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    Juve, le date 2021/2022: ritiro a metà luglio

    Adesso vacanza, almeno per i bianconeri che non sono impegnati all’Europeo (dall’11 giugno all’11 luglio, undici juventini convocati dalle rispettive Nazionali) e in Coppa America (dal 13 giugno al 10 luglio in Argentina con almeno quattro bianconeri in campo, non Dybala e Arthur). Si guarda però già alla prossima stagione che naturalmente partirà senza i nazionali: il ritiro cadrà probabilmente nella seconda decade di luglio con ritrovo a Torino per le visite mediche e poi lavoro alla Continassa. In via di organizzazione pure le amichevoli estive, ma prima di ragionare su date e avversari bisognerà vedere chi siederà sulla panchina bianconera.

    Le date di Champions e Supercoppa

    Il campionato inizierà nel fine settimana del 21-22 agosto e si concluderà domenica 22 maggio 2022. Confermata anche la pausa natalizia dal 23 dicembre al 6 gennaio. La Champions League comincerà il 14-15 settembre con la prima partita della fase a gironi. Ancora non si conosce invece la data della Supercoppa italiana, che regalerà l’ennesima sfida tra Juventus e Inter. Le alternative sono due: giocarla a metà agosto (domenica 15) con il rischio però che le due squadre abbiano i nazionali non ancora al top della forma, oppure metterla in calendario in inverno, come nell’ultima edizione (a gennaio 2021). Per quanto riguarda la sede nel 2018 la Lega Serie A aveva firmato un contratto con l’Arabia Saudita e l’accordo prevedeva che tre finali si disputassero lì. Due edizioni, vinte da Juventus e Lazio, si sono già tenute in Medio Oriente, la prossima dovrebbe essere la terza anche visto l’annuncio di Dal Pino in tal senso. In questa stagione, proprio a causa della pandemia, la Supercoppa si è giocata in Italia, al Mapei Stadium di Reggio Emilia, ma tra sei mesi la situazione dei contagi potrebbe consentire la trasferta in Medio Oriente.

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    Pirlo: “Il futuro? Lo vedo alla Juve, ma non decido io”

    BOLOGNA – Quattro giorni che potrebbero aver cambiato il destino di Andrea Pirlo e della Juve gli ultimi quattro, che hanno portato ai bianconeri la Coppa Italia (vinta ai danni dell’Atalanta) e la qualificazione in Champions League all’ultimo tuffo con il 4-1 sul campo del Bologna, che ha consentito di beffare all’ultima curva il Napoli. “Io pensavo solo a finire bene il lavoro iniziato in estate – dice il tecnico juventino dopo la gara del Dall’Ara -, vincendo Coppa Italia e conquistando un obiettivo importante come la Champions. Sono sempre stato tranquillo e ora lasciamo la parola a chi dovrà fare le scelte. Il mio futuro? Lo vedo al 100% nella Juve ma non sono io a decidere. Ora godiamoci questa vittoria e la qualificazione, poi avremo tempo per parlarne con la società”.
    Bologna-Juve: tabellino e statistiche
    La Juve del futuro
    Eppure Pirlo già pensa alla Juve che verrà: “Mi immagino una squadra più forte – dice ancora l’ex campione del mondo – e consapevole delle proprie capacità, come ad esempio il Rabiot dell’ultimo mese che ha lasciato per strada le incertezze e dimostrato di essere un centrocampista di livello mondiale, per qualità fisiche e tecniche”. E poi c’è Dybala, quest’anno mancato tantissimo: “Uno come lui cambia il livello di ogni squadra e noi non lo abbiamo praticamente mai avuto, prima per i postumi dell’infortunio dell’anno scorso e poi per un’infezione e un problema al ginocchio. Si era allenato poco aveva bisogno di acquisire minutaggio ma ha dimostrato le sue qualità nelle gare giocate e anche oggi”.  
    Equilibrio trovato
    Una risposta poi sull’esclusione di Cristiano Ronaldo dai titolari: “È stata una scelta condivisa – spiega Pirlo -, perché era stanco per le fatiche di Coppa Italia e comunque ha giocato un certo Morata, non l’ultimo arrivato”. E anche senza CR7 del resto la Juve ha chiuso alla grande un finale di stagione in cui ha mostrato di aver raggiunto il giusto equilibrio: “Questa era la mia prima esperienza e non era facile, ho avuto bisogno di un po’ di tempo per trasmettere al gruppo i principi che volevo. Qui ci sono tanti campioni che mi hanno aiutato e li ringrazio, conoscendoli meglio sono riuscito poi a metterli nelle condizioni di esprimersi al meglio. Quest’anno – conclude il tecnico – è successo di tutto ed è stato complicato, ma sento di essere migliorato e cresciuto”. LEGGI TUTTO

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    Milan in Champions League, Napoli no. Per la Roma c'è la Conference

    TORINO – Milan in Champions League, Napoli no. Questi due dei verdetti più pesanti dell’ultima giornata di Serie A, che ha visto il Diavolo passare sul campo dell’Atalanta con due rigori segnati da Kessié (0-2) e chiudere così al secondo posto il campionato proprio davanti alla ‘Dea’, mentre la squadra di Gattuso si fa rimontare al ‘Maradona’ dal Verona (1-1) e si vede così soffiare il quarto posto all’ultima curva dalla Juve (vittoriosa per 4-1 a Bologna). In Europa League con gli azzurri andrà la Lazio (ma questo già si sapeva), battuta 2-0 in trasferta da un Sassuolo che resta invece fuori di un soffio dalla Conference League: la settima piazza finale è infatti della Roma, che se lo prende a cinque minuti dalla fine sul campo dello Spezia con un gol di Mkhitaryan per un 2-2 in rimonta sufficiente a garantire un palcoscenico europeo al prossimo tecnico giallorosso José Mourinho.
    Serie A, la classifica
    Il Milan passa a Bergamo
    Indisponibili Kovalenko e Hateboer per Gasperini che schiera il solo Zapata in attacco con Malinovsky e Pessina alle spalle, mentre sulle corsie esterne ci sono Maehele e Gosens e Romero guida la difesa a tre. Senza Ibrahimovic, Rebic e Gabbia invece Pioli dà spazio a Leao davanti con Diaz sotto punta e Kessie e Bennacer in mediana, mentre i terzini sono Calabria e Theo Hernandez. Il primo tentativo è rossonero (destro alto di Saelemaekers al 4′), ma sono davvero poche le emozioni in un primo tempo equilibrato giocato a ritmi insolitamente bassi dall’Atalanta contro un Milan guardingo, in attesa dell’episodio giusto. Quello che arriva al 42′, quando Theo Hernandez scambia bene con Diaz ed entra in area dove poi va giù sulla doppia entrata di Maehele  e Romero: per l’arbitro è rigore e dal dischetto l’ex Kessié non dà scampo a Gollini. Proteste per Gasperini, che viene ammonito e va all’intervallo sotto di un gol ma al rientro negli spogliatoi si ripresenta con Muriel (fuori Pessina). La prima palla buona capita però a Zapata, che la riceve da Malinovsky e con un rasoterra incrociato sfiora palo e pareggio (56′). Ancora proteste atalantine poi per un tocco col braccio (attaccato al corpo) di Tomori su un rimpallo, prima di un destro alto su punizione di Muriel (61′) e del contropiede che porta il rossonero Leao a colpire il palo e a mancare così il colpo del ko (68′). Il Milan non vuole rischiare più niente e riesce a reggere senza troppi affanni la pressione atalantina, per andare poi persino a raddoppiare nel finale, quando Gosens tocca la palla con il braccio in area e De Roon si prende il rosso stendendo Krunic: dal dischetto va ancora Kessié che al 92′ mette il sigillo sulla Champions League.
    Atalanta-Milan 0-2: tabellino e statistiche
    Guarda la galleryMilan, festa Champions con doppietta dell’ex Kessie. L’Atalanta è 3ª
    Harakiri Napoli: sfuma la Champions
    Out Ghoulam, Koulibaly e Maksimovic per Gattuso che conferma il 4-2-3-1 con Osimhen unica punta supportato da Lozano, Zielinski e Insigne (in mediana Bakayoko e Fabian Ruiz) mentre in difesa c’è Rrhamani con Manolas e i terzini sono con Di Lorenzo e Hysaj. Sull’altro fronte fuori Benassi e Vieira per Juric, che all’ultimo momento perde anche Tameze: nel 3-4-3 a centrocampo tocca così a Dawidowicz con Ilic mentre in difesa (davanti al giovane Pandur) vengono schierati Ceccherini, Gunter e Dimarco, con Zaccagni e Bessa sulla trequarti a sostegno di Kalinic. Frenati forse dalla tensione gli azzurri sembrano meno brillanti rispetto alle ultime partite, imbrigliati da un Verona che gioca invece senza pressioni e con la testa libera. Ad accendere il Napoli dopo mezz’ora ci prova allora capitan Insigne, ma sul suo sinistro a giro la palla sfila fuori a pochi centimetri dal palo. Prima del riposo il Verona perde per infortunio Dawidowicz (dentro Udogie) e dopo una conclusione a lato dell’azzurro Lozano spaventa ancora i padroni di casa, ma Di Lorenzo è bravo a fermare Kalinic ben servito da Zaccagni. Nessun cambio all’inizio di una ripresa in cui ci si aspetterebbe un altro Napoli ed è invece ancora il Verona a partire meglio: sinistro di Dimarco fermato da Meret (50′). Gattuso inizia ad essere preoccupato ma la svolta sembra arriva su un calcio d’angolo al 60′, quando l’ex veronese Rrhamani prima ci prova di testa e poi ribadisce di destro in rete senza esultare per la sua prima rete in Italia, in segno di rispetto verso i suoi vecchi compagni. Gli animi si accendono con Gattuso e Juric che hanno qualcosa da dirsi e si beccano entrambi l’ammonizione, poi nove minuti cala il gelo sul ‘Maradona’: lunghissimo lancio di Gunter per Faraoni, che brucia Hysaj e batte Meret. Tutto da rifare per ‘Ringhio’ che rischia allora il tutto per tutto e passa al 4-2-4, gettando nella mischia Politano, Mertens e Mario Rui (fuori Lozano Zielinski e Hysaj). Gli azzurri vanno all’assalto ma Faraoni mura Bakayoko (75′) e poi l’arbitro lascia correre quando Mertens va già nel finale su un contatto con Udogie. L’ultima chance capita sul piede del neo entrato Petagna che spara però alta sopra la traversa la palla e le ultime speranze Champions.
    Napoli-Verona 1-1: tabellino e statistiche
    Guarda la galleryIl Verona sbatte il Napoli fuori dalla Champions League
    La Roma fa festa nel finale
    Fuori Acampora, Chabot, Mattiello, Piccoli, Dell’Orco oltre allo squalificato Farias per Italiano, che consegna la cabina di regia del suo 4-3-3 ad Agoumé e davanti si affida al tridente composto da Verde, Nzola e Gyasi. Dall’altra parte lunga la lista di indisponibili (Zaniolo, Calafiori, Veretout, Perez, Spinazzola, Diawara, Smalling, Pellegrini, Ibanez e il portiere Pau Lopez) per Paulo Fonseca, che alla sua ultima in giallorosso schiera Fuzato tra i pali e Pedro, Mkhitaryan ed El Shaarawy alle spalle del centravanti Borja Mayoral (inizia in panchina Dzeko). A partire forte sono i liguri, che sporcano subito i guanti di Fuzato con Verde, ex di turno che non si accontenta e al 6′ porta avanti i suoi su assist di Nzola. I giallorossi accusano il colpo e tre minuti dopo Cristante rischia il rigore su un contatto con Gyasi (vane le proteste), mentre all’11’ è Fuzato a salvarli sulla conclusione di Pobega e poi sul tap-in dello scatenato Verde. La reazione romanista è in una conclusione di El Shaarawy respinta da Rafael, ma è troppo poco contro uno Spezia che con la salvezza in tasca gioca in scioltezza. E prima del riposo, dopo una parata di Fuzato su Bastoni, trova anche il raddoppio su calcio piazzato: angolo calciato da Verde, sponda del solito Nzola e zampata vincente di Pobega. Al rientro dall’intervallo c’è Ricci nel Sassuolo (fuori Pobega) e Reynolds al posto di Santon nella Roma che sembra subito un’altra: dopo una conclusione debole di Borja Mayoral è El Shaarawy ad accorciare le distanze con il destro (52′). Lo Spezia non ci sta e prova subito a riallungare con Verde, a cui dice però di no Fuzato come fa sul cambio di fronte Rafael con il ‘Faraone’ e poi con Mkhitaryan. C’è però ancora tempo per Fonseca che getta nella mischia Villar, Dzeko e poi Pastore (fuori Darboe, Borja Mayoral e Pedro), con il ‘Flaco’ che impiega poco a mettere davanti alla porta Cristante poco lucido però nel calciare malamente addosso a Rafael (75′). La tensione sale sulla panchina giallorossa mentre le lancette continuano a scorrere ma a scioglierla ci pensa Mkhitaryan, che a cinque minuti dalla fine si avventa su una sponda di Dzeko e segna il gol del 2-2 che regala alla Roma il pass per la Conference League.
    Spezia-Roma 2-2: tabellino e statistiche
    Guarda la galleryMkhitaryan ed El Shaarawy in rimonta: Roma in Conference League
    Sassuolo, vittoria amara
    Out capitan Magnanelli e Romagna per De Zerbi, che alla sua ultima in neroverde (per lui pronta la nuova avventura in Ucraina con lo Shakhtar Donetsk) rivoluziona la formazione reduce dalla vittoria col Parma: fasce a Toljan e Kyriakopoulos, Defrel unica punta con Djuricic alle sue spalle fiancheggiato da Berardi e Boga. Sull’altro fronte lunga la lista di assenze per Simone Inzaghi (in bilico la sua permanenza a Roma), che arriva al Maepi Stadium senza Acerbi, MIlinkovic-Savic, Caicedo e Immobile oltre agli squalificati Pereira, Luiz Felipe e Luis Alberto: in difesa c’è così Parolo a fare il centrale tra Marusic e Radu, mentre a centrocampo c’è spazio per Cataldi e Akpa Akpro con Muriqi-Correa coppia d’attacco. Il Sassuolo la sblocca già al 10′ con un sinistro di Kyriakopoulos e la Lazio prova subito a reagire con Muriqi (che supera in velocità Consigli ma poi calcia sull’esterno del palo) ma al 18′ perde anche Correa per un problema muscolare: dentro Fares con Lulic a fare la mezzala e Cataldi ora sottopunta. Buono il contropiede alla mezz’ora, con Lazzari che si lamenta invano per un contatto in area, ma prima del riposo è di nuovo la squadra di casa ad andare vicino al gol con Kyriakopoulos, che di sinistro sfiora palo e doppietta. Un primo tempo da ricordare per il greco, che rischia però di rovinare tutto nella ripresa facendosi ammonire due volte (dure le entrate su Leiva e Lazzari) e lasciando così in dieci il Sassuolo al 61′. Con l’uomo in più la Lazio ha più spazi per colpire ma Muriqi manca clamorosamente la porta due volte (58′ e 72′), mentre Cataldi viene murato da Chiriches (71′). Il pareggio biancoceleste sembra nell’aria ma la gara si chiude al 78′, quando Berardi trasforma un rigore (generoso) concesso per un contatto tra Parolo e il nuovo entrato Caputo. Tutto pronto per la festa, rovinata però dal gol di Mkhitaryan nel finale di La Spezia che ‘salva’ la Roma e beffa i rossoverdi, fuori dalla Conference League per un soffio.
    Sassuolo-Lazio 2-0: tabellino e statistiche
    Guarda la gallerySassuolo, è una vittoria amara: Lazio battuta 2-0 LEGGI TUTTO

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    Bologna-Juve 1-4: Pirlo vola in Champions League!

    TORINO – La Juventus va in Champions League. Non ci va il Napoli, fermato sull’1-1 dal Verona al San Paolo. In un finale che ha certamente danneggiato le coronarie dei tifosi bianconeri, che nel secondo tempo erano collegati con Bergamo e Napoli per seguire le due partite che decidevano il loro destino. E alla fine il clamoroso pareggio di Faraoni ha regalato alla Juventus quello che una stagione un po’ bislacca le stava togliendo. Giusto? La classifica non mente e racconta di tre squadre, Juventus, Milan e Napoli che tutte hanno buttato punti in partite nelle quali non dovevano buttarli. Il Benevento del Napoli si chiama Verona, quella che per la Juventus è stata la sconfitta simbolo di un’annata senza continuità, per il Napoli è un pareggio pazzesco, un suicidio sportivo che rovina la rimonta bellissima di Rino Gattuso. Pirlo raggiunge l’obiettivo minimo, dopo aver conquistato Supercoppa e Coppa Italia, la sua stagione viene illuminata da una luce diversa sotto il profilo dei risultati. Potrebbe non bastargli per tenersi la panchina, ma certamente rettifica il giudizio che, solamente un mese fa, era estremamente negativo. E nell’ultima gara della stagione il tecnico esordiente si gode una partita eccellente.Guarda la galleryJuve, tutti a vedere il Napoli: poi scoppia la gioia finale!

    Juve effervescente

    Mai vista una Juventus così frizzante nel 2021. Certo, il Bologna non sembra alle prese con la partita della vita e i primi due gol bianconeri non sferzano certo l’orgoglio degli uomini di Mihajlovic, vacanzieri, ma il gioco juventino fluisce con rapidità, gli inserimenti da dietro di Rabiot funzionano, Kulusevski sulla destra martella la difesa bolognese, Chiesa è ficcante, ma soprattutto Dybala orchestra dalla trequarti con invenzioni e giocate che fanno lievitare in modo abnorme i rimpianti. Con un Dybala così nel resto della stagione avremmo raccontato una stagione diversa. C’entra il fatto che Ronaldo sia rimasto in panchina? Non può essere una semplice coincidenza, ma non si può neanche arrivare a conclusioni troppo spericolate sulla base di una partita molto meno impegnativa della media. E’ indubbio che l’assenza di Ronaldo, dell’ultimo Ronaldo, meno vivace e feroce, renda più dinamica la manovra offensiva della Juventus.

    Guarda la galleryChiesa, Rabiot e doppio Morata, tripudio Juve: è Champions!

    I gioielli della Joya

    L’azione del gol del 2-0 è un piccolo gioiello di Dybala, che entra in area volando sulla destra, dribbling, finta e cross in mezzo calibrato con un delizioso tocco da sotto che trova la testa di Morata. Lo spagnolo deve solo spingere la palla in rete, l’azione dell’argentino è una chicca dolcissima per i suoi tifosi. Ma Dybala entra anche nell’azione del 3-0, impostando l’azione che viene rifinita da Chiesa e Kulusevski per l’inserimento di Rabiot che infila facile. Anche da quest’azione possono scaturire rimpianti come scintille. Quante volte i centrocampisti bianconeri non sono riusciti a inserirsi negli spazi aperti dagli esterni e dallo stesso CR7?

    Collegati altrove

    La Juventus parte concentratissima e accanita: passa in vantaggio con Chiesa dopo 6′, raddoppia con Morata all 29′ e spinge sull’acceleratore fino al 45′ quando Rabiot firma il 3-0. Non corrono rischi di complicarsi la vita, i bianconeri, chiudono la partita prima che possa incominciare. Poi la concentrazione della squadra si sposta in panchina, dove chi non gioca guarda i cellulari collegati in streaming con la partita di Bergamo e quella di Napoli (alla fine Ronaldo entra nella cronaca per la smorfia con cui commenta il gol dell’1-0 del Napoli). Nel frattempo entra in campo anche Pinsoglio, il simpaticissimo terzo portiere bianconero, beniamino dei tifosi e amico fraterno di Szczesny e Buffon. Incassa un gol (al 40′ st, di Orsolini), ma resta comunque il clima di festa di fine stagione, una festa celebrata a bordo campo in collegamento con gli altri campi e un’esultanza esplosiva.

    Guarda la galleryRonaldo, show durante il riscaldamento! LEGGI TUTTO