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    Lazio, Sarri: “Alla Juve il mio Scudetto era scontato”

    Ronaldo multinazionale
    Su Cristiano Ronaldo: “Ronaldo è una multinazionale con interessi personali che devono abbinarsi con gli interessi della squadra. Situazione difficile da gestire. Io mi ritengo più bravo a fare l’allenatore rispetto al gestore. Mi annoia. Ci sono tanti aspetti positivi, perché Ronaldo alla fine dell’anno i numeri li porta. Difficile gestione sotto tutti i punti di vista. Quando un ragazzo arriva a questi livelli è chiaro che rappresenta qualcosa che va oltre la società, oltre la normalità. È il prodotto della nostra società. Negli ultimi anni sento parlare tanto dei singoli giocatori e poco delle squadre. E il valore della squadra non corrisponde mai alla somma del valore dei singoli. Jorginho? Se vince anche l’Europeo è chiaro che diventa papabile per il Pallone d’Oro. Un giocatore raffinato e probabilmente non capibile da tutti. Gli devi mettere gli occhi addosso e guardare solo lui durante una partita. Fa sembrare tutto facile. Questa è la sua grandezza. La capacità di muovere la palla a un tocco, un grandissimo giocatore. Quando è venuto al Chelsea, stava andando al City. Per fortuna siamo riusciti a portarlo da noi. Anche lì all’inizio hanno fatto fatica a capirlo. Poi però è esploso in popolarità. Sono contentissimo per quello che sta facendo, è uno che se lo merita”.
    Dybala, momento cruciale
    Su Dybala: “Se è vero che mi ha chiesto di tornare con me? Sì, ma per lui è stato un anno strano, pieno di infortuni. Ma lui è un fuoriclasse, il suo recupero è semplice con quella qualità. Io penso sia arrivato il momento in cui o ci puntano o lo cedono. Un nuovo Sarri? Mi piace molto De Zerbi. Sono esterefatto che scelga l’esperienza all’estero e che nessuna grande squadra abbia pensato a lui. Ha fatto bene ad andare in Ucraina. Da lì avrà la possibilità di spiccare il volo in giro per l’Europa. Poi ci sono molti giovani in gamba come Italiano e altri. Ma De Zerbi aveva dimostrato tanto per essere messo sotto contratto con una grande”. Dopo un Udinese-Juventus alla Dacia Arena si è parlato di un litigio fisico tra Sarri e Nedved, questo il suo commento: “Questo non è assolutamente vero, c’erano delle discussioni, ma normali discussioni post-partita. A me non è piaciuto che la squadra abbia mollato dopo aver vinto il campionato. Questo tipo di atteggiamento non mi piace. Staccare la spina e riattacarla sembra semplice, ma non è così. La squadra doveva tirare al massimo le partite fino alla fine del campionato, per poi presentarsi al massimo alla Champions, anche se non era semplice. Quello staccare la spina non mi piaceva e l’ho detto a tutti, giocatori e dirigenti”.
    Il derby con Mourinho
    Sul derby con Mourinho: “Roba giornalistica. Alla fine sarà Roma-Lazio. Né potrò segnare, né Mourinho potrà salvare un gol. Sono le squadre che contano. L’importante sarebbe fare un grande lavoro, tornare a divertirsi e vedere un calcio che ti piace. Quando un allenatore si diverte lo trasmette e dopo un po’ di tempo cominciano a divertirsi anche i giocatori. Quando lo fanno loro, si diverte anche il pubblico. E se senti il luogo comune per cui per vincere bisogna giocare male, è solo un luogo comune. Io mi sono divertito molto al Napoli e gli ultimi mesi al Chelsea. Lo Scudetto perso in albergo? Tutti quelli che fanno sport sanno a cosa mi riferivo, poi ci si può costruire di tutto. La squadra aveva visto uno spiraglio aperto e se l’è visto chiudere. Ho visto giocatori piangere per le scale, chiaro che c’era stato un contraccolpo psicologico feroce, come se fosse finito il sogno su quegli episodi discutibili”.
    Gli ex napoletani
    Alla domanda su chi vorrebbe riallenare tra Higuain, Callejon o Insigne: “Gonzalo è un giocatore particolare, che quando si accende diventa un fenomeno, ma se non si accende è difficile da innescare. Callejon un giocatore determinante per gli equilibri di una squadra, è perfetto. Se parlo di Lorenzo mi scappa da ridere. Da qualche anno è il giocatore italiano più forte. Non so come mai, ma se sbaglia 5 minuti viene subito messo in discussione. L’altra sera con l’Italia ha fatto un gol che se lo fa qualcun altro lo mandano al tg per sei mesi di seguito. Non sempre compreso e troppo spesso sottovalutato. Sono tre ragazzi a cui sono fortemente affezionato. Li riallenerei tutti e tre volentieri. Se avessi bisogno di talento Insigne, se avessi bisogno di equilibrio Callejon. Mertens trasformato centravanti? È stata una botta di culo. Una partita a Bergamo siamo rimasti in dieci, loro attaccavano a pieno organico, c’erano ampi spazi per ripartire e noi si è tolto Higuain e si è messo Mertens attaccante, pensando che in quella occasione particolare potesse essere utile. In un quarto d’ora ha preso due rigori e fatto il diavolo a quattro. L’anno in cui si è perso Higuain e avevamo difficoltà a giocare il nostro calcio, si infortunò Milik, siamo tornati a quel tentativo. E mi ricordo la discussione nello spogliatoio, lui mi chiedeva se potesse farlo. Gli dissi che poteva fare 18-20 gol, ne fece 28”.
    Pirlo e l’effetto Guardiola
    “Io vicino alla Roma? Non ci ho mai parlato direttamente. Secondo i miei agenti siamo stati abbastanza vicini, ma non lo so sinceramente. Se terrei Ronaldo alla Juve? Dipende dalle esigenze della società. Se l’esigenza è risparmiare sul monte ingaggi devono fare un tipo di scelta. Secondo me meglio rinunciare a un giocatore rispetto a farlo con 5-6. Pirlo al posto mio? Non so, è l’effetto Guardiola che ha fatto tanti danni alla fine. Si è preso un’eccezione come se fosse una regola e si rischia di bruciare ragazzi che con qualche anno potrebbero diventare grandi allenatori. Non so il perché della scelta della Juve. Si rischia di frenare carriere a ragazzi che potrebbero diventare molto bravi con un pizzico di esperienza in più”. Sul modulo che userà alla Lazio: “Nella rosa attuale della Lazio non ci sono esterni alti, qualcosa bisogna cambiare. Sono sempre stato visto come integralista. Per anni ho giocato 4-2-3-1, poi 4-3-1-1 e 4-3-3. In realtà ho fatto tanti moduli diversi. L’unica cosa che mi sono reso conto di non poter fare è la difesa a 3. Adesso 4-3-3? Vediamo. Se il mercato ci porta soluzioni diverse vedremo. Lazzari? Le prime parole da laziale le vorrei fare in fase di presentazione. Quando un giocatore ha la gamba che ha questo ragazzo, penso si possa adattare a tutto”.
    Botta e risposta
    Domande dallo studio per Sarri. Più cambiato l’uomo o l’allenatore negli ultimi anni? “Noi senza rendercene conto cambiamo continuamente. Impensabile essere l’allenatore di Empoli o la persona di Empoli. Penso sia naturale. Ho delle esigenze quando alleno, trovare una società che mi faccia fare l’allenatore da campo a 360 gradi. Se mi mettono a fare qualcosa di diverso mi intristisco e mi innervosico. Non è un qualcosa per cui mi sono dedicato al 100% a questo lavoro. Sono mie caratteristiche, magari un limite. Ci sono ambienti in cui mi posso esaltare e altri in cui non mi diverto e vado in difficoltà. Bisogna andare in campo e dimostrare. Avere il nome e portare i successi del passato non sono garanzia di bel gioco e successi in futuro. Il mio obiettivo è riavere una squadra che voglia lavorare duramente tutta la settimana per poi divertirsi la domenica. Per me così è più facile vincere. Quanto tempo allenerò? Boh, non lo so sinceramente. Ora ho bisogno di un’esperienza gratificante. E non parlo della classifica, ma professionalmente”. La sera di Juve-Lione, già consapevole che comunque sarebbe andata non sarebbe rimasto? “A metà ottobre ho fatto una riunione con lo staff e ho detto loro di fare una scelta. La mia domanda era: andiamo dritti per la nostra strada e andiamo a casa tra 20-30 giorni o proviamo a fare qualche contromesso, vincere il campionato e andare a casa lo stesso? Abbiamo scelto di vincere lo Scudetto”.
    Principi difensivi
    Sul passaggio alla linea difensiva a quattro in una società abituata a giocare a tre: “Il bomber Soncin (che ha fatto la domanda, ndr) mi ha detto che io curo molto i dettagli, ma lui mi ha fatto gol più di una volta. La grande differenza non penso sia tra linea a tre o a quattro. Ovvio che ci sono giocatori per i quali può cambiare il mondo. Ma la differenza sostanziale è nelle richieste e nei principi di fase difensiva. Io faccio richieste non molto usuali e quindi possono essere difficili da comprendere per gente che da anni pensa in maniera diversa. Nel corso degli anni hanno fatto molta meno fatica difensori giovani che non quelli esperti. L’unica grande eccezione, un grandissimo a livello europeo, è stato Albiol. In tre allenamenti era già inserito nel mio modo di pensare”. Ancora sulla Juve: “I conti da allenatore non mi interessano. Io voglio che la società mi dia un obiettivo. La Juve è una società con una forza economica non indifferente, ma questa storia che la Juve deve vincere lo Champions League per forza è falsa. Può anche vincere la Champions, ma poi quando guardo la classifica dei fatturati, la Juve è decima in Europa. Ci sono nove squadre quindi che potenzialmente potrebbero avere più possibilità di vincere”.
    L’errore di lasciare il Chelsea
    Sulla possibilità della Fiorentina e l’addio al Chelsea: “La Fiorentina mi ha chiesto la disponibilità prima di Prandelli. Stesso discorso di prima, ho rimandato eventualmente a luglio. Mentre al Chelsea ho fatto un errore clamoroso, quello di voler venire via a tutti i costi per tornare in Italia. Potevo restare, mi hanno fatto un po’ di ostruzionismo per lasciare il Chelsea. Errore clamoroso perché è una grandissima società, nei due anni dopo hanno preso tanti giovani adatti al mio modo di giocare. Purtroppo ho vissuto il Chelsea in un anno particolare, Abramovich non poteva entrare in Inghilterra. Una situazione abbastanza difficile. Quindi l’aspetto calcistico era completamente in mano a noi dello staff. Potevamo fare tutto quello che volevamo, ma senza il potere economico a nostra disposizione. Quando sono partito sono arrivati giocatori giovani e dinamici, tutti quelli che piacciono a me. Giroud al Milan? Un grandissimo professionista. Uno dei giocatori che nel momento del bisogno c’è sempre. Il giorno prima della finale di Europa League, Zola mi disse ‘che idee hai per domani?’. Io gli dissi: ‘Giocano sicuro Giroud e Pedro, gli altri due li scegli te’. Sono giocatori che non hanno mai fallito una finale. Pedro alla Roma? Non ha avuto la possibilità di giocare partite decisive. Ha fatto un anno strano. Lui non sbaglia mai di fronte alla partita importante. Mi piaceva, disponibile, tecnico, rapido. Per questo tipo di giocatori ho un debole. Per me è un grande giocatore, pure lui leggermente sottovalutato”.
    Il paragone tra De Laurentiis e Lotito
    La domanda successiva è se il centrocampo del Chelsea sia il più forte in assoluto: “Jorginho più adatto a un centrocampo a tre rispetto a un centrocampo a due. Kanté è mostruoso. Al di là della quantità di corsa, anche la qualità. Ti recupera mille palloni, può giocare a due o a tre. Si parla di giocatori di livello non indifferente. Ma in questo momento storico non possono venire in Italia”. Poi sulla Nazionale: “Non ho visto tante partite dell’Europeo, quelle dell’Italia quasi tutte. Altre squadre solo a sprazzi. Mi sembra che siamo la squadra che gioca il miglior calcio. Dalle scelte fatte mi aspettavo una squadra brillante e molto tecnica. Penso che Mancini sia stato bravo in questo, individuando giocatori che potevano farlo giocare così”. Ultime domande: “Spalletti al Napoli? Nell’ultimo periodo non l’ho sentito. Ma lui ha l’esperienza giusta per gestire qualsiasi tipo di squadra e di situazione. Lì non è semplice per diversi motivi. De Laurentiis? Non è un presidente semplice, ma i risultati li porta. Lotito c’entra poco con De Laurentiis? Per quanto che l’ho conosciuto sì. Ma le esperienze pre-campionato sono tutte belle e facili. È quando ci sono le difficoltà che si vedono in faccia le persone e spero di aver avuto un’impressione giusta”. LEGGI TUTTO

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    Lazio, Sarri ha firmato: gli indizi social

    ROMA – Manca soltanto l’annuncio ufficiale, ma Maurizio Sarri è il nuovo allenatore della Lazio: il contratto è stato firmato come confermano i tweet del club biancoceleste, che sta giocando sui social, dando una serie di indizi che riportano all’ex allenatore della Juventus. Accordo fino al 2023 a 3,3 milioni di euro a salire con i bonus: questi i termini del contratto di Sarri.
    Ecco gli indizi sui social
    Una sigaretta per annunciare, non ancora in maniera ufficiale, Maurizio Sarri alla Lazio. Ecco il tweet, non molto misterioso, che il club biancoceleste ha postato in tarda mattinata. Poi la frase “chi ha da accendere?”. Non solo, sui social biancocelesti è apparso anche un collage di quattro immagini: la sigaretta, la tuta, il pezzo con gli indizi di mercato scritto dalla Lazio stessa e una banca (dove Sarri ha lavorato per anni, prima di diventare professionista). Sarri, insomma, sarà l’allenatore dei biancocelesti per le prossime due stagioni. LEGGI TUTTO

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    Inzaghi, saluto commosso da Immobile, Acerbi e Luis Alberto

    ROMA – Saluti accorati e pieni d’affetto sui social network per Simone Inzaghi da parte di tre big della Lazio, Francesco Acerbi, Ciro Immobile e Luis Alberto, che hanno voluto omaggiare il loro ex allenatore, passato da un paio di giorni all’Inter: “Grazie Mister per questi 3 anni passati insieme – scrive Acerbi su Instagram – mi hai voluto fortemente e mi hai fatto sentire importante, dandomi sempre fiducia. Questo mi è servito a crescere professionalmente, posso dire che sei stato fondamentale. Io ho sempre cercato di dare il massimo per ricambiarla. Ti auguro il meglio e ti auguro anche una carriera ricca di gioie e soddisfazioni. Ci vediamo sul campo a lottare come siamo abituati a fare”.
    Immobile e Luis Alberto: “Ti meriti il meglio”
    “Cinque anni passati insieme sempre a combattere uno di fianco all’altro per il bene di questa maglia – le parole di Immobile su Instagram – ne abbiamo passate tante: gioie, dolori, vittorie e sconfitte. Mi hai aiutato ad ambientarmi fuori dal campo in questa che è diventata la tua città e ora è anche un po’ mia. Grazie per tutto quello che mi hai insegnato, ci sono stati momenti difficili per me, ma tu sei stato sempre al mio fianco e di questo te ne sarò sempre grato. In bocca al lupo per tutto, ti meriti il meglio, ti abbraccio”. “Non trovo abbastanza parole per ringraziarti per questi anni inseme – scrive Luis Alberto su Instagram – per me è stato un onore lavorare con te. Se oggi sono il calciatore che sono è in gran parte grazie ai tuoi consigli e la tua fiducia. Ti auguro il meglio nella tua nuova avventura perché te lo meriti, mister, amico, padre”.  LEGGI TUTTO

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    Milan in Champions League, Napoli no. Per la Roma c'è la Conference

    TORINO – Milan in Champions League, Napoli no. Questi due dei verdetti più pesanti dell’ultima giornata di Serie A, che ha visto il Diavolo passare sul campo dell’Atalanta con due rigori segnati da Kessié (0-2) e chiudere così al secondo posto il campionato proprio davanti alla ‘Dea’, mentre la squadra di Gattuso si fa rimontare al ‘Maradona’ dal Verona (1-1) e si vede così soffiare il quarto posto all’ultima curva dalla Juve (vittoriosa per 4-1 a Bologna). In Europa League con gli azzurri andrà la Lazio (ma questo già si sapeva), battuta 2-0 in trasferta da un Sassuolo che resta invece fuori di un soffio dalla Conference League: la settima piazza finale è infatti della Roma, che se lo prende a cinque minuti dalla fine sul campo dello Spezia con un gol di Mkhitaryan per un 2-2 in rimonta sufficiente a garantire un palcoscenico europeo al prossimo tecnico giallorosso José Mourinho.
    Serie A, la classifica
    Il Milan passa a Bergamo
    Indisponibili Kovalenko e Hateboer per Gasperini che schiera il solo Zapata in attacco con Malinovsky e Pessina alle spalle, mentre sulle corsie esterne ci sono Maehele e Gosens e Romero guida la difesa a tre. Senza Ibrahimovic, Rebic e Gabbia invece Pioli dà spazio a Leao davanti con Diaz sotto punta e Kessie e Bennacer in mediana, mentre i terzini sono Calabria e Theo Hernandez. Il primo tentativo è rossonero (destro alto di Saelemaekers al 4′), ma sono davvero poche le emozioni in un primo tempo equilibrato giocato a ritmi insolitamente bassi dall’Atalanta contro un Milan guardingo, in attesa dell’episodio giusto. Quello che arriva al 42′, quando Theo Hernandez scambia bene con Diaz ed entra in area dove poi va giù sulla doppia entrata di Maehele  e Romero: per l’arbitro è rigore e dal dischetto l’ex Kessié non dà scampo a Gollini. Proteste per Gasperini, che viene ammonito e va all’intervallo sotto di un gol ma al rientro negli spogliatoi si ripresenta con Muriel (fuori Pessina). La prima palla buona capita però a Zapata, che la riceve da Malinovsky e con un rasoterra incrociato sfiora palo e pareggio (56′). Ancora proteste atalantine poi per un tocco col braccio (attaccato al corpo) di Tomori su un rimpallo, prima di un destro alto su punizione di Muriel (61′) e del contropiede che porta il rossonero Leao a colpire il palo e a mancare così il colpo del ko (68′). Il Milan non vuole rischiare più niente e riesce a reggere senza troppi affanni la pressione atalantina, per andare poi persino a raddoppiare nel finale, quando Gosens tocca la palla con il braccio in area e De Roon si prende il rosso stendendo Krunic: dal dischetto va ancora Kessié che al 92′ mette il sigillo sulla Champions League.
    Atalanta-Milan 0-2: tabellino e statistiche
    Guarda la galleryMilan, festa Champions con doppietta dell’ex Kessie. L’Atalanta è 3ª
    Harakiri Napoli: sfuma la Champions
    Out Ghoulam, Koulibaly e Maksimovic per Gattuso che conferma il 4-2-3-1 con Osimhen unica punta supportato da Lozano, Zielinski e Insigne (in mediana Bakayoko e Fabian Ruiz) mentre in difesa c’è Rrhamani con Manolas e i terzini sono con Di Lorenzo e Hysaj. Sull’altro fronte fuori Benassi e Vieira per Juric, che all’ultimo momento perde anche Tameze: nel 3-4-3 a centrocampo tocca così a Dawidowicz con Ilic mentre in difesa (davanti al giovane Pandur) vengono schierati Ceccherini, Gunter e Dimarco, con Zaccagni e Bessa sulla trequarti a sostegno di Kalinic. Frenati forse dalla tensione gli azzurri sembrano meno brillanti rispetto alle ultime partite, imbrigliati da un Verona che gioca invece senza pressioni e con la testa libera. Ad accendere il Napoli dopo mezz’ora ci prova allora capitan Insigne, ma sul suo sinistro a giro la palla sfila fuori a pochi centimetri dal palo. Prima del riposo il Verona perde per infortunio Dawidowicz (dentro Udogie) e dopo una conclusione a lato dell’azzurro Lozano spaventa ancora i padroni di casa, ma Di Lorenzo è bravo a fermare Kalinic ben servito da Zaccagni. Nessun cambio all’inizio di una ripresa in cui ci si aspetterebbe un altro Napoli ed è invece ancora il Verona a partire meglio: sinistro di Dimarco fermato da Meret (50′). Gattuso inizia ad essere preoccupato ma la svolta sembra arriva su un calcio d’angolo al 60′, quando l’ex veronese Rrhamani prima ci prova di testa e poi ribadisce di destro in rete senza esultare per la sua prima rete in Italia, in segno di rispetto verso i suoi vecchi compagni. Gli animi si accendono con Gattuso e Juric che hanno qualcosa da dirsi e si beccano entrambi l’ammonizione, poi nove minuti cala il gelo sul ‘Maradona’: lunghissimo lancio di Gunter per Faraoni, che brucia Hysaj e batte Meret. Tutto da rifare per ‘Ringhio’ che rischia allora il tutto per tutto e passa al 4-2-4, gettando nella mischia Politano, Mertens e Mario Rui (fuori Lozano Zielinski e Hysaj). Gli azzurri vanno all’assalto ma Faraoni mura Bakayoko (75′) e poi l’arbitro lascia correre quando Mertens va già nel finale su un contatto con Udogie. L’ultima chance capita sul piede del neo entrato Petagna che spara però alta sopra la traversa la palla e le ultime speranze Champions.
    Napoli-Verona 1-1: tabellino e statistiche
    Guarda la galleryIl Verona sbatte il Napoli fuori dalla Champions League
    La Roma fa festa nel finale
    Fuori Acampora, Chabot, Mattiello, Piccoli, Dell’Orco oltre allo squalificato Farias per Italiano, che consegna la cabina di regia del suo 4-3-3 ad Agoumé e davanti si affida al tridente composto da Verde, Nzola e Gyasi. Dall’altra parte lunga la lista di indisponibili (Zaniolo, Calafiori, Veretout, Perez, Spinazzola, Diawara, Smalling, Pellegrini, Ibanez e il portiere Pau Lopez) per Paulo Fonseca, che alla sua ultima in giallorosso schiera Fuzato tra i pali e Pedro, Mkhitaryan ed El Shaarawy alle spalle del centravanti Borja Mayoral (inizia in panchina Dzeko). A partire forte sono i liguri, che sporcano subito i guanti di Fuzato con Verde, ex di turno che non si accontenta e al 6′ porta avanti i suoi su assist di Nzola. I giallorossi accusano il colpo e tre minuti dopo Cristante rischia il rigore su un contatto con Gyasi (vane le proteste), mentre all’11’ è Fuzato a salvarli sulla conclusione di Pobega e poi sul tap-in dello scatenato Verde. La reazione romanista è in una conclusione di El Shaarawy respinta da Rafael, ma è troppo poco contro uno Spezia che con la salvezza in tasca gioca in scioltezza. E prima del riposo, dopo una parata di Fuzato su Bastoni, trova anche il raddoppio su calcio piazzato: angolo calciato da Verde, sponda del solito Nzola e zampata vincente di Pobega. Al rientro dall’intervallo c’è Ricci nel Sassuolo (fuori Pobega) e Reynolds al posto di Santon nella Roma che sembra subito un’altra: dopo una conclusione debole di Borja Mayoral è El Shaarawy ad accorciare le distanze con il destro (52′). Lo Spezia non ci sta e prova subito a riallungare con Verde, a cui dice però di no Fuzato come fa sul cambio di fronte Rafael con il ‘Faraone’ e poi con Mkhitaryan. C’è però ancora tempo per Fonseca che getta nella mischia Villar, Dzeko e poi Pastore (fuori Darboe, Borja Mayoral e Pedro), con il ‘Flaco’ che impiega poco a mettere davanti alla porta Cristante poco lucido però nel calciare malamente addosso a Rafael (75′). La tensione sale sulla panchina giallorossa mentre le lancette continuano a scorrere ma a scioglierla ci pensa Mkhitaryan, che a cinque minuti dalla fine si avventa su una sponda di Dzeko e segna il gol del 2-2 che regala alla Roma il pass per la Conference League.
    Spezia-Roma 2-2: tabellino e statistiche
    Guarda la galleryMkhitaryan ed El Shaarawy in rimonta: Roma in Conference League
    Sassuolo, vittoria amara
    Out capitan Magnanelli e Romagna per De Zerbi, che alla sua ultima in neroverde (per lui pronta la nuova avventura in Ucraina con lo Shakhtar Donetsk) rivoluziona la formazione reduce dalla vittoria col Parma: fasce a Toljan e Kyriakopoulos, Defrel unica punta con Djuricic alle sue spalle fiancheggiato da Berardi e Boga. Sull’altro fronte lunga la lista di assenze per Simone Inzaghi (in bilico la sua permanenza a Roma), che arriva al Maepi Stadium senza Acerbi, MIlinkovic-Savic, Caicedo e Immobile oltre agli squalificati Pereira, Luiz Felipe e Luis Alberto: in difesa c’è così Parolo a fare il centrale tra Marusic e Radu, mentre a centrocampo c’è spazio per Cataldi e Akpa Akpro con Muriqi-Correa coppia d’attacco. Il Sassuolo la sblocca già al 10′ con un sinistro di Kyriakopoulos e la Lazio prova subito a reagire con Muriqi (che supera in velocità Consigli ma poi calcia sull’esterno del palo) ma al 18′ perde anche Correa per un problema muscolare: dentro Fares con Lulic a fare la mezzala e Cataldi ora sottopunta. Buono il contropiede alla mezz’ora, con Lazzari che si lamenta invano per un contatto in area, ma prima del riposo è di nuovo la squadra di casa ad andare vicino al gol con Kyriakopoulos, che di sinistro sfiora palo e doppietta. Un primo tempo da ricordare per il greco, che rischia però di rovinare tutto nella ripresa facendosi ammonire due volte (dure le entrate su Leiva e Lazzari) e lasciando così in dieci il Sassuolo al 61′. Con l’uomo in più la Lazio ha più spazi per colpire ma Muriqi manca clamorosamente la porta due volte (58′ e 72′), mentre Cataldi viene murato da Chiriches (71′). Il pareggio biancoceleste sembra nell’aria ma la gara si chiude al 78′, quando Berardi trasforma un rigore (generoso) concesso per un contatto tra Parolo e il nuovo entrato Caputo. Tutto pronto per la festa, rovinata però dal gol di Mkhitaryan nel finale di La Spezia che ‘salva’ la Roma e beffa i rossoverdi, fuori dalla Conference League per un soffio.
    Sassuolo-Lazio 2-0: tabellino e statistiche
    Guarda la gallerySassuolo, è una vittoria amara: Lazio battuta 2-0 LEGGI TUTTO