Juventus: cosa sta succedendo a Vlahovic?
Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a LEGGI TUTTO
Subterms
ha scritto per te Carlo Piacenti
Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/calcio/serie-a LEGGI TUTTO
ha scritto per te Carlo Piacenti
TORINO – Juan Cuadrado ha una storia strana nella Juventus. Sottovalutato all’inizio, caricato di responsabilità forse superiori alla sua capacità alla fine. In mezzo ci sono tante partite decise dalla sua fantasia, dal suo talento multiforme e dai suoi gol. Il bilancio, insomma, sarà comunque positivo, ma adesso la crisi che sta attraversando è devastante per la Juventus di Allegri.
La fissazione di Conte
Cuadrado era una fissazione di Antonio Conte, che nella primavera del 2014 aveva letteralmente ossessionato Beppe Marotta perché lo strappasse alla Fiorentina per portarlo a Torino. Non accadde e Conte, anche per quello (ma ovviamente non solo per quello), maturò la clamorosa decisione di dimettersi a ritiro iniziato. Cuadrado, ironia della sorte, sbarcò alla Juventus l’estate successiva, nella seconda stagione di Allegri. In quella Juventus è lussuoso gregario: uomo in grado di spaccare le partite entrando nella ripresa e titolare multiruolo, efficiente sia come esterno basso che come ala. Il gol nel derby d’andata del 2015-16 è simbolico di ciò che è stato Cuadrado in quelle stagioni: una rete decisiva per vincere una partita decisiva (da lì partì il rimontone scudetto), segnata entrando a mezzora dalla fine.
Uomo spogliatoio
Cuadrado è simpatico, positivo, sempre allegro, collante umano in uno spogliatoio di duri, dove riesce a far sorridere perfino Mandzukic, alleviare le tensioni di un gruppo che prendeva maledettamente sul serio il compito di vincere sempre. Qualche volta viene messo sul mercato, ma finisce sempre per rimanere perché è utile, molto utile, quasi indispensabile quando nel corso delle stagioni la Juventus perde via via qualità tecnica. E quella di Cuadrado diventa vitale per risolvere i guai nell’anno di Sarri, quando il tecnico getta la spugna della sua rivoluzione (più o meno in autunno) e parte un’autogestione tattica, nella quale Juan è fondamentale per capacità di palleggio, per i suoi assist, per l’abnegazione atletica con cui occupa la fascia facendo contemporaneamente due ruoli. E con Pirlo è ugualmente determinante. Il lussuoso accessorio delle prime stagioni è diventato un elemento fondamentale del motore bianconero, via via che la qualità e l’esperienza della rosa è diminuita.
Gli anni della crisi
E così la crisi di Cuadrado, che nella scorsa stagione ha iniziato a perdere colpi e in quella attuale appare in caduta libera, incide in modo devastante sul rendimento della squadra. Nel primo anno dell’Allegri bis sembrava un problema fisico legato alle continue trasferte in Sudamerica per la nazionale. Quando tornava, impiegava sempre una decina di giorni per rimettersi in sesto, giocava un paio di partite sufficienti, poi tornava in Nazionale e ricominciava il giro. Nel mezzo qualche infortunio a rallentare il tutto. Quest’anno Cuadrado appare spremuto: non punta più l’uomo come una volta e non lo salta se ci prova, si guarda più indietro che davanti quando deve passare il pallone, commette errori di scelta incomprensibili per chi, come lui, è stato un eccellente assist-man. Per la Juventus significa perdere moltissimo in fase offensiva dove non ci sono pedine che saltano l’uomo E in fase difensiva, nella posizione di terzino, non è più affidabile come prima.
Il perché della crisi
Il perché di questa crisi va cercato senza dubbio nella condizione fisica di un giocatore che, evidentemente, ha necessità di riposare di più ed essere gestito. Le ultime tre stagioni hanno lasciato segni profondi su Cuadrado che non è più il Cuadrado di prima. Nonostante ciò è difficile farne a meno, con un Di Maria spesso fuori fra infortuni e squalifiche e con la penuria di esterni che lascia la Juventus spesso con scelte obbligate. Così Cuadrado gioca, perché resta un perno della Juventus, ma un perno con molta ruggine sopra e che quindi si inceppa sempre più spesso. È impossibile prevedere se la parabola discendente intrapresa dal colombiano sia irreversibile o se possono tornare tempi migliori. È molto probabile, tuttavia, che questa sia l’ultima stagione in bianconero, visto che a giugno scade il contratto e difficilmente verrà rinnovato. Il che non condizionerà le sue prestazioni (non è il tipo ed è sinceramente affezionato all’ambiente), ma non è certo il rinnovo il problema di Cuadrado in questo momento. LEGGI TUTTO
ha scritto per te Carlo Piacenti
INVIATO A MILANO – Dallo sciacquatevi la bocca al tappatevi la bocca. La Juventus – Massimiliano Allegri a parte – ha lasciato San Siro più o meno così come l’hanno fatto i tifosi: ammutolita, silente. Non ha parlato capitan Leonardo Bonucci, tornato titolare. E non l’ha fatto nessun altro dei giocatori. Era già accaduto a Monza, dopo il ko rimediato prima della sosta: c’era poco da dire, al di là della disamina del tecnico (Allegri era squalificato, in conferenza e davanti alle telecamere era andato il suo vice Marco Landucci). Piuttosto c’è molto da fare, da lavorare, da recuperare.
Juve, parola al lavoro
In momenti come questi, peraltro, non si sarebbe potuto far altro che ripetere concetti triti e ritriti, tesi alla rabbia da trasformare in carica e voglia di riscatto. Oppure si sarebbe potuto sottolineare che per fortuna si torna subito in campo, martedì, contro il Maccabi Haifa in Champions League per provare a restare quantomeno in corsa per l’accesso agli ottavi di finale. O ancora, pescando dal prontuario, si sarebbe potuto sottolineare che non è ancora finita, che se ci si crede si possono fare le imprese, che in passato… Etc. Etc. Concetti cui è giusto affidarsi, certo, ma che hanno presa e credibilità se li dici una, due volte. Ma poi devono giocoforza cedere posto ai fatti concreti. Peraltro, sempre in momenti come questi, si entra nel campo in cui una parola è poca e due sono troppe. Cioè: basta mezza frase in più per creare casini. E complicanze. Dopo la sconfitta in Champions League contro il Benfica, ad esempio, s’era assistito all’ottimismo ostentato da Allegri da una parte e invece dall’altra alla preoccupazione di Bonucci, che aveva sottolineato che si commettevano sempre gli stessi errori.
Milan-Juve, serata da dimenticare per Bonucci
Da quel proclamo le sorti di Bonucci sono andate vacillando tra panchine, polemiche, difficoltà varie. Anche con i tifosi i rapporti sono diventati tesi e sono sfociati in alcune contestazioni. Ieri, a Milano, s’è giunti al culmine. La San Siro rossonera ha fischiato il capitano juventino memore di quella parentesi milanista (stagione 2017-18 mirata a «spostare gli equilibri») presto bollata come un errore clamoroso dal diretto interessato, tornato rapidamente e mestamente sui suoi passi. Ma pure lo spicchio di stadio juventino ha avuto a che ridire, durante la chiama dei titolari. In passato è capitato che situazioni come queste galvanizzassero Bonucci, bravissimo a trasformare fischi e insulti in carica emotiva, determinazione, motivazioni. Spesso ha segnato, in mezzo alla bolgia, viaggiando fiero in direzione ostinata e contraria. Questa volta, invece, no. Ha visto, segnare. Sotto i suoi occhi.
Milan-Juve, arrivano le scuse di Bonucci
Con personalità, però, alla fine, non s’è tirato indietro. E’ stato lui, ancora un volta, sia pure un po’ spaesato e dubbioso sulla reazione che avrebbe riscontrato, a indurre i compagni a fare comunque un cenno di saluto ai tifosi bianconeri. Non sotto la curva, ma almeno da metà campo. Una assunzione di responsabilità che comunque è giusto riconoscere al difensore bianconero. Sperando, sempre, che non debbano seguirne in quantità.
Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO
ha scritto per te Niccolò Anselmi
Lutto, minuto di raccoglimento e bandiere italiane
Prima dell’inizio dell’incontro tra Brighton e Tottenham – entrambe le squadre hanno indossato il lutto al braccio – è stato osservato un minuto di raccoglimento e sul maxischermo dell’Amex Stadium è comparsa la foto di Ventrone. Numerose le bandiere italiane apparse sugli spalti durante il momento dell’omaggio, accompagnato anche da scroscianti applausi.
La dedica di Kane
Harry Kane ha portato il Tottenham in vantaggio al 22′. Subito dopo ha rivolto lo sguardo al cielo puntando anche il dito verso l’alto, per ricordare e omaggiare Ventrone. LEGGI TUTTO
ha scritto per te Niccolò Anselmi
MIAMI (Usa) – Il centravanti argentino Gonzalo Higuain torna a parlare dopo l’annuncio del proprio ritiro. Il calciatore ha rilasciato una lunga intervista in cui parla delle sue esperienze nel mondo del calcio. “Ho iniziato a giocare per amore del gioco – afferma in esclusiva a Goal – sono stato spinto dalla passione. Speravo che crescendo e diventando un calciatore professionista, avrei provato le stesse cose, ossia che fosse molto simile alla passione e all’amore che avevo da bambino, ma poi ti accorgi che non è la stessa cosa. L’amore per lo sport non è lo stesso per tante altre cose: soldi e finanze, direttori sportivi e contratti. La tua vita cambia completamente, quindi ho dovuto conviverci. Nel calcio devi essere mentalmente forte, altrimenti non arrivi in alto. Serve una grande forza mentale per poter raggiungere la vetta”.
“Le mie squadre? Real, Napoli e Juve”
In carriera Higuain ha vestito la maglia di diverse squadre giocando nella Liga, in Serie A e in Premier League. ”La squadra dove ho giocato più a lungo è stata il Real Madrid – sottolinea il centravanti argentino – poi sono stato quattro anni alla Juve, tre anni al Napoli, sei mesi al Milan e sei mesi al Chelsea. Se devo giudicare in base al tempo che ho passato in un club, posso dire Real Madrid, Napoli, Juve per l’affetto reciproco che mi lega a queste piazze. Ho vissuto bei momenti in tutti i club, ho giocato in molte squadre perché volevo spostarmi, provare cose diverse, sfidare me stesso giocando per club differenti e mostrare cosa potevo fare ovunque ed essere in grado di vincere ovunque”.
L’argentino più costoso di sempre
“Quando sei il numero 9 sei costantemente nell’occhio del ciclone – confessa Higuain – a volte fai tre goal, e sbagli il quarto ed è quello che ricordano, ma sono più che orgoglioso e contento del successo che ho avuto. Dai brutti momenti impari a maturare, a crescere e io personalmente non rimpiango niente. Io ho perso, molte finali: Copa America e Coppa del Mondo. E ho avuto la sfortuna di essere quello che ha fallito un occasione da goal importante. Importante. Erano tempi duri, ma poi un anno dopo sono stato venduto per 90 milioni alla Juventus e sono diventato l’argentino più costoso di sempre. Ed proprio lì che capisci che nulla può distrarti dal tuo obiettivo”.
Guarda la galleryHiguain, da Dybala a Cuadrado: quanti messaggi social dagli “juventini”Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO
ha scritto per te Carlo Piacenti
TORINO – Massimiliano Allegri parla prima dell’allenamento odierno e del risveglio muscolare di domani mattina per cui ha margine per muoversi sulla pretattica. E così il “miglioramento” di Milik da verificare con le ultime due sedute apre scenari multitasking sulla formazione che domani scenderà in campo al Meazza contro il Milan. In ogni caso la sensazione è che il polacco sarà della partita dal primo minuto ad affiancare un Vlahovic più carico che mai dopo gli ultimi gol segnati in campionato e in Champions League. LEGGI TUTTO
ha scritto per te Carlo Piacenti
TORINO – Otto mesi di lavoro sul fisico di Kaio Jorge ed ecco il risultato. Lo posta il fisioterapista personale Amil Henrique. Un risultato eccellente di potenziamento del ragazzo ex Santos che ha 20 anni e sta recuperando dall’operazione al ginocchio del 24 febbraio dopo la rottura del tendine rotuleo accusata con la Juventus U23. I tempi della riabilitazione completa erano stimati sugli otto mesi ed eccoci appunto al traguardo.
Kaio Jorge al lavoro
Con pazienza e dedizione. In attesa di rivederlo correre sul campo, dal Brasile si mettono in fila per poterlo chiedere in prestito alla Juventus, Flamengo davanti a tutti. Col club bianconero, il ragazzo dovrà decidere quale sarà l’opzione migliore per tornare competitivo. Magari potrebbe anche essere aggregato alla Next Gen. Oppure appunto tornare in Patria. LEGGI TUTTO
ha scritto per te Carlo Piacenti
TORINO – “Cari Azionisti, dopo l’inimmaginabile tempesta del Covid – oltre 7 miliardi di perdite cumulate nel comparto tra il 2019 e 2021- il bilancio 2021/2022 dovrebbe essere l’ultimo anno in cui registriamo impatti diretti dovuti alla pandemia (basti ricordare, a titolo di esempio, che lo scorso anno abbiamo avuto un tasso di utilizzo degli stadi inferiore al 70%). È stato dunque necessario dotare la società di una nuova roadmap, approvata dal Consiglio di Amministrazione nel giugno di quest’anno, col fine di garantire alla Juventus lo sviluppo mantenendo il riferimento alla performance sportiva”. È questo l’impegno preso dal presidente della Juventus Andrea Agnelli, contenuto nella lettera inviata agli azionisti e che accompagna il bilancio 2021-22. “La via del risanamento economico – prosegue il numero uno bianconero – è quindi già stata intrapresa dalla società, ma è un percorso a tappe molto impegnativo, che compare al termine delle tre stagioni contraddistinte dalla pandemia e passa attraverso momenti dolorosi”. LEGGI TUTTO
Questo portale non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001. L’autore del portale non è responsabile del contenuto dei commenti ai post, nè del contenuto dei siti linkati. Alcuni testi o immagini inseriti in questo portale sono tratti da internet e, pertanto, considerati di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate comunicarlo tempestivamente via email. Saranno immediatamente rimossi.