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    Henry duro con Mbappé: «Il club conta più del giocatore!»

    TORINO – Praticamente ogni giorno che passa la relazione tra Kylian Mbappé e il Paris Saint-Germain sembra logorarsi un po’ di più, sembra essere un romanzo infinito a cui, quasi quotidianamente, viene aggiunto un nuovo capitolo. In Francia e non solo, nelle ultime ore, si sta facendo un gran parlare dell’irrigidimento del numero 7 e del suo continuo polemizzare con il club nonostante abbia rinnovato il suo contratto con il Psg solamente la scorsa estate. Il motivo delle polemiche? La decisione di Christophe Galtier di impiegarlo in posizione di prima punta, non il ruolo prediletto dal crack di Bondy. Aggiungete a tutto ciò che le ottime prestazioni sfoderate in questo inizio di stagione da Lio Messi e Neymar Júnior hanno eroso e non poco la leadership dell’attaccante francese. Resta da capire se, realmente, Mbappé insisterà per cambiare aria dopo il Mondiale in Qatar, approfittando della finestra di mercato di gennaio.
    Aspre critiche Chi non ha gradito l’atteggiamento del bomber nato nell’hinterland di Parigi è stato Thierry Henry, che senza mezzi termini lo ha criticato aspramente: «A nessuno piace essere costretto a esprimersi in ciò in cui non sei bravo, essere esposto a qualcosa che rischia di minare la credibilità, che può offuscare la luce. C’è, però, qualcosa che è più grande di tutto e di tutti ed è il bene della squadra, la gloria e il successo del club. Hanno fatto sentire a Kylian che il club sta sopra a qualsiasi altra cosa e il fine ultimo è il successo della squadra oppure i dirigenti del Psg hanno lasciato credere a Mbappé che, in cima a tutto, al di sopra di ogni altra cosa ci fosse lui?», attacca l’ex attaccante dell’Arsenal in un’intervista rilasciata a CBS Sports. Per far capire meglio la situazione Henry ha voluto tracciare un parallelo sulla attuale situazione di Mbappé e su quella che ha vissuto lui in prima persona ai tempi del Barcellona: «Per rendervi più comprensibile la vicenda vi racconterò quanto successo a me quando ero in attività. Non mi è mai piaciuto giocare da prima punta oppure largo nel tridente, come mi veniva chiesto quando vestivo la maglia blaugrana. Non è che non lo sopportassi: lo odiavo proprio! Eppure l’ho fatto per la squadra. Sempre. Non mi andava giù di fare l’esterno alto a sinistra nemmeno dopo 100 partite e non so quanti gol realizzati con la maglia della Nazionale francese. Eppure lo facevo! Conta solo una regola: se l’allenatore ti chiede di fare qualcosa, lo fai, senza discutere».
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    Manchester United, bufera dopo la trasferta col Leicester: in aereo per fare pochi chilometri

    Manchester United, la situazione è “anticlimatica”. Il gioco di parole non sarà simpatico, ma è efficace per parlare di un tema scottante, il più acceso a livello mondiale in tutti i settori. Anche il calcio è avvolto dalla questione green e i Red Devils sono finiti nella bufera. Per la partita di Premier League contro il Leicester, di sabato scorso persa per 4-2 dalla squadra di Cristiano Ronaldo e compagni hanno percorso i 165 km di distanza dal King Power Stadium in aereo, per un totale di appena dieci minuti di volo. Il Forest Green Rovers, il club più eco-friendly del mondo che milita nella quarta serie calcistica inglese, non l’ha mandata giù.
    “È stato scioccante”
    Le parole del presidente Dale Vince sono state velenose: “È stato scioccante, 100 miglia non sono niente. Il calcio riceve un sacco di critiche in particolare riguardo l’ambiente. È ampiamente detto che il calcio non può essere ecosostenibile a causa dei viaggi per le partite internazionali e i viaggi dei tifosi. Qui c’è una partita nazionale e una distanza molto breve, ed è la cosa più terribile da fare per scegliere di volare invece di guidare”.
    La difesa del Manchester United
    I Red Devils si sono giustificati con un comunicato in cui hanno dichiarato di aver scelto l’aereo a causa del traffico sulla strada M6 e hanno ricordato tutte le iniziative green intraprese dalla società nel tempo: tutte le strutture del club sono ecosostenibili; sei anni consecutivi di certificazione Carbon Trust Standard; il programma Manchester United Energy & Carbon Reduction Programme; riduzione di 2.700 tonnellate di carbonio nel 2008. Insomma, la questione ha toccato un nervo scoperto per i Diavoli Rossi.
    “Atto oltraggioso”
    Dale Vince non si fa convincere: ”Se la M6 fosse chiusa, abbiamo altre strade, no? Ci sono altri modi per aggirarla. E non credo che questa sia stata una cosa del momento, non credo che si possa fare così in fretta. Volare per 100 miglia è un atto oltraggioso. È vandalismo. È un grande club in uno sport che ha un ruolo in fondamentalmente persuadere le persone su cosa debbano fare per combattere la crisi del clima. e questo è un terribile esempio. Ogni organizzazione ha la responsabilità di ridurre la propria impronta di carbonio, questo è un fatto. Ma ciò che è unico nei club di calcio, specialmente nelle dimensioni del Man United, è che hanno una piattaforma. Hanno milioni di seguaci e la gente guarda il club. Prendono spunti di vita da loro, quindi è una cosa terribile da fare”.
    L’esempio Tottenham a impatto zero
    I viaggi aerei contribuiscono per il 2% del peggioramento climatico mondiale. In vista della COP26, la conferenza dell’ONU sul clima in programma dal 31 ottobre al 12 novembre, il mondo del calcio si chiede se si stia facendo abbastanza per aiutare l’ambiente. Di recente, il Tottenham ha ospitato la prima partita di calcio interamente a impatto zero: solo mezzi green per raggiungere lo stadio, cibo vegano e energia verde per alimentare lo stadio. Il Manchester dovrebbe adeguarsi, per non finire nell’occhio del ciclone.
    Paul Scholes in crisi come la GB: le foto con la tanica di benzina LEGGI TUTTO