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    Juventus, incidente in Ferrari per Arthur: macchina rovinata, lui illeso

    Non c’è pace per Arthur. Il centrocampista brasiliano infatti, già alle prese con il recupero dall’intervento chirurgico a cui si è sottoposto alcuni mesi fa per risolvere i problemi di calcificazione della membrana presente tra tibia e perone della gamba destra, è rimasto coinvolto in un incidente stradale con la sua Ferrari.

    Secondo le prime ricostruzioni, Arthur si sarebbe scontrato con un’auto, a Torino, mentre si stava recando allo J-Medical per i controlli di routine. Fortunatamente non ci sono state conseguenze per lui, anche se il suo bolide è rimasto lievemente ammaccato.

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    Non è lui il responsabile

    Non è la prima volta che il brasiliano e la sua Ferrari rimangono coinvolti in un incidente stradale. In passato infatti, poco prima del suo trasferimento all’ombra della Mole, Arthur finì contro un palo in Spagna e gli venne ritirata la patente per guida in stato di ebbrezza.

    Al di là dell’incidente accaduto in queste ore, per il centrocampista classe ’96 non sembrano però giungere nuove cattive notizie se non quelle di aver rovinato ancora una volta la vettura di Maranello. Nello scontro di Torino infatti, secondo quanto trapelato, il brasiliano non è stato individuato come responsabile diretto del sinistro, ma solo come sfortunata vittima.

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    Juve-Milan, la risposta di Maignan agli insulti razzisti: “Nero e orgoglioso”

    “Non sono una vittima del razzismo, sono Mike, nero ed orgoglioso”. Con un post su Instagram, il portiere del Milan Mike Maignan risponde agli insulti razzisti ricevuti durante la sfida tra Juventus e Milan di domenica scorsa. Il numero uno rossonero ha elogiato il comportamento della società milanese, “si oppone a tutte le forme di discriminazione”, e lancia un grido di allarme a tutto il mondo del calcio: “Cosa fanno per combattere il razzismo”?
    Maignan: “Dobbiamo essere uniti in questa battaglia”
    Maignan alza la voce e sul suo profilo social manda un messaggio forte. “Domenica sera all’Allianz Stadium i tifosi della Juventus mi hanno preso di mira con insulti e grida razziali – ha scritto su Instagram -. Cosa volete che dica? Che il razzismo è sbagliato e che questi sostenitori sono stupidi? Non si tratta di questo. Non sono né il primo né l’ultimo giocatore a cui accadrà. Finché questi eventi vengono trattati come incidenti isolati e non viene intrapresa alcuna azione globale, la storia è destinata a ripetersi ancora e ancora e ancora. Cosa stiamo facendo per combattere il razzismo negli stadi di calcio? Credete davvero che sia efficace? Faccio parte di un club che si sforza di aprire la strada opponendosi a tutte le forme di discriminazione. Ma bisogna essere più numerosi ed essere uniti in questa battaglia contro un problema sociale più grande del calcio stesso”.  Il portiere rossonero si rivolge direttamente alle istituzioni del mondo del calcio. “Nelle stanze che governano il calcio, le persone che decidono sanno cosa si prova a sentire insulti e urla che ci relegano al rango di animali? Sanno cosa fa alle nostre famiglie, per i nostri cari che lo vedono e che non capiscono che potrebbe ancora succedere nel 2021? Non sono una “vittima” del razzismo. Sono Mike, in piedi, nero e orgoglioso. Finché possiamo dare la nostra voce per cambiare le cose, lo faremo”.

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    Juve, la carica di Morata: “Lavoriamo per onorare la maglia che indossiamo”

    TORINO – “Momento difficile… Adesso dobbiamo lavorare tutti insieme per onorare la maglia che indossiamo… Testa a mercoledì. Forza Juve.”. Sono le parole, tramite un post su Instagram, di Alvaro Morata sul periodo di crisi della sua Juventus. L’attaccante spagnolo, autore del gol che ha sbloccato la partita contro il Milan, ha voluto caricare così la squadra, che è già concentrata sulla trasferta di mercoledì contro lo Spezia di Thiago Motta. Tanti commenti d’approvazione e di incoraggiamento sotto il suo post, che è stato apprezzato dai tifosi bianconeri. LEGGI TUTTO

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    Toro, la Maratona urla: “Dateci il derby!”

    TORINO – Manca ancora la partita contro la Lazio, manca ancora la trasferta a Venezia, ma la Maratona pensa già al derby: 2 ottobre, in casa.

    Ieri la Curva (unita: tutti i gruppi d’accordo e in azione) ha infatti cominciato a diffondere un manifesto che assomiglia a un vademecum della speranza, ma anche della voglia di lottare insieme. Lo riproduciamo per filo e per segno: «Gli Ultras Granata e i Gruppi della Maratona comunicano che, in vista del derby, venerdì primo ottobre andranno a incitare e sostenere la squadra (luogo e orario verranno precisati in base alla programmazione degli allenamenti). Il 2 ottobre alle ore 15, invece (cioè volutamente con 3 ore di anticipo sull’inizio della partita; ndr), coerenti con la posizione presa, come in occasione di tutte le partite casalinghe, saremo davanti al chiosco della Maratona. Non intendiamo accettare le forti restrizioni che snaturano il nostro essere ultras e che porterebbero ulteriori multe e diffide insensate. Per tali ragioni rientreremo nella nostra Curva, da sempre cuore pulsante del tifo, solo quando sarà possibile per tutti tornare a viverla con il calore e l’unione che la contraddistinguono. Pertanto sproniamo i tifosi del Toro ad alzarsi dal divano, lasciare stare i social e unirsi a noi per sostenere la nostra amata maglia e per vivere il vero spirito della Maratona».

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    Non sarà affatto semivuota o silente la Maratona

    Non sarà affatto semivuota o silente la Maratona, contro la Lazio e tantomeno la Juve. Contro la Salernitana, l’ultima volta, era comunque abbastanza gremita, pur senza striscioni e simboli di riferimento. E i cori si sono uditi dall’inizio alla fine. La protesta della Maratona, a livello di gruppi e vertici, è associabile a quella di tante altre curve italiane: e non nasce certo oggi. Le restrizioni anti-Covid hanno acuito la protesta. Ma quanto ad entusiasmo, le bollicine si vedono eccome. E quel grido di battaglia (sportiva), lanciato con vista sulla vigilia del derby, vale già molto («Tutti a incitare la squadra», prima dell’ultimo allenamento). Se ne riparlerà, innanzi tutto per informare il lettore su tempi e modalità. E poi per raccontare quanto sarà andato in scena. Intanto si sta registrando anche un maggior interesse nella corsa ai biglietti per le 2 prossime singole partite in casa, dopo l’effetto già positivo dei mini-abbonamenti per 3 gare. Contro la Salernitana gli spettatori avevano superato di poco le 9 mila presenze: basti dire che all’esordio in campionato contro l’Atalanta ce n’erano due terzi di meno. Gli ultimi acquisti sul mercato (Brekalo, Praet e Zima, dopo Pobega) e poi le 2 vittorie contro i campani e il Sassuolo hanno fatto decollare la voglia di Toro: locuzione, modo di dire sicuramente banale, ma che dopo 2 anni da incubo e di fughe rabbiose e angosciate rende pienamente l’idea.

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    Marchisio su Juve-Milan: “Ottimo primo tempo. Poi si subisce e ci si ferma”. E su Szczesny…

    Il pareggio contro il Milan condanna la Juventus penultima in classifica con soli due punti. Dopo la vittoria contro il Malmoe in Champions League, la squadra di Allegri si è fermata nuovamente portando a casa un solo punto. Nonostante il gol di Morata dopo pochi minuti, i bianconeri non sono riusciti a tenere il vantaggio e quasi allo scadere il Milan ha trovato il pareggio. La crisi della Juventus è molto chiacchierata, soprattutto sui social, dove i tifosi si interrogano su quale sia il reale problema degli uomini di Allegri. Tra le varie analisi social spunta anche il commento di Claudio Marchisio. Il Principino non perde mai le partite della Juventus ed è solito dire la sua a fine gara.

    Il commento di Marchisio

    “Come in altre partite, ottimo primo tempo, buon gioco e squadra vivace. Poi si subisce e ci si ferma, come gioco, fisicamente e ovviamente di risultato. Stasera un grazie a Szczesny è doveroso”, questo il pensiero dell’ex centrocampista bianconero che, dopo gli attacchi delle scorse settimane, ha voluto dire la sua sulla prestazione del portiere polacco. Sotto il post di Marchisio si sono scatenati tanti tifosi bianconeri: la maggior parte condanna ancora una volta i problemi della Juve a centrocampo.

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    Carolina Stramare sulla Juve: “I più grandi pugili sono anche i più bravi a incassare i colpi”

    La Juventus non ha iniziato nel migliore dei modi il campionato 2021-22. Dopo la sconfitta contro il Napoli, per i bianconeri è arrivato il pareggio contro il Milan. La squadra di Allegri è ora penultima in classifica, con soli due punti conquistati. Molti tifosi si intrerrogano sul periodo di crisi che sta vivendo la Juventus: tra i tanti supporter bianconeri, anche una tifosa d’eccezione ha voluto dire la sua. Si tratta dell’ex Miss Italia, Carolina Stramare. La modella, da sempre grande sostenitrice della Vecchia Signora, ha risposto su Instagram ad alcune domande che le sono state inviate dai suoi fan. Essendo la sua fede calcistica nota a tutti, un suo follower le ha chiesto: “Come stai vivendo questo periodo della Juve?”.

    La risposta di Carolina Stramare

    La Stramare ha risposto alla domanda dei fan, commentando la situazione del club bianconero: “Mi è capitato di fare questa domanda nell’ultimo periodo a persone più competenti di me e le risposte sono sempre state relativamente positive, quindi ti rispondo anche io con una retorica dicendoti che i più grandi pugili sono anche quelli più bravi ad incassare i colpi” La risposta dell’ex Miss Italia lascia intendere il suo pensiero: lei come molti tifosi crede nella ripresa della Juventus.

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    Juventus e Super League: cosa succederà?

    Le parole di De Laurentiis
    Inizia a essere chiaro a molti che non possa più funzionare il sistema progettato dall’Uefa negli ultimi anni, con l’introduzione della terza competizione, la Conference League, e della riformina Champions da far partire nel 2024 (quella con la classifica unica e i gironi da 8 squadre). E non è un caso che il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, prima di Leicester-Napoli di Europa League, gara che evidentemente non soddisfaceva i suoi appetiti commerciali, se ne sia uscito con un’idea assai vicina a quella della vituperata Super League. Nel calcio martoriato dal Covid, squarciato da profonde disuguaglianze economiche e da clamorose (e impunite) violazioni di regole finanziarie, c’è chi si interroga se questo è il migliore dei mondi possibili. E la risposta è sempre più spesso un “no”. Perché al netto delle gravi problematiche economiche, alla base delle quali può esserci anche una cattiva gestione dei club in crisi, ciò che lascia maggiormente perplessi è la confusione, sempre più sovrana al governo del calcio.
    Pasticcio convocazioni
    Uno dei tanti esempi è tanto fresco quanto surreale. Nell’ultima pausa internazionale è sorto il “problema sudamericano”: da una parte l’aggiunta di una partita nelle qualificazioni rendeva impossibile il ritorno dei giocatori, in tempo per giocare nei rispettivi campionati (ne sa qualcosa la Juventus che a Napoli ha fatto a meno di cinque sudamericani), dall’altra c’era il problema delle quarantene al rientro in certi Paesi che avrebbe reso inutilizzabili i giocatori per almeno 7 giorni. Così Liverpool, Chelsea, Manchester City e United hanno trattenuto Thiago Silva, Fred, Roberto Firmino, Fabinho e Alisson,  Ederson e Gabriel Jesus e Raphinha. Così, di loro iniziativa. I giocatori, da regolamento Fifa, sono stati squalificati. Poi, da inciucio internazionale, perdonati. Ovvero, è stata condonata una squalifica per quello che, a livello Fifa, è sempre stata considerata una delle violazioni più gravi: la mancata risposta a una convocazione in Nazionale. Così si è consumata una profonda ingiustizia verso i club che, rimettendoci, avevano regolarmente concesso i propri giocatori alle nazionali sudamericane. E quando nei regolamenti, un tempo impenetrabili, si aprono dei buchi significa che c’è qualcosa che scricchiola nel palazzo del governo.
    Fifa contro Uefa
    Nel frattempo, su un altro palcoscenico, si combatte la battaglia del Mondiale ogni due anni: il progetto della Fifa di Infantino che la Uefa di Ceferin osteggia in modo viruelento. E’ solo l’ultima delle battaglia fra l’organismo mondiale e quello europeo, che in teoria dovrebbe stare sotto, ma in pratica sta sullo stesso piano, perché il calcio europeo conta infinitamente più degli altri: ecco perché il potere delle due poltrone, Fifa e Uefa, è spesso considerato uguale o simile. Infantino ha cercato, negli ultimi anni, di mettere le mani sui club, una miniera d’oro per qualsiasi competizione visto ciò che muovono in termini di pubblico e di denaro. Il suo progetto di Mondiale per club (una specie di Superlega globale) se sta lì, appeso e minaccioso sulla testa di Ceferin e della sua Champions League; mentre la recente proposta del Mondiale biennale rischia di spazzare via l’Europeo. Ora, senza entrare nel merito di chi abbia ragione (se mai ce ne sia una), questo scenario evidenzia quali caotiche situazioni vivono i governi del calcio, quello mondiale e quello europeo. Litigano, mentre più del 50% dei club europei deve ricorrere a ricapitalizzazioni di vario genere e molti rischiano il collasso (non solo i grandi, ma anche le realtà medie e piccole meno illuminate dai fari dei media). Litigano senza essere stati in grado di portare intorno a un tavolo i club e i giocatori per ridiscutere i contratti a livello mondiale, garantendo così ai calciatori di essere l’unica categoria a non aver subito un centesimo di danno dalla crisi del Covid, che nel frattempo ha bruciato 8 miliardi solo nel calcio europeo. Litigano mentre un calendario assurdo ingorga i palinsesti di partite, spesso brutte, spesso inutili.
    Riforme urgenti
    Quanto può durare una situazione del genere? Il calcio viaggia sul ciglio del burrone e, senza un governo che provi a risolvere i problemi più urgenti, rischia di cascarci dentro. La risposta a tutto questo è la Super League? No. Ma una riforma profonda delle competizioni europee, una revisione del calendario e l’armonizzazione fra gli impegni dei club e quelli delle nazionali è quanto mai urgente. Fra le pieghe della Super League, progetto mai veramente spiegato, c’era – per esempio – un regolamento finanziario che introduceva meccanismi per tenere sotto controllo gli ingaggi, in modo chiaro e meno cervellotico del Financial FairPlay (che nessuno ha mai realmente capito e che ha funzionato in modo poco uniforme). Così come la creazione di una torneo che rendesse ogni partita interessante, anche a costo di diminuirne il numero è un altro aspetto della Super League che stuzzica molti club, impantanati nell’attuale calendario. Prendere ciò che di buono aveva quel progetto e colmarne le pecche sarebbe il primo passo di una mediazione che porti alla necessaria riforma del calcio. Una mediazione alla quale stanno pensando (e in certi casi cercando di realizzare) sempre più persone, sia in seno all’Uefa che nei club europei.
    La spada della Corte
    Anche perché, altrimenti, le riforme rischiano di essere imposte dall’alto. Al massimo entro due anni, ma potrebbero essere anche solo dodici mesi, la Corte Europea si pronuncerà sulla questione Uefa e sull’ipotesi che questa operi in regime di monopolio, abusando della sua posizione. Il quesito posto dalla Super League non deve necessariamente portare all’autorizzazione della stessa: per rivoluzionare il calcio basterebbe imporre all’Uefa i cambiamenti necessari per armonizzarsi con le regole dell’Unione Europea sulla concorrenza. una decisione che si tradurrebbe comunque in un ribaltone micidiale per l’Uefa. Un vecchio proverbio cinese recita: «Cambia tu prima che ti cambino gli altri». Chissà se a Nyon lo conoscono. LEGGI TUTTO

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    Dybala, da domani ogni giorno è buono per il rinnovo di contratto

    TORINO-  Come dire… Mettici la firma, Paulo. L’auspicio della piazza bianconera, in merito alle sorti di Paulo Dybala , è questo. Una firma doppia: innanzitutto una firma metaforica, risultando decisivo e dunque griffando la partita in programma questa sera all’Allianz Stadium contro il Milan. E una firma letterale, nel vero senso della parola, per ciò che concerne l’ormai annosa questione contratto. Vien da sé, anzi, che l’una cosa – i(l) gol contro il Milan – potrebbe essere propedeutica all’altra. Peraltro contro i rossoneri – cioè contro la società che voleva fortemente comprarlo nel 2015, salvo poi arrendersi al cospetto dei rilanci biaconeri al Palermo – la Joya ha già segnato la bellezza di 8 reti in carriera. Nello specifico: due marcature le ha realizzate indossando la maglia rosanera, le altre sei vestendo quella della Juventus (spiccano anche quattro assist).Nonostante la stanchezza accumulata nei viaggi transoceanici causati dagli impegni con la Nazionale, Dybala ha disputato un’ottima partita contro il Malmoe e, più in generale, nonostante le difficoltà collettive, sin dalle prime battute della stagione ha colpito il tecnico Massimiliano Allegri per la predisposizione al lavoro, la dedizione, l’entusiasmo. Anche per questo motivo (l’opinione di un tecnico con contratto quadriennale conta) la società ha sciolto le ultime riserve e ha deciso di puntare tutto sul numero 10 anche in ottica futura. Tanto è vero che… La prossima settimana (sì, insomma, da domani) ogni giorno è buono per l’annuncio fatidico.Guarda la galleryJuve, non solo Dybala: ecco chi scade a giugno

    Juve-Dybala, la svolta

    Dice: è da dieci settimane che la prossima è quella buona. Ok, ma… Punto primo: venerdì c’è stato un ulteriore confronto fitto-fitto tra le parti, e approfondito, in cui l’agente di Paulo Dybala, Jorge Antun , e il responsabile del mercato bianconero, Federico Cherubini , hanno gettato delle basi condivise per addivenire finalmente ad una intesa. Le quali basi sono in fase di “traduzione” – da parte dei legali bianconeri – in una vera e propria bozza di contratto. Punto secondo: in seno all’ entourage di Dybala – che sta appositamente in Europa ormai da quasi due mesi tondi (lo sbarco a Torino è datato 24 luglio) – è maturata la convinzione che… “anche basta”. O la va o la spacca, ma a fine settimana si torna in Argentina. Ecco perché, insomma, a forza di “la prossima settimana si chiude” – scanditi con la costanza con cui si sgranella un rosario – davvero si dovrebbe essere giunti ad un punto di svolta nella trattativa per il rinnovo di Dybala. Meglio ancora, ad un punto di firma in calce ad un contratto quinquennale.

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