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    Mazzocchi, da fruttivendolo a terzino che piace alla Juve

    TORINO – La Juve insegue per la fascia destra Pasquale Mazzocchi, classe ‘95, terzino della Salernitana che viene considerato un talismano tra promozioni (quattro, dalla D alla A con il Parma, poi una col Venezia) e salvezze miracolose, come quella con i campani. Proviamo a conoscerlo meglio…
    Le origini
    Pasquale (detto pako) Mazzocchi è nato a Barra, quartiere difficile di Napoli. A 12 anni si mette a fare il fruttivendolo, dopo la scuola, per portare a casa qualche soldo. Così arriva sfinito agli allenamenti e il suo allenatore, Giuseppe Araimo, gli chiede il motivo. Saputa la paga che gli danno, gli dice: «Da domani basta, ti do io la stessa somma per ogni gol che segnerai». Araimo è per Pasquale un secondo padre, e il quartiere Barra è rimasto nel suo cuore. Appena può ci ritorna, soprattutto quando c’è la festa dei Gigli. «Nel mio quartiere entri nei circoli e si parla sempre delle paranze di questa festa. Io sono della paranza Mondiale e ne sono orgoglioso».
    Gli amori
    Un anno fa ha sposato, dopo 10 anni di fidanzamento, Tonia La Magna, ha un labrador e ama le cose semplici: andare in giro con la moglie a fare shopping, rilassarsi a casa guardando un film sul divano, portare a spasso il suo cagnone. Nelle interviste ringrazia sempre i genitori che lo hanno sostenuto nella sua lunga gavetta.
    La fede
    La famiglia Mazzocchi è molto credente. Pasquale e Tonia si sono conosciuti in un movimento giovanile domenicano che frequentavano entrambi. A Capodanno 2020 il terzino ha postato sui social il suo nuovo tatuaggio, il volto di Gesù con la corona di spine sulla fronte che gli copre tutta la schiena. Accanto alla foto il messaggio, «Che questo 2020 ci porti tanta benedizione».
    I tatuaggi
    I tatoo sono una vera passione per Mazzocchi, che ha il corpo ricoperto di tatuaggi. Non soltanto il volto di Gesù: sul ginocchio sinistro ha impresso il numero 7, sulla mano la parola passione, sul pettorale sinistro, proprio sopra il cuore, il volto di un amico fraterno morto a 9 anni per meningite, sul pettorale destro due putti, e al centro, altezza sterno, una croce in negativo, con i contorni neri e sfumati che la rendono luminosa. Ma non è finita qui: l’immagine dell’attore Will Smith sulla gamba sinistra, un adulto che abbraccia un ragazzo, con una nuvoletta da fumetto in cui è scritto un lungo messaggio sullo stinco sinistro, sei numeri della tombola sul costato, un gufo, un cane, il leone, dei guerrieri, un diamante nero, dei fiori, altri volti femminile e maschili, la data della salvezza con la Salernitana (22-5-222) con la percentuale, 7%, dei bookmaker. LEGGI TUTTO

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    Birindelli: “Alla Juve devi metterci la faccia. Quella volta con l’Avvocato…”

    «Mi diventa semplice rispondere perché fin da bambino tifavo Juventus, in camera avevo il post di Zoff, Gentile, Scirea, Cabrini, Tardelli, Platini, Boniek, Rossi… E da ragazzo che iniziava a tirare i primi calci, quella squadra era il punto di riferimento, un sogno. Se per un professionista essere un giocatore della Juventus era toccare il tetto del mondo per le figure carismatiche, come l’Avvocato, il dottor Umberto, la triade, Lippi, Ventrone, che ne facevano parte, immaginatevi le sensazioni di un giovane professionista tifoso: il mio sogno era diventato realtà. Ambientarmi non è stato difficile grazie ai compagni e a tutto lo staff tecnico e societario, dal presidente al magazziniere Romeo o al massaggiatore Giunta, mi hanno fatto sentire uno di loro come se fosse sempre stato lì».
    Qual è il ricordo più significativo della sua carriera per spiegare che cos’è la Juventus? 
    «Ricordo e racconto sempre un episodio per far capire il senso di appartenenza al club e quale fosse il rapporto che avevamo con l’Avvvocato. Eravamo in ritiro nell’hotel del Lingotto, dove c’erano anche gli uffici della Fiat che Giovanni Agnelli raggiungeva con l’elicottero: una mattina io, Van der Sar e Blanchard eravamo nella hall e ci dissero di non muoverci perché sarebbe arrivato l’Avvocato per un saluto. Parlò con me, poi si rivolge al portiere in inglese e a Blanchard in francese, a tutti dava sempre del lei e questo accresceva il senso di imbarazzo. Invece, ci mise subito a nostro agio, anche perché avevamo di fronte una persona competente che conosceva tutto di noi e che si era messo al nostro livello. In genere, in situazioni così ti chiedono come stai, se va tutto bene, invece a me disse “lei Birindelli è molto forte sulla fascia” e poi mi descrisse nei dettagli alcune fasi di una partita. Sapeva tutto ed era molto attento a tutto».
    Che cosa ha di differente la Juventus dalle altre società? 
    «Io ho giocato soltanto nella Juventus come top club, però sentendo i racconti di compagni che avevano giocato in altre squadre importanti, la differenza stava nel senso di appartenenza, nell’attaccamento alla maglia, nel dna che si respirava, nello spirito di squadra. In altre squadre si arrivava e si cercava di creare quel clima, alla Juve c’era già, un allenatore o un giocatore nuovo lo respiravi subito e veniva tramandato. In ogni momento della giornata di facevano capire la responsabilità di indossare quella maglia…».
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    Qual è il dirigente della Juventus che ne ha più incarnato lo spirito? 
    «Ho avuto la fortuna di lavorare con grandi professionisti come Bettega, Giraudo e Moggi. Ognuno ha ricoperto il proprio ruolo con rispetto, passione e grande impegno: non ci facevano mancare nulla, erano sempre presenti per noi. Non si sono mai esaltati quando le cose andavano bene, né si sono tirati indietro nei momenti di difficoltà».
    Cosa non deve fare mai un giocatore, un dirigente e un allenatore della Juventus? 
    «Nascondersi, se hai la maglia della Juve devi avere la personalità di metterci sempre la faccia, nel bene e nel male».
    I tifosi della Juventus sono più difficili di altri tifosi in termini di aspettative e severità di giudizio? 
    «Sono viziati, nel senso buono del termine, perché sono abituati troppo bene a vincere. Secondo me, rispetto ad altri tifosi digeriscono meno bene la sconfitta e sono meno pazienti quando le cose non vanno bene, ma non si esaltano troppo nelle vittorie perché, come dicevo prima, sono abituati».
    Che cosa significa in termini di responsabilità avere la famiglia Agnelli alle spalle? 
    «Loro ti danno tutto, ma pretendono tutto: sei la persona più curata di questa terra, soddisfano qualsiasi tua esigenza, ma pretendono che tu porti in giro i valori della società. Il comportamento e lo stile è fondamentale, vogliono essere accerchiati da persona competenti, capaci, che rispecchino i loro valori: quando venni scelto mi dissero che oltre alle qualità calcistiche contavano anche le mie qualità umane e morali».
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    Che cosa pensa di questa stagione? 
    «Si torna al discorso di prima, in questa stagione Allegri ha dovuto fare troppo e ha perso di vista il suo lavoro principale, allenare la squadra. Ha perso tante energie nell’occuparsi di altre cose che non dipendevano da lui e che non avrebbe dovuto gestire lui. Il rispetto dei ruoli è fondamentale, quando si mescolano si crea una confusione generale. Poi ci sono stati i tanti infortuni, i giocatori chiave che non si sono visti per quasi tutto l’anno. Occorre fare tabula rasa e ripartire da zero, chiarendo però chi è il ds, l’allenatore e il responsabile dell’area tecnica». LEGGI TUTTO

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    Juventus-Allegri, non ci sono novità. Attesa per il vertice

    Juve-Allegri, attesa per il vertice
    La conferma di Allegri sulla panchina bianconera, che ha scatenato anche l’opinione discordante dei tifosi sui social, ad oggi è possibile leggerla con chiarezza nelle parole dei vertici dirigenziali della società. Resta da capire se e come ci sarà l’incontro che dovrebbe avvenire nei prossimi giorni, un vertice per tracciare la strada verso i prossimi mesi, un summit necessario per capire da dove ripartire dopo “un’annata folkloristica” e utile per avere novità sul prosieguo del rapporto. LEGGI TUTTO

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    Juve, complimenti al West Ham: Ogbonna osannato dai tifosi

    Juve, i tifosi esaltano Ogbonna
    Questo il commento del club bianconero: “Complimenti al West Ham per la vittoria della Conference League”. Il post della Vecchia Signora è stato subito commentato da tantissimi tifosi, tra chi si aspetta un messaggio simile anche sabato dopo la finale di Champions League tra Manchester City ed Inter e chi invece ricorda con affetto un ex Juve ora in squadra con gli inglesi di Moyes, ovvero Angelo Ogbonna, definendolo “cuore bianconero”. In stagione la Juventus aveva già fatto i complimenti al Siviglia dopo la finale di Europa League vinta contro la Roma, dopo essersi congratulata in maniera ironica con il Napoli per la conquista dello Scudetto. LEGGI TUTTO

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    Montemurro dopo Juve-Roma Women: “Futuro? Ho un contratto”

    Juve Women-Roma, le dichiarazioni di Montemurro
    Queste le dichiarazioni del tecnico bianconero: “La Coppa Italia? Merito delle ragazze e dello staff. Futuro alla Juventus? Credo proprio di sì, ho un contratto per il prossimo anno e spero di continuare in questo percorso di crescita. Vogliamo essere al topo e combattere per tutte le coppe. Tatuaggio per la vittoria? No, non mi piacciono. Preferisco che la memoria mi resti in testa, non ho bisogno di un tatuaggio per mostrare quello che ho vinto”. LEGGI TUTTO

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    Juve, il futuro dietro l’angolo: da Giuntoli in giù

    TORINO – A Udine si chiude il lavoro di Max Allegri per questa stagione. Le voci sul suo futuro sono tante. Il contratto è lungo, ha ancora due anni: bisognerà vedere alcune situazioni, al di là del risultato del Friuli. Il club dovrà capire quale strada intraprendere e la questione economica incide, eccome. Intanto deve vedere in quale Coppa si qualificherà la squadra e se l’Uefa poi interverrà. L’Europa League sarebbe più agevole – niente spareggi estivi – e più blasone rispetto alla Conference. E poi bisognerà chiudere bene, per la classifica “sul campo”, per quella reale e per il morale. LEGGI TUTTO

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    Siviglia-Juve, Gudelj e il messaggio di pronta guarigione a Fagioli

    Fagioli, infortunio in Siviglia-Juve dopo il fallo di Gudelj: esce dal campo in barella
    Juve, il messaggio di Gudelj e la risposta di Fagioli
    Tantissimi gli auguri di pronta guarigione indirizzati al classe 2001 dal mondo Juventus e non solo. Tra i vari messaggi per Fagioli, è arrivato anche quello dell’autore del fallo della squadra di Mendilibar. Gudelj ha infatti postato nelle sue storie di Instagram una foto di Nicolò scrivendo: “Spero in un recupero veloce e che tu possa tornare in campo presto!”, con la risposta del bianconero che non si è fatta attendere. Sempre tramite le storie, il centrocampista della Vecchia Signora ha repostato il messaggio di Gudelj per ringraziarlo pubblicamente. LEGGI TUTTO