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    Juve, la probabile formazione per il Verona

    Contro il Crotone a un certo punto è decollato in senso letterale, Merih Demiral, come vedete qui accanto. Un volo perfetto per rappresentare il decollo anche metaforico del difensore turco, che allo Scida stava giocando la prima partita da titolare dopo le due panchine effettive contro Sampdoria e Roma e quella virtuale, indicata dalla distinta, contro il Napoli. Un decollo previsto, quello di Demiral. […] LEGGI TUTTO

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    Juve, McKennie torna negativo: è guarito dal Coronavirus

    TORINO – Giornata “proficua” per la Juve che, dopo aver registrato la negatività del gruppo squadra e quindi la fine dell’isolamento, incassa anche la guarigione di Weston McKennie, risultato positivo al Coronavirus lo scorso 14 ottobre. Per il centrocampista, dopo l’ultimo tampone negativo, guarigione e fine dell’isolamento domiciliare. Ora, all’appello dei recuperati dal Covid, manca il solo Cristiano Ronaldo.
    Juve, tamponi negativi e fine dell’isolamento LEGGI TUTTO

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    Juventus, perche? le maglie contro il Verona saranno rosa

    Care amiche e cari amici di Tuttosport,
    Domenica sera la Juventus vestirà la super trendy maglia disegnata a mano da Pharrell Williams e a poco meno di una settimana dal 123esimo compleanno del club (cade esattamente il 1° novembre), i colori tornano alle origini, ovvero al rosa. Che in origine il colore delle maglie della Juventus fosse rosa è un fatto piuttosto noto anche ai tifosi più distratti, forse non tutti sanno l’esatta storia delle prime maglie e del passaggio al bianconero sul quale ci sono state varie versioni, non tutte corrette.
    Torniamo, dunque, indietro nella Torino della fine del 1800. Si tratta di una città, che fino a qualche anni prima era la Capitale del Regno, ma pur perdendo centralità politica rimane vivace e attivissima sotto il profilo economico-industriale. Lanifici, cotonifici e setifici rappresentano le attività più diffuse e sollecitano il sorgere di industrie meccaniche. Seguono le industrie chimiche:numerose per esempio le fabbriche di fiammiferi (i cosiddetti zolfanelli). Altra grande attività è la lavorazione del tabacco. In quell’ambiente nascono, ovviamente, anche le industrie meccaniche, fra le quali la Fiat, che in quel momento, tuttavia, non c’entra ancora nulla con la Juventus. La nascita del club è comunque legata a due meccanici: i fratelli Canfari, che hanno un’officina di riparazione di cicli e motocicli in Corso Re Umberto al 42, ogni tanto parlano del sogno di costruire automobili, ma tutto il loro tempo libero lo passano con i ragazzi del Liceo Classico Massimo D’Azeglio, poco distante dalla loro officina. Sono di qualche anno più piccoli di loro, ma condividono la passione per il gioco che hanno portato in città gli inglesi che fanno import-export di filati: il foot-ball (scritto rigorosamente con il trattino). Si trovano su una panchina di Corso Re Umberto e quando hanno raggruppato un numero congruo di giocatori si spostano nella vecchia Piazza d’Armi, distante un centinaio di metri (ora ci sono palazzi in quella zona).
    L’idea di fondare un club arriva di lì a pochi mesi e la riunione fondata, il primo novembre 1897, avviene proprio nell’officina di Corse Re Umberto, da cui i ragazzi escono con l’idea della squadra, ma senza un nome (Juventus vincerà, qualche giorno più tardi, il ballottaggio con Iris Club, Vis et Robur e Augusta Taurinorum) e senza una maglia. Per quella viene incaricato un gruppetto di liceali, che mettono insieme le loro mance settimanali e qualche risparmio da salvadanaio. Con il gruzzolo messo insieme, vanno in negozio di tele di corso Vittorio, rovesciano il mucchio di monete sul bancone e chiedono: «Per fare undici camicie, cosa ci può dare con questi soldi?». Il commesso alza un sopracciglio, conta i soldi e sospira: «Vi posso dare solo del percalle rosa, ho proprio gli ultimi scampoli». Il percalle è il cotone più economico, giusto un paio di fili, ma tanto basta per riuscire a fare le maglie, che vengono cucite a mano da mamme paziente (quella dei fratelli Canfari ha una macchina per cucire e si sobbarcherà il grosso del lavoro). La prima maglia, dunque, è rosa e con quella vengono disputate le prime amichevoli di cui sia ha traccia, che avvengono un anno e mezzo dopo la fondazione (il 14 maggio 1899 è la data della prima maglia rosa contro l’Estudiantina: 0-0). Il primo campionato la Juventus lo disputerà solo nel 1900, tre anni dopo la fondazione e avrà ancora le maglie rosa, sempre più consunte e logore, al punto da suscitare le lamentele dei soci che, nel frattempo, sono diventati numerosi e agli studenti si è aggregato un gruppo di stranieri, per lo più inglesi e svizzeri. Fra questi c’è Tom Gordon Savage (trascritto erroneamente come John in alcuni libri), che si occupa proprio di esportazione di lane e macchine industriali per la filatura.
    E’ Savage l’uomo del destino. Non solo ricopre il ruolo di attaccante e capitano, ma si offre di contattare il club inglese per il quale ha giocato quando era in Inghilterra per farsi mandare delle vere e proprie divise da calcio inglesi, non delle camicie cucite a mano. Il club in questione è il più antico club professionistico d’Inghilterra, si chiama Notts County e ha le maglie a strisce bianconere. Per molti anni si è sostenuto che questo cambiamento sia avvenuto nel 1903. E’ un errore, perché tutto avvenne due anni prima, nel 1901. E’ stato un bravo storico bianconero a scoprire l’inghippo quattro anni fa. Si chiama Luca Fornara e ha scovato un reperto dirimente: un articolo del quotidiano milanese, oggi scomparso, “Corriere dello Sport-La Bicicletta” del 9 dicembre 1901, nel quale viene riportata la cronaca di una partita giocata il giorno prima a Milano: «Primo match della stagione», il titolo nella rubrica «Giuochi Sportivi». E quel primo match è un Milan-Juventus che si gioca in piazza Doria: vince il Milan per la cronaca, ma quello che conta per la storia della Juventus si legge nelle prime righe dell’articolo: «Con gentile pensiero i torinesi avevano aderito all’invito della direzione della società milanese e ieri alle 14 si trovavano sul campo del Trotter Italiano, sfoggiando i nuovi colori, non più bianco e rosa, ma bianco e nero». Dunque le fatidiche maglie erano già arrivate dall’Inghilterra alla fine del 1901 e se non è certo che la prima volta in cui sono state indossate sia stata la partita amichevole con il Milan giocata nel giorno dell’Immacolata di 118 anni fa, è certo che bisogna anticipare di almeno due anni lo storico cambio di colori sociali.
    Insomma, da quella cassa, giunta a Torino da Nottingham escono le fatidiche casacche a strisce, che la Juventus non cambierà più per il resto della sua storia, legandola in qualche modo al Notts County. Un legame che è diventata simpatica amicizia fra i tifosi, gemellati da qualche anno, e che ha portato i bianconeri inglesi a giocare l’amichevole per l’inaugurazione dello Stadium, l’8 settembre del 2011. Esattamente 110 anni dopo che quelle maglie avevano superato la manica e colorato per sempre la storia della Juventus. Domenica si torna al rosa, per l’occasione rimodernato da Pharrel Williams, un musicista americano che, per una sera, cambia la storia scritta da un rappresentante inglese. Anche se il costo della preziosa maglietta rosa che i giocatori vestiranno contro il Verona non basteranno gli spiccioli di qualche liceale che per il percalle del 1897. Ma questa è un’altra storia. LEGGI TUTTO

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    Juve, terminato l'isolamento fiduciario dopo 10 giorni

    TORINO – Dopo 10 giorni, si conclude l’isolamento fiduciario per i calciatori della Juventus. Gli uomini di Pirlo e i membri dello staff bianconero appartenenti al gruppo squadra sono risultati tutti negativi all’ultimo giro di tamponi. Al momento, gli unici due giocatori in quarantena perché positivi al coronavirus sono Cristiano Ronaldo e Weston McKennie. “Ecco il comunicato bianconero: “Juventus Football Club comunica che, in applicazione delle normative e dei protocolli in vigore, si è concluso oggi pomeriggio il periodo di isolamento fiduciario precedentemente comunicato che ha coinvolto 61 persone”. LEGGI TUTTO

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    Juve-Verona, la probabile formazione di Pirlo

    Ieri allenamento pomeridiano: prima palestra e poi esercizi di possesso palla sotto lo sguardo di Andrea Pirlo. Oggi bianconeri in campo in mattinata. Contro il Verona, senza Chiellini (fuori dieci giorni per infortunio alla coscia, salta anche il Barcellona) spazio a Demiral insieme con Bonucci. LEGGI TUTTO

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    Crespo esclusivo: “Pirlo, fuoriclasse che merita il meglio”

    Nonostante sia fisicamente a Florencio Varela, periferia di Buenos Aires e casa del Defensa y Justicia, la squadra che allena, il rapporto tra Hernán Jorge Crespo e l’Italia è stretto, strettissimo. Al punto che dopo pochi secondi di intervista chiede: “Che, te molesta si la hacemos en italiano? Me siento más comodo”. Ecco: un porteño che preferisce parlare in italiano piuttosto che in spagnolo, un ex bomber devastante, un allenatore di sicuro avvenire che stupisce per buena onda, per disponibilità e signorilità. Questo è Hernán Crespo. Con lui, in esclusiva per Tuttosport, abbiamo avuto la possibilità di parlare di fútbol a 360° gradi.

    Andrea, Sandro ed io
    «Andrea Pirlo allenatore della Juventus? Sono felicissimo per lui, davvero davvero contento. Andrea è una persona straordinaria e alle brave persone io auguro sempre il bene. Siamo stati compagni, abbiamo condiviso tante emozioni, tanti momenti. Ricordo che lui e Sandro Nesta condividevano la stanza in ritiro e io, puntualmente, andavo a rompere loro i coglioni. Abbiamo passato momenti fantastici e di grande allegria. E vedrete, anche Paulo Dybala prestissimo tornerà a sfoggiare mirabilia: ha dimostrato mille e mille volte di essere un giocatore da top team e la Juventus è un top team. Per me non si pone il problema».

    Un Toro nerazzurro
    «Mi ha realmente convintola decisione di Lautaro Martínez, che è rimasto all’Inter. La scorsa stagione, assai travagliata a causa della pandemia, è stata la prima in cui i dirigenti e lo staff tecnico nerazzurro hanno deciso di puntare fortemente su di lui come titolare dopo l’addio di Maurito Icardi. El Toro non ha esistato, affontando la sfida con grinta e classe e dimostrando le sue qualità. Idem in questo inizio di campionato: è partito bene segnando, fornendo assist e sfoderando prestazioni degne di nota. Mi fa piacere: di lui mi hanno parlato egregiamente sia El Pupi Zanetti che Diego Milito, che lo ha visto crescere nel suo Racing Club. E’ un giocatore clamoroso che ha ancora margini enormi di miglioramento».
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    Cristiano Ronaldo, l’attesa tra lavoro e tamponi

    TORINO – Più che una notizia, è una speranza quella che il quotidiano spagnolo Marca ha messo ieri sull’home page del suo sito: “Cristiano Ronaldo di nuovo positivo, non giocherà contro il Barcellona”. Affermazioni che contengono due inesattezze: CR7, che ha scoperto di essersi contagiato il 13 ottobre nel ritiro del Portogallo ed è rientrato in Italia il giorno successivo con un volo sanitario, è sempre rimasto positivo in questi undici giorni ed è appunto in attesa di un tampone negativo per riprendere ad allenarsi anche se, in isolamento nella sua villa sulla collina torinese, ha continuato a mantenersi in forma perché totalmente asintomatico; se il tampone negativo arriverà 24 ore prima della sfida contro il Barcellona, in programma mercoledì sera all’Allianz Stadium, il penta Pallone d’Oro potrà essere in campo a sfidare Leo Messi e non sarà costretto, come è successo per la trasferta bianconera a Kiev, a vedere la Champions in tv.

    La Juventus l’altro ieri, cioè a sette giorni dal match contro il Barcellona, ha inviato all’ufficio preposto dell’Uefa tutta la documentazione medica relativa al numero 7 bianconero che attesta la buona salute del portoghese, un atto necessario perché previsto dal protocollo Uefa, anche se per avere il via libera per tornare in campo servirà un tampone negativo.
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    Dybala sgobba e prenota la Juve

    TORINO – Da Crotone a Kiev, per atterrare a Torino. Magari all’Allianz Stadium. Con una maglia da titolare, persino. È la speranza cullata da Paulo Dybala, che ha una voglia matta di ritrovare l’Allianz Stadium e i suoi (pochi) tifosi dal primo minuto. Il congedo dalla casa bianconera era stato uno dei peggiori, se non il peggiore in assoluto, sportivamente parlando, visto che si trattava dell’inutile vittoria contro il Lione, un 2-1 che il 7 agosto non aveva impedito l’eliminazione della Champions League agli ottavi di finale. L’argentino si era fatto male con la Sampdoria il 26 luglio, nella fase del campionato post-lockdown. Una elongazione da cui non aveva del tutto recuperato e quell’ingresso al 26’ del secondo tempo era parsa la mossa della disperazione da parte di Maurizio Sarri, che chiedeva a uno dei suoi uomini più talentuosi di rimettere, in qualche modo, la barca in linea di galleggiamento. Quel cambio non aveva salvato la Juventus e aveva condannato Dybala a una lunga assenza, dal momento che un quarto d’ora malcontato in campo aveva trasformato l’elongazione al retto femorale sinistro in qualcosa di decisamente più serio.

    DELUSIONE CALABRESE – Il numero 10 si era ripreso dal guaio a fine settembre, ma non aveva fatto i conti con una gastroenterite in ritiro con la Nazionale, che l’aveva debilitato prima del ritorno in Italia. Proprio di fronte a questo ultimo contrattempo Andrea Pirlo aveva deciso di non schierarlo a Crotone, provocando in Dybala un mal di pancia non intestinale bensì umorale. Il tecnico era stato chiaro: «Avrei voluto fargli fare qualche minuto, ma l’espulsione di Chiesa ha cambiato lo sviluppo della partita», con la conseguenza di scegliere Federico Bernardeschi, con più gamba e con una maggiore attitudine difensiva.
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