Guardiola e il Manchester City di Haaland, ingranaggio perfetto
TORINO – Il sospetto è concreto, cioè che la ricerca ossessiva della perfezione calcistica che da sempre ha assillato Pep Guardiola, sia giunta alla sua conclusione. Oggi il Manchester City viaggia spedito verso la gloria trascinato da una identità tattica ormai metabolizzata da un gruppo cresciuto negli anni e dalla prolifica e inesauribile vena realizzativa di Erling Haaland. L’ingaggio questa estate del bomber norvegese ha completato il mosaico dei Citizens aggiungendo una variabile letale al possesso maniacale dell’iniziativa che finora non sempre aveva garantito uno sfogo offensivo decisivo. La roboante vittoria nel derby numero 188 con lo United è servita per ribadire il concetto visto che dallo scorso 30 luglio, sconfitta con il Liverpool nella Community Shield che ha inaugurato la stagione, il City ha raccolto 8 vittorie e due pari, in Premier con Newcastle e Aston Villa, con un bottino complessivo di 31 reti messe a segno, una media di poco inferiore alle tre a partita.Guarda la galleryHaaland pazzesco, schianta lo United con Ronaldo in panchina
IN EUROPA Un dominio quasi assoluto in Inghilterra, dove tiene botta solo l’Arsenal dell’ex allievo Mikel Arteta e di quel Gabriel Jesus “sfrattato” per far posto a Haaland, e incontrastato in Champions League dove Siviglia e Borussia Dortmund hanno già chinato la testa mentre il Copenaghen, prossimo rivale domani all’Etihad Stadium, non sembra in grado di rappresentare un’insidia. Guardiola esulta a ogni graffio di Haaland, già 17 totali in due mesi di attività, perché vede compiuta quella sublimazione tattica che aveva teorizzato sin dai tempi di Barcellona: controllo del gioco, rapide verticalizzazioni affidate alla regia di un ispirato Kevin De Bruyne o di Bernardo Silva, con a suppporto i geometrici Rodri e Ilkay Gündogan mentre sulle fasce Walker e Cancelo da dietro oppure Grealish e Foden offrono alternative sempre pericolose. Un Manchester City perfetto? Manca poco, quasi nulla anche se in difesa difetta ancora quell’autorevolezza di Ruben Dias, frenato da fastidiosi infortuni, che la scorsa stagione aveva mascherato le amnesie di Stones e Aké. Dettagli anche perché nel calcio si vince segnando più degli avversari e i Citizens hanno scoperto la formula Haaland per andare a lasciare il segno anche in Champions League.
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