consigliato per te

  • in

    Witsel alla Juve a gennaio: l’indiscrezione dalla Germania

    Dopo che il suo nome è stato accostato alla Juve in diverse finestre di mercato, stavolta Witsel potrebbe accettare definitivamente la corte dei bianconeri e approdare a Torino. Le indiscrezioni sul possibile trasferimento arrivano dalla Germania: a riportarle è Sport Bild, secondo il quale la Vecchia Signora avrebbe già un’offerta pronta per gennaio. Un ulteriore innesto per il centrocampo bianconero che nonostante gli ultimi acquisti non ha ancora trovato il giusto equilibrio.

    Witsel, rinforzo per il centrocampo della Juve

    Il centrocampista belga, che a giugno sarà svincolato, potrebbe lasciare il Borussia Dortmund nel mercato invernale. I bianconeri sono pronti a una possibile operazione low cost: Witsel piace ad Allegri che, sempre secondo quanto riportato dal quotidiano tedesco ha già le idee chiare: schierarlo al fianco di Manuel Locatelli. Al momento l’unica incertezza riguarda il nodo ingaggio: Witsel guadagna più di 7 milioni. LEGGI TUTTO

  • in

    Juve, dramma Peeters: soffre di neuropatia e starà fuori a tempo indeterminato

    Non arrivano buone notizie per la Juventus. Douda Peeters, centrocampista dell’Under23, quest’anno in prestito allo Standard Liegi dovrà stare lontano dal campo per un periodo indeterminato. Con una nota sul proprio sito, il club belga ha comunicato che al classe ’99 è stata diagnosticata una neuropatia: si tratta un’alterazione dei nervi periferici che causa anomalie sensoriali e difficoltà motorie. A causa di questo disturbo, il calciatore dovrà osservare un periodo di riposo forzato: le sue condizioni di salute verranno monitorate dallo staff medico.

    Peeters, dall’Under 23 all’esordio con Sarri

    Douda Peeters, arrivato alla Juve nel 2019, ha collezionato 44 presenze in Serie C con l’Under 23. Le sue qualità hanno impressionato prima Sarri che lo ha fatto esordire in prima squadra nella stagione 19-20 durante una sfida di campionato contro il Cagliari e poi anche Andrea Pirlo che lo ha convocato più volte durante la scorsa stagione. Poi la scelta del club bianconero di mandarlo in prestito per aumentare ancor di più il suo processo di crescita. LEGGI TUTTO

  • in

    Le due Juve di Allegri: mai così né in campionato né in Champions

    È una Juve a due facce quella del nuovo corso di Massimiliano Allegri: bruttissima quella mostrata in campionato, mai così bella quella sfoggiata in Champions League. Le quattro vittorie su quattro partite della fase a gironi non trovano precedenti nelle passate stagioni del tecnico toscano a Torino. La Vecchia Signora ha mandato al tappeto il Malmoe, il Chelsea e due volte lo Zenit, realizzando nove reti e subendone due. Solo nella Champions 2018/19 Max andò vicino a questo poker, conquistando nove punti nelle prime tre gare, salvo poi crollare  in casa contro il Manchester United a causa di un gol e un autogol nei minuti finali. Dati statistici, certo, che però fanno riflettere e soprattutto stridono al confronto con il cammino in campionato. Di seguito il resoconto delle scorse edizioni della Champions League bianconera targata Allegri.

    Champions League 2014/2015

    Juve-Malmoe 2-0Atletico Madrid-Juve 1-0Olympiacos-Juve 1-0Juve-Olympiacos 3-2

    Champions League 2015/16

    Manchester City-Juve 1-2Juve-Siviglia 2-0Juve-Borussia M. 0-0Borussia M.-Juve 1-1

    Champions League 2016/17

    Juve-Siviglia 0-0Dinamo Zagabria-Juve 0-4Lione-Juve 0-1Juve-Lione 1-1

    Champions League 2017/18

    Barcellona-Juve 3-0Juve-Olympiacos 2-0Juve-Sporting Lisbona 2-1Sporting Lisbona-Juve 1-1

    Champions League 2018/2019

    Valencia-Juve 0-2Juve-Young Boys 3-0Manchester United-Juve 0-1Juve-Manchester United 1-2

    Champions League 2021/22

    Malmoe-Juve 0-3Juve-Chelsea 1-0Zenit-Juve 0-1Juve-Zenit 4-2

    Guarda la galleryJuve, festa sui social per la qualificazione agli ottavi di Champions LEGGI TUTTO

  • in

    Juve, Allegri e la formula vincente da non cambiare

    TORINO – E chissà che Juventus-Zenit di martedì sera non abbia consegnato soltanto l’uomo da mettere al centro del progetto bensì anche il progetto stesso. Quello tattico. La sensazione è che tutta una serie di equilibri che sinora sembravano squilibrati assai, possano finalmente trovare una ragion d’essere nel 4-4-2 a trazione anteriore disegnato da Massimiliano Allegri nell’ultima uscita.

    Chiesa, Bernardeschi, Locatelli e gli altri

    Questione di Fede, in corsia, per l’occasione: con Chiesa a sparigliare le carte, nell’uno contro uno, partendo a testa bassa e petto in fuori. Bernardeschi sul versante opposto: mobile, propositivo, più propenso all’assist. La loro mobilità serviva a dare ampiezza alla manovra bianconera e offriva a Manuel Locatelli l’opportunità di tentare l’apertura in maniera più ambiziosa, azzardata, accattivante. L’ex Sassuolo, insieme con Weston McKennie, ha costituito una mediana propositiva e predominante come mai (o quasi mai) la si era vista in questa nuova versione allegriana della Juventus. A ruota – al netto dello svarione finale e dell’inciampo fortuito del momentaneo pareggio, l’autogol di Leonardo Bonucci anche il reparto difensivo ha fatto la sua parte in termini di compattezza e supporto. Squadra meno sfilacciata del solito, movimenti più organici.

    Tutti gli approfondimenti sull’edizione di Tuttosport LEGGI TUTTO

  • in

    Juve, così Allegri sfrutta la qualità che serve per la Champions League

    TORINO – Non si vincono le partite da soli, ma i singoli possono aiutare a vincerle. Lo si è visto in maniera plastica martedì sera, grazie alla prestazione di Paulo Dybala contro lo Zenit San Pietroburgo. Una partita perfetta, la sua, che ha trasformato la Juventus confusa – almeno quella scesa in campo contro Sassuolo e Verona – in squadra irresistibile. Certo, occorre fare la tara degli avversari, apparsi non all’altezza della Champions League. Però i bianconeri sono stati di nuovo compatti e determinati, con una prestazione confortante dal punto di vista tattico e caratteriale. E con un leader ritrovato in campo. Dybala, per l’appunto.Guarda la galleryJuve-Zenit, le pagelle: Dybala migliore in campo, McKennie show

    La Juventus ha avuto un atteggiamento diverso, a cominciare dalla “presenza” sul terreno di gioco. Se contro il Verona aveva sviluppato soltanto il 26% della partita nella trequarti avversaria, contro lo Zenit è stata per il 35% del tempo nella trequarti russa, cui aggiungere un 45% a centrocampo, per lasciare agli ospiti solo il 22% dalle parti di Szczesny. Una squadra che ha preferito attaccare per il 47% dalla fascia destra (dove spingeva Chiesa), ma cercando la conclusione virando in mezzo: il 65% dei tiri è stato effettuato nell’area avversaria (il 47% a Verona), con un altro 65% da legare ai tiri scoccati dal centro. Analisi che hanno indicato come Dybala si sia mosso galleggiando sulla trequarti juventina, tra Alvaro Morata e il resto della squadra, in una posizione che ne ha esaltato le qualità.

    Tutti gli approfondimenti sull’edizione di Tuttosport

    Guarda la galleryJuve, festa sui social per la qualificazione agli ottavi di Champions LEGGI TUTTO

  • in

    Paratici: “Conte? Ripetiamo al Tottenham quanto fatto alla Juve”

    LONDRA (Regno Unito) – “Siamo qui per dare sostegno a tutti, non soltanto all’allenatore”. In conferenza stampa, alla vigilia del match di Conference League contro il Vitesse, c’è Fabio Paratici e non Antonio Conte, in attesa che venga regolarizzata in ogni dettaglio la sua nuova posizione da allenatore del Tottenham. A incontrare i giornalisti, dunque, c’è l’uomo che ha portato l’ex tecnico dell’Inter a Londra. Un vincente, un uomo che sa come si arriva al traguardo, ma che eredita da Nuno Espirito Santo una squadra in difficoltà. “Nessuno può darci la certezza di vincere qualcosa, ma dobbiamo lavorare, avere un obiettivo e migliorare dando tutto al 100% ogni giorno. Questo è quello che dobbiamo fare, ma nessuno può darci la garanzia che vinceremo qualcosa, però sappiamo che possiamo e dobbiamo fare meglio”, ha aggiunto Paratici, convinto che Conte sia l’uomo giusto per portare avanti il progetto di cui sopra. “Quando scegli qualcuno pensi di aver scelto il migliore in quel momento, a volte la decisione può essere influenzata da altre situazioni, ma quando la prendi è sempre quella che ritieni migliore. Lo è anche adesso, pensiamo di aver preso una buona decisione per il club, siamo ottimisti”, dice Paratici.
    Paratici su Conte: “Vogliamo ripetere quanto fatto alla Juve”
    Paratici e Conte hanno lavorato e vinto alla Juve: “Sì, ma quando abbiamo iniziato non abbiamo vinto subito. Noi qui al Tottenham vogliamo competere per vincere, dobbiamo raggiungere prima quel livello per poi migliorare ancora e quindi centrare gli obiettivi come abbiamo fatto alla Juve, è un percorso che va fatto giorno dopo giorno, non basta parlarne, bisogna agire e lavorare sodo. Ho lavorato con Antonio, ma in un club diverso. Lo conosco bene, so che lavora duramente, che ha grande conoscenza, che è uno dei migliori allenatori del mondo, ma la sua carriera parla da sola, qui non si tratta delle mie aspettative, c’è solo da lavorare sodo”. Organico di buon livello, ma probabilmente da rinforzare e si sa che Conte è un tecnico esigente: “Non abbiamo ancora parlato di nuovi giocatori, abbiamo molto fiducia nella rosa di oggi e siamo concentrati sul lavoro da fare per migliorare come club e come squadra. Noi cercheremo di vincere qualcosa, non so quale trofeo, se piccolo o grande, cercheremo di vincere partita dopo partita, è importante farlo non solo per questa ma anche per la prossima stagione, a volte serve pazienza per raggiungere risultati, ma la nostra mentalità deve essere quella di inseguire sempre la vittoria”. LEGGI TUTTO

  • in

    Juve, Dybala e l'esultanza come Platini: “Per me è un idolo”

    TORINO – Dopo la convincente vittoria per 4-2 contro lo Zenit che ha permesso alla Juve di accedere aritmeticamente alla fase ad eliminazione diretta della Champions League, Paulo Dybala, autore di una doppietta e dell’assist a Morata per il gol del momentaneo 4-1,  si è presentato ai microfoni dei giornalisti di Mediaset: “Oggi abbiamo giocato una grande partita, dopo aver subìto il pari abbiamo trovato subito equilibrio e siamo stati piu alti per tenere loro lontani dalla porta. Nel secondo tempo, con pazienza, il risultato è arrivato”. Dybala ha voluto omaggiare Michel Platini, esultando dopo il gol come Le Roi durante la sfida contro l’Argentinos Juniors in Coppa Intercontinentale nel 1985.  L’argentino, segnando il suo 105° gol con la maglia della Juve, ha superato proprio il fuoriclasse francese nella classifica dei marcatori bianconeri: “L’esultanza come Platini? Per me è un idolo, era da molto che volevo omaggiarlo. Volevo farlo contro l’Inter quando l’ho raggiunto, spero lo possa vedere”.  LEGGI TUTTO

  • in

    Dybala super, la Juve è agli ottavi: Zenit ko all'Allianz

    TORINO- Adesso l’importante è non esagerare con gli elogi per il filotto europeo di vittorie conseguite da una Juventus comunque trasformata: nello spirito, nella personalità, nella voglia di azzannare l’avversario. Gestire poco, correre, attaccare molto e vincere: potenza dei primi giorni di ritiro alla Continassa, aspettando conferme a breve. I bianconeri battono (4-1) lo Zenit, scappano nel girone di Champions, si qualificano agli ottavi con due giornate d’anticipo e ora contendono al Chelsea la palma del primato, decisiva con un occhio al sorteggio che verrà. Un leader su tutti allo Stadium: Paulo Dybala, autore di una prestazione superlativa, da capitano vero. Glielo chiedevano tutti, la Joya non ha tradito.

    Le Roi Paulo

    Allegri ne cambia cinque rispetto alla Juve sconfitta a Verona, con il rientrante De Ligt, ribaltando il centrocampo e fidandosi dell’ottima vena di McKennie (suoi gli ultimi due gol bianconeri, seppur inutili) al posto di Bentancur. Lo Zenit cerca l’impresa contando sulla verve di Mostovoj e Claudinho dietro il bomber iraniano Azmoun. Succede però che Dybala e soci alzino subito i ritmi, siano costanti nella pressione, tengano il palleggio e il possesso senza sprechi e/o attese passive dell’avversario. Paulo è il solito tuttofare, bravo anche ad attaccare la profondità e con Bernardeschi preciso nel centrare il russo Kritsyuk. È il primo squillo del match, ne seguiranno altri a partire dal terzo palo/traversa della Joya: lo Zenit viene dopo il Sassuolo e il Verona, stavolta l’argentino ci prova con il destro, ma l’interno del palo respinge il pallone. All’antipasto segue il primo piatto: minuto 11, su azione d’angolo battuto da Bernardeschi è decisiva la sponda aerea di De Ligt e il mancino di Dybala è una sentenza. E qui il 10 si sovrappone a un altro 10, perché Paulo esulta come Platini l’8 dicembre 1985 a Tokyo in Coppa Intercontinentale contro l’Argentinos Juniors dopo il famoso gol annullato a Le Roi Michel. La posa è praticamente identica, Dybala (e Platini) come Paolina Borghese del Canova: tutto non casuale, la 105ª perla in bianconero consente a Dybala di superare il mito francese e agguantare John Charles. E’ una partita a senso unico: l’argentino conduce lo show, sua la sterzata e l’assist a Morata che non centra il portone. È un gol sbagliato, lo spagnolo se ne farà una ragione. Ma la sfiga ci vede benissimo e quando nessuno se l’aspetta ecco l’1-1 beffardo: cross di Karavaev, Bonucci la devia di testa e la traiettoria del pallone è talmente ingannevole da beffare Szczesny. È un lampo, perché poi la partita la fa sempre la Juve con Locatelli che arma un poco fortunato Chiesa prima di un gol annullato a Morata per leggero fuorigioco.

    Guarda la galleryDybala supera Platini ed esulta come Le Roi

    Traverse e magie

    Si ricomincia nel ricordo dell’ultima occasione sprecata da McKennie in coda al primo tempo (Kritsyuk c’è). E si ricomincia ancora con un mancino di Dybala lievemente largo dopo aver scherzato Karavaev. Ma è una Juve in palla, brava a mixare il movimentismo di Bernardeschi e la vivacità di McKennie, il senso della posizione di De Ligt e l’ordine di Locatelli. Manca il guizzo di Chiesa, che si fa attendere ma quando si accende sono dolori. L’esterno sprinta in occasione del rigore per la Juve: stop irreale e fuga con sgambetto evidente di Claudinho. Dybala prima mette il pallone a lato, ma l’arbitro fa ripetere e allora la Joya sfrutta l’occasione: 2-1 in archivio. Il brasiliano dello Zenit prova a dare un senso alla sua serata impegnando Szczesny, che si ripeterà deviando un tiro velenoso del subentrato Malcom. Non gira bene ai bianconeri, visto che dopo i gol sale a due anche il conteggio dei legni: la traversa di McKennie grida vendetta. Chiesa, si diceva: sublime la rete del 3-1 (avviata da un’intuizione di Bernardeschi) e provate a chiedere a Lovren come ci si senta ad essere messi giù da una sola finta, terribilmente bella e determinante, al pari del diagonale di sinistro che chiude la partita e consente alla Juve di passare in modalità gestione. Allegri regala il finale a Rabiot e Arthur, che rimpiazzano Bernardeschi e Locatelli, poco prima della rete di Morata. Lo spagnolo non segnava da 43 giorni (Juve-Milan 1-1). C’è tempo per la standing ovation a uno strepitoso Dybala: dentro Kulusevski, oltre a Rugani per Bonucci. Il 2-4 di Azmoun su sponda di Dzyuba nel recupero non cambia le cose. Esulta lo Stadium, non succedeva dal 17 ottobre. Una vita fa, di questi tempi un po’ bianchi e un po’ neri.

    Guarda la galleryDybala show, la Juve rinasce: poker allo Zenit in Champions LEGGI TUTTO