consigliato per te

  • in

    Boniperti inventò la Juve moderna: lo stile, la disciplina e la programmazione

    TORINO – Insieme alla famiglia Agnelli, che da 98 anni possiede il club, Giampiero Boniperti è senz’altro la persona più importante e fondamentale della storia della Juventus. Non solo strepitoso giocatore e fenomenale dirigente, con un palmares che rappresenta una parte pesantissima di quello totale della società, ma inventore del concetto stesso di Juventus per come lo conosciamo noi.

    Diventato dirigente ha progettato le fondamenta della Juventus

    La Juventus moderna è frutto del suo pensiero di dirigente e dei suoi sentimenti di eterno innamorato del club, per il quale ha tifato, giocato, sofferto, provato le gioie più intense della sua vita. Da giocatore ha dato, con il suo esempio, un imprinting di dedizione e determinazione agonistica (che poteva diventare ferocia) unite però a educazione e forma impeccabile. Diventato dirigente (e bravo geometra), con quei concetti, ha progettato le fondamenta della Juventus così come la conosciamo noi: società tetragona, ben organizzata, seria, nella quale l’imperativo è vincere e nessuno deve mai essere più importante della maglia e di ciò che rappresenta.

    L’eredità del presidentissimo non è andata perduta

    È come se Boniperti abbia dato alla Juventus una regola monastica: serietà e disciplina. E se alcune sue norme comportamentali come quelle sulle acconciature e la sobrietà nel vestirsi hanno finito per logorarsi nel tempo, lo spirito è rimasto fedele al solco da lui tracciato. Solo giovedì, Paul Pogba, le cui giacche di lamé e le creste colorate non sarebbero state ammesse dal Boniperti presidente, raccontava la Juventus come il «club che mi ha fatto diventare uomo e dove impari cosa significano disciplina e impegno e come entrambi incidano sui risultati». L’eredità del presidentissimo non è andata perduta, è stata tramandata nel tempo come un vero dna societario.

    I tifosi, per lui, meritavano il massimo

    Per Boniperti il calcio, quindi la Juventus, era una cosa serissima. Ci volevano impegno e applicazione, perché non poteva essere semplicemente un gioco se muoveva così tanti quattrini e smuoveva sentimenti così profondi nelle persone. I tifosi, per lui, meritavano il massimo (era juventino da bambino, è continuato a esserlo fino all’ultimo secondo della sua vita), ma soprattutto andava rispettato in sé il lavoro di calciatore professionista e l’impegno, non solo economico, della famiglia Agnelli. Pochi e semplici principi dai quali faceva discendere regole e decisioni.

    Tutti gli approfondimenti sull’edizione di Tuttosport LEGGI TUTTO

  • in

    Platini: “Boniperti era la Juve, un uomo forte e freddo”

    La Juve, Del Piero, Zoff e tanti altri, in molti hanno dedicato un pensiero a Giampiero Boniperti. A loro si aggiunge un altro grande ex Juve, Michel Platini: “Boniperti era la Juventus, soprattutto la sua Juventus, era l’uomo azienda, cercava di avere dentro la squadra soltanto gente capace di vincere. Non aveva sentimenti particolari, simpatie o empatie, se si rendeva conto che giocatori anche grandi non erano più utili, nonostante la loro leggenda non si faceva scrupoli. Era un uomo forte e molto freddo, ma capace di accendersi per situazioni di gioco, di vigilia e post partita”, racconta Le Roi.Guarda la galleryBoniperti, i messaggi social dal mondo Juve
    Platini: “Boniperti è stato importante per me”
    “Era indistruttibile – prosegue Platini – e sicuro di sé, sapeva tutto. Con lui non ho avuto alcun rapporto fuori dal campo, ma in quei cinque anni è stato molto importante per i risultati che ho ottenuto. Ha saputo fare benissimo il suo lavoro perché conosceva bene il calcio perché dal calcio veniva, era la persona giusta al posto giusto, scelto dalla famiglia Agnelli. La Juve era nel suo cuore, ma forse era il suo cuore. L’ultima volta l’ho incontrato a Londra per i 100 anni della Fifa, ha rappresentato una fetta enorme del calcio italiano e mondiale”, ha concluso Platini.
    Boniperti, l’ultima intervista
    Guarda la galleryAddio Boniperti, le foto più belle del simbolo della Juve LEGGI TUTTO

  • in

    Juve in missione all’Allianz Arena: ecco perché

    TORINO – Juve in missione all’Allianz Arena di Monaco di Baviera. Un emissario del nuovo direttore generale bianconero Federico Cherubini era infatti ieri in tribuna nello stadio del Bayern ad assistere alla sfida tra Francia e Germania. Lo scopo della missione però non era tanto quello di studiare i giocatori in campo, tutti abbondantemente conosciuti e affermati (anche se comunque un’occhiata dal vivo fa sempre bene), quanto approfittare della concentrazione di addetti ai lavori che, approfittando anche della facilità di raggiungere Monaco di Baviera, si è creata attorno alla sfida tra la grande favorita dell’Europeo, la Francia di Deschamps campione del mondo in carica, e una delle sue più accreditate rivali, la Germania di Löw. Le ore precedenti e successive alla partita in questi casi si trasformano in una versione internazionale del classico calciomercato milanese: dirigenti e agenti di tutta Europa possono incontrarsi, aggiornarsi, sondare le rispettive intenzioni e necessità. Occasione tra l’altro ancora più preziosa dopo mesi in cui le restrizioni anti Covid hanno impedito agli addetti ai lavori di incontrarsi di persona. LEGGI TUTTO

  • in

    Sport: “Allegri vuole Pjanic alla Juve. Contatti avviati”

    BARCELLONA (SPAGNA) – Allegri e Pjanic si cercano, vogliono tornare a lavorare insieme alla Juve. Dopo appena un anno dallo scambio con il Barcellona che ha portato il bosniaco al Camp Nou e Arthur in bianconero, Miralem potrebbe tornare a vestire la casacca della Vecchia Signora. Per il centrocampista, che aveva lasciato la Juve nonostante professasse un forte amore verso i colori bianconeri, secondo il quotidiano spagnolo Sport, si potrebbe profilare un ritorno “a casa”. Un desiderio alimentato dal poco spazio trovato dal calciatore a Barcellona: quasi 1300 minuti divisi in 30 presenze totali. Se poi si considera il ritorno di Allegri sulla panchina della Juve, tecnico che ha affidato a Pjanic le chiavi della mediana nella sua prima esperienza a Torino, ecco che il risultato è chiaro.
    I messaggi tra Pjanic e Allegri
    Immediato il messaggio di Miralem al tecnico livornese quando è uscita la notizia del suo ritorno alla Juve:  “Congratulazioni, mister”. Così come la risposta di Max: “Grazie, ‘Guarda’. Ti aspetto di nuovo con me! Qui sarai di nuovo protagonista”. Parole che non lasciano spazio a interpretazioni e che lascerebbero pensare a un imminenti ricongiungimento. Per quanto riguarda le modalità dell’operazione, vista l’alta quotazione del calciatore e l’impossibilità della società bianconera di sborsare una cifra considerevole, si potrebbe chiudere, sempre secondo le fonti spagnole, con un prestito di uno o due anni. Allegri avrebbe già comunicato alla dirigenza bianconera che Pjanic sarebbe fondamentale come organizzatore e costruttore del gioco. Nonostante le ultime dichiarazioni del calciatore, che si è detto disponibile a tornare a lavorare con il Barcellona dopo le vacanze estive, secondo Sport il bosniaco anche in questo momento pensa solo a riabbracciare il suo mentore.
    Calciomercato Juve, rinnovo Dybala: c’è ottimismo, ma nessuna offerta
    Juve, Coppa America e mercato: da Alex Sandro a Gabriel Jesus LEGGI TUTTO