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    Juve, gli auguri a Camoranesi: “Ci hai deliziati”

    TORINO – Compie oggi 45 anni Mauro German Camoranesi. Campione del Mondo con l’Italia nel 2006, l’italo-argentino ha disputato complessivamente 8 stagioni con la maglia della Juve, collezionando 288 presenze e segnando 32 reti.
    Juve, auguri a Camoranesi
    Una lunga militanza in bianconero, che la Vecchia Signora ha omaggiato con un post dedicato sui social network: “Con le tue giocate hai deliziato tutto il popolo bianconero! Buon compleanno, Camo!”. LEGGI TUTTO

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    Allegri se la gode ma la rivoluzione non è ancora finita

    Come fa a non godersela, Massimiliano Allegri? Poteva essere una settimana d’inferno, senza Dybala e Morata, con il Chelsea campione d’Europa e i pericolosi spigoli del derby contro Juric, si è trasformata in una settimana trionfale, con due successi di agonismo e sacrificio che hanno restituito un’identità morale alla squadra. La Juventus svagata di inizio campionato è diventata una Juventus spietata, che si difende bassa con disinvoltura anche contro i campioni d’Europa rinforzati da Lukaku.

    «E’ la Juventus di Allegri», si dice, con riferimento all’atteggiamento difensivo della squadra e ai due 1-0, risultato da sempre celebrato dal tecnico livornese, che infatti si gode, e tanto, anche quello. Ma non è ancora la sua Juventus, per lo meno non è la Juventus che lo soddisfa ancora del tutto.

    Guarda la gallery”Torino è bianconera”: la gioia della Juve sui social

    Le fondamenta della Juve di Allegri

    Queste, nei suoi piani, sono le fondamenta della sua Juventus, una squadra che non può concedere un gol agli avversari per venti partite di seguito e che se va in vantaggio deve saperlo difendere contro qualunque avversario, mantenendo concentrazione e attenzione. «Sia per 10 minuti o per 70’», ha spiegato venerdì, sgomberando il campo dall’ipotesi che la sua Juventus sia una squadra che tatticamente si comporta come contro il Chelsea. La sua Juventus, quella che ha in mente, è una squadra che deve saper giocare anche in quel modo, ma non solo in quel modo.

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    Locatelli: “Juve, sono qui per questo. Allegri? Pretende tanto”

    TORINO – Il guizzo di Chiesa e il lampo di Locatelli, che a giro col destro infila Milinkovic-Savic e decide il derby contro il Torino, firmando il suo secondo gol dopo quello con la Samp in maglia Juve. Un’emozione particolare per l’ex Sassuolo: “Ho preso una testata da Giorgione (Chiellini, ndr) dopo il gol, sicuro avrò il livido domani (ride, ndr). Siamo un gruppo di amici incredibile, mi hanno accolto benissimo, è un gruppo di persone vere e sono tutti umili. Vincere il derby è un’emozione forte, che bello” ha detto a Dazn.
    Torino-Juve 0-1
    Locatelli: “Allegri pretende tanto da me”
    “Era importante vincere perché era il derby e per la classifica, ora abbiamo la sosta per ricaricarci per tornare con più fame. Allegri? Pretende tanto da me, sto facendo di tutto per migliorarmi. Sul gol c’era uno spazio, Chiesa mi ha visto, è stato bravo e io mi sto buttato e ho fatto gol. Qui ci sono un altro gioco e un’altra filosofia rispetto al Sassuolo, si deve sempre vincere e sono qui per questo. La dedica è per la mia famiglia: è il mio segreto. Sono tutti juventini quindi saranno felici”, ha aggiunto e concluso Locatelli.
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    Juve, De Ligt: “Allegri pensa solo a vincere. Eriksen il mio idolo”

    Matthijs De Ligt, tra i migliori difensori al mondo nonostante la carta d’identità dica 22 anni, ha rilasciato una lunga intervista a DAZN. Tanti i temi trattati dall’olandese della Juve. L’ex Ajax ha parlato di Massimiliano Allegri e a proposito del tecnico bianconero dice: “È un allenatore con grande esperienza che sa di calcio, che ha vinto tanto con Juventus e Milan. Sono contento che lui sia il mio allenatore adesso, questo è molto importante per migliorare. Tatticamente mi aiuta tantissimo, lui ha quest’idea di giocare per tutti i novanta minuti con la giusta mentalità, per vincere la partita. Non è importante se giochiamo un calcio bello o brutto, l’unica cosa che conta è vincere”.
    De Ligt su Bonucci, Chiellini e le critiche ricevute
    De Ligt in questi anni in bianconero ha avuto la possibilità di allenarsi e giocare con due grandi del ruolo, Giorgio Chiellini e Leonardo Bonucci: “Ho parlato tantissimo con loro – ammette -, sono un riferimento molto grande per le vittorie che hanno ottenuto con la Juventus e l’Italia. Io ho tanta forza fisica e ho un buon feeling con la palla, ma mi hanno consigliato di stare concentrato e tranquillo per tutta la partita: questo lo sente anche la squadra, con la tranquillità tutte le squadre giocano meglio”. A chi lo critica risponde: “Secondo me nel calcio la critica è normale, io sono colui che critica di più la mia persona. È importante avere questa idea su cosa bisogna fare per migliorare, poi è normale che ognuno preferisca ricevere dei complimenti. La critica però è normale, tutti dobbiamo imparare e a volte può essere anche costruttiva”.
    De Ligt: ecco cosa avrei fatto se non fossi diventato calciatore
    Il difensore olandese ha poi svelato cosa avrebbe fatto se non fosse diventato un calciatore: “Se non avessi fatto il calciatore sarei diventato un pallavolista. Tutti sottolineavano, soprattutto il primo anno, i miei interventi con la mano. A dire la verità non lo so, ho sempre pensato di fare il calciatore, ho fatto tutto per diventarlo e sono contento di com’è andata. I miei genitori tennisti? Sì, ho giocato a tennis per sei-sette anni: mi piaceva ma non come il calcio, il mio amore. Mi è sempre piaciuto giocare con gli amici. Il tennis è uno sport troppo individuale, mi piace di più giocare con la squadra”. Nella famiglia di De Ligt c’è anche un ex calciatore: suo suocero ha militato nell’Ajax. “Con il padre della mia fidanzata parliamo tanto di calcio, lui ha giocato e sa come funziona questo mondo. E’ sempre bello parlare con lui che ha più esperienza di me nella vita e nel calcio, questo mi fa sentire più tranquillo. Poi naturalmente discutiamo anche di altre cose”.
    De Ligt senza veli
    Si passa poi alle fatidiche sette domande. A proposito dell’avversario che vorrebbe sfidare in carriera, De Ligt risponde: “Lewandowski è difficile perché lui ha tanta esperienza e non ha bisogno di giocare sempre bene con il senso del goal che si ritrova: questo è molto complicato per un difensore”. Poi rivela il suo idolo da bambino: “Era Christian Eriksen, perché lui ha giocato all’Ajax da centrocampista e io lo sono stato in passato. Partita migliore? Quella contro il Real Madrid. Lo stadio più bello? L’Amsterdam Arena”. L’olandese parla poi dello spogliatoio: “McKennie ci mette un sacco a rispondere su Whatsapp, mentre Cuadrado ascolta troppa musica colombiana, non mi piace”. Infine un consiglio ai turisti di Torino: “I posti più belli sono: Parco del Valentino o Piazza San Carlo”.

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    Da De Ligt a Locatelli: il progetto della Juve è puntare su giovani già pronti

    TORINO – Una età media su cui incidono i 37 anni di Giorgio Chiellini. Ma chi rinuncerebbe al carisma e alle qualità del capitano? Roberto Mancini se lo è tenuto caro in Nazionale, arrivando fino al titolo europeo, mentre Massimiliano Allegri lo gestisce con tutta l’attenzione possibile, scegliendo quando schierarlo partita dopo partita. La Juventus dovrebbe presentarsi oggi pomeriggio al derby contro il Torino con una età media 27.4 anni, decisamente più alta rispetto a quella degli avversari, ma con il cammino avviato verso un generale – e deciso – ringiovanimento della rosa. Con Maurizio Sarri l’organico juventino faceva registrare una media di 28.6 anni, diventati 27.6 con Andrea Pirlo e 26.9 oggi, con la seconda esperienza di Allegri sulla panchina bianconera. È il frutto del congedo da giocatori di successo, ma dalla carta d’identità pesante (pensiamo a Gigi Buffon e Cristiano Ronaldo, usciti nell’ultima sessione di trattative), e dell’ingresso di giovani di prospettiva. Una scelta avviata nell’estate 2019 con l’ingaggio di Matthijs de Ligt (1999), proseguita nel 2020 con Federico Chiesa (1997), Weston McKennie (1998) e Dejan Kulusevski (2000) e confermata nell’estate 2021 con Manuel Locatelli (1998), Moise Kean (2000) e Kaio Jorge (2002). Senza dimenticare Merih Demiral e Cristian Romero (1998) nel 2019: il primo poi ceduto all’Atalanta, dove è andato a sostituire il secondo, passato al Tottenham senza mai vedere il bianconero.Guarda la galleryDa Fagioli a Dragusin e Correia: la top 11 della Juve in prestito

    Il progetto della Juve

    Quello juventino è un progetto con un obiettivo preciso: ingaggiare giovani che siano comunque già pronti. De Ligt è stato il primo esempio, arrivato in bianconero a 19 anni come capitano dell’Ajax e nazionale olandese, dopo aver debuttato in Eredivisie a 17 anni e tre mesi. Lo stesso vale per Chiesa, ingaggiato con 153 presenze e 34 gol con la maglia della Fiorentina. E per Locatelli, alla settima stagione in Serie A e campione d’Europa, e Kean, tornato a Torino dopo le esperienze all’estero con Everton e Paris Saint-Germain. […] E nel futuro della Juventus non sono previsti cambi di direzione nella rotta intrapresa. Nel Genoa c’è, per esempio, Nicolò Rovella, che compirà vent’anni il 4 dicembre. È stato acquistato e lasciato lì in prestito, per trovare quegli spazi che non avrebbe avuto in bianconero.

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    Torino in verticale con Pobega. Juve, Kean largo per colpire

    TORINO – «Il derby della Mole non l’ho praticamente mai giocato: appena quattro minuti quando ero un ragazzo del Toro…». Federico Balzaretti, oltre ad essere un doppio ex (è cresciuto nei granata e ha giocato due stagioni nella Juventus), è un apprezzato commentatore televisivo e oggi pomeriggio seguirà la sfida per Dazn.

    Come arrivano al derby la squadra di Juric e quella di Allegri?

    «Dalla Juventus ci si aspettava qualcosa di più in questo avvio di stagione, ma è in ripresa e risalita. Contro il Chelsea i bianconeri hanno disputato una partita da squadra vera e nella quale Allegri si è dimostrato ancora una volta un grande stratega. Parliamo di un allenatore che tira fuori sempre risorse importanti, soprattutto nei momenti decisivi: doveva vincere queste ultime tre partite e le ha vinte. Però…».

    Però…

    «Stavolta affronterà un Toro che sta stupendo. Stimo tantissimo Juric e mi piace molto la squadra che ha allestito il ds Vagnati. Saranno arrivati anche all’ultimo, alcuni giocatori, ma hanno tutti caratteristiche e “motore” perfetti per il cacio di Juric. Ivan è un allenatore che chiede parecchio ai suoi ragazzi, ma poi i risultati si vedono».

    Che Torino si aspetta contro la Juventus?

    «Lo stesso di sempre perché le squadre di Juric hanno un’identità chiara e non la cambiano. Se ripenso al suo Verona degli scorsi due anni, non mi vengono in mente partite disputate con un atteggiamento diverso. Il Toro giocherà uomo a uomo, a tutto campo, magari con un minimo di copertura in più in fase difensiva per limitare la forza dei bianconeri. Saranno determinanti le marcature preventive. Comunque i granata sono la squadra del campionato che ha subito meno tiri in porta e non è un caso: la fase difensiva sarà una delle chiavi del Toro nel derby».

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    Guarda la galleryTorino-Juve, la probabile formazione di Allegri per il derbyTuttoSport.fun, gioca gratis, fai il tuo pronostico e vinci! LEGGI TUTTO

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    Causio: “Juve, come in Coppa. Col Torino stessa cattiveria”

    TORINO – Buongiorno Causio, si sta per giocare un derby della Mole con Juventus e Torino a pari punti. Non accadeva dal 5 novembre 1972, finì 2-1 per il Torino con doppietta di Pulici e gol bianconero di Anastasi. Lei era in campo, ricorda quella partita?

    «No, non la ricordo. Non ricordo le sconfitte».

    Allora qual è il derby giocato che ricorda più volentieri?

    «Ma no, è inutile parlare del passato e dei derby di quando giocavo. Ormai non è più il mio derby, adesso i giocatori sono quasi tutti stranieri, mentre allora eravamo tutti italiani e la partita era molto più sentita. Adesso i derby sono un’altra cosa, non serve parlare di quelli di allora».

    Parliamo di quello di oggi: che partita si aspetta?

    «Difficile dirlo, in questo senso il derby resta una partita a sé. Poi non so che formazioni metteranno in campo, nella Juve per esempio ci sono diversi infortunati. I bianconeri dopo un inizio difficile si stanno riprendendo, ma anche il Torino sta facendo abbastanza bene».

    A che punto è la ripresa della Juventus?

    «Ho visto la Juve dal vivo a Udine alla prima giornata e poi mercoledì sera contro il Chelsea. Per 45 minuti – un’ora tiene bene, poi cala, ma mercoledì aveva anche tanti giocatori infortunati. Sicuramente la vittoria contro Chelsea può dare una spinta importante a livello mentale nel processo di risalita».

    Una vittoria in cui ha a brillato Chiesa e non solo per il gol.

    «Chiesa brilla sempre. E’ uno dei pochi che non si risparmia mai. Anzi, dovrebbe proprio risparmiare qualche energia in più per arrivare più fresco negli ultimi 30 metri. Ha tutto. Deve soltanto discipliarsi un po’, sono perfettamente d’accordo con Allegri e credo che ci riuscirà, perché Massimiliano è un maestro in questo. E Chiesa stesso con il tempo e l’esperienza imparerà a gestire le energie al meglio».

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    Toro, Under 23 è pure meglio. Nessun titolare ha 30 o più anni

    La voglia di mantenere bassa la carta d’identita? dei granata si esprime anche nel piu? “anziano” del gruppo. Non ha 30 anni, ma 29 compiuti il 25 agosto, e se come sembra Juric gli dara? fiducia si piazzera? nel centrosinistra della difesa: gia?, il piu? “anziano” e? Rodriguez. Seguito da Linetty che avendone 26 e? comunque nel pieno della carriera, forse nemmeno ancora nella sua massima espressione. A 25 ci sono Sanabria e Lukic, favorito su Mandragora che invece ne ha 24. La stessa eta? di Bremer, giovane ma gia? leader del reparto, nonche? di Ola Aina. Altro ragazzo che a Torino ha portato quel «London Style», per dirla alla Juric, e che sulla fascia puo? sprigionare la potenza dei suoi 24 anni. Tanti quanti ne ha pure Vanja Milinkovic-Savic. Se la media della squadra favorita per giocare dall’inizio nel derby e? di 23,8 anni, quella dell’intera rosa e? intanto di 25,5. Comunque bassa.

    Una scelta che va nella direzione di investimenti a crescere, ma anche dettata dalla visione di gioco proposta da Juric. Dispendiosa, tra il pressing immediato, l’aggressione nel mezzo del campo anche attraverso il raddoppio sull’uomo, il sacrificio degli esterni e via discorrendo. Un calcio per cui servono giocatori di passo, e nel pieno del vigore che consente di arrivare un decimo di secondo prima dell’avversario, sul pallone. Di suo, il tecnico croato non ha poi remora alcuna a dare fiducia a ragazzi che, ancora, non hanno mostrato tutto il proprio potenziale, ma che hanno la cattiveria agonistica per volersi migliorare. E di gente di questo tipo, giovane ma tosta, il Toro di oggi ne avrà tanti. LEGGI TUTTO