Era il 4 agosto del 2019 e da Manchester rimbalzava una delle più brutte notizie ricevute da Fabio Paratici nel suo decennio juventino: Paulo Dybala non aveva trovato un accordo con lo United e rifiutava il trasferimento. E così saltava, a un passo dalla conclusione, lo scambio con Romelu Lukaku, che aveva già trovato l’accordo con la Juventus. Qualche giorno dopo, Beppe Marotta ingaggiava il poderoso centravanti belga (pagandolo 80 milioni tutto compreso) e lo tessereva per l’Inter. Insomma, il rifiuto di Dybala ha cambiato la storia delle ultime due stagioni del calcio italiano.
La Juve con Lukaku e Ronaldo?
Cosa sarebbe stata la Juventus di Maurizio Sarri con Lukaku al fianco di Ronaldo? E, soprattutto, cosa sarebbe stata l’Inter di Conte senza il suo trascinante centravanti? Ognuno può immaginare i suoi scenari, ma è indubbio che cambiare la squadra di Lukaku sposta anche gli equilibri di forza. Chissà cosa frullerà in testa, questa sera, a Fabio Paratici quando li osserverà in campo davanti a lui, vedendo scorrere le sliding doors forse più condizionanti di questi dieci anni. Anche perché in queste due stagioni il rendimento di Lukaku è stato nettamente superiore a quello di Dybala: 62 gol contro 22, 40 gol di differenza e la capacità di trascinare la squadra che l’argentino non ha avuto neanche nella seconda parte della scorsa stagione (quella dopo lo stop per Covid), quando Dybala aveva segnato gol pesantissimi per lo scudetto, apparendo per poi riscomparire nel gorgo degli infortuni e delle ricadute e di problematici recuperi di forma.
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