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    Juve, 'Chiesa back on track’: il documentario della rinascita e quell’elastico portafortuna

    Una storia di discesa e risalita, iniziata nel gennaio 2022 con l’infortunio in Juve-Roma e finita con la convocazione e l’ingresso in campo nella sfida di Champions al Psg 297 giorni dopo. Federico Chiesa è il protagonista del nuovo documentario Amazon, ‘Back on Track’, che raccoglie i momenti più emozionanti dell’odissea vissuta dallo juventino e svela alcuni retroscena inediti. “Stavo per calciare, mi entra Smalling e sento una fitta pazzesca nel ginocchio – le prime parole di Chiesa riguardo al brutto ko – In un primo momento pensavo mi fossi strappato un tendine. Vado a terra e sento proprio il ginocchio che mi si spegne. In quel momento entra in campo il dottore e gli dico subito ‘Doc, io non mi sento più il ginocchio’”.

    Chiesa: “Mani nei capelli e pianto a dirotto”

    “A ogni passo sentivo ‘stock’, ‘stock’, ‘stock’. Al primo cambio di direzione ho sentito il ginocchio uscire dall’articolazione, mi sono accasciato a terra. Mani nei capelli. Si avvicina Lorenzo Pellegrini e gli faccio ‘Mi sono spaccato tutto’. Ho iniziato a piangere appena il dottore mi ha praticato una mossa per vedere se il crociato teneva o meno. Dalla sua espressione ho capito tutto, ho iniziato a disperarmi e piangere. Non servono neanche le parole in quei momenti”.

    Guarda la gallery Chiesa, la fotosequenza dell’infortunio durante Roma-Juve LEGGI TUTTO

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    Juve-Lazio, Chiesa illumina: che giocata per servire Vlahovic!

    TORINO – Titolari insieme dal primo minuto: la lunga attesa per vedere Chiesa e Vlahovic in bianconero termina in Coppa Italia nel quarto di finale contro la Lazio. Grande grinta da parte del numero 7 che prima di uscire dal campo, al minuto 75′, ha provato in tutti i modi ad impegnare la difesa biancoceleste. Da solo o a disposizione del compagno di reparto, l’esterno azzurro all’ora di gioco ha illuminato lo Stadium con una super giocata: cross dalla destra e aggancio di esterno destro a liberare il compagno d’attacco serbo che non capisce però le intenzioni, lasciandosi anticipare dalla difesa di Sarri. Entusiasmo da parte del pubblico dopo il numero di Chiesa che all’uscita dal campo è stato abbracciato dai suoi tifosi con una standing ovation. LEGGI TUTTO

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    Cuadrado, quattro mesi allo sprint e poi… ciao Juve!

    TORINO – Dalla sfida di Coppa Italia con la Lazio ai prossimi quattro mesi, quasi certamente gli ultimi di una serie di otto anni intrisi di juventinità, Juan Cuadrado è giunto al dunque. E il dunque, nel caso dell’88 colombiano, significa provare a tornare trascinatore di una compagnia che in questo momento ha estremo bisogno di punti di riferimento. Non esattamente sicuri in prospettiva, visto che l’ex Chelsea se ne andrà a fine stagione (dove non si sa, ma le offerte da luoghi esotici fioccano), però il tifoso bianconero sarebbe ben felice di ritrovare il proprietario di quel “lato B” – per esempio – che decise un derby nel 2015 avviando la super rimonta della Juve con vista sullo scudetto.
    Indispensabile, a modo suo
    Anche Cuadrado lo desidera, considerato quanto abbia tenuto a rientrare in tempo per dare una mano in una delle stagioni più complicate della storia bianconera. Perché il Panita, che dava del Panita a molti compagni “made in Sud America” e non solo, non vuole abbandonare la Juventus senza aver lasciato un segno ulteriore della sua presenza. Vero, non è più un ragazzino e quando a suo tempo si è trattato di rinnovare il contratto (dal 2022 al 2023), fece scattare l’opzione automatica sull’accordo con il club, valida al raggiungimento della 40ª presenza stagionale, ma senza accettare di ridursi lo stipendio da cinque milioni di euro netti. No a una spalmatura dell’ingaggio, no a un futuro juventino fino a fine carriera, però resta il fatto che Cuadrado non sia esattamente un calciatore così facilmente sostituibile. Non è che la rosa di Massimiliano Allegri, ad oggi, abbondi di uomini in grado di saltare l’uomo e così creare superiorità numerica, né di elementi bravi nel conquistarsi punizioni da mattonelle particolarmente invitanti. Ma della sostituzione del colombiano ci si occuperà quando sarà il momento. In assenza di novità dal mercato invernale, alla Juve conviene tenerselo stretto, e viceversa, finché interruzione del rapporto non separi le parti. LEGGI TUTTO

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    Juventus Next Gen, Pecorino non si ferma: nel posto giusto al momento giusto

    La Juventus Next Gen ottiene la seconda vittoria consecutiva. Dopo un periodo a secco di successi, i bianconeri di Massimo Brambilla tornano a macinare punti: prima con il Vicenza, ieri con la Pergolettese. Lo fanno soprattutto grazie a Emanuele Pecorino, che dopo la serie di infortuni che ne hanno ostacolato le ultime stagioni, è tornato a giocare con regolarità e, soprattutto, a essere decisivo.Guarda la galleryPergolettese-Juventus Next Gen, la decide Pecorino: le immagini della partita
    Juventus Next Gen, Pecorino c’è
    Una partita difficile e non senza polemiche quella con la Pergolettese, col d.g. Fogliazza che ha aspramente criticato l’arbitraggio dopo la partita. Una vittoria fondamentale per i bianconeri davanti ai circa 500 spettatori del Voltini, sofferta nonostante la superiorità numerica dal 34′ del primo tempo per l’espulsione di Figoli. A togliere le castagne dal fuoco ci ha pensato Pecorino: dopo il gol fondamentale nel successo per 2-1 sul Vicenza, di nuovo una rete decisiva. A 5′ dalla fine della gara, palla filtrante per il numero 31 che, a tu per tu con Soncin, non sbaglia calciando potentissimo sotto la traversa. L’attaccante che la Juventus Next Gen aspettava, quello degli anni di Catania e che i bianconeri non avevano ancora visto nel pieno delle sue energie causa infortuni. Ora l’attaccante siciliano è tornato, e si vede: due gol in due partite, due vittoria di fila per i bianconeri, 6 punti in cascina e un futuro che, finalmente, torna a sorridere ad Emanuele Pecorino. LEGGI TUTTO

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    Salernitana-Juve, ecco l'arbitro. Inter-Milan a Massa

    MILANO – Sabato pomeriggio (ore 15) prenderà il via a Cremona (Cremonese-Lecce) la 21ª giornata del campionato di Serie A che avrà nel derby di Milano tra Inter e Milan il big-match del turno. La stracittadina tra i nerazzurri e rossoneri, che chiude il programma della domenica (20:45), sarà affidata a Davide Massa della sezione d’Imperia con Mazzoleni al var. Il Napoli capolista fa visita allo Spezia domenica alle 12:30 con Di Bello a dirigere il match.
    Rapuano dirige la Juventus, i precedenti
    La giornata si concluderà martedì 7 febbraio con la Juventus impegnata alle 20:45 a casa della Salernitana con Rapuano (Rimini) direttore di gara alla sua seconda volta in carriera a dirigere i bianconeri. Il direttore di gara ha un solo precedente con la Juventus che risale proprio a questa stagione in occasione della prima giornata di campionato quando allo Stadium i bianconeri si imposero per 3-0 contro il Sassuolo. In quell’occasione 5 ammonizioni di cui solo una bianconera (Locatelli) ed un rigore concesso ai padroni di casa realizzato da Vlahovic. Gli assistenti di Rapunao saranno Margani e Cipressa, Massimini IV uomo, Doveri al Var assistito da Paterna. LEGGI TUTTO

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    Gandhi: “Tifo Juve e soffro per i guai che sta passando”

    (e.e.) La lunga marcia di Rahul Gandhi. Tra impegno sociale e riscoperta delle proprie radici. Un viaggio interiore, anche. Perché conoscendo se stessi, poi, puoi provare a conoscere gli altri. Gandhi. Un nome che evoca il passato. Gloria e tragedie, imprese e lacrime. Rahul che parte a settembre per capire la sua India, come fece un tempo Mahatma Gandhi (zero parentela, ma il bisnonno di Rahul, il Pandit Nehru, fu seguace della Grande Anima nonché padre della Nazione). Rahul che parla ai media e rivela il suo lato tricolore. E bianconero. Lo fa in una bellissima intervista di Aldo Cazzullo sul Corriere.  Rahul, per chi non lo sapesse, è figlio di Sonia Maino e Rajiv Gandhi, Primo Ministro dall’84 all’89, ucciso in un attentato nel ‘91 dalle Tigri Tamil. Rahul è nipote di Indira che governò a lungo, prima e unica donna della storia del Grande Paese; nonna erede, anche politica, appunto del Pandit Nehru, e pure lei uccisa, dalle sue due guardie del corpo Sikh. Rahul ha vissuto tutto questo, il potere e il lutto. E si è rimesso in gioco, a 52 anni.

    Radici a Orbassano

    Nella lunga intervista, parla dei motivi che l’hanno indotto a… marciare, la Bharat Jodo Yatra, per unire l’India dall’Oceano Indiano alle nevi del Kashmir. Per dire: 3.500 chilometri a piedi. Tra affetto, forze incredibili negli occhi di chi si unisce e paura per la sicurezza non garantita. Rahul racconta anche il legame con l’Italia e con l’hinterland torinese. Perché la famiglia di mamma Sonia Gandhi (Maino all’anagrafe, in quanto figlia di Stefano Maino e Paola Predebon) aveva messo radici a Orbassano. E lì, a Orbassano, lo scorso agosto si sono svolti, con grande riservatezza proprio per la presenza di Rahul, i funerali di Paola. «Nonna Paolina: ero triste, ma tutti hanno cantato canzoni molto belle, che mi hanno dato conforto. Io ero il cocco della nonna indiana, e mia sorella Priyanka era la prediletta della nonna italiana. Ha vissuto 98 anni, le ero molto legato. Come lo sono a zio Walter, ai cugini, a tutta la famiglia». LEGGI TUTTO

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    Padovano, fine incubo: “Le lacrime e le telefonate di Vialli”

    TORINO – Quando la realtà supera la fantasia e la vita diventa un incubo. Interminabile, lungo 17 anni. E’ la storia assurda piombata addosso a Michele Padovano, ex attaccante della Juventus che ha vissuto sulla pelle le storture fisiologiche di una giustizia dai tempi disumani. Bisognerebbe avere una aspettativa di vita di 160 anni per pensare che 17 siano logici per definire se un uomo è colpevole o innocente. Nel caso specifico il reato non era esattamente quello di un furto di caramelle, bensì traffico internazionale di stupefacenti. E dal 10 maggio 2006, quando venne arrestato, la serenità è evaporata. Soltanto la sentenza di assoluzione dell’altro giorno, era il 31 gennaio – per non aver commesso il fatto – ha messo fine al suo infinito giro sulle montagne russe dell’emozione: da una condanna a 24 anni in primo grado ridotta a poco più di 8 in appello con il rischio concreto di tornare in carcere, il ricorso in Cassazione che porta all’annullamento della sentenza e quindi la vittoria in appello di fine mese.

    Padovano: “Quando è squillato il telefono…”

    Ora in teoria la Procura generale potrebbe ancora fare ricorso, ma perlomeno la bilancia della giustizia è tornata a pendere in maniera chiara ed inequivocabile dalla parte del torinese. Che racconta con una energia ritrovata e una voce tornata limpida come per magia la giornata più bella della sua vita: «La notizia mi è arrivata a casa. Per scaramanzia, insieme ai miei avvocati Michele Galasso e Giacomo Francini, avevamo deciso di riproporre le postazioni della vittoria nel ricorso in Cassazione. Così nel pomeriggio, dopo che verso le 15 è stata letta la sentenza, è squillato il telefono e mi sono sentito dire questa frase bellissima: «Michele, sei stato assolto!». Giuro che non ho capito più niente talmente la felicità ha preso il sopravvento. Non esistono parole in grado di rendere l’idea di quell’istante. Sono scoppiato a piangere insieme a mia moglie Adriana e mio figlio Denis ed è stato un lunghissimo abbraccio». LEGGI TUTTO

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    Juventus -15, la penalizzazione preoccupa tutte le altre società

    TORINO – Il grande botto fa effetto. E il clamoroso frastuono, si sa, non regala lucidità al cento per cento. Anzi. E poi in Italia i campioni dell’invidia non rischiano mai di restare senza eredi. Per cui il botto del meno 15 punti di penalizzazione alla Juventus ha acceso facce sorprese che col passare dei secondi vedevano le bocche allargarsi per inequivoabili sorrisi malcelati. Espressioni che però, adesso, a distanza di un po’ di tempo, correvano le ore 21 del 20 gennaio quando la Vecchia Signora veniva bastonata, sono virate verso altre mimiche facciali. La bocca si è ristretta per dar spazio al movimento accentuato delle sopracciglia, corrucciate più che mai! Proprio così. Il mondo del calcio si sta interrogando su cosa e quanto rischi il sistema con questa sentenza che mette nel mirino le plusvalenze, esercizio per il quale è stata punita la società torinese. I problemi però sono molteplici visto che la verità la conoscono tutti. E parliamo della verità della vita vissuta, non quella processuale e quindi parziale in quanto realizzata solo con porzioni della prima. Porzioni peraltro assemblate in maniera a volte sorprendente. Già, perché se è vero che la Corte federale d’Appello ha dimostrato che la Juventus ha fatto ricorso in modo sistemico e sistematico alle plusvalenze senza che peraltro esista una norma che le vieti, è altrettanto vero che non le ha fatte da sola. E i club che utilizzano questa modalità per riportare in equilibrio o quasi i conti sono tantissimi. Dunque non c’è più molta gente tranquilla nel calcio. Che di colpo si trova a fare il tifo per la Juventus! Dove? Nella prossima sede in cui la società farà ricorso: ovvero il Collegio di garanzia dello sport presso il Coni, con deposito dello stesso ricorso entro il primo marzo.Guarda la gallerySentenza Juve, le motivazioni e la rabbia dei tifosi: “È reato violare una norma che non esiste?” LEGGI TUTTO