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    Zidane, tentazione Juve. Anche il Real su Allegri, libera Zizou?

    TORINO – Massimiliano Allegri ha una certezza: nella prossima stagione tornerà ad allenare. Lo ha detto agli amici, senza sbilanciarsi troppo sulla panchina che andrà a occupare. E nelle ultime settimane il suo nome è stato associato con sempre maggiore convinzione alla Juventus. Una destinazione che non sorprenderebbe, considerati gli eccellenti rapporti fra Max e Andrea Agnelli, anche se dal club bianconero non arrivano che smentite dell’ipotesi. E intanto si aggiungono le voci di contatti fra Allegri e il Real Madrid. Una voce clamorosa e, di per sé, non una novità, visto che nell’estate del 2018 il tecnico livornese aveva detto no a Florentino Perez. Il presidentissimo del Real Madrid è sempre stato un estimatore dell’ex tecnico juventino e lo vede bene per gestire la transizione fra il ciclo che si sta concludendo e il nuovo che vuole aprire.Guarda la galleryRonaldo, che doppietta a Udine: la Juve vince in rimonta

    A Madrid la situazione è fluida, l’ipotesi Allegri non è da escludere

    E Zinedine Zidane? I rapporti fra il tecnico francese e Perez non sono privi di qualche spigolatura e sul futuro non ci sono certezze. «Zidane è contento, è un top manager. Il contratto c’è, vedremo cosa succederà a fine stagione», ha dichiarato proprio Florentino. E lo stesso Zidane ha ribadito nei giorni scorsi: «Ad oggi non so nulla. Non guardo al futuro, né ora né quando si diceva che bisognava esonerare Zidane. Non cambia nulla, qui ci si sofferma sul presente, giorno dopo giorno. Domani giocheremo una partita importante ed è questo che ci interessa. Nient’altro. Nel calcio si può avere un contratto di quattro o cinque anni e poi andar via domani. Non significano nulla i contratti. Io sono contento qui, ma bisogna pensare alla gara di domani e a null’altro. Sono felice che il presidente proseguirà il suo lavoro a capo del Real Madrid, ma noi dobbiamo concentrarci solo sul match col Getafe».

    Insomma, a Madrid la situazione è fluida e l’ipotesi Allegri non è da escludere, anche perché è uno dei pochi allenatori top libero ed eventualmente pronto a firmare in tempi brevi.

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    Juve, Rabiot: “Cristiano Ronaldo come Elon Musk”

    Dall’importanza di vestire la maglia Juve al rapporto con Pirlo e Ronaldo. Adrien Rabiot a tutto tondo. “Qui si impara ogni giorno. Firmando per la Juventus, ho imparato un nuovo modo di lavorare. Con un allenatore come Andrea Pirlo non puoi che imparare! Può solo aiutarmi a progredire – ha rivelato il francese in un’intervista a Billionkeys – È un apprendimento continuo”.
    Marchisio carica Cristiano Ronaldo
    Rabiot: “Ronaldo come Elon Musk”
    Su CR7: “La chiave del suo successo è lì: lavoro, lavoro e ancora lavoro. Sia nel calcio che in altre aree. Penso in particolare a Elon Musk, il capo della casa automobilistica Tesla. Sono grandi lavoratori che non si fermano mai. Da quando lavoro con Cristiano, ha mostrato grande rigore nel suo lavoro quotidiano. Certamente ha un talento naturale, ma non è solo questo, sarebbe troppo facile. Ha anche l’intelligenza per conoscere bene il suo corpo. A trentasei anni sa esattamente come gestire i suoi sforzi. Non può essere appreso, è uno stato d’animo, una questione di volontà. Questo è quello che ricevo da lui quotidianamente, questa voglia di restare concentrato sulla sua prestazione atletica. Alla sua età gioca quasi tutte le partite, accumula fatica, un vero dispendio di energie eppure risponde sempre. La sua instancabile determinazione è esemplare”.
    Rabiot e l’arrivo alla Juve
    “Quando sono arrivato mi consideravo già un ragazzone. Ho firmato a 24 anni, non è come se fossi arrivato subito dopo la mia formazione nel settore giovanile. Certo che quando ti trasferisci all’estero cambiamo molte cose. Ogni giorno che passa si matura. È un altro tipo di calcio, un altro modo di fare le cose, un’altra lingua. È un cambiamento importante a tutti i livelli”. LEGGI TUTTO

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    Serie A, Udinese-Juve 1-2: Ronaldo show, doppietta decisiva

    UDINE – La classifica racconta una strana storia, il risultato della partita non è del tutto sincero, ma non è il momento in cui la Juventus e il suo popolo può permettersi di snobbare i tre punti capitali conquistati rocambolescamente a Udine. Adesso la Juventus ha gli stessi punti, 69, di Atalanta e Milan con le quali condivide il gradino sotto l’Inter. In Champions, per ora ci vanno loro, e resta fuori Napoli che ne ha 67. Domenica c’è Juventus-Milan che può diventare un crudele spareggio per conquistare la qualificazione Champions. I bianconeri ci arrivano caricati dagli ultimi dieci minuti alla Dacia Arena, nei quali Ronaldo ha segnato due gol e si è rilanciato psicofisicamente, ma anche con i dubbi che i restanti ottanta minuti hanno seminato e fatto germogliare. La Juventus di Udine è stata brutta, lenta, confusa e demotivata. La redenzione del finale vale tanto per la classifica, ma non può esimere nessuno da un’analisi severa, perché il 2-1 ottenuto con uno strappo d’orgoglio è un tappeto troppo striminzito per nascondere tutta la polvere di questa prestazione.

    ERRORI – Lo sconcertante gol incassato dopo dieci minuti è la fotografia di cosa è diventata la Juventus da febbraio in poi, un’immagine spietata, ma perfettamente a fuoco. Sulla punizione battuta da De Paul sul lato sinistro juventino, ci sono sei giocatori di Pirlo in area per marcare solo Okaka, nessuno si occupa di Molina che scatta verso l’area, McKennie e Dybala stanno protestando con l’arbitro, mentre l’Udinese batte velocemente il calcio piazzato. E’ una situazione imbarazzante, terribile date le circostanze nelle quali si è ficcata la squadra, in bilico fra il paradiso della Champions e l’inferno finanziario dell’Europa League. Ma la Juventus, da due mesi a questa parte, ha perso l’anima, vive di fiammate e forza d’inerzia, ma non è più una squadra, è un gruppo sfilacciato, con poche idee, nessuna delle quali chiara, tanta ansia e pensieri che distraggono.

    Serie A, Udinese-Juve 1-2: tabellino e statistiche

    Guarda la galleryRonaldo, che doppietta a Udine: la Juve vince in rimonta

    SOFFERENZA – La Juventus soffre per quasi tutta la partita, non azzecca un passaggio, non cambia mai marcia. Dybala è ancora una volta impalpabile, Bernardeschi fatica da ala, McKennie gira un po’ a vuoto e pure il solito salvifico Cuadrado appare, giustamente, stanco. C’è chi si salva: De Ligt è impeccabile, Bentancur corre come un matto, ma la Juventus pasticcia tanto.

    VENTENNI E REAZIONE – Poi, con dentro Kulusevski e Felix Correira (ventuno e vent’anni), la Juventus manda timidi segnali di vita. E qualcosa scatta quando Ronaldo batte una punizione che De Paul devia con il gomito in modo un po’ ingenuo (qualcuno ha detto De Pollo?) provocando un rigore ineccepibile, trasformato da Ronaldo all’83’. Negli ultimi dieci minuti la i bianconeri ci credono, aggrediscono l’Udinese e trovano il gol del 2-1. Cross perfetto di Rabiot, incornata di Ronaldo sotto porta, mezza papera di Scuffet e la storia cambia rotta.

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    Pioli applaude il Milan: “Grande carattere. Ibra? Ci era mancato”

    MILANO – Gongola soddisfatto Stefano Pioli dopo il 2-0 sul Benevento, che rilancia il suo Milan dopo un momento difficile e ‘avvisa’ le agguerrite rivali nella corsa alla Champions League: “Questa partita non era facile dopo due sconfitte, dal punto di vista emotivo e della classifica – ha detto il tecnico rossonero -, ma abbiamo reagito e dimostrato carattere. Senza spirito di squadra del resto non si va da nessuna parte, tanto meno noi che siamo una squadra forte ma non abbastanza da rinunciare alle rincorse e al sacrificio”.
    Milan-Benevento 2-0: tabellino e statistiche
    Applausi per Ibra e ‘Cala’
    Uno spirito tornato insieme a Ibrahimovic, recuperato e di nuovo titolare nella sfida vinta contro i campani: “Stiamo parlando di un campione – ha sottolineato Pioli -, che fa crescere anche il valore dei suoi compagni. Gli piace agire da regista offensivo e così crea spazio agli altri, non averlo avuto per tanto tempo ci ha penalizzato ma ora per fortuna sta bene”. Di livello anche la prestazione di Calhanoglu, autore del primo gol rossonero dopo pochi minuti: “Non ha ancora espresso il massimo delle sue potenzialtà – ha detto il tecnico del Milan -. È un calciatore che mi piace tanto, che non dà riferimenti e si sacrifica ma ora sta migliorando anche dal punto di vista finalizzativo. Sta acquisendo la consapevolezza che magari in passato non aveva, deve capire che lui è un calciatore da doppia cifra, sia come gol che come assist”.
    Guarda la galleryMilan, con Ibra torna la vittoria: Benevento ko a San Siro
    Volata per la Champions
    Un pensiero poi per Paolo Maldini e per il resto della società, rimasta vicina alla squadra in un momento di difficoltà: “I dirigenti ci mettono nelle condizioni di lavorare al meglio, del resto parliamo di gente di calcio che capisce le situazioni e ci sta dando un grande supporto”. Ora un rush finale da brividi, con la prima di quattro ‘finali’ in programma allo Stadium contro la Juve, e Pioli indica la via al suo Milan: “Dobbiamo continuare a giocare la palla senza paura come stasera, ma migliorando dal punto di vista della solidità. Non è sempre facile ma il nostro obiettivo è grande e le prestazioni per raggiungerlo – ha concluso Pioli – devono esserlo altrettanto”. LEGGI TUTTO

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    Ora Agnelli deve chiarire

    Aumentano le prenotazioni per i posti a sedere dinanzi alla ghigliottina della Continassa. Numerosi boia al lavoro, i condannati, già cospiratori secondo denuncia Ceferin-Uefa, sono in lista d’attesa, Agnelli, Nedved, Paratici e ovviamente Pirlo. Voci continue di riforme, anzi rivoluzioni, licenziamenti, esoneri, fine rapporto. La panchina di Pirlo è un posto ambito da pochi, cambia il vento attorno alla Juventus che è ormai l’orso del tiro a segno del luna park, non si vince nulla ma c’è la solita corsa a “io ve l’avevo detto…”. Pirlo è tipo che non sembra essere tormentato dal problema, ha vissuto il football in prima persona ma non poteva immaginare che le deleghe ad altri suoi dipendenti potevano portarlo a una crisi tecnica e professionale. Scelto direttamente da Andrea Agnelli, oggi l’allenatore si ritrova a un bivio fatale: sarà il suo vecchio cuore, cioè il Milan, a decidere il futuro, suo, della squadra e del club; sarà lo scontro diretto la stazione verso il binario morto oppure il transito per andare avanti anche in futuro? Mistero della fede juventina.

    Credo che Pirlo, come accadde con Trapattoni, avrebbe bisogno di un supporto di grande esperienza e prestigio. Il Trap aveva Boniperti e, quando i critici insinuavano che fosse il presidente a dettare la formazione, Giovanni replicò: “Meglio quattro occhi che due”. Ma non è soltanto un problema di scelta tattica, la Juventus deve trovare un gioco, un modo diverso da sempre di gestire la partita, soprattutto quando i suoi uomini migliori, oggi Ronaldo o Dybala (sulla carta) e Morata, non offrono prestazione. Un esempio, per chiarire: il Manchester City si muove senza un centravanti ma il gioco prevale sulla presenza o meno della punta (Aguero o Gabriel Jesus), questo è il calcio che ragiona, questo è il calcio al quale dovrà ispirarsi Pirlo o chi ne prenderà il posto. Si dice Allegri, segnalato a Torino in ogni dove, dai Murazzi del lungo Po sino a Villa Genero (per i non turineis, parco pubblico collinare), ma per il momento tutto è fermo all’incontro con il presidente in Versilia. Dice: ma le minestre riscaldate. Dipende dalle minestre e dalle temperatura della pentola.

    Oltre Allegri non ci sono allenatori disponibili, i migliori hanno costi inavvicinabili, da Guardiola a Tuchel (di lui si parla poco ma è uno giusto), da Luis Enrique a Klopp. Le nostalgie di Zidane, come quella di Lippi, sono fuori radar. La Juventus deve pensare a non farsi male oggi, poi si occuperà del futuro prossimo. Il presente impone vittoria a Udine e già questo è roba grossa, tenendo d’occhio le altre che si sono affiancate. Il ronzio attorno a Pirlo è fastidioso e avrebbe bisogno di una voce a chiarimento, unica, decisiva, anche se politica e diplomatica. Quella del presidente.

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