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    Paratici: “Conte? Ripetiamo al Tottenham quanto fatto alla Juve”

    LONDRA (Regno Unito) – “Siamo qui per dare sostegno a tutti, non soltanto all’allenatore”. In conferenza stampa, alla vigilia del match di Conference League contro il Vitesse, c’è Fabio Paratici e non Antonio Conte, in attesa che venga regolarizzata in ogni dettaglio la sua nuova posizione da allenatore del Tottenham. A incontrare i giornalisti, dunque, c’è l’uomo che ha portato l’ex tecnico dell’Inter a Londra. Un vincente, un uomo che sa come si arriva al traguardo, ma che eredita da Nuno Espirito Santo una squadra in difficoltà. “Nessuno può darci la certezza di vincere qualcosa, ma dobbiamo lavorare, avere un obiettivo e migliorare dando tutto al 100% ogni giorno. Questo è quello che dobbiamo fare, ma nessuno può darci la garanzia che vinceremo qualcosa, però sappiamo che possiamo e dobbiamo fare meglio”, ha aggiunto Paratici, convinto che Conte sia l’uomo giusto per portare avanti il progetto di cui sopra. “Quando scegli qualcuno pensi di aver scelto il migliore in quel momento, a volte la decisione può essere influenzata da altre situazioni, ma quando la prendi è sempre quella che ritieni migliore. Lo è anche adesso, pensiamo di aver preso una buona decisione per il club, siamo ottimisti”, dice Paratici.
    Paratici su Conte: “Vogliamo ripetere quanto fatto alla Juve”
    Paratici e Conte hanno lavorato e vinto alla Juve: “Sì, ma quando abbiamo iniziato non abbiamo vinto subito. Noi qui al Tottenham vogliamo competere per vincere, dobbiamo raggiungere prima quel livello per poi migliorare ancora e quindi centrare gli obiettivi come abbiamo fatto alla Juve, è un percorso che va fatto giorno dopo giorno, non basta parlarne, bisogna agire e lavorare sodo. Ho lavorato con Antonio, ma in un club diverso. Lo conosco bene, so che lavora duramente, che ha grande conoscenza, che è uno dei migliori allenatori del mondo, ma la sua carriera parla da sola, qui non si tratta delle mie aspettative, c’è solo da lavorare sodo”. Organico di buon livello, ma probabilmente da rinforzare e si sa che Conte è un tecnico esigente: “Non abbiamo ancora parlato di nuovi giocatori, abbiamo molto fiducia nella rosa di oggi e siamo concentrati sul lavoro da fare per migliorare come club e come squadra. Noi cercheremo di vincere qualcosa, non so quale trofeo, se piccolo o grande, cercheremo di vincere partita dopo partita, è importante farlo non solo per questa ma anche per la prossima stagione, a volte serve pazienza per raggiungere risultati, ma la nostra mentalità deve essere quella di inseguire sempre la vittoria”. LEGGI TUTTO

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    Poco clamore, tanta sostanza e il Tottenham di Paratici è in testa da solo

    TORINO – In testa, da solo, nel campionato più difficile e competitivo del mondo, il Tottenham di Fabio Paratici si gode una pausa internazionale davanti a tutti in Premier League, unico club a punteggio pieno dopo tre giornate di campionato. Nessun trionfalismo dopo così poco tempo, ma nei tre 1-0 (qualcuno direbbe di corto muso) c’è anche quello al Manchester City di Pep Guardiola alla prima giornata di campionato. E il tecnico portoghese Nuno Espirito Santo eguaglia un record del 1949, quando Arthur Rowe vinse le prime tre di fila, poi non c’era riuscito più nessuno alla guida degli Spurs. Il tutto mentre ha tenuto banco la caotica vicenda di Harry Kane, corteggiato dal Manchester City con offerte vertiginose per lui e per il Tottenham (150 milioni). Il bomber, che al City probabilmente ci sarebbe andato, è stato trattenuto dal suo club con un atto di orgoglio e forza nei confronti della società degli emiri, ma le ultime tre settimane sono state turbolente. Paratici è stato bravo a isolare la squadra e il resto l’ha fatto la stella coreana Son, autore del gol della vittoria di ieri contro il Watford dei Pozzo e anche della rete alla prima giornata proprio contro il City. E ieri ha debuttato anche Kane, dopo che in settimana aveva chiarito che la vicenda di mercato era definitivamente chiusa. Dovrà trovare la giusta concentrazione, ma c’è tempo e Paratici è fiducioso.

    IL MERCATO – Intanto il dg italiano sta completando una campagna acquisti che finora ha visto gli Spurs rinforzarsi con Pierluigi Gollini e Cristian Romero dall’Atalanta, Bryan Gil dal Siviglia e una delle sue scoperte, Pape Sarr, diciottenne senegalese che Paratici ha pescato al Metz, bruciando una serie di squadre che lo corteggiavano avendo ricevuto segnalazioni entusiaste di quello che qualcuno definisce una sorta di nuovo Vieira. Ma alle ultime 48 ore di mercato il Tottenham, che trattenendo Kane ha comunque effettuato un grande colpo, potrebbero esserci ancora delle sorprese. Nel frattempo, con la Premier League che ruba alla Serie A Lukaku e Ronaldo, possiamo goderci l’orgoglio di un dirigente italiano in testa al campionato. LEGGI TUTTO

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    Sorride Paratici, che botta per Guardiola! Tottenham-Man City 1-0

    LONDRA – Sorride Paratici, sorridono Gollini e Romero, sorride Nuno Espirito Santo mentre tutto lo stadio canta a squarciagola “Are you watching, Harry Kane, are you watching Harry Kane”, non convocato e che vuole andare proprio a Manchester: il Tottenham abbatte Guardiola grazie a una zampata di Son, leader degli Spurs insieme a un ritrovato Dele Alli, e costringe i campioni d’Inghilterra alla sconfitta all’esordio in Premier, la seconda consecutiva in stagione dopo aver perso già il Community Shield contro il Leicester col rigore dell’ex Iheanacho.

    Nonostante i cento e passa milioni spesi dai Citizens per portare Grealish, titolare e deludente, i Citizens non trovano il gol – Ferran Torres con Mahrez davanti insieme al nuovo arrivato, continua la crociata di Pep contro i centravanti con Gabriel Jesus ancora abbandonato in panchina – e vengono puniti al 10′ della ripresa dal coreano: “Sonaldo” rientra sul sinistro al limite e non perdona, tiro preciso che passa tra difensore e portiere per tre punti pesanti. “Loro sono la squadra più forte del mondo – commenterà il match winner nel finale – per questo batterli è ancora più importante”.

    Guarda la galleryKane-Tottenham, addio? Che commozione durante il giro di campo!

    Newcastle-West Ham 2-4

    Il West Ham supera 4-2 il Newcastle in trasferta nella gara valida per la prima giornata di Premier League. Magpies avanti a fine primo tempo grazie ai gol di Wilson al 5′ e Murphy al 40′, nel mezzo Cresswell firma la rete del momentaneo 1-1. Nella ripresa però gli Hammers si scatenano e, dopo il pareggio all’8′ di Benrahma, dilagano con le reti di Soucek e Antonio, al 18′ e 21′. LEGGI TUTTO

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    Juve, Van Persie, il blitz di Paratici e la cena: il retroscena

    TORINO – «L’unico rammarico, tra le tante trattative, è quel Van Persie con quella cena organizzata a casa mia in 3 minuti. Se penso a un rimpianto è sicuramente Robin, anche per la missione in avanscoperta che avevi fatto tu, Fabio (Paratici, ndr), qualche settimana prima». Andrea Agnelli dixit. È passato parecchio tempo, quasi 10 anni. Tuttavia probabilmente molti tifosi ricorderanno quella intensa primavera-estate del 2012. Il nome di Van Persie giunse come un fulmine (meglio, una scarica di adrenalina) a ciel serenissimo, cioè in un periodo in cui la Juventus alzava le proprie ambizioni e si apprestava a vincere lo scudetto con Antonio Conte. Le voci e le indiscrezioni legate al possibile acquisto del campione olandese suonavano come certificazione del nuovo status della Juventus quale ritrovata big con ambizioni internazionali.

    Van Persie, il tormentone dell’estate 2012

    Il tormentone ebbe inizio anche, soprattutto, su Tuttosport a partire da aprile. Galeotto fu il secondo di due blitz di Fabio Paratici, allora ds e braccio destro di Beppe Marotta, a Londra. Teoricamente partì per assistere ad una partita del Chelsea, ma praticamente per incontrare gli agenti Kees Vos e Alex Kroes e parlare del futuro di Van Persie, il cui contratto con l’Arsenal sarebbe scaduto di lì a un anno. E’ proprio questo il viaggio preparatorio cui fa riferimento il presidente Agnelli. Da quel momento l’affare prese quota e la trattativa divenne di dominio pubblico. Chi era più fiducioso e ottimista, chi invece scettico. Tutti, però, avevano capito che qualcosa bolliva in pentola.

    La Juve e quell’offerta per Van Persie

    Parallelamente alle indiscrezioni, infatti, giungeva la voce dei diretti interessati. Van Persie ammiccava pubblicamente all’ipotesi di un trasferimento in bianconero spingendosi di fatto al massimo di ciò che potesse fare, considerando che era ancora un giocatore dell’Arsenal. All’allora inviato di Tuttosport, Gianni Lovato, dopo una partita con la Nazionale, spiegò in esclusiva che «voglio vincere, la Juventus è una grande squadra». Mentre il tecnico-manager dell’Arsenal, Arsene Wenger, ammetteva di voler prolungare il contratto con l’attaccante, ma che «sarà lui a decidere». Nel frattempo i pezzi del puzzle, in ottica dei dirigenti bianconeri, parevano andare tutti al posto giusto: i risultati sul campo (aritmetica qualificazione in Champions, prima ancora che il trionfo tricolore) garantivano di conseguenza i soldi da investire per Van Persie: considerando l’imminente svincolo dell’olandese, la Juventus era convinta di potersela cavare mettendo sul piatto una offerta da 20, massimo 25 milioni di euro. Marotta e Paratici avevano già apparecchiato la trattativa e, per la verità. anche una bella tavolata (a casa Agnelli) cui lo stesso Van Persie si era accomodato per pranzare con la dirigenza dopo aver visto il centro d’allenamento.

    Sorpasso United

    Insomma, tutto sembrava pronto: lo stesso presidente Agnelli, come confermato proprio venerdì, aveva già messo in conto di poter inaugurare formalmente la nuova stagione con l’annuncio di un campione del livello dell’olandese. Ma a mandare il boccone di traverso giunse l’interferenza del Manchester United. Una turbolenza in grado di far vacillare persino le più squisite e sincere buone intenzioni dell’attaccante: una maxi offerta arrivata, per l’Arsenal, di 28 milioni di sterline (oltre 30 milioni di euro). Van Persie dimostrà comunque rispetto per la controparte e manifestò l’intenzione di mantenere la parola data e aspettare, prima di accettare il trasferimento allo United, che la Juventus decidesse eventualmente di pareggiare l’offerta. Proprio perché la parola data davanti ad un gustoso piatto di cucina italiana e un buon bicchiere di vino ha un che di… gustoso. Ma, ai tempi, la crescita di fatturato e potenziale economico del club che di lì a poco avrebbe scritto la storia del calcio (comprando Higuain, Ronaldo a cento milioni e giù di lì) era ancora in fase embrionale. A Ferragosto, il gavettone ghiacciato: l’annuncio dell’accordo tra United e Arsenal per il trasferimento di Robin Van Persie.

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    Juventus, perché Paratici lascia (e potrebbe tornare)

    TORINO – Commozione, risate e ricordi: undici anni di Juventus sono un grumo di emozioni che si blocca nella gola di Fabio Paratici, costretto un paio di volte a fermarsi per trattenere le lacrime, durante la sua conferenza stampa di addio. Prima il ringraziamento di Andrea Agnelli, che parte citando il bloc notes di Palazzo Parigi, ovvero la sede milanese della Juventus, quartier generale di Paratici in tempo di mercato. Ma sono tanti i riferimenti intimi fra i due, a dimostrare un rapporto che è andato oltre la questione strettamente professionale ed è sconfinato nell’amicizia umana. «Penso che alla Juventus sia arrivato un ragazzo e vada via un uomo, col grande pregio della curiosità. Un uomo istintivo, che segue il suo talento, ma anche responsabile», dice Andrea prima di abbracciare Paratici e consegnargli una targa che celebra i suoi anni in bianconero.

    Paratici come Allegri

    Il clima ha ricordato a tutti quello con cui Agnelli aveva salutato Massimiliano Allegri, che due anni dopo è di nuovo alla Juventus. Ci sarà un ritorno anche per Paratici? È possibile, forse addirittura probabile, ma non sarà a così breve scadenza. Paratici adesso è atteso da un avventura in Inghilterra, il Tottenham è la soluzione più calda in questo momento, e i cicli dirigenziali sono più lunghi. Ma il legame con Agnelli e, soprattutto, con il club resta fortissimo per il dirigente che più di una volta ha sottolineato come «passare alla Juventus è una grande fortuna per quello che si impara a livello di educazione, mentalità, determinazione, cultura del lavoro».

    Perché si è consumato il divorzio: il dubbio

    Resta il dubbio sul perché, di fronte a tanta commozione e amicizia, si sia consumato il divorzio. Agnelli dice: «A fine stagione abbiamo avuto una lunga chiacchierata nel mio ufficio: è stato naturale convenire che forse era il momento di chiudere e aprire un percorso diverso». Mancanza di stimoli? Forse un poco: stare alla Juventus e nella posizione di Paratici logora in modo sovrumano e Fabio, da un po’ di tempo, un po’ di stanchezza la sentiva, per quanto sempre soverchiata dalla smania di fare, decidere, non stare con le mani in mano. Contrasti interni? Pare di no, visti i saluti e la secca smentita di Agnelli che l’arrivo di Allegri abbia comportato in automatico l’addio a Paratici. Resta la vecchia filosofia del presidente: cambiare sempre prima di essere costretti a farlo. E la forza della Juventus, in questi undici anni, è sempre stata la capacità di cambiare: in campo e fuori. Poi non sempre si può azzeccare tutto, ma fra i motivi di un ciclo così mostruosamente lungo vanno cercati proprio nel cambiamento continuo.

    I perché della separazione

    Paratici, insomma, non sembra un dirigente mandato via perché «ha sbagliato qualcosa», come si legge da più parti, elaborando illazioni assortite su quale sia, la cosa. Ha certamente commesso degli errori, alcuni dei quali possono aver pesato nella decisione. Ma ridurre tutto a «se ne va perché ha sbagliato Sarri» è un po’ semplicistico e riduttivo. La Juventus cambia perché è convinta che solo così si può continuare a vincere, alimentando la macchina con altri stimoli, diverse motivazioni, nuove responsabilità. LEGGI TUTTO

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    Juve, Paratici saluta: “Grazie Agnelli, si chiude un capitolo importante”

    TORINO – Dopo le tante voci che si sono susseguite nel corso degli ultimi mesi, ora è ufficiale: Fabio Paratici lascia la Juventus. Un comunicato del club ha dunque messo fine al rapporto di collaborazione con il direttore sportivo che ha voluto salutare tutto l’ambiente bianconero dopo 11 anni, 9 Scudetti, 5 Coppe Italia e altrettante Supercoppe Italiane. “Sono stati anni bellissimi, di crescita professionale e di forti emozioni. La Juventus mi ha concesso l’opportunità di svolgere la mia attività in piena libertà e senza condizionamenti nel pieno rispetto del mio ruolo”. Queste le parole di Paratici che termina così la sua lunga avventura a Torino.
    Paratici saluta: “Grazie Agnelli”
    “Per questo desidero ringraziare tutto il club, il mio staff, i dipendenti, i collaboratori, i calciatori, gli allenatori, gli azionisti, e, in particolare, il Presidente, Andrea Agnelli. Si chiude un capitolo importante della mia carriera, in attesa di nuove sfide”, ha concluso Fabio Paratici nel suo saluto alla Juventus. LEGGI TUTTO