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    Juventus regina in Qatar e punta a vincere il Mondiale

    TORINO – (e.e.) L’Italia non si è qualificata ai Mondiali in Qatar. Così, in tv si fa il tifo a caso o seguendo i propri beniamini dei club. La Serie A, prima della sosta, è stata dominata dal Napoli che però non ha portato nemmeno un giocatore ai quarti di finale. La regina, così, risulta la Juventus che ne schiera 6: Di Maria e Paredes (Argentina), Rabiot (Francia), Bremer, Alex Sandro e Danilo (Brasile), tutti a caccia della coppa. Questo a dimostrazione che sulla carta i giocatori di livello ci sono, eccome. E adesso che son tornati Paul Pogba e Federico Chiesa, Max Allegri può davvero reimpostare la squadra per continuare la risalita, accelerando. L’Inter è protagonista con l’Olanda di Dumfries-De Vrij e la Croazia di Brozovic, meno con l’Albiceleste (Lautaro in crisi e dolorante). Il Milan con Theo, Giroud e Leao ha le sua chance iridate. E poi Atalanta, Fiorentina, Torino, Roma (in panchina, però), Sassuolo. Un po’ di Italia in Qatar nelle sfide che contano.

    Numero giocatori di Serie A ai quarti di Qatar 2022 per squadra:

    Juventus 6 Di Maria Argentina, Paredes Argentina, Rabiot Francia, Bremer Brasile, Alex Sandro Brasile, Danilo Brasile

    Inter 4 Brozovic Croazia, Lautaro Argentina, Dumfries Olanda, De Vrij Olanda

    Milan 3 Leao Portogallo, Theo Hernandez Francia, Giroud Francia

    Atalanta 3 Pasalic Croazia, Koopmeiners Olanda, De Roon Olanda

    Roma 2 Dybala Argentina Rui Patricio Portogallo

    Fiorentina 1 Amrabat Marocco

    Torino 1 Vlasic Croazia

    Sampdoria 1 Sabiri Marocco

    Sassuolo 1 Erlic Croazia

    Napoli capolista 0

    Serie BBari 1 Cheddira Marocco
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    Milan occhio, “Manchester United stregato da Leao”

    Il futuro di Rafael Leao al Milan potrebbe essere in serio dubbio. Stando alle ultime indiscrezioni di vari tabloid inglesi come il Sun e Mirror il Manchester United sarebbe interessato all’acquisto del fenomeno portoghese di Pioli. L’idea dei Red Devils sarebbe arrivata in seguito alle difficoltà riscontrate nella trattativa per l’olandese Gakpo, che si sta mettendo in mostra ai Mondiali. Nella scorsa sessione estiva di calciomercato il classe 1999 sarebbe stato acquistabile ad una cifra intorno ai 25 milioni di euro, ma in seguito alle ottime prestazioni fornite nel torneo iridato in Qatar il prezzo potrebbe salire a dismisura. L’ala del Milan, che contro il Ghana ha realizzato il suo primo gol ai Mondiali, sarebbe dunque entrato nei radar degli inglesi come alternativa all’attaccante del Psv Eindhoven. LEGGI TUTTO

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    Ambrosini: “Leao deve decidere chi è. La Juve si è aggrappata all'orgoglio”

    MILANO – Massimo Ambrosini, in “Stavamo bene insieme” – film che si può vedere sulla piattaforma streaming Dazn – lei è la voce narrante dei migliori anni del Milan dopo l’era Sacchi e Capello. Quanto è importante che oggi a capo dell’area tecnica ci sia Paolo Maldini, capitano e leader di quella formidabile squadra? «Non è importante, è fondamentale perché Paolo ha sempre unito una professionalità evidente a un’ambizione naturale. E il suo riconoscersi così tanto nella società ha fatto sì che questa ambizione sia stata trasferita alla squadra. E, con essa, un senso di responsabilità verso la storia che ha questo club».   Nel film lei, Pirlo, Nesta, Gattuso, Inzaghi e lo stesso Maldini descrivete in modo strepitoso l’arrivo di Kakà, ammettendo come nessuno credesse fosse tanto forte vedendolo ben pettinato e con quegli occhialini da studente modello. Quanto ha fatto male a De Ketelaere il paragone con Ricky? «Di Kakà ce n’è uno ogni cinquant’anni. Quando Ricky è arrivato in Italia questo sport stava cambiando e lui era un prototipo di calciatore diverso. Per questo averlo paragonato a De Ketelaere è stato ingiusto e ingeneroso, ma credo che quel parallelismo sia durato poco visto quanto siano diversi i due come giocatori». Lei si è accorto subito, vedendo Kakà, quanto fosse forte? «Nei primissimi allenamenti non mi aveva impressionato come magari era capitato con altri. Però è bastata una partita, quella ad Ancona, per farmi capire abbondantemente il suo valore: Ricky aveva uno strapotere fisico e tecnico che rendevano tremendamente efficaci anche giocate in apparenza semplici. In più, era un mostro di concretezza».Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Questione San Siro: le ruspe? Possono attendere, per ora…

    MILANO – L’argomento non sarà all’ordine del giorno nel Cda dell’Inter programmato per discutere la trimestrale, però resta una spina conficcata nel fianco di chi – forse non rendendosi conto di cosa rappresentasse per i milanesi – voleva rottamare San Siro per costruire un nuovo stadio. Un’azione che il club nerazzurro ha condotto a braccetto con il Milan. I cinesi di Suning e gli americani di RedBird (ed Elliott) sembrano sempre più in un vicolo cieco e pure il sindaco Sala è su un letto di spine, considerati i mal di pancia della sua maggioranza sull’argomento e il timore che le squadre decidano di emigrare a Sesto San Giovanni (che propone l’area ex Falck), lasciando il Comune, come spesso ribadito dal sindaco “con il cerino in mano”, ovvero la necessità di gestire un impianto da quasi 80mila posti con costi molto alti.
    Il ruolo di Asm Global
    A ingarbugliare ulteriormente la vicenda, l’orientamento del governo con il sottosegretario di Stato alla cultura Vittorio Sgarbi che, sin dal suo insediamento, ha dato battaglia all’intenzione di demolire il Meazza (mentre La Russa, presidente del Senato, ha avanzato al sindaco Sala l’idea di mantenere in vita i due impianti uno al fianco dell’altro). La questione è fortemente divisiva (pochi giorni fa è stato depositato l’ennesimo ricorso al Tar) e in questo quadro trae forza il comitato “Sì Meazza” che, attraverso il suo portavoce, Luigi Corbani, in una nota ha elencato i tre motivi che, anche in caso di via libera del Comune al progetto di Milan e Inter per la realizzazione di un nuovo stadio nell’area di San Siro, impediranno di radere al suolo l’attuale impianto. Il primo motivo citato da Corbani riguarda il fatto che “lo stadio di Milano è un bene tutelato: oltre alle decisioni del ministero dei Beni e delle Attività culturali, preannunciate dal sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, comunque nel 2025 scatta la tutela per i settant’anni del secondo anello, parte integrante del primo e del terzo anello”. Il secondo motivo è legato agli equilibri politici in giunta: “Non esiste più la maggioranza in Consiglio comunale a sostegno della demolizione del Meazza, a meno che il sindaco voglia appoggiarsi sulla Lega di Matteo Salvini”. Ultimo motivo per sperare che San Siro rimanga lì dov’è è l’ingresso sulla scena di Asm Global, società disposta a gestire l’impianto nel caso in cui Milan e Inter dovessero confermare la volontà di costruire un nuovo stadio di fianco al Meazza. In questa ingarbugliatissima vicenda l’unica certezza è che sarà la Scala del Calcio a ospitare la cerimonia inaugurale dei Giochi Olimpici di Milano-Cortina 2026.
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    Milan, nuovo allarme per Kjaer: ancora problemi alla coscia destra

    La panchina di Simon Kjaer nella partitissima di sabato della Danimarca con la Francia e le successive dichiarazioni del difensore e del ct Hjulmand hanno accesso un campanello di allarme in casa Milan. «Eravamo a conoscenza del fatto che non poteva scendere in campo e non sappiamo se potrà farlo mercoledì contro l’Australia – ha spiegato il tecnico della Danimarca -: sente ancora un fastidio». Dove? Al flessore della coscia destra, ovvero il punto dove Kjaer si è infortunato il primo ottobre contro l’Empoli, problema che l’ha costretto a uno stop di circa venti giorni. Quando è rientrato, il difensore – che era tornato il 30 agosto dopo uno stop di circa otto mesi per la lesione del legamento crociato del ginocchio sinistro – è stato poi gestito da Pioli che lo ha schierato solamente in quattro delle sette gare giocate dal Milan dal 22 ottobre fino alla sosta. «Non mi sento a mio agio in panchina, devo essere onesto e dirlo – ha dichiarato il 33enne danese -. Allo stesso tempo però devo dire che è stata presa una decisione giusta. La coscia non è stata all’altezza, per lo meno non per tutti i 90 minuti contro la Tunisia. Ora devo tenere sotto controllo questo problema».

    Appresione in casa Milan

    Al Milan conoscono la situazione, ma è ovvio che ci sia un po’ di apprensione nel caso in cui Kjaer dovesse farsi nuovamente male. E’ vero che Kalulu e Tomori sono ormai stati scelti come coppia titolare, ma la squadra rossonera quando Kjaer è rimasto in campo nelle nove gare di questo inizio di stagione (623 minuti), ha subito solamente una rete, il 10 settembre a Marassi contro la Sampdoria, a dimostrazione di quanto l’ex giocatore di Palermo, Roma e Atalanta sia un elemento fondamentale per gli equilibri difensivi. Per gestire al meglio Kjaer, Pioli nelle ultime gare di campionato, considerando anche le assenze di Calabria e Florenzi sulla destra che hanno “spinto” Kalulu sulla fascia, ha dato spazio al giovane Thiaw, apparso già a suo agio nella retroguardia rossonera ed è probabile che l’Under 21 tedesco, a prescindere dalla condizione di Kjaer, aumenti il suo minutaggio anche nel 2023.
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    Milan, intervista a Costacurta: “Pioli è l'erede di Ancelotti”

    «Il 2022 è stato l’anno del Milan, anche se da metà agosto il Napoli sta facendo qualcosa di straordinario. Ma i cinque mesi iniziali dei rossoneri sono stati eccezionali, hanno giocato bene e, se pur inaspettatamente, hanno vinto con merito il campionato». Alessandro Costacurta, per tutti “Billy”, dal 1987 al 2007 colonna della retroguardia del Milan e da anni apprezzato talent di Sky, non ha dubbi: l’anno che volge al termine, almeno per quanto riguarda la nostra Serie A, è stato a tinte rossonere. Ma il domani potrebbe avere colori differenti…

    Se dovesse scegliere il volto dello scudetto del Milan?

    «Dico Pioli. Mi ricordo quando è arrivato nell’ottobre 2019, cosa si diceva di lui, che non avesse mai vinto il campionato e che per alcuni questo era un limite per guidare una squadra come il Milan. Ha fatto il suo percorso, è cresciuto e per questo scelgo Stefano come personaggio dello scudetto».

    Lei è stato allenato a lungo da Ancelotti: secondo lei Pioli lo ricorda?

    «È un paragone che ci sta benissimo. Entrambi, per altro originari delle stesse zone emiliane, quando sono arrivati al Milan avevano un’etichetta da non vincente. Carlo grazie al suo carattere aveva saputo costruire un grande gruppo e penso che Pioli in questo lo ricordi molto, ha creato empatia con tutti i suoi giocatori. Pioli e Ancelotti hanno davvero molte cose in comune».

    Più sorprendente la crescita di Pioli o come Maldini ha saputo calarsi in un ruolo così delicato dopo tanti anni vissuti fuori dal mondo del calcio?

    «Non trovo sorprendente nessuno dei due percorsi. Paolo lo conosco da 40 anni, so bene chi è e cosa poteva dare, non avevo dubbi che potesse essere un ottimo dirigente. La cosa sorprendente, semmai, è che sia rimasto fuori da questo mondo per così tanto tempo».

    Maldini è stato premiato dal nostro giornale nella serata del Golden Boy 2022 con il “Best European Manager”. In questi anni ha indovinato molti colpi, vincerà anche la scommessa De Ketelaere?

    «È giusto aspettarlo, come hanno ripetuto sia Paolo che Pioli, però il belga finora è mancato nel carattere e deve dimostrare di averlo. Io capisco le difficoltà per il cambio di città, di ambiente, del sistema di gioco e del tipo di calcio, ma ora De Ketelaere deve dimostrare che oltre a essere un giocatore che tecnicamente ha poco da invidiare ai migliori in Europa, ha anche altro. La sfida è far vedere di avere carattere, di mettere in campo un atteggiamento diverso. Vedremo come tornerà dopo il Mondiale.

    Maignan, Calabria, Kalulu, Tomori, Theo Hernandez, Bennacer, Tonali, Pobega, Leao, lo stesso De Ketelaere: il Milan può aprire un nuovo ciclo?

    «Assolutamente sì. Il lavoro svolto dalla società rossonera è molto interessante e dal mio punto di vista questo Milan ha la possibilità di partecipare alla Champions per i prossimi 4-5 anni. Se ci riuscisse, come credo, allora spotrebbe parlare di ciclo».

    Cosa deve fare il Milan con Leao?

    «La situazione mi sembra molto chiara: c’è un limite a tutto e il Milan con questa dirigenza ha fissato dei limiti. Se Leao non dovesse accettare la proposta di rinnovo che gli verrà sottoposta, andrà dove vorrà lui. A me piace questa filosofia e se decidiamo di sistemare il calcio italiano a livello economico, bisogna partire anche da questi aspetti. Se Leao dovesse disputare un grande Mondiale e a gennaio si presentasse una squadra con un’offerta importante, io sarei per darlo via subito. Maldini e Massara hanno dimostrato di essere bravi e con i soldi incassati sicuramente saprebbero trovare dei sostituti all’altezza per rimanere a determinati livelli».

    Guarda la galleryMilan-Fiorentina, Leao segna ed esulta come Cristiano Ronaldo

    Nel nuovo anno tornerà Ibrahimovic: cosa potrà ancora dare lo svedese?

    «Mi aspetto il suo solito apporto, ovvero giocate di qualità con la capacità di coinvolgere tutti i compagni. Giroud sta facendo il suo, anzi, sta sorprendendo per quanti gol ha segnato pensando alla sua storia, ma non ha la capacità di esaltare le doti degli altri come Ibra. Dal mio punto di vista, Zlatan anche al 50% del suo massimo potenziale rimane più forte di Giroud».

    Il Milan si trova a 8 punti di distacco dal Napoli. Questo vantaggio potrebbe creare paradossalmente dei problemi alla squadra di Spalletti? C’è il rischio di rilassarsi?

    «No. Il problema di certe situazioni, e faccio riferimento a quello che dice sempre Spalletti, è il grande entusiasmo che si crea in piazze dove non si vince da molti anni. Così aumenta la pressione e gestirla non è da tutti, soprattutto se non si hanno molti giocatori abituati a giocare per vincere. Questo è il grande dubbio legato al Napoli».

    Che inizierà il nuovo annoil 4 gennaio a San Siro contro l’Inter.

    «Quella partita, dopo un lungo e insolito stop, potrebbe dare una scossa al campionato e portare al Napoli quella pressione di cui parlavo prima. Se i ragazzi di Spalletti usciranno indenni dalla partita con l’Inter, allora potranno davvero sognare. Il 4 gennaio il campionato potrebbe riaprirsi, ma anche chiudersi prematuramente».

    La Champions con un ottavo sulla carta semplice contro l’Eintracht Francoforte e la prospettiva quindi di volare ai quarti potrebbe togliere energie fisiche e mentali agli azzurri?

    «Il Napoli, insieme al City, sono le squadre che hanno giocato meglio in Europa fra campionato e Champions. La squadra di Spalletti ha entusiasmato e può gestire tranquillamente le due competizioni. Il problema come sempre sarà la pressione quando le partite inizieranno a contare ed è una situazione che oggi non possiamo prevedere».

    A proposito di Champions, come vede gli ottavi di Inter e Milan?

    «Sarò banale e ripetitivo, ma secondo me entrambe hanno avuto un sorteggio fortunato, non tanto per il valore di Porto e Tottenham, quanto per chi hanno evitato nel sorteggio. Meglio non affrontare squadre come Psg, City o Real Madrid, no? Saranno ottavi probabilmente equilibrati, ma entrambe possono superare il turno».

    Il 2023 riproporrà l’Inter e la Juventus nelle zone che contano della classifica?

    «Sì, nell’ultimo mese di campionato hanno già ripreso a correre e sono sicuro che torneranno a fare molti punti, a dare fastidio a tutti grazie ai recuperi dei vari Brozovic, Lukaku, Pogba, Di Maria e Chiesa. Il problema per Inzaghi e Allegri è sempre lo stesso, il Napoli, che ha un grande vantaggio e gioca bene. Sarà determinante vedere come arriveranno le squadre a quattro-cinque giornate dal termine: gli azzurri possono gestire il vantaggio, ma non possono abbassare troppo la guardia».

    Il ritorno di Lukaku, oltre a nuovi gol, aiuterà l’Inter anche a subirne di meno, visto che Inzaghi potrebbe abbassare il baricentro della squadra per concedere al belga più spazi in avanti?

    «Indubbiamente le grandi partite di questa stagione, penso a quelle col Barcellona, l’Inter le ha fatte quando si è abbassata, quindi capisco il ragionamento. Ma il rendimento dei difensori dell’Inter non è stato buono finora. Così come deve migliorare De Ketelaere nel Milan, anche i difensori nerazzurri dovranno crescere nelle prestazioni e nell’attenzione, sia singolarmente che come reparto. Però sicuramente Lukaku darà un aiuto in questo senso».

    Allegri ha dato spazio a diversi giovani come Fagioli e Miretti: giusto dargli ancora fiducia?

    «Sì, anche se il ritorno dei giocatori sopraelencati cambierà determinate gerarchie. Però vede, questi episodi, intendo gli infortuni o le cessioni, permettono di scoprire, anche casualmente, certi giocatori. I due ragazzi nella Juventus sono un esempio, ma penso anche a Dimarco nell’Inter: se Perisic fosse rimasto, quanto spazio avrebbe avuto Federico? Invece così l’Inter ha scoperto di avere un esterno di valore e ne ha giovato anche la Nazionale».

    Secondo lei Allegri andrà avanti col 3-5-2 o tornerà al 4-3-3 progettato in estate?

    «Ho l’impressione che potrebbero rimanere così, ma non solo col 3-5-2, penso al 3-4-3 o al 3-4-2-1 perché vedo molto bene Chiesa come seconda punta o alle spalle di Vlahovic. Sento dire che dovrebbe giocare sulla fascia, ma Chiesa per me è ormai una seconda punta meravigliosa, un attaccante fatto e finito».

    Se il 2022 è stato l’anno del Milan, chi sarà il protagonista del 2023?

    «Potrebbe essere tranquillamente l’anno del Napoli. Ha sicuramente la possibilità di vincere lo scudetto, ma io sono curioso di vedere cosa combinerà in Champions».

    Guarda la galleryFrancia, Giroud si fa male calciando: dalla paura al sollievo FOTOIscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Milan, il Psg si allonatana da Skriniar e aumenta il pressing su Kalulu

    Il rinnovo che Milan Skriniar non ha ancora firmato con l’Inter ha comunque frenato le voglie del Psg di averlo: lo slovacco ha fatto sapere ai francesi di non volersi muovere e, se non ci saranno clamorose rotture (ma l’Inter dovrà alzare l’offerta finora ipotizzata intorno ai 6 milioni, bonus compresi) firmerà con il club nerazzurro. Il rinnovo che invece ha già siglato e ufficializzato Pierre Kalulu con il Milan non ha avuto come risultato quello di spegnere l’interesse del Psg nei suoi confronti. Sarà per l’età del difensore (è un 2000), sarà per la sua nazionalità, fatto sta che Kalulu rimane fortemente nel mirino del club parigino. Il jolly rossonero, che Pioli ha saputo plasmare in un centrale di grande affidabilità, lo scorso 10 novembre ha rinnovato col Milan: contratto allungato fino al 2027 e soprattutto ingaggio alzato da 400mila euro a 2 milioni. Cifra che evidentemente non spaventa il Psg che ha già avuto modo di sondare il terreno con l’agenzia che cura gli interessi di Kalulu, la Stellar di Jonathan Barnett, entrata in “possesso” della procura del giocatore solamente nel mese di ottobre. Kalulu al momento non ha risposto alle sirene di casa (anche se lui è nato e cresciuto nel Lione) e pure il Milan non ha alcuna intenzione di cedere il giocatore, colonna della squadra attuale, ma anche in previsione di quella del futuro. Kalulu insieme a Tomori ha formato la coppia che ha permesso al Milan di vincere lo scudetto e Maldini non ha intenzione di dividerli, anche perché il pur ottimo Kjaer a marzo compirà 34 anni e non dà più granitiche garanzie dal punto di vista fisico.Guarda la galleryMilan-Fiorentina, Leao segna ed esulta come Cristiano Ronaldo

    Cocirio nuovo direttore finanziario

    Intanto dopo aver nominato Giorgio Furlani come futuro amministratore delegato (prenderà il posto di Ivan Gazidis dal 5 dicembre), il Milan targato RedBird è pronto ad accogliere un nuovo ingresso in società. Stefano Cocirio, attuale membro del cda rossonero e “Associate Portfolio Manager” per Elliott, dovrebbe lasciare il suo incarico nel fondo della famiglia Singer (come Furlani) ed essere nominato direttore finanziario.

    Ibra star tv

    Dopo Sanremo 2021 e la recente conduzione di una puntata di “Striscia la Notizia”, Zlatan Ibrahimovic, in attesa di tornare in campo nel 2023, è pronto a una nuova avventura in tv, questa volta su RaiUno la sera di Natale. Lo svedese sarà uno degli ospiti di Alberto Angela nel programma “Stanotte a Milano” e dovrebbe parlare dello stadio di San Siro.

    Guarda la galleryIbrahimovic al Pala Alpitour: Djokovic trionfa alle Atp Finals 2022!Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Milan, infinito Giroud: ora vuole l'Europeo

    Infinito Giroud. Chi pensava che il 36enne attaccante di Chambery, la vecchia capitale del Ducato di Savoia nel 1400, avesse già dato il meglio di sé nella scorsa stagione contribuendo al 19° scudetto del Milan con i gol decisivi contro Inter, Napoli, Lazio e Sassuolo, si è dovuto ricredere. Chi pensava che i 14 gol della stagione ’21-22 fossero il bellissimo canto del cigno di un attaccante ormai arrivato all’ultimo passo di una lunga e preziosa carriera, si sbagliava di grosso. Giroud, pronto a sfruttare l’occasione datagli dall’infortunio di Benzema, ha risposto presente nella notte del debutto mondiale della Francia. Una doppietta storica, quella realizzata all’Australia, servita per rinverdire ancora di più nella mente di Giroud una pazza idea: allungare ulteriormente la carriera in nazionale e puntare all’Europeo in Germania nel 2024, il trofeo mancante nella sua ricchissima bacheca dove risplendono già, oltre ai titoli nazionali, il Mondiale nel 2018, la Champions e l’Europa League vinte col Chelsea nel ’18-19 e ’20- 21. Giroud sogna in grande, il fisico lo sorregge, la testa è quella di un ragazzino, il rendimento quello di un trentenne in piena forma. Vuole continuare a giocare e vuole continuare a farlo da protagonista nel Milan. Il contratto scade a giugno 2023, ma non sarà un problema rinnovarlo. A fine Mondiale le parti si troveranno, c’è già un’intesa verbale per prolungare fino al 2024 con le stesse cifre attuali (3.5 milioni più bonus). Ma guai a pensare che Giroud si accontenterà di un ruolo alla Ibra: firmerà per continuare a essere il riferimento offensivo del Diavolo. Il Milan cercherà una punta la prossima estate, ma con questo Giroud potrebbe bastare un giovane da far crescere alle sue spalle. Lo stimolo Europeo – pesa il ricordo della finale persa in casa nel 2016 contro un Portogallo orfano dell’infortunato Cristiano Ronaldo -, oltre a quelli che avrà in rossonero, basteranno per dargli un’ulteriore carica.Guarda la galleryPagelle Francia-Australia: Theo ispira, Rabiot brilla e Giroud da record

    L’uomo dei record

    Giroud martedì con i due gol all’Australia ha raggiunto a quota 51 reti con la maglia della Francia il recordman della storia transalpina, Henry. E adesso il primato in solitaria è dietro l’angolo. Dopo il Mondiale 2018 vinto da “9” titolare, ma senza segnare neanche un gol, ecco ora la doppietta da record, visto che solamente il camerunese Roger Milla nel 1990 realizzò due gol in una partita del Mondiale con un’età più avanzata del francese: 38 anni e 34 giorni contro i 36 anni e 53 giorni di Giroud, diventato ovviamente il marcatore più anziano di sempre della Francia ai Mondiali (superato Zidane che nella finale del 2006 contro l’Italia fece gol a 34 anni e 16 giorni). Con i due gol alla prima in Qatar, Giroud ha già raggiunto quota 12 in stagione: 9 quelli in rossonero fra campionato (5) e Champions (4); 3 quelli con la Francia. E siamo solo al 24 novembre…
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