Ronaldo multinazionale
Su Cristiano Ronaldo: “Ronaldo è una multinazionale con interessi personali che devono abbinarsi con gli interessi della squadra. Situazione difficile da gestire. Io mi ritengo più bravo a fare l’allenatore rispetto al gestore. Mi annoia. Ci sono tanti aspetti positivi, perché Ronaldo alla fine dell’anno i numeri li porta. Difficile gestione sotto tutti i punti di vista. Quando un ragazzo arriva a questi livelli è chiaro che rappresenta qualcosa che va oltre la società, oltre la normalità. È il prodotto della nostra società. Negli ultimi anni sento parlare tanto dei singoli giocatori e poco delle squadre. E il valore della squadra non corrisponde mai alla somma del valore dei singoli. Jorginho? Se vince anche l’Europeo è chiaro che diventa papabile per il Pallone d’Oro. Un giocatore raffinato e probabilmente non capibile da tutti. Gli devi mettere gli occhi addosso e guardare solo lui durante una partita. Fa sembrare tutto facile. Questa è la sua grandezza. La capacità di muovere la palla a un tocco, un grandissimo giocatore. Quando è venuto al Chelsea, stava andando al City. Per fortuna siamo riusciti a portarlo da noi. Anche lì all’inizio hanno fatto fatica a capirlo. Poi però è esploso in popolarità. Sono contentissimo per quello che sta facendo, è uno che se lo merita”.
Dybala, momento cruciale
Su Dybala: “Se è vero che mi ha chiesto di tornare con me? Sì, ma per lui è stato un anno strano, pieno di infortuni. Ma lui è un fuoriclasse, il suo recupero è semplice con quella qualità. Io penso sia arrivato il momento in cui o ci puntano o lo cedono. Un nuovo Sarri? Mi piace molto De Zerbi. Sono esterefatto che scelga l’esperienza all’estero e che nessuna grande squadra abbia pensato a lui. Ha fatto bene ad andare in Ucraina. Da lì avrà la possibilità di spiccare il volo in giro per l’Europa. Poi ci sono molti giovani in gamba come Italiano e altri. Ma De Zerbi aveva dimostrato tanto per essere messo sotto contratto con una grande”. Dopo un Udinese-Juventus alla Dacia Arena si è parlato di un litigio fisico tra Sarri e Nedved, questo il suo commento: “Questo non è assolutamente vero, c’erano delle discussioni, ma normali discussioni post-partita. A me non è piaciuto che la squadra abbia mollato dopo aver vinto il campionato. Questo tipo di atteggiamento non mi piace. Staccare la spina e riattacarla sembra semplice, ma non è così. La squadra doveva tirare al massimo le partite fino alla fine del campionato, per poi presentarsi al massimo alla Champions, anche se non era semplice. Quello staccare la spina non mi piaceva e l’ho detto a tutti, giocatori e dirigenti”.
Il derby con Mourinho
Sul derby con Mourinho: “Roba giornalistica. Alla fine sarà Roma-Lazio. Né potrò segnare, né Mourinho potrà salvare un gol. Sono le squadre che contano. L’importante sarebbe fare un grande lavoro, tornare a divertirsi e vedere un calcio che ti piace. Quando un allenatore si diverte lo trasmette e dopo un po’ di tempo cominciano a divertirsi anche i giocatori. Quando lo fanno loro, si diverte anche il pubblico. E se senti il luogo comune per cui per vincere bisogna giocare male, è solo un luogo comune. Io mi sono divertito molto al Napoli e gli ultimi mesi al Chelsea. Lo Scudetto perso in albergo? Tutti quelli che fanno sport sanno a cosa mi riferivo, poi ci si può costruire di tutto. La squadra aveva visto uno spiraglio aperto e se l’è visto chiudere. Ho visto giocatori piangere per le scale, chiaro che c’era stato un contraccolpo psicologico feroce, come se fosse finito il sogno su quegli episodi discutibili”.
Gli ex napoletani
Alla domanda su chi vorrebbe riallenare tra Higuain, Callejon o Insigne: “Gonzalo è un giocatore particolare, che quando si accende diventa un fenomeno, ma se non si accende è difficile da innescare. Callejon un giocatore determinante per gli equilibri di una squadra, è perfetto. Se parlo di Lorenzo mi scappa da ridere. Da qualche anno è il giocatore italiano più forte. Non so come mai, ma se sbaglia 5 minuti viene subito messo in discussione. L’altra sera con l’Italia ha fatto un gol che se lo fa qualcun altro lo mandano al tg per sei mesi di seguito. Non sempre compreso e troppo spesso sottovalutato. Sono tre ragazzi a cui sono fortemente affezionato. Li riallenerei tutti e tre volentieri. Se avessi bisogno di talento Insigne, se avessi bisogno di equilibrio Callejon. Mertens trasformato centravanti? È stata una botta di culo. Una partita a Bergamo siamo rimasti in dieci, loro attaccavano a pieno organico, c’erano ampi spazi per ripartire e noi si è tolto Higuain e si è messo Mertens attaccante, pensando che in quella occasione particolare potesse essere utile. In un quarto d’ora ha preso due rigori e fatto il diavolo a quattro. L’anno in cui si è perso Higuain e avevamo difficoltà a giocare il nostro calcio, si infortunò Milik, siamo tornati a quel tentativo. E mi ricordo la discussione nello spogliatoio, lui mi chiedeva se potesse farlo. Gli dissi che poteva fare 18-20 gol, ne fece 28”.
Pirlo e l’effetto Guardiola
“Io vicino alla Roma? Non ci ho mai parlato direttamente. Secondo i miei agenti siamo stati abbastanza vicini, ma non lo so sinceramente. Se terrei Ronaldo alla Juve? Dipende dalle esigenze della società. Se l’esigenza è risparmiare sul monte ingaggi devono fare un tipo di scelta. Secondo me meglio rinunciare a un giocatore rispetto a farlo con 5-6. Pirlo al posto mio? Non so, è l’effetto Guardiola che ha fatto tanti danni alla fine. Si è preso un’eccezione come se fosse una regola e si rischia di bruciare ragazzi che con qualche anno potrebbero diventare grandi allenatori. Non so il perché della scelta della Juve. Si rischia di frenare carriere a ragazzi che potrebbero diventare molto bravi con un pizzico di esperienza in più”. Sul modulo che userà alla Lazio: “Nella rosa attuale della Lazio non ci sono esterni alti, qualcosa bisogna cambiare. Sono sempre stato visto come integralista. Per anni ho giocato 4-2-3-1, poi 4-3-1-1 e 4-3-3. In realtà ho fatto tanti moduli diversi. L’unica cosa che mi sono reso conto di non poter fare è la difesa a 3. Adesso 4-3-3? Vediamo. Se il mercato ci porta soluzioni diverse vedremo. Lazzari? Le prime parole da laziale le vorrei fare in fase di presentazione. Quando un giocatore ha la gamba che ha questo ragazzo, penso si possa adattare a tutto”.
Botta e risposta
Domande dallo studio per Sarri. Più cambiato l’uomo o l’allenatore negli ultimi anni? “Noi senza rendercene conto cambiamo continuamente. Impensabile essere l’allenatore di Empoli o la persona di Empoli. Penso sia naturale. Ho delle esigenze quando alleno, trovare una società che mi faccia fare l’allenatore da campo a 360 gradi. Se mi mettono a fare qualcosa di diverso mi intristisco e mi innervosico. Non è un qualcosa per cui mi sono dedicato al 100% a questo lavoro. Sono mie caratteristiche, magari un limite. Ci sono ambienti in cui mi posso esaltare e altri in cui non mi diverto e vado in difficoltà. Bisogna andare in campo e dimostrare. Avere il nome e portare i successi del passato non sono garanzia di bel gioco e successi in futuro. Il mio obiettivo è riavere una squadra che voglia lavorare duramente tutta la settimana per poi divertirsi la domenica. Per me così è più facile vincere. Quanto tempo allenerò? Boh, non lo so sinceramente. Ora ho bisogno di un’esperienza gratificante. E non parlo della classifica, ma professionalmente”. La sera di Juve-Lione, già consapevole che comunque sarebbe andata non sarebbe rimasto? “A metà ottobre ho fatto una riunione con lo staff e ho detto loro di fare una scelta. La mia domanda era: andiamo dritti per la nostra strada e andiamo a casa tra 20-30 giorni o proviamo a fare qualche contromesso, vincere il campionato e andare a casa lo stesso? Abbiamo scelto di vincere lo Scudetto”.
Principi difensivi
Sul passaggio alla linea difensiva a quattro in una società abituata a giocare a tre: “Il bomber Soncin (che ha fatto la domanda, ndr) mi ha detto che io curo molto i dettagli, ma lui mi ha fatto gol più di una volta. La grande differenza non penso sia tra linea a tre o a quattro. Ovvio che ci sono giocatori per i quali può cambiare il mondo. Ma la differenza sostanziale è nelle richieste e nei principi di fase difensiva. Io faccio richieste non molto usuali e quindi possono essere difficili da comprendere per gente che da anni pensa in maniera diversa. Nel corso degli anni hanno fatto molta meno fatica difensori giovani che non quelli esperti. L’unica grande eccezione, un grandissimo a livello europeo, è stato Albiol. In tre allenamenti era già inserito nel mio modo di pensare”. Ancora sulla Juve: “I conti da allenatore non mi interessano. Io voglio che la società mi dia un obiettivo. La Juve è una società con una forza economica non indifferente, ma questa storia che la Juve deve vincere lo Champions League per forza è falsa. Può anche vincere la Champions, ma poi quando guardo la classifica dei fatturati, la Juve è decima in Europa. Ci sono nove squadre quindi che potenzialmente potrebbero avere più possibilità di vincere”.
L’errore di lasciare il Chelsea
Sulla possibilità della Fiorentina e l’addio al Chelsea: “La Fiorentina mi ha chiesto la disponibilità prima di Prandelli. Stesso discorso di prima, ho rimandato eventualmente a luglio. Mentre al Chelsea ho fatto un errore clamoroso, quello di voler venire via a tutti i costi per tornare in Italia. Potevo restare, mi hanno fatto un po’ di ostruzionismo per lasciare il Chelsea. Errore clamoroso perché è una grandissima società, nei due anni dopo hanno preso tanti giovani adatti al mio modo di giocare. Purtroppo ho vissuto il Chelsea in un anno particolare, Abramovich non poteva entrare in Inghilterra. Una situazione abbastanza difficile. Quindi l’aspetto calcistico era completamente in mano a noi dello staff. Potevamo fare tutto quello che volevamo, ma senza il potere economico a nostra disposizione. Quando sono partito sono arrivati giocatori giovani e dinamici, tutti quelli che piacciono a me. Giroud al Milan? Un grandissimo professionista. Uno dei giocatori che nel momento del bisogno c’è sempre. Il giorno prima della finale di Europa League, Zola mi disse ‘che idee hai per domani?’. Io gli dissi: ‘Giocano sicuro Giroud e Pedro, gli altri due li scegli te’. Sono giocatori che non hanno mai fallito una finale. Pedro alla Roma? Non ha avuto la possibilità di giocare partite decisive. Ha fatto un anno strano. Lui non sbaglia mai di fronte alla partita importante. Mi piaceva, disponibile, tecnico, rapido. Per questo tipo di giocatori ho un debole. Per me è un grande giocatore, pure lui leggermente sottovalutato”.
Il paragone tra De Laurentiis e Lotito
La domanda successiva è se il centrocampo del Chelsea sia il più forte in assoluto: “Jorginho più adatto a un centrocampo a tre rispetto a un centrocampo a due. Kanté è mostruoso. Al di là della quantità di corsa, anche la qualità. Ti recupera mille palloni, può giocare a due o a tre. Si parla di giocatori di livello non indifferente. Ma in questo momento storico non possono venire in Italia”. Poi sulla Nazionale: “Non ho visto tante partite dell’Europeo, quelle dell’Italia quasi tutte. Altre squadre solo a sprazzi. Mi sembra che siamo la squadra che gioca il miglior calcio. Dalle scelte fatte mi aspettavo una squadra brillante e molto tecnica. Penso che Mancini sia stato bravo in questo, individuando giocatori che potevano farlo giocare così”. Ultime domande: “Spalletti al Napoli? Nell’ultimo periodo non l’ho sentito. Ma lui ha l’esperienza giusta per gestire qualsiasi tipo di squadra e di situazione. Lì non è semplice per diversi motivi. De Laurentiis? Non è un presidente semplice, ma i risultati li porta. Lotito c’entra poco con De Laurentiis? Per quanto che l’ho conosciuto sì. Ma le esperienze pre-campionato sono tutte belle e facili. È quando ci sono le difficoltà che si vedono in faccia le persone e spero di aver avuto un’impressione giusta”. LEGGI TUTTO