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    Juve, Ronaldo non preoccupa. E vuole 100 gol col Portogallo

    Nulla di grave, anche perché se pure lo fosse, lui è Cristiano Ronaldo e niente gli fa paura. Buttarsi giù non è verbo incluso nel vocabolario del giocatore più forte al mondo, figurarsi quando come in questo caso si tratta di un leggero infortunio che provoca un po’ di dolore, ma nulla di preoccupante. I fatti raccontano che il fuoriclasse ha saltato l’allenamento svolto ieri dalla sua Nazionale per colpa di un’infezione a un dito del piede destro. Sotto con gli antibiotici, insomma, ed ora c’è solamente da attendere il corso degli eventi. E’ quanto ha comunicato ufficialmente la Federazione portoghese secondo cui le condizioni del giocatore saranno oggetto di valutazioni di giorno in giorno. E siccome ci si accosta alla sfida con la Croazia di domani sera a Porto (diretta tv sul canale 20 alle 20.45), partita inaugurale della Nations League di cui il Portogallo di CR7 è campione in carica, sarà forse il caso di non rischiare nulla. Martedì 8 a Solna si giocherà Portogallo-Svezia: attenzione anche in vista di quella partita, in fondo non è una finale…

    Poi è chiaro che a Ronaldo questo genere di discorsi interessino zero. Lui conta gol e trofei, va oltre successi e delusioni (come il mancato viaggio con la sua Juve a Lisbona per giocarsi la Champions in agosto), non molla niente, vuole essere sempre presente anche perché gli manca un solo gol per toccare quota cento, come le reti segnate in Nazionale. In Europa fra i migliori marcatori assoluti non c’è storia: a 84 gol si fermò Ferenc Puskas davanti a una sfilza di cannonieri che non prenderanno mai CR7. L’iraniano Ali Daei con 109 realizzazioni è il più bravo a livello mondiale, ma non è certo irraggiungibile, tanto che Cristiano pensava già a come e quando raggiungere il rivale. E ci pensa ancora, nonostante ieri si sia dedicato unicamente al lavoro in palestra.

    Al solito lo staff medico della Juventus è rimasto in contatto con i colleghi portoghesi e da entrambe le parti filtra la convinzione che il ko al piede sia di lieve entità. Non c’è ansia né allarme alla Continassa dove attendono che Ronaldo rientri con calma. Di sicuro non dispiacerebbe a nessuno se il giocatore saltasse le partite contro Croazia e Svezia. Nessuno tranne CR7, abituato da sempre a un pre senzialismo spinto. Al punto che in Portogallo si racconta di come il 35enne di Funchal non demorda nella speranza di farcela anche all’ultimo minuto utile in vista di domani sera. In casa Juve sono tranquilli: il debutto di domenica 20 settembre in campionato contro la Sampdoria allo Stadium non è a rischio, stando alle notizie trapelate finora.
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    Ronaldo Portogallo juve
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    Juve, Rabiot entusiasta di Pirlo: “È il massimo”

    CLAIREFONTAINE – In questi giorni le squadre nazionali di Europa si stanno ritrovando per preparae le side di Nations League. Fra queste, oltre la Nazionale di Roberto Mancini c’è anche la Francia di Didier Deschamps, che è tornato a convocare Adrein Rabiot dopo gli attriti precedenti al Mondiale vinto nel 2018. Il centorcampista della Juventus ha risposto alle domande dei giornalisti dal ritiro di Clairefotnaine ed ha parlato del suo arrivo a Torino, dei suoi pensieri su Pirlo e sul calcio italiano.

    Sei cambiato da quando hai lasciato Parigi?”Mi sono necessariamente evoluto. Due anni nel calcio di oggi sono a dieci anni all’esterno. Tra i miei anni a Parigi e quelli a Torino, sono cambiato molto come calciatore. È molto diverso. Un calcio diverso, un’altra lingua, un’altra vita. E da uomo è lo stesso. Quando partiamo da un luogo in cui ci sentiamo bene, in una certa comodità, questo ci cambia e ci permette di evolvere. Ne ho passate tante nella vita, non necessariamente sempre molto belle. Mi ha fatto crescere”.
    I risultati della sua prima stagione alla Juve?“Sono contento della mia stagione. Non è necessariamente iniziato bene, venivo da un periodo di inattività abbastanza lungo, era difficile addentrarsi nello spogliatoio. È migliorato ed è anche andato molto bene. È qualcosa di positivo. Questo è quello che ricordo. Piuttosto che iniziare bene e finire male, ho potuto lottare, non lasciarmi andare, andare avanti e ottenere ciò che volevo. Mi permette anche di tornare in Francia, quindi questa stagione la giudico bene”.

    Come ti sei fatto strada alla Juve?“Ho dovuto lottare, sono una persona molto ottimista che ama la competizione. Dal momento in cui sono riuscito a trovare il mio posto a Torino, ho cercato di mantenerlo, di non mollare. Giocavo con la Francia in mente, questo mi ha dato una spinta”.
    Le tue preferenze di ruolo?“Anche questo è stato spesso interpretato male, gonfiato o amplificato. Come molti giocatori, sono stato allenato per una posizione, centrocampista sinistro, è lì che mi sento meglio. Ovviamente posso passare ad altre posizioni. È bene chiarire. Questo non è un rifiuto di passare da una posizione all’altra. Non è affatto così. Quello in cui posso esprimermi al meglio, mettere le mie qualità al servizio del collettivo, è in questa posizione. Quindi posso evolvermi ovunque e farlo bene “.
    Pirlo, il suo nuovo allenatore alla Juve”È solo una settimana che lavoro con questo allenatore, ma penso che sarà ben diverso perché si è evoluto con la Juve da giocatore e il suo staff è composto da ex giocatori. Sono uno staff giovane, diverso da Sarri, forse più vicino a quello che è la Juve e a quello che cerca. Spero che funzioni. È un ex grande centrocampista, per me è importante. Sui principi di gioco che vuole mettere in atto, mi va bene, questo può aiutarmi. Per un centrocampista come me, con un allenatore come Pirlo, è praticamente il massimo”.
    Il suo rapporto con i media dopo la sua partenza da Parigi“La vita lontano dai media è più tranquilla. Ma fa parte dell’ambiente, della vita di tutti i giorni, è così. Per un po’ sono stato in grado di ignorarlo. A volte, anche molto spesso, non mi lasciano andare. Ma ora lo prendo con più calma. Non sono una persona che parla molto. Ci sono anche alcune cose positive, il che è anche un bene. Dovrebbe essere equilibrato”.
    Serie A superiore alla Ligue 1?”Direi di si. Ci sono più squadre in Serie A con cui è più difficile giocare che in Ligue 1. In Francia ci sono giocatori più talentuosi che possono fare la differenza da soli. La cosa più difficile in Serie A è il ritmo, l’intensità, la tattica. Le squadre sono davvero attente, è tutto molto tattico. Anche l’intensità del lavoro durante la settimana è diversa. Penso sia così in tutti i club italiani”.
    Sul PSG battuto in finale di Champions League“Certo che tifavo per il PSG. Anche con quello che sarebbe potuto accadere, il mio cuore di parigino e il fatto che sia cresciuto nel club ha fatto sì che tifassi per il Paris. Ovviamente sono rimasto deluso per alcuni soprattutto per Kimpembe. È un amico e se lo meritava. C’era anche Coman dall’altra parte che conosco bene. Sono stato anche molto felice per lui. Tifavo il PSG e sono rimasto deluso per alcuni e felice anche per altri”.
    Su Ancelotti“All’inizio Carlo Ancelotti mi ha portato in prima squadra. Ho passato solo sei mesi con lui perché dopo sono stato ceduto in prestito al Tolosa e lui se n’è andato a fine stagione. Sono stati sei mesi importanti. Era un buon allenatore con cui iniziare, per arrivare a questa squadra. Parla e scambia molto. Quando si è giovani è importante inserirsi in una squadra come quella che cominciava a crescere bene con ottimi giocatori. Ho avuto un buon rapporto con Ancelotti, mi ha aiutato molto. Impariamo da tutti gli allenatori, sia a livello tattico che umano”.
    Sul suo rapporto con Matuidi a Torino“Abbiamo parlato molto, mi ha aiutato a inserirmi e mi ha dato tanti piccoli consigli su tante cose. Ha avuto una certa esperienza. Era una persona importante”.
    Sul calcio a porte chiuse“Trovare la motivazione, a volte, è molto complicato. Il pubblico è davvero importante. Nel ritorno di Champions League contro il Lione in casa, a un certo punto eravamo sul 2-1. Se ci fossero stati i tifosi a spingerci, penso sinceramente che avremmo fatto il terzo e ci saremmo qualificati. I tifosi ci permettono di motivare noi stessi e di destabilizzare l’avversario. Senza di loro sembra di allenarsi”.
    Il suo ritorno in nazionale e con Deschamps”Sono molto felice di essere di nuovo al ritiro con la squadra. Anche con Didier Deschamps le cose stanno andando molto bene. Abbiamo avuto modo di discutere, parlare un po’ di quello che è successo nel 2018, ma anche di questo raduno e un po’ della Juventus.”
    Credeva in un ritorno in blu?”Sì. Non ho intenzione di dire di no. Quello che è successo è quello che è successo. So che il manager non si è bloccato su questo genere di cose. Si occupa principalmente delle prestazioni. Segue i giocatori. Negli ultimi mesi ho avuto dei momenti piuttosto complicati. Ovviamente, non era una giustificazione per tornare con la Francia. Ma finché sono stato in grado di rigiocare e riguadagnare il mio livello, perché no?”
    Puoi svelarci qualcosa sull’incontro con l’allenatore?“Preferisco tenerlo per me. È una discussione tra allenatore e giocatore, tra uomini, a quattro occhi. È meglio così. Con l’allenatore non credo ci sia stato un periodo buio. La domanda può essere collegata alla lettera (inviato per giustificare il suo rifiuto di essere una riserva, ndr). Ne abbiamo discusso con l’allenatore. Non c’è mai stato alcun affronto o aggressione nei suoi confronti. Lo sa bene. Un periodo travagliato con l’allenatore? Non è quello che direi. Non ci sono stati problemi con il manager”
    Nessuna scusa da fare quindi”Non è successo niente tra il manager e me, niente di personale. Non c’è niente che lui abbia preso a male, o contro se stesso, o contro il presidente della Federazione. Non era niente di personale, né contro altri giocatori presenti. Mi suona un po’ strano quando sento «chiederà scusa?»”
    Come ha vissuto il Mondiale 2018?”Ero contento, come ho già detto all’allenatore. Non ho rancore o altro. Al contrario, ho seguito la Francia e sono contento di questa vittoria”.
    I tuoi obiettivi con la Francia“Mi aspetto cose buone. Mi aspetto che il mister mi permetta di rigiocare, che è la cosa più importante. Potermi mostrare e affermarmi in questa squadra. Sono arrivato abbastanza presto. Non mi sono esibito nel miglior modo possibile. Soprattutto, questo è l’obiettivo. Sono in un buon stato d’animo, sono molto felice, con le persone che conosco, in un posto che conosco anch’io. L’europeo è abbastanza lontano. Il mio obiettivo, ovviamente, non è quello di essere una riserva, ma fra i 23 convocati. Vedremo più avanti”.
    La concorrenza nel suo ruolo“C’era già concorrenza. Ci sono stati alcuni ottimi giocatori nella Francia per diversi anni. Non direi che siamo peggiorati, è migliorata. Devi superare te stesso ed essere all’altezza per guadagnare il tuo posto in questa squadra”. LEGGI TUTTO

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    Juve, Romero in prestito all'Atalanta: manca solo l'ufficialità

    TORINO – Dopo l’avvicinamento negli scorsi giorni, è arrivata la svolta: Romero si trasferirà all’Atalanta con la formula del prestito biennale con diritto di riscatto che potrebbe diventare obbligo in base al numero di presenze e agli obiettivi europei del club. Il difensore della Juventus, che ha giocato questa stagione in prestito al Genoa ha dovuto prolungare il contratto con la Juventus di un altro anno, fino cioè al 2025. La società bergamasca pagherà circa 25 milioni di euro per dare a Gasperini l’argentino.  LEGGI TUTTO

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    Georgina vola al Festival di Venezia: sfilerà sul red carpet

    Georgina al Festival di Venezia
    Sui social la fidanzata di CR7 ha pubblicato i preparativi: dalla storia in cui si fa massaggiare della crema sul viso e si rilassa al post vicino al suo jet privato che presto la porterà a Venezia. “Sto arrivando” ha scritto su Instagram, avvisando i suoi follower del grande appuntamento al quale non mancherà.  LEGGI TUTTO

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    Juve, Beckham lo tenta, Higuain valuta

    A piccoli passi, pur senza affondare ancora il colpo, l’Inter Miami di David Beckham prova ad avvicinarsi a Gonzalo Higuain. La squadra in cui ad agosto è approdato un altro ex giocatore della Juventus, Blaise Matuidi, si sta informando sui punti cardine di una trattativa che non si presenta semplice almeno per due ordini di motivi: il Pipita non ha ancora rescisso il contratto annuale che lo lega al club bianconero con ingaggio da 7,5 milioni netti che alla Continassa rinuncerebbero volentieri a pagargli; la candidatura statunitense non è l’unica sul tavolo del fratello-agente del 32enne attaccante. «Abbiamo ricevuto sondaggi da Inghilterra, Francia, Spagna, Cina, Stati Uniti. Molte proposte, ma nessuna da far tremare le gambe – ha confessato Nicolas Higuain in esclusiva a Tuttosport nell’intervista pubblicata sul giornale di ieri -. Valuteremo con calma, però due cose sono sicure: Gonzalo non giocherà più in Italia e soprattutto non andrà mai al Boca Juniors».

    Manca l’intesa sulla buonuscita
    Chi cura gli interessi del Pipita, evidentemente, non fa nulla per nascondere la propria delusione, ma al tempo stesso la decisione – totalmente avallata da Andrea Pirlo – di separarsi dal bomber non è stata presa nelle ultime ore e questo lo sanno tutte le parti in ballo. Manca l’intesa sulla buonuscita che la Juventus dovrà versare sul conto in banca di Higuain, mentre al netto dei desideri del giocatore la sensazione è che l’Inter Miami sia al momento la squadra più convinta di prenderlo.
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    Chi è il bambino accanto a Suarez? I social impazziscono

    TORINO – Mentre Luis Suarez si avvicina sempre più alla Juventus, sui social network impazza una foto che ha il sapore del segno del destino. L’attaccante del Barcellona, in procinto di legarsi ai bianconeri, è ritratto in una immagine di qualche anno fa con un giovane raccattapalle. Guardando bene lo scatto si scopre, senza grandi difficoltà, che il bambino al fianco dell’uruguaiano è Matthijs De Ligt: la foto infatti risale ai tempi dell’Ajax, quando Suarez era il bomber dei ‘lancieri’ e l’attuale difensore della Juventus era un ragazzino delle giovanili del club.
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    Scirea, il ricordo della Juve: “Classe e sportività, un uomo incredibile”

    TORINO – “3 settembre 1989. Ogni anno, fa male come quella domenica”. Inizia così il messaggio di cordoglio della Juventus per ricordare Gaetano Scirea, scomparso a 36 anni. Sono passati trentuno anni da quel giorno. “Una domenica di pioggia, in Polonia. Una domenica che si portò via Gaetano Scirea, quel giorno lontano da casa per visionare l’avversario che attendeva la Juventus in Coppa UEFA, il Gornik Zabrze” prosegue il club bianconero sul proprio sito ufficiale. 
    Juve, presentazione Arthur: Voglio la Champions”. E su Suarez…

    Scirea, il messaggio della Juve
    Uno dei difensori più forti che l’Italia, ma non solo, abbia mai visto, un simbolo di professionalità, sportività e correttezza in campo, bandiera anche della Nazionale, raccontato da tutti come grande uomo di classe. “Se ne andò non solo un campione, un difensore eccezionale, un uomo di statura incredibile. Quel giorno, in Polonia, se ne andò una parte di noi. Perché Gai era una parte di noi, rappresentava tutti i nostri valori, e portava in campo un esempio di educazione, classe, sportività e umanità. Gai era parte di noi. Era tutti noi.  E lo è ancora: per questo, oggi, come sempre, ci stringiamo insieme alla famiglia Scirea, nel ricordo di un uomo unico” conclude la Juve. 
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    Juve, come corre Demiral: è pronto per sostituire De Ligt

    TORINO – Se la stagione appena conclusa è stata complicata per Giorgio Chiellini, anche per il compagno di squadra Merih Demiral non è stata una passeggiata: il difensore turco si immaginava ben altro annata al debutto con la maglia della Juventus. Invece il grave infortunio ai legamenti del ginocchio (lo stesso capitato a Chiellini) che ha subito a gennaio contro la Roma lo ha costretto a un lungo stop. Nella sfortuna, però, il campionato slittato fino all’estate per via della pandemia gli ha permesso di rientrare in corsa e ripresentarsi in campo per 39 minuti proprio nell’ultima giornata contro i giallorossi di Paulo Fonseca. Una perfetta chiusura del cerchio, ma già durante il lockdown Demiral ha dimostrato di avere molto a cuore la sua professione e la Juventus: non ha lasciato Torino come molti suoi compagni, non ha raggiunto la Turchia per stare accanto ai genitori in un momento di incertezza a livello mondiale, ma è rimasto a casa per proseguire da solo il percorso riabilitativo. E appena la Continassa è stata riaperta, ha potuto riutilizzare anche i macchinari e accelerare con le cure fisioterapiche.
    Chiellini ha detto dove ha fallito Sarri (ma non tutti l’hanno capito)
    Diretta sorteggio calendario Serie A 2020/2021 ore 12: come seguirlo in tempo reale

    Punto di riferimento
    Che avesse voglia di riprendersi la Juventus lo si è capitato anche ad agosto, accorciandosi le vacanze: se la squadra bianconera si è ripresentata lunedì 24, sedici giorni dopo la sfida di Champions contro il Lione, il difensore turco è rientrato qualche giorno prima per portarsi avanti con il lavoro. La sua ripresa deve essere infatti graduale, non può e non deve strafare, ma seguire un programma mirato tra campo e terapie. La chiamata del ct della Turchia Senol Gunes per il doppio impegno settembrino di Nations League contro Ungheria e Serbia è l’ulteriore segnale di ritorno alla normalità per Demiral. «E’ in buone condizioni – ha sottolineato il commissario tecnico – per noi è un giocatore importante perché ha una grande influenza sulla squadra». E anche le immagini dell’allenamento di ieri con la Turchia sono eloquenti[…]
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