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    Pirlo traballa, Turchia bollente: che succede col Karagumruk?

    ISTANBUL (Turchia) – Tempi duri per Andrea Pirlo. Il tecnico, dopo l’esperienza vissuta alla Juventus, ha accettato una nuova avventura in Turchia. Ma dalle parti del Bosforo, le cose non stanno andando al meglio. Il Karagümrük non vince dallo scorso 27 agosto con l’Ankaragücü, ma quel successo è rimasto finora l’unica affermazione della squadra allenata dall’ex allenatore della Juventus.Guarda la galleryPirlo in Turchia: quante stelle giocano e allenano in Super Lig
    La sconfitta nel derby
    Una vittoria, tre pareggi e tre sconfitte. Nelle prime sette partite di campionato la formazione di Andrea Pirlo ha conquistato soltanto sei punti. L’ambiente non risparmia critiche all’allenatore. La sconfitta nel derby contro l’Istanbulspor è stata l’ennesima prova scarsamente convincente; una partita persa nonostante il vantaggio iniziale che ha palesato tutte le criticità della formazione rossonera. “La nostra prestazione è stata molto brutta” – ha commentato Pirlo – dopo il vantaggio avremmo dovuto chiudere la partita, ma non c’è stata la voglia di farlo: in circostanze simili, risultati del genere diventano inevitabili”.

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    Pirlo aiuta la Juve: vuole portare Ramsey in Turchia

    I tifosi della Juventus lo sanno bene e non hanno mai smesso di ricordarli: gli assist di Andrea Pirlo forse se li sognano ancora di notte, magari non lo confessano ma sotto sotto sperano un giorno di riavere qualcuno così a centrocampo. Di sicuro quel qualcuno, per tanti motivi, non è stato, non è e non potrà mai essere Aaron Ramsey: non si può nemmeno fargliene una colpa, ma certo il suo ingaggio faraonico (7 milioni netti) e il parallelo rendimento in campo non lo hanno aiutato nella scalata delle simpatie del popolo juventino. E nemmeno nelle scelte della società bianconera, che da tempo lo ha messo alla porta come esubero e che sta cercando di liberarsene, dopo la parentesi in prestito al Glasgow Rangers.Sullo stesso argomentoKaragumruk, Pirlo si presenta: “Dopo un anno era importante ripartire”Calciomercato

    Pirlo, si sa, era un mago degli assist da giocatore, un asso del colpo di genio, un artista impareggiabile: da allenatore ha vissuto solo una stagione in bianconero, ma da lui potrebbe arrivare un assist particolare e riguarda proprio Ramsey. Perché dalla Scozia (dove Rambo è transitato negli ultimi mesi) dicono che il nuovo allenatore del Fatih Karagumruk, alias Pirlo, vorrebbe portare Ramsey in Turchia: una soluzione che in qualche modo può favorire il club bianconero nella partita per la risoluzione del contratto, operazione non semplice per ragioni ovviamente economiche.

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    Sullo stesso argomentoJuve, da Bernardeschi a Ramsey: i risparmi per rinforzarsiCalciomercato LEGGI TUTTO

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    Buffon: “Alla Juve Pirlo non ha fallito. Per Sarri mediare è avvilente”

    È un Buffon senza veli quello che si racconta nell’intervista a Tiki Taka. Il numero uno del Parma ha appena festeggiato i 26 anni dall’esordio, quando giovanissimo difese i pali della porta dei ducali in un Parma-Milan del 19 novembre 1995. La carriera lo ha portato a vestire le maglie di Juve e Psg. Tanti i trofei conquistati, ma rivela: ”Non li ricordo tutti, ma ho giocato in grandi squadre insieme a grandi compagni che mi hanno aiutato a vincere tanto”. Con la Nazionale è salito sul tetto del mondo nel 2006, ma ha anche vissuto la terribile notte del Meazza, quando l’Italia guidata da Ventura non riuscì a conquistare il pass per il Mondiale in Russia: “Quella è stata l’anticamera di una spedizione che sarebbe stata non vincente – ammette Buffon -. Abbiamo commesso degli errori e abbiamo avuto delle mancanze troppo grandi che non ci hanno permesso di andare al Mondiale. Le colpe sono di tutti, l’ho sempre detto. Quando si fallisce lo si fa tutti, lo staff, l’allenatore e tutti i giocatori. Tra quell’Italia e questa delle analogie ci sono, la differenza è che questa Nazionale ha delle certezze maggiori in virtù anche del successo insperato agli Europei. E quando hai delle certezze è più facile superare i momenti delle difficoltà”. E su un possibile ritorno in azzurro commenta: “Questa è la scusa per continuare a giocare. È la motivazione che mette d’accordo tutti”.
    Buffon sulla Juve di Allegri
    Di certo la Juve rappresenta un capitolo importantissimo della carriera di Buffon. Sulle possibilità di vittoria della Champions da parte della squadra di Allegri, l’ex numero uno bianconero dice: “La Juve quando sembra in difficoltà poi sorprende sempre e ha dei colpi di reni che le fanno vincere i trofei più impensabili. Vedo la Juve sempre protagonista in ogni competizione, poi vincere la Champions in questi anni, contro determinate squadre, è sempre complicato”. A chi dice che la squadra gioca male risponde: “Non gioca male, quando vince lo fa da squadra solida, compatta che non concede spazi e che quindi imbruttisce la partita. La nostra Juve che è arrivata due volte in finale era solida, poi non ha vinto perché ha giocato contro un Barcellona e un Real Madrid che erano quattro volte superiori a noi. Ma senza quelle caratteristiche non saremmo mai arrivati in finale”. Sull’addio di Ronaldo e il ritorno di Max Allegri: “Se Cristiano non era più convinto di rimanere ha fatto bene ad andarsene. E il mister ha fatto bene a tornare perché si vede che è convinto di fare bene ed è convinto di poter incidere”.
    Buffon su Sarri e Pirlo
    In bianconero Buffon è stato allenato anche da Maurizio Sarri e dall’ex compagno Andrea Pirlo. A proposito dell’attuale tecnico della Lazio commenta: “Da noi ha avuto tantissime difficoltà perché già all’inizio ha avuto dei piccoli attriti con qualcuno. Non è scoccata la scintilla. Dopo un mese, si è accorto che il tipo di lavoro che era abituato a fare avrebbe dovuto rivederlo e avrebbe dovuto cercare di mediare. E per uno come lui mediare è un qualcosa di avvilente. Non aveva quell’entusiasmo che di solito uno come lui ha”. A chi sostiene che sia tornato in bianconero dopo l’esperienza al Psg per aiutare il Comandante replica: “Non è vero. Quell’anno col PSG vinciamo l’andata degli ottavi di Champions a Manchester 0-2 e la Juve perde 2-0 a Madrid con l’Atletico. Ero felice per me ma non mi sentivo a mio agio per la sconfitta della Juve. E questa cosa ha pesato nelle scelte future. E poi giustamente la vita ti castiga perché al ritorno passano Manchester e Juventus. Sono tornato, non mi faceva impazzire l’idea di fare il secondo ma l’idea di poter vincere la Champions con questa dirigenza e con questi compagni è stata la cosa che ha pesato di più. Vincerla per la gente della Juve mi avrebbe dato una soddisfazione enorme”. La scorsa stagione l’addio di Sarri e Pirlo al timone. A proposito del lavoro fatto dell’ex centrocampista Buffon commenta: “Un allenatore che vince Coppa Italia, Supercoppa e che arriva in Champions non ha fallito”. 

    L’esperienza al Psg
    Nel 2018 il primo addio alla Juve per sbarcare alla corte del Psg. Il portierone riavvolge il nastro e torna su quella scelta: “Ho deciso di andare al Psg a maggio del 2018. A febbraio di quell’anno avevo deciso di smettere perché pensavo di fare il Mondiale e volevo chiudere il cerchio con quello. Dissi al mio procuratore che volevo smettere a meno che non mi avesse chiamato una tra Real Madrid, Barcellona e Psg. E dopo venti giorni è arrivata la chiamata. A quel punto mi sembrava un peccato rinunciare a un’esperienza simile, in un club simile e con un’offerta economica importantissima come quella. Non avevo garanzie, non avevo il posto assicurato anche perché la competizione è lo sport”. A Parigi ora c’è un altro portiere italiano, Gianluigi Donnarumma. L’ex estremo difensore del Milan fatica però a trovare spazio, ma Buffon non ha dubbi: “Penso che Gigio abbia fatto una scelta più che giustificata. In questa stagione sta avendo delle difficoltà ma penso che sarà titolare nell’immediato futuro”. 
    Buffon e il ritorno al Parma
    Come un cerchio che si chiude, Buffon ha deciso quest’anno di tornare al Parma, lì dove tutto ebbe inizio: “Nella mia carriera ho sempre fatto delle scelte d’istinto e non ho mai fatto calcoli – spiega Gigi -. Ho sempre fatto scelte che mi hanno reso felice. Nel 2006, da miglior portiere al mondo, sono andato in Serie B con la Juve e nessuno nelle mie condizioni l’avrebbe fatto. Solo un pazzo poteva farlo ma l’ho fatto perché credo in certe cose e mi fa piacere poterle accompagnare. Poi ho fatto tutta la trafila alla Juventus, dalla risalita alle tante vittorie. Poi sono andato a Parigi dove ho vissuto uno degli anni più belli della mia vita. Poi sono tornato alla Juventus, accettando di buon grado di fare il secondo. Sono stato una persona esemplare come sempre, poi dopo due anni mi sentivo ancora forte, volevo giocare e ho scelto Parma. Non mi fregava niente fosse in Serie B. A me piace il bene comune, sento l’affetto e la felicità e l’entusiasmo della gente di Parma. Mi chiedono di riportarli in Serie A, sono cose gratificanti, è quello che volevo, gioco per passione”. Buffon racconta poi di quando fu a un passo dall’Atalanta: “Gasperini lo sa, è successo che nel momento in cui avevo deciso di andare a Bergamo ho parlato con i dirigenti della Juve e con Pirlo che mi hanno convinto a restare. Mi conoscono alla perfezione e hanno toccato determinati tasti che non mi hanno persuaso a non andare. A Gasperini comunque voglio bene, le sue chiamate e la sua volontà di volermi a Bergamo perché secondo lui ero ancora forte per fare il titolare, mi hanno gratificato moltissimo”. LEGGI TUTTO

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    Il figlio di Pirlo, il pari Juve a Udine e quell'applauso social polemico

    Il pareggio all’esordio contro l’Udinese ha fatto infuriare Max Allegri che certamente auspicava un inizio di campionato differente. La Juve, dopo il doppio vantaggio nel primo tempo, si è fatta rimontare dalla formazione friulana. Sul banco degli imputati è finito soprattutto Szczesny, autore di una prestazione deludente. Il portiere è stato preso di mira dai tifosi bianconeri che si sono sfogati sui social. Tra i vari commenti però c’è anche chi non ha apprezzato il lavoro di Allegri: nello specifico ha fatto clamore la foto postata da un sostenitore della Vecchia Signora che ha attaccato la Juve, difendendo Andrea Pirlo: “Il calcio è bello perché, se la Juve si fosse fatta rimontare due gol l’anno scorso, sarebbe stata colpa di una sola persona. Che quest’anno però non c’è”, queste le parole scritte sotto a uno scatto dell’ex tecnico bianconero. 

    Nicolò Pirlo e la stoccata sui social

    Lo sfogo del tifoso non è passato inosservato, soprattutto in casa Pirlo. Nicolò, figlio dell’ex allenatore della Juve, ne ha approfittato per togliersi qualche sassolino dalla scarpa: non solo ha ricondiviso il post sulle sue storie di Instagram, ha anche aggiunto l’emoticon dell’applauso per sottolineare di condividere totalmente il pensiero esposto dal supporter bianconero. Il gesto di Pirlo Jr è stato criticato sui social a tal punto che il ragazzo ha scelto di rimuovere il post.

    Guarda la galleryFollia di Szczesny, la Juve getta la vittoria ad Udine LEGGI TUTTO

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    Pirlo: “Alla Juve ho imparato molto. Sono pronto per l'estero”

    Nemmeno il tempo di sedersi sulla panchina della Juventus Under 23 che Pirlo ha dovuto vestire i panni dell’allenatore della prima squadra, quella di Cristiano Ronaldo, lasciata in eredità da Allegri. Un salto triplo che l’ha gettato all’esordio assoluto con un club così importante e in un campionato tanto complicato, ma che l’ha visto comunque mettere in bacheca una Coppa Italia e una Supercoppa italiana. Dopo una stagione, è senza squadra ma non rinnega il suo calcio: “Il calcio non cambia. Ci sono ancora un paio di gol che devi difendere e segnare. Questo non cambierà mai. Ma il modo in cui giochi sì, il modo di interpretare il gioco, come si muovono i giocatori, ecco cosa è cambiato. Oggi servono giocatori veloci, tecnicamente ottimi quando giocano a ritmo alto, ottimi negli uno contro uno. In passato era un po’ diverso. Ogni anno può succedere qualcosa che può cambiare il modo in cui si gioca a calcio”, ha spiegato a The Athletic.
    Pirlo e il modello Guardiola
    Le sue idee Pirlo le porta avanti inseguendo il modello Guardiola: “Questi giovani allenatori vogliono fare qualcosa di diverso. Per me il calcio va in quella direzione. Guardiola lo ha dimostrato negli ultimi anni. Se non controlli il gioco, è difficile pensare che lo vincerai. Certo possono esserci momenti in cui hai il 90% della palla e fai entrare l’unico tiro che il tuo avversario fa in porta, ma preferisco perdere in quel modo piuttosto che passare l’intera partita a difendere la mia area di rigore, cercando di segnare un goal in contropiede”, ha aggiunto.
    La scuola Juve
    “È stata un’estate magnifica. Non c’è gioia più grande che vincere con la Nazionale. Mancini ha fatto un ottimo lavoro. Italia aveva un’identità e giocava quasi da club. La Juve? Ho imparato molto. È stata la mia prima esperienza da allenatore ed è stata intensa. Abbiamo iniziato la stagione con una sola amichevole. È stato tutto molto veloce, abbiamo giocato ogni tre giorni, senza tifosi. È stata dura per la squadra di adattarsi a qualcosa di nuovo. La cosa più importante è sempre stata recuperare. Il mio futuro? Andrò a Parigi e anche a Manchester. Sono pronto per una nuova avventura”, ha raccontato Pirlo. LEGGI TUTTO

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    Tacchinardi: “Chiesa come Nedved. Lotterà per il Pallone d'Oro”

    TORINO –  Buongiorno Tacchinardi, che impressione le ha fatto Barcellona-Juventus?«Credo sia stata fondamentale per Allegri, che dopo 20 minuti ha cambiato anche modulo, passando dal 4-3-3 al 4-4-2. Con il Ronaldo attuale, non più devastante partendo da lontano ma vicino alla porta, penso sia la scelta più logica: lo ha fatto Sarri e più o meno anche Pirlo. E anche per Dybala è la soluzione migliore. La sconfitta non è un campanello d’allarme, Allegri è talmente bravo che tirerà fuori il meglio. Lo ha dimostrato anche con il Monza non vergognandosi di difendere basso per poi attaccare senza tanti tocchi: quando la Juve riparte è una 4×100, tra Ronaldo, Dybala, Chiesa, Kulusevski e gli altri hanno 100 gol nei piedi».

    Chiesa che impatto avrà?«L’anno in cui c’è da ripetersi o continuare a crescere è il più duro. Per Chiesa rispettare le aspettative sarà di difficoltà estrema. Ma sono convinto che ci riuscirà. Ho sentito dire che tra tre o quattro anni potrà vincere il Pallone d’Oro: sono d’accordo. In lui rivedo lo stesso veleno che aveva dentro Pavel Nedved. E ha qualità enormi, salta l’uomo a destra e a sinistra e tira in un fazzoletto. L’anno scorso ha sfiorato il confine dei top player: quest’anno per me lo butta giù e Allegri, che ha sempre avuto fuoriclasse, può aiutarlo».

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