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    Sarri, il Lione per spazzare via i dubbi sul futuro

    Non ci sono segnali, neanche deboli, di una Juventus alla ricerca di un altro allenatore. E questa è un’indiretta conferma delle rassicurazioni del capo dell’area sportiva, Fabio Paratici, sul futuro di Maurizio Sarri: «Sarà il nostro allenatore anche nella prossima stagione». Il contesto e lo scenario nel quale la società bianconera sta pianificando il futuro, effettivamente, non sembrano portare a un cambio di guida tecnica. Ma venerdì non sarà una partita qualsiasi e risulta difficile pesare in modo adeguato le conseguenze di un’eventuale eliminazione della Juventus dalla finale a ottto della Champions League: «Non condizionerà la nostra decisione che non si basa su una sola partita», ha detto lo stesso Paratici. Ma, d’altra parte, come potrebbe affermare il contrario anche se lo pensasse? Insomma il Lione, almeno un po’, conta, perché una qualificazione convincente con accesso all’affascinante torneo di Lisbona spazzerebbe via molti dei dubbi su Sarri, mentre una eliminazione ne aggiungerebbe, senza dubbio, degli altri. E a quel punto la dirigenza potrebbe anche ridare un’occhiata alla bilancia. Ovviamente operando una valutazione molto più ampia e approfondita, senza essere influenzata dalla semplice prestazione contro il Lione o dal finale di campionato: si tratta di rivedere il film della stagione dal 24 agosto scorso e proseguito per i successivi dodici mesi con tutto il trambusto annesso.
    Nel giudizio dell’operato di Sarri verranno giudicati con attenzione tutti i meriti dell’allenatore. Primo fra tutti traghettare la squadra in una stagione difficile per tutti e che, non a caso, ha visto naufragare le avversarie: la Juventus ha faticato, ma ha vinto lo scudetto, il primo obiettivo che era stato dato a Sarri. Poi c’è l’indubbia valorizzazione di Cristiano Ronaldo, asset fondamentale per la Juventus anche sotto il profilo commerciale (un CR7 che funziona rende di più non solo per la classifica, ma anche a livello di marketing): 35 reti stagionali e la sensazione che abbia reso al top sono solide certezze nella lista dei meriti di Sarri. E altrettanto preziosa è stata la rinascita di Paulo Dybala, passata attraverso le idee tattiche dell’allenatore che lo hanno riportato più vicino alla porta, più incline al gol (spesso decisivo, peraltro). La gestione di De Ligt è un altro punto per Sarri: si tratta di un altro giocatore importante per la società, che investito in modo enorme su di lui. Il tecnico lo ha inserito con calma e saggezza, nonostante la necessità di doverlo utilizzare in modo intensivo fin dall’inizio per l’infortunio di Chiellini. E la sagace costanza con cui ha cercato di tirare fuori il vero Rabiot dal guscio in cui si era involuto va ascritto ai meriti di Sarri.
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    Cannavaro: “Voto per Sarri!”

    TORINO – Fabio Cannavaro vive nella bolla creata dalla Cina per far ripartire il calcio, ma resta sempre sintonizzato anche sull’Italia. Domani con il suo Guangzhou Evergrande vivrà una sorta di derby tricolore contro lo Shenzhen di Roberto Donadoni. «Qua in Cina – racconta l’ex difensore campione del mondo e Pallone d’Oro 2006 – il campionato sarà una prova di resistenza. Siamo ripartiti con due gironi da 8 squadre e per due mesi i club resteranno chiusi all’interno di un centro sportivo vicino a Shanghai e in quello di Dalyan, dove siamo noi. La cosa positiva è che siamo tornati a giocare e abbiamo vinto le prime due partite, anche se senza pubblico non è la stessa cosa. Quella negativa è che, al di fuori dal centro di allenamento, possiamo stare soltanto in una zona blu nella quale non c’è nulla. Intanto, però, è un punto di partenza».

    La serie A è riuscita ad arrivare alla fi ne e la Juventus ha vinto il nono scudetto consecutivo. Di fatto, da quando lei nel 2012 ha iniziato la carriera da allenatore, in Italia hanno trionfato soltanto i bianconeri. Sorpreso?«Il tempo vola, ma in effetti vincono sempre loro. Non è un caso: la Juventus è la società che investe maggiormente e che continua a lavorare per vincere guardando sempre al futuro».
    Le fa effetto vedere i suoi ex compagni Buffon e Chiellini alzare ancora dei trofei?«Giorgio è straordinario e si vedeva già da ragazzino quando arrivò nella mia Juve: era diverso dagli altri coetanei e anche molto intelligente. E Gigi è Gigi, unico: finché gli viene data la possibilità di andare avanti, fa bene a continuare».
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    Bartomeu: “Arthur? Alla Juve farà il titolare. Ha mancato di rispetto al Barça”

    TORINO – Continua la telenovela legata al rapporto tra Arthur e il Barcellona. A prendere la parola, questa volta, è Josep Maria Bartomeu, il presidente della società blaugrana. In un’intervista esclusiva a Sport, il numero uno del club catalano ha dichiarato: Avremmo dovuto rinnovagli il contratto ma aveva un’ottima offerta dalla Juve e a noi da sempre piaceva Pjanic. Così abbiamo raggiunto l’accordo, ma la decisione di lasciare il Barça è stata presa da Arthur. Alla Juve gli è stata garantita una maglia da titolare, e soprattutto uno stipendio triplicato. La tassazione italiana è più vantaggiosa in questo senso ed è più facile per le squadre avere giocatori ad un costo più conveniente”. 
    Arthur-Barcellona, i motivi del litigio
    Bartomeu prosegue: “Avevamo raggiunto l’accordo che fino alla fine della Champions League avrebbe continuato a giocare per il Barça, sia in campionato che in Champions League. Ma dopo le mini-vacanze non si è presentato. E’ un atto inaccettabile di indisciplina. Ed è per questo che abbiamo aperto un procedimento nei suoi riguardi, perché non esiste alcun argomento che giustifichi la sua assenza. Ha semplicemente deciso che il suo tempo al Barça fosse già finito. Ma avrebbe dovuto giocare con noi fino all’ultimo, così come fanno i campioni tipo Pjanic. E’ stato un patto tra i due club”.

    Bartomeu furioso: “Questa è mancanza di rispetto”
    Bartomeu spiega che aprire un’indagine disciplinare vuol dire”analizzare cosa è successo e cercare di accertarne le cause. Devi chiedere al giocatore, per vedere quali motivi fornisce. Se i suoi motivi non sono giustificati, ci sarà sicuramente una sanzione finanziaria. A parte questo, un lavoratore, se non lavora, non viene pagato. E ha mancato di rispetto ai suoi compagni di squadra, perché la squadra vuole fare bene in Champions League. E anche al club. Non è logico che giocando per un titolo così importante, un calciatore decida di cancellarsi. E’ ingiustificabile e totalmente incomprensibile”. In tutto ciò, Arthur non è mai tornato dal Brasile, rimanendo dall’altra parte dell’oceano ad allenarsi. Intanto, però, Bartomeu non rinnega la bontà dell’operazione con la Juve: “E’ stata una buona operazione economica. E penso anche sportiva: Arthur era un buon giocatore, sebbene non indiscutibile. Un buon numero “dodici”, per non dire altro. Ma abbiamo preferito avere Pjanic, che è un giocatore che seguiamo da molto tempo. E’ stata una decisione sportiva che in seguito si è trasformata in un accordo economico. Qui stiamo parlando di un giocatore che non può rinnovare per il Barça per l’importo che vuole, ha un’offerta migliore e lo dice. Il Barça non può eguagliare quell’offerta e così si decide di dare il via all’operazione”. LEGGI TUTTO

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    Pjanic, messaggio alla Juve: “Ci salutiamo il 23 agosto”

    TORINO – “Solo pensarlo mi mette i brividi, ma questa sera finisce la mia esperienza in Serie A con la Juventus. Però non è ancora il momento dei saluti, per quelli ho intenzione di aspettare il 23 agosto” è il messaggio condiviso da Miralem Pjanic su Instagram dopo la festa per la conquista per il nono scudetto consecutivo da parte della Juve. Il centrocampista bianconero saluta il campionato di Serie A, ma al momento non ancora la maglia bianconera. Pjanic, infatti, ha le idee chiare e vuole salutare la Juve il 23 agosto, giorno della finale di Champions. Un messaggio chiarissimo del bosniaco sui social network.

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    Sarri: “La Juve ha staccato la spina. Riattacchiamola con il Lione”

    TORINO – Vinto lo scudetto con la Juventus, Maurizio Sarri si proietta alla cruciale sfida di Champions League contro il Lione, in programma venerdì prossimo a Torino: “Il Lione? Ho visto un lungo tratto di partita (la finale di Coppa di Lega con il Psg, n.d.r.), mi ha sorpreso la condizione fisica dei francesi. Non sembravano una squadra che non giocava da un lungo periodo, anche se hanno fatto 3-4 amichevoli – dice l’allenatore bianconero a Sky, dopo il ko con la Roma e la festa scudetto in campo – noi dobbiamo essere bravi, dobbiamo ricaricare energie mentali per iniziare a preparare una gara importantissima. Un po’ di paura ci può far bene. Dobbiamo avere grande considerazione dell’avversario, partire dallo 0-1 è difficile”. Poi, sulle condizioni di Paulo Dybala, dice: “Sta piuttosto bene, domattina proviamo a portarlo in campo e vedremo le reazioni”.
    Sarri: “Ho imparato ad avere pazienza”
    Il finale di campionato non è stato esaltante per la Juve: “Abbiamo un po’ staccato la spina in queste ultime partite – ammette Sarri – ora dobbiamo riattaccarla tutte in vista del Lione”. L’allenatore bianconero non è tranquillo: “Prima di tutto è importante recuperare i giocatori e le sensazioni da partita vera. Non so che risultato faremo, ma sono convinto che entreremo in campo con un atteggiamento totalmente diverso rispetto alle scorse partite. Poi un po’ di paura questa squadra la fa anche a me: non è automatico riattaccare tutti gli interruttori. Dovremo essere bravi a monitorare chi ci potrà dare più energia e affidabilità”. Questa stagione ha insegnato a Sarri la pazienza: “Ne ero totalmente sprovvisto, ora comincio ad averne un po’”. La gara con il Lione non condiziona il suo giudizio sulla stagione della Juve: “L’importante è quello che pensi dentro – conclude Sarri – il giudizio dall’esterno non condiziona più di tanto. Non penso che chi c’è stato prima di me non abbia fatto bene perché non ha vinto la Champions. Quest’anno, con tutte le problematiche che abbiamo avuto, dobbiamo essere molto contenti. Potevamo benissimo perdere”. LEGGI TUTTO

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    Juve, Paratici: “Zaniolo è bravo, non serve un ds a capirlo…”

    TORINO – Fabio Paratici non rivela le mosse di mercato della sua Juventus, ma non può nascondere di apprezzare Nicolò Zaniolo, talento della Roma accostato da tempo ai bianconeri: “È un bravo calciatore – dice a Sky il chief football officier della Juve, prima della gara con i giallorossi – non ci vuole un direttore sportivo a capirlo. Adesso pensiamo alle partite da giocare e a festeggiare”.
    Paratici: “Nove scudetti di fila, era impensabile”
    Nessun malumore, sembra, nei confronti di Maurizio Sarri, anche in caso di una sconfitta contro la Roma: “Non è una partita a decidere o a far cambiare le idee di una società sul giudicare una stagione – le parole di Paratici – una partita può essere frutto di decisioni arbitrali, sfortuna, condizione fisica o mentale particolare. Vincere uno scudetto è sempre una stagione straordinaria, questo non ce lo dimentichiamo. Sono 9 anni di fila che vinciamo lo scudetto, è qualcosa di impensabile, se penso a 10 anni fa quando sono arrivato io e quando è arrivato il Presidente. Se ce lo avessero detto avremmo pensato a qualche matto, a qualche previsione strana. Cominciamo ad apprezzare il risultato della stagione, come ha detto il Presidente ieri, frutto di un lavoro durissimo, difficilissimo, quest’anno forse anche un po’ di più per i cambiamenti e la pandemia. In questo senso, vorrei cogliere l’occasione di ringraziare la Lega, la Federazione, che ci hanno permesso di portare a termine questo campionato, che non era assolutamente scontato, se pensiamo anche solo a due mesi fa”. LEGGI TUTTO

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    Juve, in 9 campionati aperta una voragine

    Due campionati da quinto, sesto posto, con la Juventus ferma senza giocare. Tanto servirebbe al Napoli per colmare il distacco accumulato dalla squadra bianconera nelle ultime nove stagioni. Al netto dei risultati di oggi. Ottocentodieci i punti ammassati dall’11 settembre 2011, Juventus-Parma 4-1 alla 2ª giornata (la 1ª era stata rinviata per lo sciopero dei calciatori) a mercoledì (anzi, per essere precisi a domenica, perché a Cagliari non ne sono arrivati) dalle squadre di Antonio Conte, Massimiliano Allegri e Maurizio Sarri. Nello stesso tempo le formazioni di Walter Mazzarri, Rafa Benitez, dello stesso Sarri, di Carlo Ancelotti e Rino Gattuso ne hanno ottenuti 677, 133 in meno: l’equivalente di un campionato da 67 punti e di uno da 66, quote da quinto posto, appunto.

    Il fatto che il Napoli sia stato non sola la squadra che è andata più vicina a interrompere la serie da record bianconera, quando nel 2017-18 il gol vittoria di Koulibaly all’Allianz Stadium pareva aver lanciato la formazione di Sarri verso il sorpasso su quella di Allegri, che invece seppe resistere, ma sia anche la squadra che in questi nove campionati abbia fatto più punti dopo la Juventus, la dice lunga sull’entità del dominio bianconero. Già, perché se le ultime nove Juventus hanno staccato il Napoli di 133 punti, quelli di vantaggio sulla Roma, terza, sono 163 (un campionato da Scudetto e uno da Champions), quelli sulla Lazio, quarta, 232 e quelli su Inter e Milan, appaiate al quinto posto, 237. A biancocelesti, nerazzurri e rossoneri non basterebbe che la Juventus non giocasse per due campionati per raggiungerla nel punteggio complessivo dal 2011 a oggi, neppure nell’ipotesi puramente teorica di vincere tutte le partite (228 punti).
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    Pirlo: Nella Juve di Sarri ci starei bene. Avevo offerte da A e Premier

    TORINO – «Ringrazio il presidente, Fabio, Federico e tutti per l’opportunità di tornare nella Juve. Provo grande orgoglio e spero di poter ripercorrere il cammino con medesime ambizioni e obiettivi. E’ tutto da scoprire, sarà un lavoro nuovo e non vedo l’ora di iniziare, perché in questi anni lontano dal campo ho sentito il bisogno di staccare un po’, ma frequentando il corso di Coverciano ho capito che il percorso da fare era questo. E ne sono molto felice. Ho iniziato a fare i corsi quando ho smesso di giocare, intanto cresceva la voglia di conoscere e capire certe dinamiche. Da lì mi sono “infognato” e ho capito che sarebbe stato il mio lavoro. Con la testa mi sono buttato al 100% con e non vedevo l’ora di finire i corsi per iniziare». Così Andrea Pirlo inizia la sua prima conferenza stampa da allenatore della Juventus U23. 
    Pirlo, i suoi maestri e la Juve di Sarri
    «Tutti gli allenatori che ho avuto mi hanno insegnato tanto: Ancelotti, Lippi, Conte, Allegri, ma ognuno deve fare la sua strada, deve avere un proprio modello di gioco. Io ho in testa il mio da un po’ di tempo, la mia squadra dovrà giocare bene, avere padronanza del gioco, giocherà sempre per vincere. Odiavo tante cose da giocatore, non vorrò rivederle da allenatore. Mi sarebbe piaciuto giocare nella Juventus di adesso, avrei giocato con questo gruppo vincente da tanti anni, fossi stato un po’ più giovane. Bello il gioco di Sarri, il play gioca tantissimi palloni, sarebbe stato adatto alle mie caratteristiche».
    Pirlo, la Champions e l’U23
    «Sì, conosco i giocatori dell’Under 23, li ho seguiti già dall’anno scorso. Sono sicuramente migliorati, allenandosi con Sarri. Se questa è una settimana speciale? No, io vengo dopo la prima squadra. E’ giusto festeggiare lo scudetto, ora c’è un nuovo traguardo, la Champions League, partita fondamentale contro il Lione. Loro vengono da un’inattività di qualche mese, ma si saranno preparati alla morte per questa partita. Ci sarà un po’ di stanchezza, è normale, ma è troppo importante: penso che la Juve arriverà con la giusta forza e mentalità per poter andare alla fase finale. Cosa dirò ai ragazzi? Dirò quello che mi piaceva dei miei allenatori precedenti, spiegando cosa vuol dire giocare nella Juventus sacrificandosi per giocare prima squadra. Perché chi affronterò la Juve vorrà vincere e giocare sempre con il coltello tra i denti. I due brasiliani dell’Under 23? Li conosco, sono due terzini, li ho seguiti e spero di poterli avere a disposizione l’anno prossimo. Sono di qualità e prospettiva, li conosceremo meglio durante la stagione. Il mio modulo? Non è fondamentale, prima bisogna vedere i giocatori a disposizione e poi metterli nella condizione di rendere al massimo. L’occupazione degli spazi è la cosa più importante, con i giocatori giusti nelle posizioni giuste. Io ho idee e principi di gioco molto chiari da attuare».

    Pirlo: Al Milan non conosco più nessuno. Juve una nuova famiglia
    «Dopo il Milan sono entrato in una nuova famiglia, mi sono trovato benissimo nella Juve. Anche quando sono stato prima a New York e poi sono tornato a vivere a Torino, ho sempre mantenuto i rapporti, ci vedevamo in giro per la città, stima e amicizia sono sempre rimasti. Non ho più rapporti col Milan perché dei dirigenti dell’epoca non c’è più nessuno, solo il mio compagno Maldini. Io dirigente? Ci ho pensato, ma mi piace stare sul campo, essere protagonista, raggiungere obiettivi non da esterno. In questo senso il ruolo perfetto è l’allenatore».
    Pirlo, i paragoni con Guardiola e Zidane e le offerte da A e Premier
    «La responsabilità di avere Guardiola e Zidane come modelli? Io le ho da quando ho 14 anni e se non le ho non sto bene: preferiscono avere tante responsabilità, mi fanno sentire ancora più vivo. Piacerebbe a tutti fare il percorso di Guardiola e Zidane ma bisogna meritarselo. Ho avuto proposte per allenare squadre non di serie C, anche di Serie A e di Premier, ma alla fine ho deciso di intraprendere questo percorso perché mi sembra la strada più giusta per iniziare una nuova carriera. Il percorso di studi? Ho trovato qualche difficoltà nelle materie come Psicologia e un altre un po’ più lontane dai temi del campo. La scintilla è scattata velocemente, ho subito deciso che dovevo fare questo. Bisogna avere determinazione, sogni e ambizioni, altrimenti è meglio fare altro».

    Paratici: “Progetto Juve U23: Zironelli, Pecchia e ora Pirlo”
    «Il progetto è nato due anni fa con grandi difficoltà, tanto che ci fu comunicato solo il 20 luglio che avremmo potuto partecipare al campionato di Lega Pro. Scegliemmo Zironelli, persona molto solida che conosceva la categoria e poteva dare certezze a chi nasceva in quel momento. Zironelli va elogiato assieme ai dirigenti, da Federico Cherubini a Claudio Chiellini e Filippo Fusco. La seconda stagione abbiamo scelto Pecchia: vista la sua conoscenza dell’ambiente Juve e l’abitudine a lottare per grandi obiettivi, avrebbe portato senso di appartenenza e ambizione. Ora abbiamo scelto Andrea perché al di là degli aspetti tecnico-tattici, siamo rimasti vicini in questi anni e lui è un esempio di come si debba interpretare la passione del calciatore. E può trasmettere ai giocatori le sue qualità che pensiamo di avere intravisto già da calciatore. E queste sono caratteristiche che gli possono consentire di fare una grande carriera da allenatore con il giusti percorso formativo che cercheremo di guidare».
    Cherubini: “Con Pirlo la Juve U23 fa un salto ulteriore”
    «L’obiettivo di medio-periodo è portare 2-3 calciatori in prima squadra attraverso un percorso tecnico-sportivo. Abbiamo l’ambizione di poter competere in futuro per guadagnarci una categoria ancora più importante, anche per la valorizzazione del calciatore. Noi abbiamo pensato alla seconda squadra 8-9 anni fa, quando abbiamo iniziato a capire che la gestione dei prestiti era onerosa e difficile. Fondamentale portare questo progetto nella Juve. In due anni abbiamo dato sostegno alla prima squadra, dando anche giocatori al mercato e investendo per il settore giovanile. La scelta di Andrea? E’ un professionista che ci può far fare un ulteriore step. Abbiamo parlato con lui, ha grande umiltà nell’approccio a questo percorso, conosce i nostri calciatori, ha seguito il campionato di Lega Pro. Ha iniziato col piede giusto partendo con grande umiltà e voglia sperando che questo percorso possa riservargli le stesse soddisfazioni di quando era calciatore». LEGGI TUTTO