consigliato per te

  • in

    De Ligt è incedibile: la Juve ha detto no a Chelsea e Barcellona

    TORINO – Un corteggiamento prima discreto, poi più insistente. Con sempre la identica risposta “no, grazie”. L’oggetto del desiderio è Matthijs de Ligt, le richieste sono arrivate – in ordine temporale – prima dalla Premier League, quindi dalla Liga. E se sulla prima avance ora si è chiarito chi l’avesse fatta (il Chelsea e non il Manchester United), sulla seconda si è subito saputo bene chi avesse bussato alle porte della Juventus. E si tratta proprio del club che, fino all’ultimo momento, aveva cercato di portare a casa il talento difensivo cresciuto nell’Ajax: ovvero, il Barcellona. La storia risale a due stagioni fa, quando la banda di ragazzini allenata da Erik ten Hag sfiorava la finale di Champions League, eliminata al penultimo atto dal Tottenam, dopo aver buttato fuori la Juventus ai quarti. All’epoca i blaugrana avevano conquistato cuore e prestazioni di Frenkie de Jong e avevano cercato di rinvigorire la tradizione olandese mettendo sotto contratto anche il “gemello” De Ligt. Un tentativo andato a infrangersi di fronte al gioco d’anticipo bianconero e alla determinazione del centrale, che aveva detto sì a un contratto quinquennale da 7 milioni e mezzo netti a stagione, con 75 milioni che avevano preso la via di Amsterdam e altri 10 e mezzo quella di Mino Raiola, agente del talento, sotto la forma di “oneri accessori”. LEGGI TUTTO

  • in

    Juve, l'opzione Pirlo resiste: Agnelli ci crede ancora

    E’ curiosa la percezione dell’opzione Pirlo. Intorno alla Juventus, il cosiddetto ambiente, quello formato da addetti ai lavori, media e affini, l’ipotesi che l’attuale tecnico bianconero possa esserlo anche nella prossima stagione è considerata remota. Dentro alla Juventus, invece, è l’unica ipotesi possibile. Per carità, tutto molto logico, anche perché con quattro partite che possono decidere non solo il destino sportivo, ma anche quello finanziario della società (Champions o no), sarebbe irresponsabile andarsene in giro a mettere in dubbio l’allenatore. Ma il quadrato che viene fatto intorno a Pirlo dà l’impressione di essere qualcosa di più di una difesa d’ufficio.Sullo stesso argomentoPirlo jr e il primo scudetto della Juve di Conte: “6 maggio 2012″Juventus

    Ipotesi avanti con Pirlo

    Cioè: con la qualificazione Champions e la Coppa Italia alzata a Roma, c’è la concreta possibilità che la società vada avanti con Pirlo, dandogli fiducia e provando a correggere gli errori di gestione della stagione che, per circostanze, episodi e sfortuna, è stata la più difficile degli ultimi anni. Certo, potrebbe non bastare raggiungere l’obiettivo minimo in campionato (ovvero il quarto posto), perché alcune delle prestazioni da febbraio in poi hanno suscitato qualche inquietudini in sede per il reiterarsi di errori gravi e per l’involuzione tattica mostrata dalla squadra. E a proposito di squadra, la sensazione è che in questo momento non ci siano fratture personali fra Pirlo e lo spogliatoio, come le esultanze di Udine hanno dimostrato. Se da una parte è evidente che il gioco che aveva in testa Pirlo all’inizio della stagione non viene messo in pratica da tre mesi a questa parte, dall’altra non c’è una fronda contro il tecnico. Piuttosto, si coglie una squadra che ha perso un po’ di fiducia e, forse, una certa unità di intenti. Il finale adrenalinico di Udine potrebbe aver riacceso qualcosa, come un colpo di defibrillatore all’orgoglio della squadra che ha dominato per nove anni e adesso sta faticando a conquistare il quarto posto.

    Tutti gli approfondimenti nell’edizione odierna di Tuttosport

    Guarda la galleryJuve, abbraccio di gruppo dopo il secondo gol di Ronaldo LEGGI TUTTO

  • in

    Cuadrado, l’ora del gol: con il Milan è l’occasione

    TORINO – Non si renderebbe neppure pienamente giustizia a Juan Cuadrado, definendolo il miglior juventino della stagione assieme a Cristiano Ronaldo (34 gol in 40 presenze, per 3411 minuti giocati, sono argomento granitico per porre CR7 ai vertici del rendimento stagionale bianconero). Non si renderebbe pienamente giustizia al colombiano perché, salvo poche altre eccezioni, l’annata juventina è stata talmente deludente che per esserne il migliore non è che servissero otto mesi memorabili. Invece Cuadrado è stato protagonista di una stagione straordinaria a prescindere dal contesto: certo, probabilmente certe lacune della squadra hanno acuito la sua importanza, rendendolo più che mai cruciale nella costruzione e nella rifinitura del gioco bianconero, a volte fin troppo dipendente dal suo estro e dalle sue accelerazioni. Lui però ha risposto alla grande, mettendo in crisi le squadre avversarie con i suoi dribbling e mandando in gol i compagni per ben 15 volte, 9 delle quali in Serie A che fanno di lui il miglior uomo assist del campionato assieme a Milinkovic-Savic.

    Cuadrado, in questa stagione manca solo il gol

    In questa stagione a livello personale strepitosa il trentaduenne di Necoclì ha soltanto una macchiolina da cancellare, una proverbiale ciliegina da cogliere e piazzare sulla torta: il gol. Gol che ha sempre segnato in ogni stagione bianconera da quando sbarcò a Torino in prestito dal Chelsea nel 2015. Ciliegina (anzi, più un rubino a forma di ciliegina) che sembrava avere in mano il 9 marzo al 93’ di Juventus-Porto e che invece si rivelò di un soffio troppo alta, come il sinistro a giro schiantato sulla traversa di Marchesin (battuto) dopo aver saltato Luis Diaz. Sarebbe stato il gol del 3-1 e della qualificazione bianconera ai quarti di finale. Bellissimo e pesantissimo. Da Cuadrado, insomma.

    Tutti gli approfondimenti sull’edizione di Tuttosport LEGGI TUTTO

  • in

    Pirlo, il quarto posto non basta: ecco cosa serve per la conferma

    I tre punti con l’Udinese valgono zero nel borsino di Pirlo

    No, decisamente no. Quei tre preziosissimi punti per la classifica bianconera valgono esattamente zero nel borsino del tecnico. Anzi, semmai incidono in negativo. E tornando alla metafora da bricolage: la fanno scricchiolare un po’, la panchina di cui sopra.

    In società sono molto coerenti per ciò che concerne questo aspetto. In precedenza erano convintamente andati oltre certi meri risultati, foss’anche pessimi e inattesi. E più asetticamente avevano valutato la prestazione a prescindere dall’esito finale. Contro l’Atalanta, ad esempio, nonostante la sconfitta, è stata colta una performance comunque all’altezza. Secondo lo stesso metro di giudizio, non possono certo aver accolto con approvazione il modo in cui è pervenuta l’ultima vittoria. Ed effettivamente non l’hanno fatto. Un modo fortuito e fortunato, casuale. Non s’è vista organizzazione, non s’è visto gioco e men che meno bel gioco: giropalla lento e possesso palla sterile, confusione, poco feeling tra Paulo Dybala e Cristiano Ronaldo protagonisti per lo più di movimenti asincroni; poca coesione tra i reparti. E ancora, a livello mentale: approccio molle e disattenzioni a ripetizione. Con l’aggravante – si pensi ad esempio al gol subito – della reiterazione di colpa: squadra completamente distratta e giocatori fuori posto mentre De Paul batteva la punizione. Decisamente non è la prima volta che si assiste ad una tale mala-figura.

    Tutti gli approfondimenti sull’edizione di Tuttosport LEGGI TUTTO