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    Morata in forma Champions: “Ora sotto col Porto, ci giochiamo la vita”

    TORINO – È Alvaro Morata, insieme a Chiesa, il protagonista di una serata che ha visto la Juventus vincere in rimonta sulla Lazio allo Stadium. Due gol e un assist per lo spagnolo, che con Ronaldo in panchina (ed entrato nel finale) dimostra di non aver dimenticato come si segna: “Quando si gioca con l’attaccante più forte della storia del calcio – spiega Morata omaggiando CR7 – è normale pensare prima ad assistere lui, che è un robot e fa gol sempre. Quest’anno poi mister Pirlo mi chiede anche di giocare tra le linee, perché sa che posso farlo, mentre prima nessuno me l’aveva mai chiesto. Mi piace segnare ma anche far segnare i compagni, come stasera con Rabiot che poi – dice sorridendo – ha tirato una martellata”.

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    Juve nel segno di Morata: Lazio battuta 3-1

    Aspettando il Porto
    Una prestazione super per lo spagnolo, dopo le difficoltà dovute all’infezione virale che lo aveva colpito di recente: “È stato un periodo duro – confessa – perché mi mancava forza sia in allenamento che in partita. Ora per fortuna sto recuperando e mi sento bene”. Soddisfazione ed orgoglio poi per il successo sulla Lazio e in vista del ritorno degli ottavi di Champions contro il Porto, da affrontare martedì prossimo (9 marzo)  dopo il 2-1 incassato all’andata: “La vittoria di questa sera è importantissima, perché è un segnale a tutti quelli che si aspettavano una nostra caduta e perché ottenuta con una grande reazione dopo lo svantaggio causato da un nostro errore. Ora testa al Porto – conclude Morata – ci giochiamo la vita”.

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    Pepe, confessione choc: “A 17 anni dormivo ancora con mia madre”

    Per Képler Laveran Lima Ferreira, meglio noto come Pepe, a 36 anni è iniziata una seconda giovinezza. L’esperto difensore portoghese, dopo 10 anni di trionfi al Real Madrid e il biennio in Turchia, al Besiktas, è tornato in patria, al Porto, la scorsa stagione e nonostante l’età si è confermato il difensore roccioso e affidabile che tutti conoscono. Dietro un’apparenza da duro e scontroso, però, il classe ’83 nasconde un cuore grande. Pepe, infatti, parlando a Tribuna Expresso si è lasciato andare alle emozioni: “La mia passione per il calcio è intatta. Ogni giorno mi sveglio per allenarmi, cerco di farlo nel miglior modo possibile. Mi alleno intensamente e penso che questa sia la mia vitamina. Ovviamente avere 25 anni non è come averne 35 o, nel mio caso, 37. A 25 anni abbiamo così tanta energia che finiamo per non sapere come usarla. Io, a 37 anni, posso usare meglio questa energia sul campo”. 

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    La clamorosa confessione di Pepe
    Pepe, a proposito del suo fisico asciutto rivela: “La genetica aiuta, ma c’è anche molto lavoro dietro, molto rigore nel mangiare, tanto riposo. Ma non sono sempre stato così magro; quando avevo tre, quattro anni, ero un po’ paffuto. Poi, dall’età di sette anni ho iniziato a perdere peso. Sono l’unico figlio maschio della famiglia, ho tre sorelle ,due più grandi e una più giovane di me, quindi ero molto, molto viziato”. Talmente tanto da dormire con i propri genitori fino a età avanzata: “Fino a quando sono arrivato in Portogallo, a 17 anni, ho dormito con mia madre… ero già cresciuto e dormivo con il mio genitore. Quindi immagino che a mio padre non piacesse molto avermi a letto con loro”. Riavvolge poi il nastro e torna a quando non era ancora un professionista: “Mio padre non aveva molto tempo per accompagnarmi durante la settimana; solo nei fine settimana. Ho giocato in un club del mio quartiere, poi in uno più grande di nella mia città, Maceió, che giocava nella Seconda Divisione di Stato del Brasileirão, e li cominciai a fare le cose sul serio”. LEGGI TUTTO

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    Del Cerro Grande, tutti i disastri dell'arbitro di Porto-Juve

    Non siamo ai livelli dei bidoni al posto del cuore, questo no. Anche perché c’è ancora modo di recuperare nonostante i danni subiti (oltreché fatti). Ma è chiaro che in casa Juventus – giocatori, società, ambiente, tifosi – si sia vissuta con incredulità e fastidio una serata che dal punto di vista della direzione di gara ha lasciato parecchio a desiderare. Mettiamola così: il fischietto spagnolo Carlos Del Cerro Grande non ha offerto una prestazione meno inadeguata di quella offerta dalla squadra bianconera. Ergo, in misura quasi analoga ha contribuito alla sconfitta del gruppo di Andrea Pirlo.

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    Porto-Juve, il rigore su Ronaldo negato ai bianconeri

    Problemi anche per il Var
    L’elenco degli svarioni è vario e variegato. Gli interventi dell’addetto Var, tuttavia, non sono pervenuti. E va bene che tecnicamente se l’arbitro vede e giudica un contatto falloso o meno, da lì non ci si muove. Però davanti a certi macro errori risultano difficili da comprendere certe dinamiche interne. E comunque, quel che forse è anche più indigesto in ottica bianconera: l’elenco degli svarioni di cui sopra è andato via via sviluppandosi in un rigoroso crescendo di cui il penalty non concesso alla Juventus al 94’ nonostante l’abbattimento di Cristiano Ronaldo è il culmine. 

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    Porto-Juve, rigore negato: furia Ronaldo con l’arbitro LEGGI TUTTO