Riavvolgendo un poco il nastro, in quegli esercizi di memoria che ci appartengono sempre meno, il primo flash acceso da Victor Osimhen è quello che ha illuminato la notte dell’esordio in Champions League, quella in cui il Napoli ha schiantato al “Maradona” i vice campioni d’Europa del Liverpool. Fu lui che, scavallando nelle praterie, sfarinò in fretta le presuntuose e tronfie certezze degli inglesi riducendo il monumentale Virgil Van Dijk al ruolo di comparsa. E pure un poco goffa a fronte della straripante fisicità dell’attaccante nigeriano, peraltro magistralmente incanalata dall’impianto tattico messo in piedi da Luciano Spalletti. Ebbene, in quella sfolgorante notte Osimhen non riuscì a segnare ma lo stesso emerse con limpida chiarezza la sua importanza tattica e fisica nel rendere martellante la manovra del Napoli. Tanto che la recrudescenza dell’infortunio muscolare a fine primo tempo offuscò un poco, ma solo un poco, la notte in cui sbocciò il fiore del Napoli spallettiano. Era ovviamente preoccupazione di prospettiva per il peso specifico che, appunto, il nigeriano aveva appena mostrato di rappresentare per il gioco azzurro. E, perché, ancora non c’era stato modo di vedere quanto fosse già profondo il lavoro di inserimento e di preparazione dei nuovi arrivati che, come si sarebbe poi ampiamente constatato, hanno consentito a Osimhen di guarire dall’infortunio al bicipite femorale senza ansie e senza necessità di fretta alcuna. In sua assenza ci hanno pensato Raspadori e Simeone, Kvaraskhelia e Zielinski, Anguissa e Lozano le cui prestazioni, con gol a corredo, hanno sostanziato e certificato ancora di più il lavoro di Spalletti.
Poi, certo, al di là dell’efficienza espressa dalla rosa, avere o non in squadra uno come Victor Osimhen fa tutta la differenza del mondo. Prova ne sia che dal suo rientro in campionato ha segnato due gol, ognuno dei quali ha portato in dote tre punti al Bologna: quello finale con il Bologna e, soprattutto, quello che ha spezzato l’equilibrio contro la Roma. Un gol memorabile per preparazione – lo scatto con cui un messo in crisi uno Smalling fino a quel momento irreprensibile – e soprattutto per l’esecuzione con quel potente diagonale balisticamente perfetto e potente scagliato da posizione assai defilata. Potenza e precisione, a far la differenza tra averlo e non averlo. Non a caso De Laurentiis ha più volte (e inelegantemente, vabbè) smoccolato contro la Coppa d’Africa che glielo aveva tolto. E non a caso Spalletti ha sorriso quando ha spiegato che “noi abbiamo bisogno di lui: ha queste accelerazioni improvvise… Quando metterà a posto le emozioni diventerà fortissimo: ad esempio succede che parte da solo o non calcola i compagni. Ma lui è fisico, fortissimo, ci serve per la completezza di squadra anche sulle palle inattive: ne ho visti pochi forti di testa come lui, anche nelle situazioni difensive».
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Ecco, il punto allora diventa un altro, da analizzare di nuovo in prospettiva: per quanto tempo il Napoli (non per se stesso, ma inteso come club italiano esposto agli assalti dei vascelli corsari della Premier) potrà permettersi un simile fenomeno? Già di suo, il club azzurro lo ha pagato settanta milioni nominali (il cash è stato di 47 milioni e il resto in operazioni… collegate a 4 giovani valutati oltre 20 milioni) al Lille nel 2020 con un esborso che lo ha reso il giocatore più caro della storia – sì, compreso Maradona: altri tempi – e già questo la dice lunga su suo valore. E adesso? Già nel corso dell’estate, a fronte delle voci di interessamento che sono giunte appunto dal Oltre Manica (Manchester United e Newcastle), il Napoli ha comunicato che non si discute per meno i 100 milioni tondi tondi. Tanti? Sì, ma non è detto che si trovi qualcuno disposto ad avvinarsi molto a quella cifra e negli uffici della Filmauro, il quartier generale di De Laurentiis, non si stupirebbero poi più di tanto visto che hanno già trovato chi fu disposto a pagarne 90, di milioni, per la clausola di Higuain. In questo caso però non ci sono clausole e quella cifra “fatta uscire” dal Napoli non è ovviamente assoluta ma rappresenta base di partenza dalla quale si dovrà cominciare a trattare per avvinarsi alla più credibile cifra di 65 milioni che riportano i vari siti di settore. Indicativa anche questa perché, come ben sappiamo, le variabili sono sempre moltissime. A cominciare da quella relativa all’ingaggio che per ora è fermo (su fa per dire, a 4,25 milioni netti: una cifre che molti club inglesi – anche di fascia media – potrebbero aumentargli in maniera considerevole. Le ultime voci riferiscono di contatti avviati da parte del Chelsea, il club che nell’estate ha già “pescato” a Napoli e che ha portato a Londra Kalidou Koulibaly. Inevitabile che accada, considerate l qualità di Osimhen, ma il Napoli non ha alcuna intenzione di smontare il giocattolo in corso d’opera. Anche se è ovvio che di fronte a 100 milioni ogni certezza potrebbe vacillare.
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