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    Juventus, entro sabato un poker per Allegri

    TORINO – In attesa che gennaio porti magari un rinforzo sulla fascia destra, domani Massimiliano Allegri comincerà ad “acquistare” i reduci sani dal Mondiale. Sani perché Dusan Vlahovic è già da qualche giorno alla Continassa, ma è ancora alle prese con la pubalgia che lo ha condizionato anche in Qatar, pur non impedendogli di segnare il suo primo gol in un Mondiale in Serbia-Svizzera, e sta dunque svolgendo un lavoro personalizzato. LEGGI TUTTO

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    Rabiot o Di Maria? No, chi mette d’accordo Szczesny e Milik è…

    Intervista doppia Szczesny-Milik
    Alla domanda su chi vincerà il Mondiale, l’attaccante risponde Argentina mentre il portiere è fiducioso è indica la Polonia. L’ex Napoli, poi, punta su Di Maria come bianconero più performante in Qatar (il Fideo ha realizzato una doppietta nell’amichevole contro gli Emirati Arabi in soli 45′), l’estremo difensore, invece, nomina Rabiot. I due sono in disaccordo anche sul capocannoniere del Mondiale: mentre Szczesny indica proprio il compagno di squadra e connazionale Milik, il centravanti dice Neymar. Su una risposta i due sono però perfettamente in linea: secondo loro Zielinski è il calciatore polacco più forte. L’estremo difensore conta fino a tre e dà la stessa risposta del compagno. I due poi scoppiano a ridere e si danno il cinque. Infine, per chiudere il filmato, Milik esulta come se avesse fatto gol. Qualcosa che in questo primo scorcio di stagione gli sta riuscendo con buona frequenza (6 reti in 17 presenze). Chissà se riuscirà a ripetersi anche al Mondiale in Qatar. LEGGI TUTTO

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    Questa è la vera Juventus: sesta vittoria di fila e terzo posto in classifica

    TORINO – “Comincia ad assomigliare sempre più alla Juve di Allegri, anche se non lo è ancora”, avevamo scritto giovedì sera di quella che aveva vinto 1-0 a Verona: la capacità di interpretare la partita pazientando, soffrendo e colpendo il motivo della crescente somiglianza; le troppe occasioni comunque concesse ai gialloblù e una capacità limitata di colpire il motivo del distinguo. Ebbene, quella che ha inflitto alla Lazio la terza sconfitta del campionato, scavalcandola in classifica e riscavalcando l’Inter, è la Juve di Allegri. Non ancora quella che Allegri immaginava in estate, perché le mancano ancora uomini importanti, ma per spirito, mentalità, comprensione della partita è la Juve di Allegri in tutto e per tutto. Ha controllato la Lazio senza rischiare, pur concedendole il possesso, fino al quarto d’ora della ripresa (tiro di Luis Alberto) quando era già sul 2-0, grazie alla doppietta di Kean e a una incisività molto maggiore di quella vista a Verona.Guarda la galleryMoise dai gol pesanti: la Juve ritrova Kean il guerriero

    Forza sei

    La maturazione della squadra bianconera, evidente nelle ultime settimane in cui aveva inanellato cinque vittorie di fila in campionato senza subire gol e aveva perso, decimata, senza demeritare con il Paris Saint-Germain, si è compiuta alla fine di questa prima parte di stagione in cui la Juve e il suo tecnico avevano vissuto momenti durissimi. Compiuta si fa per dire, perché la squadra bianconera può e deve crescere ancora, ma ieri ha mostrato grande maturità tattica, tecnica e mentale: il resto lo faranno sopratutto gli uomini che rientreranno, ma intanto molti di quelli che sono stati in campo in questo periodo sono cresciuti enormemente. Da Kean che ha firmato la vittoria anche ieri con i primi due gol, a Fagioli e Locatelli sempre più autorevoli in mezzo al campo, fino a un Rabiot che ha stravinto il duello con Milinkovic Savic: con tanto di colpo del ko sottoforma del pallone rubato e trasformato nel lancio per l’1-0. Ma tutti meriterebbero di essere citati, compreso Szczesny che a lungo inoperoso ha sfoderato un paio di grandi interventi nel finale, salvando la striscia di partite senza subire gol, arrivata a sei.

    Milinkovic-Savic come Ronaldo: applausi dello Stadium

    Anno nuovo

    Un mare forza 6 dalle cui onde Allegri cercherà di farsi spingere alla ripresa del campionato, il 4 gennaio con la Cremonese, per provare a inseguire il Napoli e un’impresa epica. Nel frattempo potrà continuare a far maturare la sua Juve e a lavorare sulla condizione atletica (ovviamente solo dopo il Mondiale con chi andrà in Qatar) e soprattutto sulla prevenzione degli infortuni che l’hanno tartassata. E completare il recupero di tutti i suoi giocatori, a cominciare da Pogba. Intanto ieri Chiesa ha messo il suo primo graffio su questa stagione, con l’assist per il 3-0 di Milik. Una stagione ancora lunga, che la Juve ha mostrato di volersi e potersi ancora giocare.
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    Juventus, per Milik solstizio d’autunno: Allegri cerca il bomber estivo

    TORINO – Con Vlahovic che fino a ieri ha svolto lavoro differenziato, ma che oggi proverà a capire se non sente dolore e può giocare, e con Kean in fase di recupero ma non al top della condizione (anche se ieri si è allenato regolarmente in gruppo), Allegri deve aggrapparsi ancora a Milik come punto di riferimento in attacco domani a Verona. A meno di un recupero dell’ultima ora del centravanti serbo, il polacco sarà di nuovo chiamato a guidare il reparto che ritroverà, tra titolari e subentranti, anche top player come Di Maria e Chiesa a supporto. Tra Lecce, Paris Saint Germain e Inter, l’ex Napoli ha sempre giocato titolare e, di solito, nelle precedenti settimane era sempre stato gestito dal tecnico livornese. Tuttavia l’attuale situazione dell’attacco porta nella direzione della continuità, più per necessità che per scelta, perché le prestazioni di Milik sono in calo. Anzi, sarebbe più corretto dire che è in calo la produttività: il polacco combatte, lavora molto per la squadra, si spreme e non si tira indietro, però sotto porta non sta più trovando la necessaria continuità. Dopo aver cominciato la stagione con un impatto positivo, anche per le reti messe a segno, tanto da risultare il nuovo acquisto più brillante, Milik ha inciso meno nel mese di ottobre e in questo spezzone di novembre che precede il Mondiale.Guarda la galleryJuventus, lo sprint verso il Verona: Paredes e Kean in gruppoIscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Juve: dove è finito il Milik dell'estate?

    TORINO – Con Vlahovic che oggi ha svolto lavoro differenziato e con Kean in fase di recupero ma non al top, Allegri deve aggrapparsi ancora a Milik come punto di riferimento in attacco contro il Verona giovedì al Bentegodi. A meno di un recupero dell’ultima ora del centravanti serbo, il polacco sarà di nuovo chiamato a guidare il reparto che ritroverà, tra titolari e subentranti, anche top player come Di Maria e Chiesa a supporto. Anche se le prestazioni del polacco sono in calo di produttività: combatte, lavora molto per la squadra, si spreme e non si tira indietro, però sotto porta non sta più trovando la necessaria continuità. Dopo aver cominciato la stagione con un impatto positivo, anche per le reti messe a segno, tanto da risultare il nuovo acquisto più brillante, Milik ha inciso meno nel mese di ottobre e in questo spezzone di novembre che precede il Mondiale. In campionato l’ultima rete del polacco è datata 2 ottobre, nel 3-0 bianconero sul Bologna.
    FUTURO DA SCRIVERE
    Da allora digiuno in Serie A prolungato, interrotto in Champions dal gol al Benfica che aveva illuso i bianconeri per una rimonta incredibile solo sfiorata a Lisbona. L’attaccante polacco ha dimostrato di saper duettare anche con Vlahovic oppure di fare reparto da solo, ma deve ritrovare la brillantezza estiva: anche perché il suo futuro alla Juventus è ancora tutto da scrivere. Il diritto di riscatto dal Marsiglia a una cifra relativamente bassa (7 milioni) per un attaccante di livello internazionale aiuta ad alzare le percentuali di conferma di Milik in bianconero, ma se qualche settimana fa pure le prestazioni spingevano in quella direzione, nelle ultime uscite la Juventus non ha più rivisto l’attaccante di inizio stagione, quello che punta anche sul Mondiale per ritrovarsi al top.
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    Juve, fuori casa non va ancora: numeri preoccupanti!

    TORINO – Nessun tifoso bianconero dotato di senno e buon senso può pensare che le ultime quattro vittorie consecutive senza subire gol in campionato abbiano già raddrizzato una stagione partita in maniera balorda, con l’uscita dalla Champions League ai gironi che non andrà mai giù a chi “mastica” la Juve, almeno fino al prossimo tentativo di cavalcata in Europa. I numeri migliorano, c’è ragione per sperare in un futuro più radioso, è vero: alcuni numeri però, non tutti. Per esempio: come la mettiamo con il rendimento della squadra di Massimiliano Allegri in trasferta? Sei partite, con due sole vittorie, due pareggi e due sconfitte, tre gol segnati e quattro subiti. Non sono cifre esattamente da Juventus…
    La Juve che fu e quella che è
    E non vale neppure l’eventuale scusante – in verità slegata dalle abitudini, perlomeno juventine – del calendario, visto che finora Dusan Vlahovic e soci hanno sfidato sul loro campo avversarie del calibro di Sampdoria, Fiorentina, Monza, Milan, Torino, Lecce. Insomma, con il massimo rispetto per le rivali di cui sopra e al netto delle potenziali difficoltà collegate agli incroci con piazze e squadre storicamente accese come Firenze e la Torino granata, in altri tempi nessuno si sarebbe stupito di una Juve capace di fare filotto – 18 punti – o qualcosa di molto simile. E non si è trattato di gare ad altissima tensione, anzi, piuttosto di lampi nel buio di prestazioni complessivamente poco soddisfacenti, almeno fino a parte del derby di metà ottobre. Pochi guizzi e chance a Genova, frammenti di buona Juve unicamente all’impatto con il match (vedi le partite contro Fiorentina e Milan) prima di subire comunque almeno una rete, il vuoto spinto in Brianza. Contro Torino e Lecce qualcosa è cambiato, ma della Juventus scintillante dei tempi andati non s’è rivisto granché.
    Problemi e soluzioni
    Morale: se in casa i bianconeri hanno il secondo miglior attacco (17 gol, alle spalle dei 18 del Milan) e la difesa meno battuta (3 reti, come l’Inter), fuori casa si gira un altro film, di un genere totalmente diverso. Tre gol segnati e 4 subiti (l’Atalanta ne ha incassati due, la Lazio di Maurizio Sarri a sorpresa solamente uno!): suvvia, di più si può fare. E comunque: Juventus meglio dello Spezia (una rete a bilancio per i liguri), peggio anche di Empoli, Lecce, Monza, Samp e compagnia, non proprio club in lotta per un posto in Europa. Ad Allegri il compito di trovare risposte, rimedi e soluzioni al problemone della Juve boccheggiante lontano dallo Stadium. Noi suggeriamo un punto, magari, di partenza, o uno spunto di riflessione se volete chiamarlo così: dalla Samp al Lecce, le avversarie che giocano sul loro terreno preferito la buttano sempre sulla quantità, utilizzando le armi più congeniali, vale a dire intensità, corsa, voglia, fame. Tornare a dominare l’avversario, probabilmente, è la strada da seguire. Fargli nuovamente paura, per intenderci. A naso, questa Juve non spaventa più.
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    Juve, Allegri si gioca il futuro in 5 atti

    TORINO- Parola d’ordine: unità. Il presidente Andrea Agnelli ha convocato tutti i dipendenti bianconeri per rassicurare e tranquillizzare in merito agli sviluppi dell’inchiesta prisma. Così come il tecnico Massimiliano Allegri, sul lato sportivo, è al lavoro per ricreare compattezza in un gruppo che pareva essersi ritrovato dopo il ritiro post ko con il Maccabi Haifa ma che poi è crollato malamente contro il Benfica. Quanto di buon fatto, rischia ora di esser gettato a mare in caso di nuova figuraccia a Lecce.

    Esami

    Allegri si gioca molto. La linea della società resta ferma in merito alla volontà di non cambiare guida tecnica in corsa, ma la pazienza ha un limite e – soprattutto – si rischia di compromettere anche il campionato, con nuovi ko. Restano 5 partite (4 in campionato e una in Champions) prima della sosta per i mondiali. Cinque partite in cui Allegri può rinsaldare la propria posizione oppure comprometterla. LEGGI TUTTO

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    Benfica-Juve: come sta Alex Sandro. Perché Allegri tiene Milik in panca?

    LISBONA – L’anca tradisce Alex Sandro, che giusto alla vigilia di Benfica-Juventus si era espresso in conferenza stampa con toni improntati all’ottimismo, forte della consapevolezza della delicatezza del momento. Ebbene, il brasiliano che Massimiliano Allegri sta utilizzando da “braccetto” di sinistra nella difesa a tre è stato costretto a fare forfait in extremis per via di un problema all’anca, sopraggiunto inaspettatamente nelle ore immediatamente precedenti alla partenza del pullman bianconero per lo stadio Da Luz. Ecco perché il tecnico ha scelto Federico Gatti, al debutto assoluto in Champions League. Nelle fila del Benfica va segnalata l’assenza dell’attaccante brasiliano David Neres, la stella della squadra allenata dal tedesco Roger Schmidt. Si tratta di una scelta tecnica. Stessa motivazione alla base dell’assenza di Arek Milik: Allegri preferisce Moise Kean.Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO