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    Pjanic esclusivo: “Juve, troppe negatività. Basta una scintilla”

    Pjanic, cosa ha pensato vedendo Bonucci e compagni, prima contro il Benfica e poi domenica a Monza, scusarsi davanti ai tifosi che contestavano?

    «È la dimostrazione che i giocatori sono consapevoli della situazione. Calciatori e tifosi devono essere una cosa sola. È un senso di responsabilità prendersi i fischi della gente. Dispiace vedere la Juventus in questa situazione, ma un momento di crisi arriva sempre nell’arco della stagione».

    La Juventus è ottava in classifica, a meno 7 dalle capoliste Napoli e Atalanta: stupito?

    «Sì. Ma diciamo che quasi tutte le big stanno faticando a decollare. Penso all’Inter e pure al Milan, che comunque è più avanti. Il Napoli ha fatto un grande inizio di campionato, come Atalanta e Udinese. È vero, dalla Juventus ci si aspettava di più, ma è soltanto l’inizio e c’è ancora il tempo per recuperare. Per vincere lo scudetto devi essere regolare e continuo, però ci sono più di trenta partite da giocare. La sosta arriva al momento giusto, aiuta a schiarire le idee tanto ai giocatori quanto ad Allegri e allo staff».

    Dopo la sconfitta di Monza è in crescita tra i tifosi il partito del “via Allegri”. La società, invece, ha deciso di andare avanti con lo stesso allenatore. Lei che idea si è fatto?

    «Quando arrivano questi momenti, dove hai tanti dubbi in testa e poche sicurezze, giocare contro la prima in classifica o contro l’ultima, come a Monza, cambia poco: incontri le stesse difficoltà».

    Perché?

    «È una questione mentale, difficile da capire per chi non scende in campo. Ma in questi momenti, basta una scintilla e tutto si sblocca in positivo».

    Cosa intende per scintilla?

    «Alla ripresa, dopo le nazionali, arriverà il Bologna all’Allianz Stadium. Se i bianconeri riusciranno a vincere dominando, poi le cose andranno a posto da sole. A volte basta poco… L’importante, in questi momenti, è restare uniti. Non cercare colpevoli perché alla fine tutti sono colpevoli allo stesso modo quando non si vince. Percepisco tanta negatività, ma quello che si dice fuori non deve entrare nella testa dei giocatori. Il mondo Juve deve restare compatto: società, allenatore, staff, giocatori e tifosi devono ritornare una cosa sola. La Juventus ha già tanti avversari di suo: dalle squadre alle tifoserie rivali… Se entri all’Allianz Stadium e hai anche la tua tifoseria scontenta, pur con delle ragioni in questo momento, diventa tutto complicato».

    Tornando ad Allegri?

    «Adesso non hanno senso i cambi, le somme si tirano alla fine della stagione. La Juventus di Allegri può riuscire a ribaltare tutto, ma si devono mettere tutti in discussione. Nessuno può essere soddisfatto, a partire dai giocatori. Ma anche Allegri e il suo staff staranno facendo delle riflessioni per svoltare. Quando un momento difficile arriva così presto, sei costretto a commettere meno errori possibili. Il campionato è equilibrato, può succedere ancora di tutto. Quando vinci passando da questi periodi duri, poi è ancora più bello e gustoso il successo. Diventano soddisfazioni enormi. Vi ricordate la stagione 2017-18 e la vittoria del Napoli di Sarri allo Stadium con il gol di Koulibaly nel finale?».

    Lo scudetto sembrava sfumato e il ciclo finito…

    «Il giorno dopo la sconfitta contro il Napoli lo ricordo come fosse ieri. Mi presentai al campo per l’allenamento e non vi nascondo che io e altri compagni iniziammo ad avere dei dubbi in testa. Del tipo: lo scudetto non lo vinciamo più. Anche perché la partita successiva era a San Siro, contro l’Inter. Allegri riunì la squadra e ci parlò con una calma e una serenità incredibili. E senza cercare scuse o alibi. Max ci disse di non pensare al gol di Koulibaly, ma ai punti che ancora c’erano in palio per raggiungere l’obiettivo. A San Siro sapete come è andata: andammo prima in vantaggio, poi sotto. E alla fine vincemmo 3-2. Allegri guarda sempre avanti, non indietro. In questi momenti cerca le parole giuste e le soluzioni migliori per svoltare. Farà così anche stavolta. Lo sapete perché noi svoltammo?».

    Racconti pure…

    «Perché dentro di noi avevamo l’orgoglio di non far finire il ciclo e ci rodeva l’idea che un’altra squadra potesse festeggiare lo scudetto. È una cosa che senti dentro. È mentalità. E il nostro era un gruppo di campioni accomunati da questo spirito».

    Manca più Chiellini o Dybala alla Juventus?

    «Manca chiunque, ma la forza della Juventus è – e sarà sempre – questa: i campioni passano, il club resta e continua a vincere. Prima di loro, c’erano fuoriclasse come Zidane, Nedved, Cannavaro, Del Piero, Trezeguet… La Juventus è una macchina fatta per trionfare e lo capisci subito. Quando arrivai a Torino pensai: non voglio diventare uno che ha giocato nella Juventus senza vincere. E ogni giorno ero focalizzato sul lavorare per arrivare al successo. Questo è il mondo Juve: è il dna del club, del presidente. Ogni giocatore deve avere qualcosa che gli scatta dentro quando è alla Juventus: dire è colpa di quello o di quell’altro è facile, però non è una soluzione. Dopo la sosta l’unico pensiero deve essere provare piacere sul campo, attaccare e vincere 3-0 contro il Bologna. Nel calcio è tutto sul filo. Ogni cosa si può ribaltare in fretta e sono convinto che la Juventus ci riuscirà».

    Basteranno i futuri ritorni di Di Maria (fuori 2 giornate per squalifica), Pogba e Chiesa per far svoltare la Juve?

    «I tanti infortuni condizionano, perché i leader e i campioni danno qualcosa in più. E influenzano anche gli avversari, che quando vedono certi giocatori in campo ti affrontano in maniera diversa. Se puoi schierare questi tre nella formazione iniziale, cambiano le partite. Di Maria crea sempre dei pericoli quando ha la palla. E anche Chiesa è così. Ma non si deve dimenticare che Federico tornerà da un infortunio complicato. E pure Pogba avrà bisogno di un po’ di tempo per tornare al top. Averli in forma, a metà o non averli non è la stessa cosa. Non si devono cercare scuse, si deve soltanto fare qualcosa in più. Tutti. Ma sono certo che Allegri e certi miei ex compagni che sono ancora alla Juventus hanno la forza per ribaltare la situazione».

    È ottimista anche sull’impresa Champions de bianconeri dopo le due sconfitte nel girone contro Psg e Benfica?

    «Sarà dura, ma è ancora tutto aperto con 4 partite da disputare. La Juventus deve conquistare 6 punti con il Maccabi Haifa. E poi il passaggio del turno se lo gioca a Lisbona, dove servirà una grandissima partita. I portoghesi sono sempre difficili da affrontare: partono da outsider, ma sono tosti. Che sia Benfica, Porto o Sporting, sono sempre incroci tosti».

    Intanto Allegri ha ritrovato un regista di ruolo: Paredes. L’ex Psg è stato suo compagno – e allievo – ai tempi della Roma. Ha dato qualche consiglio all’argentino?

    «Leandro non giocava molto, a Roma. Era giovane. Sta facendo la sua strada e adesso avrà molte responsabilità perché quella del centrocampista centrale è una posizione chiave per Allegri. Quel ruolo in passato è sempre stato occupato bene e al regista sono sempre state affidate grandi responsabilità per far giocare la squadra come vuole l’allenatore. Ora tocca a Paredes assumersi le responsabilità. È un giocatore valido e spero faccia bene».

    Vlahovic è a quota 4 gol in campionato, ma a settembre non ha mai segnato: c’è da preoccuparsi?

    «Dusan mi piace tantissimo, ho parlato anche con lui qualche tempo fa. Sono molto contento che sia arrivato alla Juventus. In questo momento deve stare calmo e lavorare sui propri difetti perché è giovane. Higuain, quando è arrivato a Torino, aveva almeno 7-8 stagioni ad altissimo livello in più rispetto a Vlahovic. Il Pipita era un rinforzo pronto, reduce da anni al Real Madrid, al Napoli e con tante partite di Champions sulle gambe. Quando si parla di Dusan, non bisogna dimenticarsi che è un attaccante forte, ma che ha solo 22 anni e tanta responsabilità sulle spalle. Però mi sembra che Dusan abbia l’umiltà giusta per diventare un campione. I gol li sa fare. Ma tra giocare nella Juventus o in un’altra squadra, c’è differenza. A volte non si pensa a questa cosa. La maglia pesa, alla Juve. Sono convinto che farà bene, Dusan, però deve restare calmo e lavorare ogni giorno per migliorarsi».

    A parte quelli della Juventus, quali giocatori le piacciono di più in Serie A?

    «Ho un debole per Theo Hernandez e Leao del Milan. E apprezzo tantissimo anche Pellegrini della Roma».

    Lei è stato vicino a un ritorno in Italia nei mesi scorsi?

    «Sì, però sono contento di questa nuova avventura negli Emirati. Ho giocato nelle squadre più forti del mondo, in carriera mi è mancata soltanto la Champions».

    A fine agosto, prima dell’arrivo di Milik, si è parlato molto anche del suo ex compagno Depay per la Juventus: l’olandese si era informato con lei sul mondo bianconero?

    «Memphis è un giocatore del Barcellona. E cosa ci siamo detti, non lo devo dire io…».

    Dopo aver giocato con Cristiano Ronaldo alla Juventus e con Messi nel Barcellona, prima di lasciare i blaugrana ha fatto in tempo anche a incrociare Lewandowski in Catalogna. Com’è il polacco da vicino?

    «Cris e Leo sono giocatori incredibili. Ma anche Lewandowski è impressionante: ogni partita riesce sempre a crearsi diverse occasioni davanti alla porta. E fa sempre gol. Robert è molto umile ed è un gran lavoratore, tanto che a Barcellona è già a casa. Segnerà almeno 30 gol in campionato». LEGGI TUTTO

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    Ronaldo: «E' tornato il rapace». Col Portogallo, pensando al Napoli

    TORINO – (e.e.) Cristiano Ronaldo dà il via all’operazione Mondiale. «E’ tornato il rapace», scrive l’account del Portogallo postando la foto dell’ex Juventus in ritiro con la Nazionale. Tirato a lucido e sorridente, l’attaccante del Manchester United ha messo alle spalle il periodo turbolento del calcio mercato nel quale il suo agente Jorge Mendes lo ha offerto a destra e manca. Ci ha provato anche con il Napoli e la destinazione era gradita, CR7 ne aveva parlato con il compagno Mario Rui e si era messaggiato  con Luciano Spalletti. Ma non c’erano le condizioni economiche, perché lo United ha dirottato 90 milioni su Antony dell’Ajax e non su Osimhen: quindi niente prestito in azzurro. Ma Cristiano ha visto le partite del Napoli in Champions e gli è cresciuta la nostalgia per quelle sfide che reputa le più importanti. Invece, si dovrà accontentare dell’Europa League. Almeno fino a gennaio. Quando potrebbe cercare di nuovo di cambiare aria. Intanto, sarà passato il Mondiale del Qatar, il suo ultimo: cerca almeno un altro gol, l’ennesimo, per entrare nei record dei record. D’altronde, vive per i numeri, anzi ne è ossessionato.Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Liverpool, Arthur fuori forma: va in campo con l'Under 21 dei Reds

    LIVERPOOL (Inghilterra) – Il suo era stato un colpo in uscita a effetto, ma finora la nuova esperienza di Arthur al Liverpool non è stata particolarmente positiva. L’ex centrocampista della Juventus era stato tesserato dal club inglese nell’ultimo giorno di mercato, chiudendo la trattativa in prestito con un diritto di riscatto sull’acquisto del cartellino. Ma finora il giocatore non ha mai esordito in Premier League; con la squadra di Klopp – infatti – ha giocato soltanto 13 minuti nella sfida di Champions League contro il Napoli.
    Arthur in campo con l’Under 21 del Liverpool
    Per questo motivo, il centrocampista brasiliano ha chiesto al suo allenatore di poter giocare con l’Under 21 per ritrovare la migliore condizione di forma. Klopp non si è opposto, e sabato scorso l’ex juventino è sceso in campo contro il Leicester. Il sudamericano è rimasto campo per tutta la partita che i Reds hanno vinto di misura contro i loro pari età (1-0). LEGGI TUTTO

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    Nazionali, club, infortuni che scompaiono e riappaiono. Chi paga?

    TORINO – (e.e.) E’ sempre più difficile capirci qualcosa. Arriva la chiamata della Nazionale, ed ecco il fuggi fuggi. Sì, anche degli infortunati. Insomma, già la sirena del Mondiale mette il freno, magari emotivo, ora anche la sosta per le prove generali ha il potere di far sbraitare i dirigenti e gli allenatori dei club. Ci sono malesseri che scompaiono, altri che riappaiono. E certo, anche guai reali con gente che non parte o ritorna subito dopo la visita fiscale. Ma insomma, il caos è caos. E vedere Dybala sorridente che pedala a fianco di Messi, Di Maria e soci a Miami fa sbraitare i romanisti, ad esempio. Loro non hanno potuto applaudire la Joya nel match perso contro l’Atalanta: stava in tribuna. Che dire di Roberto Mancini? Marco Verratti, che dovrebbe essere il perno e il leader dell’Italia, continua il suo rapporto ondivago: è l’ennesimo forfait del cemntrocampista del Psg. Sfortuna… Poi c’è chi in Nazionale ritrova il sorriso (Bremer, ma non solo: quasi tutti quelli della Juventus) e chi ne approfitta per rigenerarsi. Insomma, il campionato quasi finisce per essere una parentesi. Ma chi passa lo stipendio?Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Lewandowski: “Milik? La maglia della Juve gli sta bene”

    Sono 14 i giocatori della Juve convocati dalle rispettive nazionali per amichevoli e gare di Nations League, tra cui anche Milik con la Polonia. Sul centravanti bianconero, che nella crisi che sta vivendo la squadra di Allegri comunque si è messo in luce, dando il suo apporto in termini di gol, ha parlato il suo compagno di reparto in nazionale Lewandowski: “Gli ho detto che la maglia della Juventus gli sta bene. La cosa più importante è che facciamo bene: siamo sempre andati d’accordo dentro e fuori dal campo”, ha detto dal ritiro a Varsavia. “Tenendo presente che giochiamo entrambi regolarmente e siamo in forma, potrebbe essere un vantaggio per la Nazionale e spero che in queste partite si veda”, ha aggiunto la punta del Brcellona. LEGGI TUTTO

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    Juve, quell'equilibrio da spezzare

    TORINO – L’equilibrio è uno dei concetti più cari a Massimiliano Allegri, ma non quello che caratterizza l’avvio di stagione bianconero. A essere in sostanziale equilibrio, in questo caso, sono infatti i tiri fatti e i tiri subiti in campionato dalla Juventus: 82 i primi, 88 i secondi. Equilibrio che per giunta si spezza guardando alla Champions, dove le conclusioni effettuate dai bianconeri sono state nettamente meno, 22, di quelle subite, 34 (peggio solo i Rangers con 40). In Europa però la Juve ha giocato solo due partite e una contro una delle principali favorite, il Paris Saint-Germain dal tridente stellare: il bilancio non è certo bello (e d’altra parte lo sono ancora meno i risultati), ma lo si potrà riguardare più avanti.
    IL BILANCIO in equilibrio del campionato, invece, è decisamente più preoccupante: intanto perché l’equilibrio è sostanziale, ma i tiri subiti sono comunque più di quelli fatti, poi perché è frutto di sette giornate e perché in queste sette la Juve ha affrontato sei squadre che al momento si trovano dal 10° posto in giù in classifica. E oltre il 10° posto è la squadra bianconera sia per quanto riguarda le conclusioni verso la porta avversaria, sia per quanto riguarda quelle concesse verso la propria: per la precisione dodicesima per tiri fatti, tredicesima per quelli subiti. E’ chiaro che il numero di tiri, fatti e subiti, incide su quello dei gol, realizzati e incassati, e dunque sui risultati. In questo senso la Juve è riuscita anche a sfruttare bene quanto creato e limitare quanto concesso, visto che ha l’ottavo attacco della Serie A con 9 gol e la seconda difesa con 5 reti subite. Il rapporto tra le due, però, ossia il +4 della differenza reti, resta però troppo stretto: il Napoli ha una differenza reti di +10 e le altre squadre ai primi quattro posti, Atalanta, Udinese e Lazio, tutte di +8. E hanno tra 7 e 4 punti in più della Juve. Che deve segnare di più, oppure subire di meno: ma di certo spezzare quell’equilibrio tra tiri fatti e concessi.
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    Chiellini vola in Mls. Comanda Los Angeles, l'ex capitano Juve esulta: “Primi! E resteremo in testa!”

    TORINO – Mentre dall’altra parte del mondo la tifoseria della Juventus s’interroga su errori e omissioni della squadra di Allegri, inclusa l’evidente assenza di personalità, negli Stati Uniti c’è un club, il Los Angeles Fc in testa alla classifica della Western Conference del massimo campionato di calcio. E chi, per associazione d’idee, ha pensato non casualmente a Giorgio Chiellini – a proposito di giocatori e uomini forti in ogni senso – non sbaglia. «Primi ad Ovest! E non ci fermeremo!», è l’urlo di battaglia dell’ex capitano della Juve, tutto sorrisi e abbracci con i compagni di squadra per il successo conseguito nella notte italiana tra domenica e lunedì contro lo Houston Dynamo (3-1 con doppietta del messicano Carlos Vela, non una novità). La squadra californiana ha nove punti di vantaggio (64-55) in classifica sui texani di Austin dopo 32 giornate di campionato. Chiellini, giustamente, se la gode. L’obiettivo è il titolo: Los Angeles ha tutto per riuscirci.Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Juve, Pogba parla da 10: il post social che dona speranza ai tifosi

    TORINO – Nonostante l’infortunio che lo terrà lontano dai campi di gioco ancora per diverso tempo, Paul Pogba non vuole perdersi d’animo e cerca di scuotere l’ambiente Juve dopo il pesante ko con il Monza. Il centrocampista francese ha pubblicato un doppio scatto sul proprio profilo Instagram: il primo è un’esultanza di gruppo dei compagni di squadra, mentre il secondo lo raffigura di spalle con la sua numero dieci bianconera.

    La didascalia è inequivocabile, da autentico leader pronto a prendere per mano la squadra non appena gli sarà possibile: “Non molliamo mai. La stagione è ancora lunga. Siamo la Juve!”. Un messaggio che ha donato un po’ di speranza ai tanti tifosi bianconeri accorsi a commentare il messaggio del Polpo. LEGGI TUTTO