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    Juve, Da Graca e i grandi sogni

    TORINO – Il segreto, forse, è già racchiuso nel nome. Marco Cosimo Da Graca è nato a Palermo nel maggio del 2002 e, come impone un’usanza diffusa soprattutto nelle regioni del sud, conserva il nome del nonno. Così per tutti è Marco, ma all’anagrafe risulta anche come Cosimo. Il nome del nonno, appunto. «È stato lui, quando avevo 7 anni, a portarmi per la prima volta su un campo da pallone: così ho iniziato nel Calcio Sicilia, poi mi ha selezionato il Palermo e, a 16 anni, è arrivata la chiamata della Juventus – racconta l’attaccante a Juventus Tv –. Non scorderò mai la telefonata del mio procuratore, anche se nei primi mesi a Vinovo ho sofferto un po’ la lontananza dalle persone che amo di più». Come nonno Cosimo, che in questo 2021 ha fatto il pieno di lacrime e di emozioni. Perché l’ex bomber della Primavera – 15 reti in 17 gare lo scorso anno – si è tolto una lunga serie di soddisfazioni. E non si è mai dimenticato di chi ha permesso che questo lungo viaggio potesse avere inizio. «A gennaio ho esordito in prima squadra con Pirlo, nella gara di Coppa Italia contro la Spal: è stato un momento indescrivibile, a fine partita ho chiamato nonno ed è scoppiato a piangere. La maglia di quella sera? L’ho regalata a lui, naturalmente».Sullo stesso argomentoJuve, quattro positivi al Covid nell’U23: ecco chi sonoSerie C

    La fiducia della Juve

    Quindi a marzo è arrivata la prima volta anche in Serie C con la maglia dell’Under 23, presenza subito bagnata da un gol decisivo contro il Grosseto su imbeccata di Fabio Miretti, classe 2003, quasi fosse un manifesto programmatico del progetto bianconero. E in aprile la Juventus ha dimostrato di credere in lui al punto da proporgli un contratto da professionista con scadenza attualmente fissata al 30 giugno 2024. Sul gong dell’anno solare, infine, la gioia forse più grande, quella dell’ingresso in campo nel finale della partita con il Malmoe in Champions League: «Ringrazio Allegri per l’opportunità, perché ho realizzato il sogno di qualunque bambino che corre dietro ad un pallone. Il mister, prima del cambio, mi ha detto soltanto di restare tranquillo e di giocare senza preoccupazioni. La maglia? Sempre a mio nonno, così fa compagnia all’altra!». E chissà che la collezione non prosegua a breve: «Al 2022 chiedo l’esordio in Serie A e tanti gol in Under 23 per aiutare la squadra».

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    Pogba alla Juve, perché si può. Il Polpo ci pensa

    Tra poco meno di una settimana Paul Pogba sarà libero di accordarsi con un altro club e firmare un contratto valido dal 1° luglio. Le possibilità che rimanga al Manchester United sembrano davvero poche, visto che il club non parla più di trattativa e le parole di Mino Raiola non hanno lasciato molti dubbi. Sì, ma quindi dove potrebbe andare Pogba? Ci sono due piste principali: quella che porta al Paris Saint Germain, dove Raiola è di casa e che così potrebbe continuare ad avere una stella francese dopo il probabilissimo addio di Mbappè (destinazione Madrid), ma c’è anche l’opzione Real Madrid, club al quale Pogba è stato spesso associato e che deve rinnovare i mostri sacri del suo centrocampo. E la Juventus? Ragionare di un’ipotesi bianconera sembra una follia dato il contesto economico, ma il rischio è quello di sottovalutare un’opzione, certamente meno probabile, ma comunque possibile.Sullo stesso argomentoManchester United, Rangnick: “Pogba? Non devo convincerlo a restare”Calciomercato

    La situazione

    Pogba si libera a zero e quindi non comporterebbe un investimento per il cartellino (anche se resta da verificare a quanto ammonta la commissione di Raiola, forse il principale freno all’operazione, vista l’aria che tira alla Continassa). Certo, l’ingaggio di Paul Pogba non è indifferente. Per convincerlo a firmare potrebbe essere necessario un salario fra i 12 e i 14 milioni di euro netti a stagione. Ma in compenso potrebbe usufruire del decreto crescita, pensando dunque per una ventina di milioni lordi nella peggiore delle ipotesi. In questo momento la Juventus si è posta come obiettivo quello di non aumentare il monte ingaggi, ma nello stesso tempo ha in rosa due giocatori sommando lo stipendio dei quali si ottiene una cifra di poco superiore ai 20 milioni. Insomma, non solo la partenza dei due centrocampisti libererebbe spazio nel reparto al ritorno di Paul Pogba, ma anche nel monte ingaggi che potrebbe accogliere quello del Polpo senza sforamenti. La quadratura del cerchio?

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    Appiah compie 41 anni, gli auguri speciali della Juve

    Festa grande in casa Juve, non solo per il Natale alle porte ma anche per il compleanno di un ex bianconero: Stephen Appiah. Il centrocampista ghanese ha vestito la maglia della Vecchia Signora dal 2003 al 2005 collezionando 69 presenze e tre gol e mettendo in bacheca una Supercoppa italiana (lo scudetto 2004-05 fu poi revocato). Portato in Italia, all’Udinese, da Pietro Lo Monaco nel 1997, dopo tre buone stagioni passò al Parma dove rimase fino al 2002, quando approdò in prestito al Brescia, tappa intermedia prima di conquistare la sua grande occasione con la Juve. A Torino per due stagioni, Appiah finì al Fenerbahce. In Turchia restò tre campionati prima di tornare in Italia dove, alla soglia dei 30 anni, vestì le maglie di Bologna (2009-10) e Cesena (2010-11). La Juve e i tifosi bianconeri non l’hanno dimenticato e nel giorno del suo 41° compleanno gli hanno voluto rivolgere un pensiero speciale.   LEGGI TUTTO

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    Juve-Cagliari, statistiche e curiosità: amuleto Bernardeschi

    Il trionfo per 2-0 contro il Cagliari, oltre a regalare il quinto posto in solitaria alla Juve, porta con sé alcune statistiche curiose. Come quella che riguarda Massimiliano Allegri, che raggiunge Fabio Capello per numero di vittorie da allenatore in Serie A (252, spareggi esclusi) pur avendo 40 panchine in meno. Il tecnico bianconero, da quando allena nel massimo campionato (2008/2009), ha vinto almeno 60 partite in più rispetto a qualsiasi altro collega.Guarda la galleryJuve, Bernardeschi torna al gol e fa esultare i tifosi bianconeri
    Amuleto Berna, record Kean
    Capitolo calciatori. Il vantaggio è stato firmato da Kean, il raddoppio invece lo ha siglato Bernardeschi. Moise è il più giovane attaccante con almeno tre gol all’attivo in questa campionato, SuperFede ha nel Cagliari la sua vittima preferita in Serie A: quattro reti in otto sfide. E c’è di più: la Juve ha vinto sette delle otto partite in cui ha segnato Federico Bernardeschi in Serie A. Infine, altro traguardo per Leonardo Bonucci: contro la squadra rossoblù è arrivata la vittoria numero 300 con la maglia juventina in tutte le competizioni. LEGGI TUTTO

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    Pagelle Juve, Cuadrado è una certezza. Sacrificio Kean

    Szczesny 7

    Al 24′ st su Joao Pedro si guadagna a pieno il gettone presenza di giornata.

    Cuadrado 6.5

    Un po’ terzino e un po’ esterno offensivo: crossa e salta l’uomo (quasi) come al solito. Resta il più imprevedibile della compagnia.

    Bonucci 6

    Ci mette il carisma (per stimolare, rintuzzare, tenere sul pezzo i compagni) più che l’azione, visto che l’attacco rossoblù gli gira piuttosto alla larga. Nel finale qualche difficoltà generale in più, ma il reparto tiene botta.

    De Ligt 6

    Capisce che là dietro non c’è molto da fare e così prova a rendersi utile in avanti nelle mischie aeree, ad esempio. E quando realizza che Allegri vuole giocate in verticale, si produce in qualche tentativo di lancio alla Bonucci.

    Alex Sandro 5

    Regala al Cagliari la prima (mezza, diciamo così) occasione con un disimpegno sbagliato, seguono altre leggerezze.

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    Juve-Cagliari 2-0: Kean e Bernardeschi gol, Allegri a -4 dall'Atalanta

    TORINO – La Juventus ha colto la sesta vittoria nelle ultime 8 partite, che hanno prodotto 19 punti, ovvero 2,3 a partita, sostanzialmente lo stesso dell’Inter che viaggia a 2,5 nelle sue ultime 8. Non è ancora una squadra esaltante, ma se non perde la continuità che sembra finalmente aver ritrovato, potrebbe togliersi molte soddisfazioni nel girone di ritorno, anche perché le ultime vittorie di questo filotto le ha conquistate con una formazione in perenne emergenza, senza Dybala e Chiesa, e anche senza Chiellini. Questo sta responsabilizzando il resto della rosa che, piano piano, sta fabbricandosi nuovi trascinatori e leader: Bernardeschi corona con il gol un periodo di crescita continua, De Ligt sforna un’altra prestazione di feroce agonismo, McKennie entra nella ripresa con la testa giusta. È una formichina, questa Juventus, ma intanto non dilapida più i punti che devono essere conquistati, come quelli contro il Cagliari.

    Il poblema

    Il problema più evidente di questa Juventus restano gli attaccanti. Non che il gioco sviluppato sia effervescente o particolarmente intenso, ma riesce comunque a portare il pallone nell’area avversaria, dove però né Morata né Kean sono abbastanza reattivi, impiegando troppo spesso un tempo in più per provare il tiro, questo li rende facilmente marcabili e, in partite come quella contro il Cagliari, è facile per chi difende, creare un ingorgo dove il gioco bianconero si intasa. Un centravanti più efficace non risolverebbe tutti i problemi della squadra di Allegri, ma probabilmente renderebbe meno faticose queste vittorie. Anche perché è ormai assodata la soluzione dei problemi in fase difensiva che, grazie a una generosa partecipazione collettiva, ha garantito sei partite senza subire gol nelle ultime otto, nelle quali i gol incassati sono appena due (uno dell’Atalanta e l’altro del Venezia, paradossalmente costati 5 punti). Poi, certo, il centrocampo bianconero non entusiasma: Rabiot e Bentancur anche stavolta tendono a ingolfarsi, Arthur è indecifrabile. Il brasiliano ha indubbie qualità per realizzare trame più fluide, ma appare fuori contesto in una squadra che non fa certo del palleggio corto l’arma per organizzare il gioco. Tutto sembra più naturale con Locatelli in campo (stasera solo negli ultimi minuti) e McKennie (che entra nella ripresa e regala molte più bollicine di Rabiot).

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    Il carattere

    È indubbio, tuttavia, che fra problemi, limiti ed equivoci, la Juventus sta trovando una solidità caratteriale prima ancora che tattica, intorno alla quale Allegri potrà innestare Chiesa, Chiellini, Danilo e Dybala tutti rientranti dopo le feste. Se il mercato gli portasse un centravanti lo scenario non sarebbe più così fosco come poteva apparire qualche settimana fa. Anzi.

    Juve solidissima

    La Juventus è solidissima in fase difensiva, anche e soprattutto per il sacrificio di Moise Kean a sinistra e Bernardeschi a destra: i due rientrano sempre e il loro contributo consente di narcotizzare anche le poche velleità offensive cagliaritane. Ma in generale è totale la partecipazione nei momenti di non possesso, che durano tendenzialmente pochissimo, visto che dopo i primi 45′ le statistiche parlano di 77% del tempo con il pallone nei piedi della Juventus. Non è un dominio di intensità altissima, ma un’occupazione serafica della trequarti dove il Cagliari è asserragliato con due linee di difensori parallele e strettissime: far passare qualcosa è complicato, così i bianconeri puntano sul logoramento del muro rossoblù. Tra il 10′ e l’11’ Kean ha due occasioni clamorose: prende un palo di testa, incornando un cross perfetto di Cuadrado e poi perde tempo in area, sciupando un assist eccellente di Bentancur che sarebbe stato da calciare al volo e non da stoppare, peraltro malamente. Sono le due occasioni più nitide della Juventus, che poi non rende proprio infernale la serata di Cragno. Ma rimane lì e, continuando a sbattere contro il muro prima o poi lo abbatte: ci pensa Bernardeschi a strappare verso l’area trascinandosi tre avversari, dai quali riesce a liberarsi per calciare verso la porta. Ne esce un tiro-cross che intercetta la testa di Kean, la cui deviazione è fondamentale: 1-0, è il 40′.

    Premio di Fede

    Nella ripresa la Juventus tiene sempre i ritmi bassi e finisce, nella parte centrale della frazione, per soffrire una decina di minuti di pressione del Cagliari, durante i quali per due volte il Cagliari sfiora il gol con Dalbert (sciagurato l’errore sotto porta) e Joao Pedro (pregevole lo stacco, ancora più spettacolare la parata di Szczesny). A quel punto la Juventus si sveglia, riporta il fulcro della partita trenta metri più avanti e trova il gol di Bernardeschi: tanto meritato (per l’eccellente e generosissima prestazione) quanto bello, con un diagonale che fulmina Cragno. E a quel punto la Juventus deve solo gestire la discesa verso il novantesimo.

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    Icardi alla Juve? Marotta: “Ben vengano grandi campioni in Italia”

    Gennaio è tempo di primi bilanci ma soprattutto di calciomercato. Nonostante le difficoltà economiche dei club sono diverse le trattative che potrebbero chiudersi nella prossima finestra di trasferimenti. Beppe Marotta, amministratore delegato dell’Inter, intervenendo ai microfoni di Novantesimo Minuto su Rai2, ha commentato così le voci di un possibile ritorno nel nostro campionato di Icardi, accostato alla Juve di Massimiliano Allegri: “L’Italia non è più l’Eldorado del calcio come negli anni Novanta, è un campionato di transizione e si perde in qualità. Se tornano in Italia giocatori importanti, ben vengano. Noi siamo a posto e contenti dei nostri attaccanti ma il calcio trarrà beneficio nel momento in cui i giocatori di qualità tornano in Italia”. Poi continua: “Luis Alberto? Non mi voglio addentrare nel futuro, affronteremo tutto al momento giusto”.
    Marotta loda Simone Inzaghi
    Intanto l’Inter vola dopo aver conquistato la vetta della classifica. I nerazzurri sono reduci da sei successi di fila e nelle ultime cinque partite non hanno subito reti. Risultati importanti frutto del lavoro di mister Simone Inzaghi, chiamato a prendere il posto di Antonio Conte, tecnico che ha riportato lo scudetto alla Beneamata dopo 11 anni e il dominio della Juve durato nove stagioni: “Immaginavo ci fossero più difficoltà, in realtà Simone si è inserito con più facilità del previsto e, supportato dalla società e dai dirigenti, è riuscito a dimostrare il suo vero valore – ammette l’ad dei nerazzurri -. E oggi rappresenta il valore aggiunto del nostro club nell’area tecnica. La scorsa estate il club è stato condizionato da temporali violenti, sono andati via Hakimi, Lukaku ed Eriksen oltre all’allenatore, ma abbiamo trovato la nostra stella polare, abbiamo trovato la strada giusta col riequilibrio economico-finanziario. E ora abbiamo un’altra stella come obiettivo, perché rappresenterebbe il ventesimo scudetto. Conte pentito di aver lasciato? Non bisogna rivangare il passato. Conte ha tracciato un solco importante in questo processo di crescita anche dal punto di vista tattico, della mentalità, del gioco. Il lavoro di Conte si è visto come si sta vedendo quello di Inzaghi. Abbiamo ottenuto una grande vittoria – il riferimento allo scorso scudetto arrivato dopo un dominio della Juve negli ultimi nove anni – e ora vorremmo ripeterlo. Sarebbe un grande regalo per i tifosi, per la proprietà, per noi stessi e sarebbe un segno di crescita ulteriore, che ha già  portato anche alla qualificazione degli ottavi di Champions che mancava da dieci anni”.
    Marotta ottimista sul rinnovo di Brozovic. Sulla Superlega e Joe Barone…
    Marotta parla anche del rinnovo di Brozovic, in scadenza a giugno ma sempre più indispensabile nello scacchiere tattico dell’Inter:  “Abbiamo alcuni rinnovi da affrontare. Siamo contenti dei nostri giocatori in scadenza e abbiamo già avviato le negoziazioni che speriamo di portare a termine con profitto. Brozovic è un giocatore importante che ha manifestato la volontà di rimanere, si tratta ora di negoziare dal punto di vista economico ma sono molto ottimista”. Sulla questione Superlega e sullo stato di salute del mondo del pallone commenta: “La Superlega nasceva da un grido di allarme dei club aderenti, denunciando il fatto che questo calcio rappresenta un modello non più sostenibile, che ha bisogno di una grande rivisitazione dal punto di vista dei calendari, dello sviluppo delle risorse e del contenimento dei costi, opera a cui tutti sono chiamati. Anche il nostro governo deve dimostrare più attenzione e sensibilità verso quello che rappresenta un aspetto sociale di grande rilevanza. Il calcio è un fenomeno di aggregazione e uno spaccato della nostra industria che versa all’erario circa un miliardo fra tasse e contributi. Non chiediamo ristori o soldi ma attenzione e agevolazioni nel rapporto debitorio fra il mondo del calcio e lo Stato”. L’ad dell’Inter ha poi affrontato il tema dello scontro con Joe Barone, direttore generale della Fiorentina, nell’ultima assemblea di Lega. “L’Inter è per la trasparenza e ho presentato un’istanza per portare alla conoscenza di tutti nel nostro mondo la situazione debitoria dei club nei confronti dei propri tesserati e dello Stato, a testimonianza che l’Inter ha sempre adempiuto ai propri doveri, nel rispetto delle scadenze. Ho invitato Barone a contenere le sue rimostranze dure e non piacevoli”. LEGGI TUTTO

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    Raiola spaventa la Juve: “De Ligt è pronto per un nuovo passo”

    Matthijs De Ligt è una delle poche certezze della Juve di quest’anno. L’olandese, alla sua terza stagione in bianconero, si è confermato come assoluto leader del reparto difensivo di Allegri. Ma il difficile momento in campionato che sta vivendo la squadra potrebbe ben presto cambiare le carte in tavola. “Il giocatore è pronto per un nuovo passo. Lo pensa anche lui” ha fatto sapere il suo agente, Mino Raiola, nel corso di un’intervista al giornale Nrc.
    Pagelle Juve: De Ligt e Bonucci alzano il muro
    De Ligt dopo Bologna-Juve: parole da capitano
    “In Italia si dice: non puoi adorare Dio e il diavolo. Devi fare una scelta. Io lo faccio per i miei giocatori – ha continuato Raiola spiegando la filosofia del suo lavoro – Questo non significa che voglio distruggere i club, come molti pensano. Ci tengo a difendere i miei calciatori ed i loro interessi economici”. Intanto De Ligt, nel post partita del Dall’Ara, ha utilizzato parole da capitano vero: “Voglio vincere sempre e faccio di tutto per riuscirci. Qualche volta sono arrabbiato perché non capisco quando i giocatori fanno errori di mentalità. È qualcosa che non mi piace e lo voglio dire. Se fai un errore tecnico va bene, ma la mentalità è molto importante per me”. LEGGI TUTTO