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    Pioli, le condizioni di Leao, Maignan, De Ketelaere e Ibra: “Il Milan non può fallire”

    MILANO – Si prepara a chiudere il 2022 il Milan che affronterà la Fiorentina nell’ultimo match prima della sosta Mondiali. In conferenza stampa, alla vigilia della sfida contro i viola, è intervenuto Stefano Pioli che analizza subito la distanza dalla vetta occupata del Napoli a +8: “Una classifica che non ci piace. Dobbiamo dimostrare di avere la consapevolezza che il campionato è ancora lungo, facendo una partita al nostro livello. È un calendario talmente anomalo che mancano ancora 24 partite di campionato. Il 2022 è stato molto positivo per noi, ma non dobbiamo fermarci”. E alla domanda se il Milan è l’anti-Napoli, il tecnico rossonero risponde: “Sarebbe sbagliato da parte nostra pensare agli avversari, noi dobbiamo pensare a fare tantissimi punti. Non abbiamo nessuno da inseguire, dobbiamo esprimerci al meglio”. LEGGI TUTTO

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    Milan, il caso Leao a peso d'oro

    Che si tratti di cessione o di rinnovo, Rafael Leao verrà pagato a peso d’oro nel corso dei prossimi mesi. Il Milan, che farà di tutto per capire se ci saranno o meno le condizioni per arrivare a un nuovo accordo economico, guarderà con interesse all’imminente Coppa del Mondo in Qatar dove Rafa sarà uno degli elementi di spicco del Portogallo. Perché c’è anche questa variabile da tenere in considerazione: qualora Leao facesse un mondiale da protagonista, allora le possibilità di un rinnovo di contratto andrebbero a ridursi ulteriormente, ma aumenterebbe la sua quotazione di mercato. Se dovesse fare male, invece, occhio al rimescolamento delle carte perché in una competizione così importante, in una vetrina mondiale, un flop di Leao potrebbe portare a un ridimensionamento delle cose, andando più verso la via del Milan. In ogni caso, non si ripeterà lo scenario visto con Gigio Donnarumma, Franck Kessie, Hakan Calhanoglu e Alessio Romagnoli ovvero giocatori persi a parametro zero e che non hanno portato benefici economici, a livello di cartellini, alle casse rossonere.Guarda la galleryDue Serie A nella top 10 degli esterni sinistri più forti al mondo: ecco chi sonoIscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Kalulu rinnova fino al 2027: i motivi della fiducia del Milan

    TORINO – Un rinnovo di contratto che è un importante atto di fiducia. Pierre Kalulu si lega al Milan fino al 2027, un anno che, se non ci saranno interruzioni in corso d’opera, significherà sette stagioni in rossonero. Un arco di tempo tale per entrare tra i giocatori che hanno scritto la storia del club. Non male per uno arrivato ventenne dal Lione nel 2020 senza aver collezionato neppure una presenza in prima squadra.

    Progetto societario

    Ma Kalulu è l’esempio perfetto di quello che è diventato l’obiettivo del club sotto le gestione tecnica della coppia formata da Paolo Maldini e Frederic Massara: la ricerca del talento da far crescere accanto agli anziati della squadra. Un discorso che vale per moltissimi rossoneri e di cui Sandro Tonali è il modello. Dopo il primo poco convincente anno (preso nel 2020 come Kalulu) in molti consigliavano al Milan di non passare dal prestito all’acquisto del centrocampista. Maldini e Massara tirarono dritti e l’azzurro è stato uno dei protagonisti dello scudetto.

    Coppia con Tomori

    Allo stesso modo è stato protagonista Kalulu, dopo una prima annata da comprimario. Nella stagione 2021-22 la svolta è arrivata con l’infortunio di Simon Kjaer. Anche in questo caso, molti spingevano per l’acquisto di un centrale, invece Stefano Pioli ha scelto di spostare da destra il francese, in coppia con Fikayo Tomori che, nel frattempo, aveva tolto il posto ad Alessio Romagnoli. I due sono stati una delle carte vincenti verso il titolo, con un rendimento in cui fisicità e aggressività si integravano al meglio.

    Pensieri Bleus

    Kalulu si è così trasformato in un elemento chiave del Milan, aggiungendo anche la possibilità di poter muoversi agilmente in fascia, in sostituzione dell’infortunato Davide Calabria. Per questo il club ha fatto il passo verso il rinnovo, con un incremento ragionato dell’ingaggio (due milioni più bonus), in linea con le direttive societarie. Un riconoscimento che aiuterà Kalulu anche nelle dinamiche nazionali. Al Mondiale andranno i compagni Theo Hernandez e Olivier Giroud, tra quattro anni potrebbe toccare a lui far parte dei Bleus.

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    Milan, De Ketelaere flop. L'agente: “Il paragone con Kakà non ha aiutato”

    Tra le note più negative in questo primo scorcio di stagione del Milan c’è sicuramente Charles De Ketelaere. Arrivato in estate dopo un lungo tira e molla con il Brugge per 32 milioni di euro più tre di bonus, il belga fin qui ha tradito le aspettative e si sta rivelando un vero e proprio flop. Lo dicono anche i numeri: 18 partite tra campionato e Champions League e un solo assist, quello per la rete di Leao che ha sbloccato la gara contro il Bologna – partita poi finita 2-0 con il raddoppio di Giroud -. Oltre alle statistiche, però, quello che preoccupa è l’atteggiamento in campo e la poca lucidità. De Ketelaere è anche finito nel mirino dei social per un gol clamoroso sbagliato nel finale del match del Meazza contro il Monza (4-1). Per il 21enne sembra andare tutto storto. Eppure il suo arrivo a Milanello era stato annunciato con toni trionfalistici, tanto che ha rubato la scena e il posto da titolare a Yacine Adli, protagonista di un’ottima preseason. Il campo, però, ha parlato chiaro, tanto che l’ex Brugge sembra ormai relegato ai margini di questo Milan. Pioli, infatti, lo ha sempre fatto partire dalla panchina nelle ultime cinque partite di Serie A e quando è entrato non è mai riuscito a incidere, anzi. 
    Milan, parla l’agente di De Ketelaere
    Sul momento difficile del proprio assistito, l’agente del belga, Tom De Mul, ha parlato così ai microfoni della trasmissione olandese Sjotcast Podcast: “De Ketelaere va aspettato, le difficoltà che sta vivendo sono normali. Il suo sviluppo è normale. Un primo anno in un top club ha sempre i suoi alti e bassi. In questo giocano un ruolo enorme le grandi aspettative che si sono create. Intanto c’è da dire che quella del Milan è stata una grande mossa, il trasferimento ha richiesto un po’ di tempo per essere finalizzato. Quindi da parte dei media c’è molta attenzione! Charles sta vivendo un momento difficile – continua -, ma lavora per avere successo. Il suo unico obiettivo è questo. Sono sicuro che ce la farà”.
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    “Stavamo bene insieme” arriva sulla app di Dazn

    MILANO – Dopo aver girato le sale cinematografiche d’Italia, raggiungendo i primi posti al botteghino nel weekend del 15-16 ottobre, “Stavamo bene insieme” – la prima esclusiva produzione di Dazn per il cinema – arriva sulla piattaforma di live streaming e intrattenimento sportivo. Il docufilm racconta il periodo d’oro delle Uefa Champions League del Milan di Carlo Ancelotti, festeggiato e ricordato a distanza di quasi vent’anni. Tra inediti aneddoti e immagini nostalgiche, il cuore di “Stavamo bene insieme” è l’emozionante reunion a San Siro, dove sei vecchi amici e compagni di squadra, Massimo Ambrosini, Gennaro Gattuso, Filippo Inzaghi, Paolo Maldini, Alessandro Nesta e Andrea Pirlo, rievocano i loro ricordi legati a tre momenti indimenticabili della storia del calcio, oggi impressi nella memoria di tutti i tifosi milanisti. Insieme a loro, special guest del docufilm Carlo Ancelotti, Rafael Benitez, Gianluigi Buffon e Adriano Galliani, che ripercorrono nel dettaglio gli episodi che tutto il mondo sportivo conosce, regalando per la prima volta curiosità, ricordi, emozioni e un punto di vista unico, condiviso da chi, quelle serate, le ha vissute da vero protagonista. Un ciclo, durato cinque anni, che ha visto il Milan trionfare, cadere e rinascere: la notte di Manchester, quella in cui Paolo Maldini sollevò al cielo la sesta Champions della storia del Milan, la caduta di Istanbul e la rivincita di Atene firmata Pippo Inzaghi.Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Champions League Napoli, Inter e Milan: le parole di Spalletti, Zanetti e Baresi

    I sorteggi degli ottavi di Champions League per le tre italiane vedono il Napoli trovarsi davanti i vincitori dell’ultima Europa League dell’Eintracht Francoforte, l’Inter contro il Porto di Conceicao e il Milan con il Tottenham di Antonio Conte. L’urna di Nyon ha regalato questi accoppiamenti per il primo turno della fase ad eliminazione diretta della competizione, questa la reazione dei tre club attraverso le parole di Spalletti, Zanetti e Baresi. LEGGI TUTTO

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    Pioli il trasformista: aggiusta il modulo e migliora il Milan

    Aggrappati al Napoli grazie alla “follia” di Stefano Pioli. Perché è vero che Leao quando vuole sa spaccare qualsiasi difesa avversaria, Giroud è un bomber senza età, Theo Hernandez, Bennacer e Tonali si stanno confermando ai livelli dello scudetto e di volta in volta riescono a incidere elementi come Brahim Diaz, Messias, Krunic, Origi o Rebic; ma se il Milan nonostante assenze importanti come quella di Maignan e Calabria sta tenendo il passo degli azzurri di Spalletti, lo deve soprattutto alle scelte tattiche del suo allenatore. Di Pioli si è detto molto in questi ultimi mesi. Ha saputo dare fiducia a tanti giovani, ha cambiato o trovato il ruolo giusto ad altri, ha saputo ovviare ai molti infortunati che via via ha perso per strada, ma anziché piangersi addosso, ha continuato a lavorare per evolvere il gioco del Milan. Mancano Calabria e Dest? La soluzione più semplice sarebbe quella di spostare Kalulu nel suo vecchio ruolo di terzino destro nel classico 4-2-3-1 rossonero, invece Pioli ha sì allargato Kalulu togliendolo dalla coppia dei centrali, ma ha trasformato la linea difensiva a tre, con una serie di spostamenti che hanno reso il Diavolo, soprattutto nelle ultime uscite con Salisburgo e Spezia, una squadra “fluida”, dove più che il sistema di gioco conta l’occupazione degli spazi.Guarda la galleryTorino-Milan, le pagelle: Pellegri da urlo, disastro Leao

    Pioli sulla scia di Bielsa

    Pioli visionario, dunque. Il 4-2-3-1 con cui il Milan ha costruito il suo progetto dal gennaio 2020 si è via via evoluto. Rimane la base di partenza, ma quando il Milan attacca, è davvero complicato identificare un sistema preciso. Per esempio quando l’8 ottobre è stata sconfitta a San Siro la Juventus per 2-0, nella fase d’impostazione i giocatori rossoneri andavano a disporsi in una sorta di albero di Natale ribaltato, un 2-3-4-1 con i due centrali difensivi bloccati, i terzini alzati a mo’ di mezzala al fianco di Bennacer, quattro trequartisti (le due ali più Tonali e Brahim Diaz) e la punta. Contro Salisburgo e Spezia, invece, il Milan ha attacco con un sistema simile al 3-3-3-1 o 3-3-1-3 reso celebre da Marcelo “El Loco” Bielsa, ma utilizzato per esempio anche dall’Ajax di Van Gaal che vinse la Champions ’94- 95 proprio in finale contro il Milan. Quella squadra si schierava con Van de Sar in porta; Reiziger, Blind e Frank De Boer in difesa; Seedorf, Rijkaard e Davids a centrocampo; Finidi, Litmanen e Overmars alle spalle di Ronald De Boer o Kluivert. Il Milan contro lo Spezia a volte era disposto così davanti a Tatarusanu: Kalulu, Gabbia e Tomori in difesa; Brahim Diaz, Bennacer e Krunic in mezzo al campo; Messias, Leao e un altissimo Theo Hernandez sulla trequarti con Origi punta. Sistema che a seconda di alcune situazioni di gioco si muoveva a macchio d’olio trasformandosi anche in 3-5-2, 3-4-1-2 e addirittura 3-2-1-4. Certo, dietro a volte si balla e si concedono forse troppe occasioni, ma quando il Milan gira, per gli avversari trovare le contromisure è missione assai complicata.
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    L'Italia in panchina alla conquista della Champions. Manca solo Allegri

    TORINO – Cinque allenatori italiani in cerca della coppa dalle grandi orecchie. Cinque allenatori italiani che dimostrano, ancora una volta, quanto la nostra scuola sia tutt’altro che superata e inaridita. Cinque allenatori italiani che abbracciano varie generazioni e che insegnano la via per l’affermazione. In un modo o nell’altro.

    Ancelotti ha raggiunto Ferguson

    Carlo Ancelotti, innanzitutto. Con il suo Real Madrid, ha raggiunto il record delle 102 vittorie in Champions League, affiancandosi al mito di Sir Alex Ferguson. Non ci sono più parole per descrivere Carletto, colui che non passa mai di moda e che sa sempre arrivare in fondo, con il gioco, con i giovani, con i campioni rivitalizzati. E con quella calma che sa trasmettere al gruppo e all’ambiente. Pacificatore. Solo alla Juventus non ci è riuscito, ma questa è storia vecchia.

    Conte: con lui tutti in battaglia

    Antonio Conte, poi. Ovvero l’affamato perenne, il tecnico che trasmette adrenalina, dettami tattici, orgoglio infinito. Con il Tottenham ha timbrato nell’ultimo match, nell’inferno di Marsiglia: roba da duri. Come l’ex capitano e tecnico della Juventus, un motivatore senza eguali al mondo. Dategli un morto, lo farà resuscitare. Son e Kane lo amano, tanto per dire.

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