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    Monza-Juve 1-0: ko senza reagire

    E’ finita come contro il Benfica, con la Juventus sconfitta a prendere i fischi della curva, questa volta quella dello U-Power Stadium di Monza, comunque gremita di tifosi bianconeri che avevano contestato anche prima del fischio d’inizio, placati da Danilo. Fischi che la squadra di Massimiliano Allegri, in tribuna perché squalificato, come Cuadrado e Milik, prenderà di certo anche allo Stadium alla ripresa contro il Bologna. Starà al tecnico e ai giocatori, tra i quali oltre agli squalificati dovrebbero rientrare Locatelli, Rabiot e Alex Sandro, provare a spegnerli battendo i rossoblù e cominciando a risalire una classifica che comincia a farsi preoccupante. A preoccupare, però, più ancora della classifica e della sconfitta, sono la prestazione e l’atteggiamento dei bianconeri: Di Maria in primis, che ha fatto la differenza al contrario facendosi cacciare con un fallo di reazione di incredibile ingenuità.Guarda la galleryLa Juve paga l’ingenuità di Di Maria: fallo di reazione su Izzo, espulso al 40′

    JUVE MOLLE Spenta, forse intimidita e sfiduciata (e non sarebbe un bel segnale) dalla contestazione, la Juventus ha iniziato lasciando l’inziativa al Monza, che ha recepito la richiesta di coraggio da parte del nuovo tecnico Palladino provando a pressare alto. Nello specifico, le punte Mota Carvalho e Caprari attaccavano i centrali Gatti e Bremer, il trequartista Pessina puntava Paredes che si abbassava per costruire, mentre gli esterni Ciurria e Carlos Augusto e i mediani Rovella e Sensi curavano terzini e mezzali bianconere, ossia De Sciglio e Danilo e McKennie e Gatti. Un pressing non certo ossessivo, ma che è comunque bastato per impedire alla squadra bianconera di prendere l’iniziativa – 42% il possesso juventino nel primo tempo – e soprattutto di creare pericoli: 6 i tiri bianconeri, 7 quelli biancorossi, solo uno per parte nello specchio. Nessuno, né da una parte né dall’altra, pericoloso. Una sterilità, quella bianconera, frutto anche di tanti, troppi errori in fase di circolazione di palla, soprattuto da parte di McKennie e Kostic, forse stanchi dopo tante partite (il serbo era alla quinta da titolare in 15 giorni, lo statunitense alla quarta, più 45 minuti a Parigi). Così Vlahovic e Di Maria hanno finito per restare isolati e quando il Fideo ha provato ad accentrarsi e abbassarsi non è mai riuscito a legare il gioco con efficacia. Anzi, proprio in una di queste occasioni, pressato probabilmente oltre il limite del fallo da Izzo, ha reagito con una gomitata tanto plateale quanto assurda che gli è giustamente valsa il cartellino rosso.

    Guarda la galleryMonza-Juve, Allegri al telefono in tribuna durante la partita

    IL CROLLO In 10, nella ripresa la Juventus ha mantenuto la difesa a tre a cui era passata nella seconda metà del primo tempo, schierandosi con un 3-5-1. Un assetto che avrebbe dovuto garantire almeno copertura, invece la squadra bianconera ha subito rischiato grosso quando, su cross da destra di Ciurria, Mota Carvalho ha anticipato Gatti sul primo palo senza trovare la porta da due passi, mentre Gytkjaer ha alzato troppo la mira di testa ancora su cross da destra, stavolta di Barberis. Questi ultimi messi dentro da Palladino assieme a Caldirola al 10’, per provare a sfruttare con forze fresche un eventuale calo atletico della Juventus in 10. Landucci, il vice di Allegri, ha invece mantenuto in campo i 10 rimasti degli undici iniziali, continuando a cercare di proteggere l’area per provare a colpire in contropiede. Dopo averne sprecato uno con un passaggio di Danilo intercettato da Pablo Marì, la Juventus è però capitolata all’ennesima occasione concessa al Monza: Gytkjaer ha ancora anticipato Gatti su cross da destra di Ciurria e stavolta ha battuto Perin. A questo punto è arrivato anche il primo cambio bianconero, con Kean per Kostic e il passaggio al 4-3-2. Proprio Kean di testa ha avuto l’unica occasione per pareggiare, ma ha girato troppo centralmente. E così il Monza si è preso la prima vittoria in Serie A, senza neppure tremare troppo nel recupero.

    Sullo stesso argomentoJuve al buio, è confusione totale: tutti i motivi della crisi bianconeraJuventusIscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Monza-Juve, le scelte di Allegri: Di Maria-Vlahovic-Kostic in attacco

    TORINO – Sotto con il Monza. Domenica alle 15 la Juventus riparte dai brianzoli del nuovo tecnico Raffaele Palladino, ultimi in classifica. La squadra di Massimiliano Allegri si presenterà senza otto giocatori, che diventano nove contando anche il giovane Aké. Squalifiche (Milik e Cuadrado) e infortuni (Rabiot, Locatelli, Alex Sandro, Pogba, Chiesa, Kaio Jorge) dimezzano le scelte del “Conte Max”, orientato a riproporre il 4-3-3/4-4-2 trasformabile in 3-5-2 delle ultime esibizioni. Ma con un’arma in più: quel Di Maria annunciato in campo dal primo minuto dallo stesso allenatore.
    Le scelte di MaxSzczesny è di nuovo convocato (è la prima volta dopo l’infortunio alla caviglia del 31 agosto contro lo Spezia), ma in porta toccherà nuovamente a Perin. Davanti all’ex genoano ecco De Sciglio, con Bremer, Bonucci e Danilo. In mediana la coperta è cortissima. Ai lati di Paredes, spazio a McKennie e Miretti. In attacco, Kostic è segnalato in vantaggio su Kean a sinistra, mentre sulla fascia opposta giocherà Di Maria. Il serbo e l’argentino dovranno armare Vlahovic, ancora a secco a settembre, con cross e assist.
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    Lo strano weekend di Milik: senza la Juve, si consola con Agata nella nuova casa

    TORINO – Monza-Juventus la guarderà in tv, lontano per una volta dallo stress del campo dove in realtà avrebbe fatto tutto tranne che la figura dell’estraneo. Ma Arkadiusz Milik non può cambiare la storia, ingiusta, di una doppia ammonizione rimediata una settimana fa contro la Salernitana, la seconda per via di un’esultanza con strip non consentito a seguito di un gol poi ingiustamente annullato. La topica della combo Marcenaro (arbitro)-Banti (Var) ha partorito un 3-2 poi convertito in 2-2, però con la conferma dell’espulsione dell’attaccante polacco, con conseguente squalifica. L’ex Napoli mancherà a Massimiliano Allegri in Brianza, non alla sua dolce metà. Si chiama Agata Sieramska, nota per essere la nuova fidanzata del bomber e per il suo fisico da urlo, lei che spesso e volentieri con Arek condivide intense sedute in palestra.
    Una rete ogni due partite«Finalmente a casa nuova con il mio amore», è l’ultimo post pubblicato sul suo profilo social da Milik, che da poco si è felicemente sistemato nella nuova residenza torinese a due passi dal centro di Torino. La punta bianconera trascorrerà la sosta del campionato aggregandosi alla nazionale polacca per gli impegni in Nations League contro Olanda e Galles. Poi tornerà a fare le fortune della Juve, dopo aver già realizzato tre gol in sei partite stagionali con la maglia bianconera. Anche mercoledì aveva avviato bene il match con il Benfica grazie a una capocciata delle sue e se la squadra s’è poi arenata sul ricordo di mezzo tempo giocato come si conviene, facendosi rimontare dai portoghesi, poche colpe o nessuna possono ricadere su Arek. Allegri lo aspetta a braccia aperte. Milik ha caratteristiche a loro modo insostituibili: altro che un centravanti di scorta, si sta dimostrando assai utile.
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    Monza-Juventus: scopriamo Barbieri, Iling-Junior e Barrenechea

    TORINO – Oggi davanti a un tablet, tifando (invano) per i loro compagni della Juventus Next Gen impegnati in casa del Renate, domani in panchina a Monza, tifando per i compagni per un giorno della prima squadra e covando la speranza che Massimiliano Allegri decida che c’è bisogno di uno di loro. E’ un weekend speciale per Tommaso Barbieri, Samuel Iling-Junior e Enzo Barrenechea, terzetto di giovani convocato dal tecnico bianconero per la trasferta in Brianza, che si aggiunge all’altro terzetto, quello stabilmente in prima squadra composto da Fagioli, Miretti e Soulé. Ecco chi sono.
    BARBIERI Vent’anni compiuti il 26 agosto, Barbieri è un terzino capace di giocare su entrambe le fasce, che ha nella progressione e nella capacità di spingere in avanti le sue dote principali. La Juventus lo acquistò nell’estate del 2020 dal Novara, con la cui maglia aveva giocato 15 partite in serie B nella stagione precedente. Già protagonista nello scorso campionato di C con la seconda squadra bianconera, non ha ancora esordito in partite ufficiali ma Allegri lo ha impiegato nelle amichevoli precampionato e lo aveva già convocato mercoledì contro il Benfica.
    ILING-JUNIOR Diciannove anni il 4 ottobre, inglese, Iling-Junior è un esterno d’attacco, capace però all’occorrenza di coprire tutta la fascia come quinto in un 3-5-2, pur dando del ruolo un’interpretazione offensiva. Dotato di tecnica, resistenza e velocità, la Juventus lo acquistò nell’estate 2020 dal Chelsea e in bianconero è diventato subito punto fermo della Primavera, fino a passare in questa stagione alla Next Gen. Dotato di ottimo dribbling, in questi anni ha affinato le sue capacità in fase di finalizzazione.
    BARRENECHEA Ventuno anni compiuti il 22 maggio, argentino, Barrenechea è un centrocampista centrale che abbina fisico e tecnica, dote quest’ultima che sfrutta anche come rigorista. Cresciuto nel Newell’s Old Boys, nel 2019 passò al Sion da dove la Juventus lo prelevò a gennaio 2020. Subito protagonista in Under 19, nella stagione successiva debuttò anche in Serie C con la seconda squadra, ma a maggio 2021 la rottura di un crociato aveva interrotto la sua ascesa fermandolo per nove mesi. Tornato in campo a primavera, quella per la partita contro il Monza è la sua prima convocazione in prima squadra.
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    Juve, adesso servirebbe il tackle della proprietà

    Nutro sincera stima per Massimiliano Allegri ed è persino pleonastico rimarcarne titoli e palmarès, sebbene ora onusti di gloria e di ricchezza. Anche per questo, profondo è lo stupore, per meglio dire lo sconcerto di fronte alla Grande Crisi della sua settima Juve. Non dico che mi sarei aspettato fosse migliore delle prime cinque nel Quinquennio d’Oro (5 scudetti, 4 Coppe Italia, 3 Supercoppe italiane, due finali di Champions League), ma, certamente migliore della sesta, sì. E invece, addì 17 settembre, è acclarato quanto sarà un giudizio supremo la partita con il Monza ultimo in classifica: 1 punto in 6 partite, 5 sconfitte, 1 pareggio, 1 gol segnato e 5 subiti. Il fatto è che, oggi, la Juve non è “la Juve all’altezza del suo passato” che aveva reclamato John Elkann il 4 agosto scorso a Villar Perosa, chiedendo alla squadra di onorare nel modo migliore il 2023, l’anno centenario della proprietà agnelliana. Ecco, Elkann, il Signor Exor, patron bianconero nelle cui casse l’holding da lui presieduta ha iniettato 700 milioni di euro in due anni e mezzo.Sullo stesso argomentoJuve, correre meglio e di più. E la qualità poi emergeJuventus

    E per fortuna l’ha fatto: all’inizio del mese, la Juve ha registrato il quinto, pesantissimo passivo, l’ultimo di una serie di cinque deficit consecutivi (-19 milioni nel 2017-18; -40 milioni nel 2018-19; -90 milioni nel 2019-20; -210 milioni nel 2020-21; -250 milioni nel 2021-22). Per rifarsi all’improvvida battuta di Arrivabene rivolta al tifoso che gli diceva Allegri out, qualora la Juve cambiasse allenatore, il prossimo lo pagherebbe certamente Exor. In attesa di sapere se nel prossimo futuro Allegri rimarrà o verrà rimosso, sommessa richiesta a Elkann: ora più che mai urge un suo intervento, chiaro e forte, meglio ancora se pubblico, alla bisogna anche in tackle scivolato per mettere in riga tutto e tutti alla Continassa, paventando provvedimenti drastici a ogni livello. Elkann ne ha piena facoltà, essendo il proprietario della Juve, “la squadra al mondo che ha avuto più campioni del mondo e ha vinto tutte le coppe che c’erano da vincere”. L’ha detto lui, a Villar Perosa.

    Sullo stesso argomentoLa Juve non ha scelta. Ma cambiare è inutileJuventusIscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Allegri, chiama la squadra al confronto: solo tu e loro

    Questa situazione la possono risolvere solo Allegri e i suoi giocatori. Devono chiudersi nello spogliatoio, solo loro nella stanza: nessuno dello staff, nessuno tranne l’allenatore e i venticinque giocatori della rosa. Guardarsi in faccia e parlare con il cuore in mano. Nessuna timidezza o calcolo: la verità, tutta la verità, soltanto la verità. I calciatori devono spiegare cosa non funziona dal loro punto di vista, Allegri deve annotare tutte le osservazioni e poi evidenziare cosa non gli piace, ma anche spiegare quello che i giocatori gli hanno detto di non aver capito. Devono confrontarsi senza fretta, devono dirsi tutto. E quello che si dicono deve essere la base condivisa da tutti per ripartire. Credo che la rosa della Juventus sia forte, credo che Allegri resti un grande tecnico: è evidente che qualcosa non stia funzionando, anzi forse più di qualcosa, ma è una situazione nella quale i gruppi possono cadere. Io ne ho passate di simili e ne sono sempre uscito con un confronto franco e aperto con lo spogliatoio, senza coinvolgere altre persone, lasciando che la dirigenza continuasse a fare… la dirigenza. In campo alla fine vanno i giocatori con le indicazioni dell’allenatore: è quindi giusto, quasi ovvio, che siano loro a doverne uscire insieme.Guarda la galleryLa probabile formazione della Juve per il Monza: le scelte di AllegriIn queste prime partite ho avuto l’impressione che il problema principale sia nella testa più che nei muscoli dei giocatori e ciò che mi ha più colpito è la mancanza di spirito di appartenenza. Ho visto poco la squadra, intesa come gruppo legato da qualcosa di forte e con un obiettivo comune. Si può discutere fino alla morte del gioco, dell’estetica, del divertimento, ma l’essenza dello sport resta l’agonismo che in una disciplina di squadra deve essere espresso dal gruppo nel suo insieme. I giocatori bianconeri trovino o ritrovino quel senso di appartenenza a un grande club con una grande storia, coinvolgano i nuovi arrivati, si ricompattino intorno a un obiettivo da raggiungere e, probabilmente, molti dei tentennamenti spariranno. C’è tempo e spazio per migliorare, forza!
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    La Juve non ha scelta. Ma cambiare è inutile

    Mi sembra che siamo giunti alla domanda. I fischi, le discussioni, i titoli portano lì: è giusto tenere Allegri? È il quesito sollevato dopo il Benfica, malgrado – lo scrivo oggi – la Juventus possa recuperare. È finita la festa del gran ritorno alla Juventus, i tifosi per lui, la molta stampa amica ancora più amica. Neppure il Congresso di Vienna portò indietro la storia, non poteva riuscirvi Allegri, che nei due anni di stop ha viaggiato poco e non ha discusso se stesso. Ha anzi estremizzato i toni. Il corto muso, conta solo la vittoria, la crociata contro i nemici della teoria. Ma le cose sono andate sempre peggio. Male lo scorso anno, malissimo in questo, nel quale le prestazioni sono state peggiori dei già pessimi risultati. La domanda sul suo futuro rischia però di essere inutile, tardiva e sbagliata.Sullo stesso argomentoAllegri, chiama la squadra al confronto: solo tu e loroJuventus

    È inutile poiché la Juventus ha poche scelte. Allegri prende sette milioni netti all’anno, il doppio al lordo, più staff, più eventuale ingaggi di nuovo tecnico e nuovo staff. Per anni Madama ha pagato due allenatori a stagione, non può farlo nel prossimo triennio con il bilancio in rosso. È tardiva perché la riflessione sulle caratteristiche di Allegri andava fatta a maggio 2021. Lui non fonda cicli, li allunga allentando la tensione. Prima serve l’ossessione di Conte, poi lui, non il contrario. È infine sbagliata dal momento che cambiare getterebbe insicurezza in un ambiente terremotato dalle continue rivoluzioni. E via Allegri, e via Sarri, e via Pirlo. La forza della Juventus è stata sempre la stabilità, persino un po’ grigia, frutto di una straordinaria tradizione e di ragionare in secoli, mai in settimane o giorni. Era una Chiesa, non può trasformarsi in discoteca. 

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    MD: “Liverpool, Arthur già bocciato: Klopp vuole ridarlo alla Juve”

    L’avventura di Arthur al Liverpool potrebbe essere già arrivata al capolinea. Il centrocampista brasiliano, arrivato in Inghilterra in prestito con diritto di riscatto fissato a 37,5 milioni di euro, è passato dalla Juventus ai Reds nell’ultimo giorno di mercato. Sebbene non sia passato neanche un mese, però, secondo il quotidiano spagnolo Mundo Deportivo Jurgen Klopp lo vorrebbe già fuori dalla squadra. Il brasiliano ex Barcellona era sbarcato a Liverpool con l’intento di trovare più spazio (che nella sua esperienza alla Juve non ha di fatto mai avuto) in vista del Mondiale in Qatar, ma fino a questo momento ha collezionato solo 14 minuti complessivi in campo. Arthur sarebbe stato dunque bocciato immediatamente dal tecnico dei Reds e la società inglese starebbe cercando in tutti i modi di ridarlo il prima possibile alla Vecchia Signora. LEGGI TUTTO