente derby d’Italia, nell’intervista rilasciata ai microfoni di Dazn, il calciatore commenta: “Non c’è bisogno che mi si spieghi l’importanza. So che è una grande partita del calcio italiano, sappiamo che è importante per noi, per i nostri tifosi. Faremo di tutto per vincere”. Zakaria traccia poi un bilancio dei primi due mesi alla Vecchia Signora: “È stata una serata perfetta, senz’altro, quando fai anche goal lo è di sicuro – commenta riferendosì al debutto con gol contro il Verona -. Sono venuto qui per mostrare ciò di cui sono capace per aiutare la squadra. Quel goal mi ha aiutato a presentarmi a tutti. Ma non mi rilasso, ho ancora molte cose da fare, da affrontare partita dopo partita”.Guarda la galleryJuve, test con la Pro Sesto in vista dell’Inter: Zakaria in campo, Rugani a segno
    Sulla Svizzera e la piaga del razzismo
    Si passa poi al capitolo nazionale, con Zakaria che con la sua Svizzera ha estromesso proprio l’Italia, poi ko nella semifinale playoff contro la Macedonia del Nord, nella fase a gironi: “Cosa significa sentirsi svizzero? Significa che sono nato in Svizzera, sono cresciuto in Svizzera, in Africa ci andavo solo per le vacanze. Essere svizzero vuol dire tanto per me, sento i valori della Svizzera, è il Paese che mi ha dato tutto e cerco di dare qualcosa in cambio”. Sul razzismo: “Non ho ricevuti insulti razzisti, non ancora grazie a Dio. Spero di poter dire lo stesso ancora a lungo perché il razzismo non ha ragion d’essere, sia sul campo sia fuori. È qualcosa che purtroppo esiste, è nella società e si manifesta, ma per fortuna non mi è mai capitato di essere un bersaglio”.
    Juve alla finestra per Raspadori. L’Inter è più nascosta
    Aldo Serena: “Meglio gli 80 milioni per Vlahovic che i 100 per Ronaldo”
    Sui paragoni con altri campioni e la passione per il basket
    Zakaria è stato paragonato a diversi campioni del presente (Pogba e Kroos) e del passato (Vieira), ma lui rimane con i piedi per terra: “Non assomiglio a nessuno. Ovviamente è bello essere associati a dei grandi giocatori, ma come ho sempre detto io sono Denis Zakaria, ho il mio gioco e il mio stile, con il grande rispetto che ho per questi grandi giocatori. Modello di me stesso? Modello no, però sono un giocatore con caratteristiche speciali, non penso di essere un Pogba o un Vieira, sì ci sono delle cose simili tra me e loro, ma io resto Denis Zakaria”. L’altra passione di Zakaria è il basket e due sono i modelli: “C’è LeBron James ovviamente, ma anche Ja Morant… (è il basket!) lo guardo molto quando voglio divertirmi. Ho lasciato la mia comfort zone come LeBron e Durant? Sì, è stato importante per me dopo quasi 5 anni in Germania, era tempo di scoprire un nuovo campionato, nuove situazioni. Quando si è prospettata la possibilità di giocare alla Juve non ho esitato, è stata un’opportunità grandiosa”. Infine riavvolge il nastro tornando proprio all’esperienza in Bundesliga. Sulla differenza tra i due campionati ammette: “Devo ancora giocare un po’ di partite in più, visto anche l’infortunio. Posso però già dire che qui si cura molto di più la tattica, si è molto più disciplinati anche a livello difensivo, e che, come dire, ho la sensazione che i giovani ci mettano più impegno, più voglia, il che mi piace molto ed è molto positivo. L’adattamento alla A? È complicato da dire, sono un giocatore polivalente, mi adatto abbastanza bene allo stile di gioco del momento: ho fatto bene in Germania, penso che in Italia possa andare pure bene”.
    Danilo: “Italia, che brutta sorpresa. Addio di CR7 alla Juve? Era un riferimento”
    Juve, missione brasiliana per Antony. Ma c’è la fila per il talento dell’Ajax LEGGI TUTTO

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    Aldo Serena: “Meglio gli 80 milioni per Vlahovic che i 100 per Ronaldo”

    Buongiorno Aldo Serena, secondo lei, la Juventus sotto sotto ci crede allo scudetto?

    «Conosco l’ambiente bianconero e finché i numeri non ti condannano ci credi, anzi devi crederci. Quindi penso che alla Juventus ci provino, anche se sinceramente la considero poco probabile, perché devono rallentare in tre davanti e la Juventus dovrebbe vincerle tutte. Però è giusto che alla Juventus pensino di potercela fare».

    Domenica è più decisiva per l’Inter o per la Juventus?

    «Lo è per tutte e due, ma certo se l’Inter perde spezza molte delle speranze scudetto».

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    Quanto ha cambiato la Juventus l’arrivo di Vlahovic?

    «Tanto. Perché quando hai un attaccante che sa anche crearsi le occasioni da solo, che può essere pericoloso da metà campo, puoi canche rischiare di meno a sbilanciarti in avanti. Forte pure l’impatto psicologico: se sai che c’è lui in campo che prima o poi la butta dentro ti senti più tranquillo, anche se per caso ti trovi improvvisamente in svantaggio».

    Cosa l’ha impressionata maggiormente di Vlahovic?

    «La mole associata all’elasticità. È un gigante di muscoli che sa muoversi nello stretti. Dinamico e leggiandro, nonostante l’altezza. E poi ha tecnica notevole: soprattutto con il sinistro, su destro deve lavorarci, ma il gol contro il Villarreal dimostra che lo sta già facendo».

    […]

    Il prezzo, 80 milioni, è quindi giusto?

    «Ci sono delle regole basilari nel calcio: il portiere e il centravanti devono essere affidabili. E Vlahovic non solo è forte, ma ha grandi margini di miglioramento. La Juventus in quel ruolo era carente. Intendiamoci, Morata è un fior fiore di attaccante, ma credo gli abbia giovato togliersi le resposabilità di quel ruolo, lui è un attaccante di servizio, un giocatore utilissimo alla squadra, ma forse non in grado di prendersi la responsabilità del centravanti».

    Meglio spesi gli 80 per Vlahovic o i 100 per Ronaldo?

    «Forse quelli per Vlahovic, perché ha 22 anni e può dare un contribuito sempre più importante e per molti anni. Ronaldo, quando è arrivato aveva già un’età e, per quanto abbia segnato tanto, sia stato decisivo e un grande professionista, è innegabile che avesse iniziato la primissima parte della fase calante della carriera».

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    Sullo stesso argomentoVlahovic scalda il big match con l’Inter: “Forza Juve”Juventus LEGGI TUTTO

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    Juve alla finestra per Raspadori. L’Inter è più nascosta

    TORINO – Se Giacomo Raspadori, Giacomino per coloro che gli vogliono bene (cioè tutti), diventerà presto uno dei pilastri della nuova Nazionale di Roberto Mancini, lo dirà solo il tempo. Le premesse sono indiscutibilmente ottime e in fondo alla Juventus la doppietta con cui il ragazzo ha zittito la Turchia l’altra sera non è servita a molto. Perché alla Continassa sanno benissimo e da un pezzo quanto sia forte il duttile attaccante di proprietà del Sassuolo, quanto sia bravo nell’adattarsi a tutte le situazioni, a giocare da seconda punta esplosiva o da centravanti rapido e agile, oltre che da attaccante esterno. Ma con quel fisichino lì – 173 centimetri per 65 chili – il bolognese (di Bentvói, come dicono in dialetto dalle sue parti, vale a dire di Bentivoglio, città metropolitana di Bologna) può fare ciò che vuole. Il club bianconero lo monitora con estrema attenzione, pur considerando le naturali difficoltà nell’approcciare una trattativa con un’amministratore delegato come l’esperto Giovanni Carnevali, che in estate già perderà probabilmente Gianluca Scamacca e con tutte le voci sulla partenza dello stesso Domenico Berardi, non vorrà certo smantellare l’intero reparto d’attacco neroverde. […]Sullo stesso argomentoJuve, Carnevali apre per Raspadori: “Se ci fosse la possibilità saremmo felici”Calciomercato Juventus

    Raspadori, sul talento del Sassuolo c’è anche la Roma

    […] Un incontro specifico su Raspadori tra Juventus e Sassuolo non è ancora in agenda, ma è sicuro che i dirigenti delle due società si conoscano benissimo e si parlino spesso. In Emilia sanno delle sirene bianconere, ma sanno anche che a gennaio hanno risposto con un secco no a un’offerta del Newcastle da 25 milioni sull’unghia. Mettiamola così: in partenza il cartellino del giocatore costerebbe intorno ai 30-35, ma è chiaro che con la stagione in corso i numeri possano cambiare ulteriormente. Sull’attaccante avevano preso informazioni i tedeschi del Lipsia e l’Inter prima di piombare su Joaquin Correa e ora che i nerazzurri pensano seriamente a Paulo Dybala, la loro candidatura anche sul fronte Raspadori è meno calda, però resiste. Occhio, allora, al Milan? No, perché tra Brahim Diaz e Yacine Adli in arrivo la posizione del 10 dietro il centravanti – dove potremmo immaginare Raspadori – è già coperta. Piuttosto bisogna stare attenti alla Roma, che potrebbe avere la necessità di coprire più di un buco lì davanti.

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