TORINO – Il suo momento è magico. Ma adesso arrivano il bello e il difficile. Il bello, perché Pietro Pellegri può finalmente prendersi il ruolo centrale che sperava di avere sin da subito nella sua avventura al Toro. Ma anche il difficile, perché dopo aver segnato il gol decisivo contro l’Udinese e aver offerto una grande prestazione contro il Milan, deve inseguire l’unica cosa mai raggiunta nella sua breve carriera da professionista: la continuità di rendimento. La caccia prosegue, perché tre partite di fila da titolare non bastano per far cullare il ragazzo, anzi. Ce ne vuole almeno un’altra per effettuare un ulteriore step di crescita, visto che fino a questo momento Pellegri fra campionato e Coppa Italia nel suo cammino non è mai riuscito a partire dall’inizio per più di tre gare consecutive. Lo ha fatto adesso, mettendo insieme le sfide contro Cittadella, Udinese e Milan. Lo fece pure nel 2017, nella sua prima stagione da elemento aggregato in pianta stabile alla prima squadra del Genoa. L’allenatore è Ivan Juric, manco a dirlo. E l’attaccante classe 2001, dopo la doppietta alla Lazio da subentrato (datata 17 settembre), gioca da titolare le successive partite contro Chievo, Inter e Bologna. Il Grifone porta a casa un solo punto e il tecnico croato, a partire dalla sfida contro il Cagliari, sfodera la coppia d’attacco Galabinov-Taarabt, che torna dalla Sardegna con tre punti d’oro. Rivedrà il campo per altri 11′ in quel campionato col Genoa, che però non gli precludono una clamorosa svolta. Perché a fine gennaio 2018 diventa un giocatore del Monaco. La storia nel Principato, tuttavia, sarà molto travagliata: in tre anni e mezzo mette a referto appena 23 presenze complessive. Pochissimi scampoli di campo, ma tantissima esperienza di vita accumulata. Tutto è servito per arrivare al Pietro di oggi.Col Bologna, infatti, la candidatura per una maglia da titolare è pressoché plebiscitaria: sta bene, è in piena fiducia e molto probabilmente non sarà convocato il collega Tonny Sanabria, ancora alle prese con un polpaccio dolorante. Per Pellegri è una novità: quattro gare di fila dall’inizio possono dargli lo slancio per confermarsi ad altissimi livelli, per maturare ancora, per proseguire la strada per diventare un tipo fuori dagli schemi. Un fuoriclasse, per intenderci: lavora da sempre per questo e le tappe che ha bruciato da minorenne rendono l’idea della sua forza, di un potenziale ancora inespresso in larghissima parte. Juric ora lo martella: Pietro deve continuare così, muovendosi libero dai fantasmi del passato, giostrando sul fronte offensivo senza pensare agli infortuni e ai tantissimi segnali di stop incontrati finora. E lo stesso tecnico lo ha elogiato in più di una circostanza. «Non ho mai messo in dubbio le sue qualità, il problema è che in passato ha sempre dovuto superare problematiche fisiche più o meno gravi. Adesso deve stare tranquillo e godersi il momento».Pellegri, che tatticamente sta cambiando il volto del Toro, ha la fiducia di tutti: allenatore, società e pure club Italia, con Nicolato e soprattutto Mancini che lo osservano con attenzione. Pregando per una continuità che il ragazzo insegue con caparbietà: per sfondare serve questo, forse persino più dei gol. Quelli arriveranno. Perché le qualità che gli hanno permesso di decidere la trasferta di Udine non si comprano al supermercato: i movimenti si allenano, ma l’istinto per battere i portieri avversari no. E il prodotto del vivaio del Genoa ha queste caratteristiche da cecchino. Anche contro il Milan la sua prova è stata da applausi: ha dialogato molto bene con la trequarti, ha fatto a sportellate per tutta la partita con Tomori e ha messo in campo la cattiveria di cui il Toro ha bisogno. Juric ha sempre saputo di avere in casa il sostituto di Belotti, per questo ha messo lo zampino per convincere Cairo a riscattare Pellegri dal Monaco. Ci ha visto giusto: l’incidenza del bomber genovese si sta facendo sentire. Da quando si è preso il posto, i granata hanno cambiato pelle. Guadagnando gol e profondità. Ora a Pietro servono altri minuti prima della sosta. Così da creare i presupposti affinché il 2023 possa essere finalmente il suo anno. Suo e di nessun altro. LEGGI TUTTO