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    Il Grande Torino: quanti tifosi a Grugliasco per “Granata rosso e verde”

    TORINO – Ecco un nuovo libro sull’amore per il Toro e sulla sua storia, intrecciata con le tragedie che hanno colpito inglesi e brasiliani: “Granata rosso e verde”. Lo ha scritto il regista (granata) Paolo Quaregna. Il suo percorso di intellettuale si mescola con le vicende di 3 squadre: una lunga ricerca, tante testimonianze e riflessioni sul calcio di oggi. Il libro è stato presentato venerdì sera nel Museo del Grande Torino a Grugliasco: dibattito con l’autore alla presenza di molti tifosi. LEGGI TUTTO

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    Toro: Juric, porta la squadra al museo. L'emozione servirà

    TORINO – In 16 anni di presidenza, Cairo lo ha visitato una volta sola, il 17 dicembre 2010. La squadra, due. Una prima volta il 3 dicembre di quello stesso anno, cioè il giorno del compleanno del Toro. Con Lerda allenatore. E con afflato anche da tifoso, oltreché da ex giocatore cresciuto granata. La seconda volta, che fu anche l’ultima in cui una prima squadra cairota mise piede nel Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata, con Ventura: l’anno dopo. E poi? Il nulla: un buco nero. O meglio: una non concepibile rimozione della memoria, una controproducente e ingiustificabile mancanza davanti alla storia del Torino e alla sensibilità dei tifosi. Unica eccezione, per un breve periodo di tempo, la Primavera: ma sempre e solo per la vocazione del tecnico in carica. […]

    Tra giornali, fotografie, palloni e divise storiche

    […] Dobbiamo elencare tutti i più grandi ex giocatori del Toro che si sono persino commossi, dentro a quello scrigno meraviglioso? Diciamo simbolicamente Tomà, scampato a Superga, e Pulici, per citare tutti. E naturalmente si contano a migliaia i tifosi (non solo del Toro) entrati in quella splendida villa affrescata del Seicento, anno dopo anno. Due piani, 650 metri quadrati di superficie espositiva. Duemila cimeli esposti, dalla fondazione (1906) in poi. Documenti e fotografie di 100 e più anni fa, giornali dell’epoca, divise, scarpe e palloni degli Anni 20, 30, del Grande Torino e dei decenni successivi, la celebre Balilla di Meroni, Ferrini, il colbacco di Giagnoni, il vestito dello scudetto di Pianelli, le maglie dei campioni d’Italia del ‘76 e del ciclo garibaldino del Mondo. La scarpiera del Fila, le valigie trovate tra i rottami a Superga. E da un anno anche la Coppa Italia 1943 del Grande Torino, riscoperta dopo decenni di misteri da Tuttosport, salvata e ora esposta al Museo. […] Caro Ivan: per come la conosciamo, per la sua sensibilità e intelligenza, per l’attaccamento granata che dimostra, per come la stimiamo, crediamo di non dover dirle altro. Ci permettiamo, col cuore, di passarle la palla.

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    LA FONDAZIONE POLITO FA CENTRO

    SANTA MARIA DI CASTELLABATE – La Fondazione “Fioravante Polito”, da anni in primo piano con l’obiettivo di salvaguardare la prevenzione e la salute degli atleti tramite l’adozione di iniziative a partire dal Passaporto Ematico (perché non è mai eccessivo sottolineare l’importanza di sottoporsi ad accurati controlli medici prima di dedicarsi all’attività sportiva), fa nascere il primo Museo del giornalismo sportivo italiano, con il plauso dell’Odg a firma di Carlo Verna e l’autorizzazione del logo. Si trova, naturalmente, a Santa Maria di Castellabate (Salerno) all’interno del museo del calcio “Andrea Fortunato”, meta di pellegrinaggio di semplici turisti e tifosi veri, nonché di ex protagonisti del mondo del calcio che non smettono di donare uno o più cimeli di pregio alla Fondazione.
    Cimeli e memorabilia
    Il Museo del giornalismo sportivo è uno spazio in cui raccontare e riflettere sull’importanza del giornalismo sportivo in Italia, non solo per la cultura tout court, in quanto la dimensione popolare dello sport ha avuto un impatto decisivo nella storia del Novecento e continua a farlo in maniera ancora più forte. All’interno della struttura saranno presenti straordinari memorabilia: fotografie, materiali originali appartenuti a grandi giornalisti e scrittori, come appunti, lettere, bozzetti, articoli scartati, oggetti che i più importanti giornalisti sportivi italiani hanno raccolto durante la loro attività, nonché impaginazioni, menabò storici, strumentazioni tecniche per la realizzazione dei giornali. Ma c’è spazio anche per altri memorabili oggetti, che fanno tornare alla mente il lascito di immensi autori sportivi, come la macchina da scrivere con la quale Gianni Mura ha scritto alcuni dei suoi pezzi più importanti, a suo tempo donata al Museo dalla moglie Paola.
    Gli obiettivi del Museo
    Insieme alla sezione dedicata ai memorabilia, il Museo del giornalismo sportivo si pone anche l’obiettivo di lavorare sulle storie e attorno alle idee dei giornalisti sportivi per discutere del passato, del presente e del futuro della professione e dello sport in generale, nonché sull’impatto esercitato da questo tipo di giornalismo sull’immaginario collettivo. «Vogliamo che il Museo del giornalismo sportivo sia sempre vivo – ha spiegato Davide Polito, presidente della Fondazione -. La nostra intenzione è intervistare i grandi giornalisti sportivi che in tutto il mondo non raccontano solo le gesta di un atleta ogni giorno, ma anche il modo in cui il mondo è cambiato e continua a farlo». Rinnovato l’invito a donare cimeli e altri oggetti: il Museo del Calcio è sempre aperto. LEGGI TUTTO