TORINO – Le indiscrezioni intorno a una trattativa per la cessione circolavano da tempo, adesso siamo alle notizie, molto concrete, sull’accordo raggiunto: l’Udinese è stata venduta a un fondo americano e al primo luglio vi sarà il passaggio di consegne. Una notizia eclatante in generale, anche se si considera la dinamica attuale della nostra Serie A, ma clamorosa nello specifico perché certifica l’uscita di scena della famiglia, dopo quella degli Agnelli, da più tempo alla guida di una società di Serie A. Gianpaolo Pozzo, infatti, rilevò il club friulano nel luglio del 1986 e passerà la mano dopo 37 anni intensissimi sia dal punto di vista sportivo sia da quello aziendale: l’Udinese è infatti uno dei pochi club italiani a poter disporre di uno stadio di proprietà. Gli acquirenti, dunque, appartengono alla variegata galassia dei fondi d’investimento americani. In questo caso si tratta di un tandem: 890 Fifth Avenue Partners Llc, gruppo finanziario newyorchese specializzato in media e sport con Group Nine Acquisition Corp. Quest’ultimo è tecnicamente definito Spac (Special Purpose Acquisition Company, società anonima con sede negli Stati Uniti e quotata in Borsa) in partnership con 890 ha messo in campo un investimento da 200 milioni di euro. Nel “pacchetto” dovrebbe far parte pure una quota del Watford anche se la valutazione è ancora sospesa in attesa di capire se riuscirà a centrare la promozione in Premier League.
Ipotesi cessione Roma
Quella che riguarda Udine non è l’unica novità in arrivo dagli Usa: negli ultimi giorni, infatti, ha preso consistenza l’ipotesi di una cessione della Roma da parte dei Friedkin a un altro investitore americano. In questo caso il condizionale è d’obbligo anche se c’è chi ha già tratteggiato l’identikit del possibile acquirente il cui profilo si avvicina moltissimo nientemeno che a quello di Tom Barrack, colui che ha venduto il Psg alla Qatar Investment Authority di Al Khelaifi con cui Friedkin è in grandi rapporti professionali. Di certo l’attuale proprietà della Roma sta riflettendo sui termini economici dell’investimento (ultimo bilancio in rosso di 219,3 milioni, il peggiore della storia giallorossa. Tra acquisto delle quote e successivi versamenti, hanno già speso 817,1 milioni di euro nel giro di poco più di due anni e mezzo: 199 per acquisire il club, 25,9 per l’opa, 500,2 per la gestione e 92 milioni per il bond), senza dimenticare le difficoltà per avviare il progetto stadio. Non è escluso, così, che l’interesse di Barrack sia dettato proprio da questa opzione, considerato che il suo core business è quello immobiliare, e che si possa arrivare a una partnership.
Ferrero e la Sampdoria
Non va dimenticato, poi, che anche Massimo Ferrero sta cercando l’appoggio dei fondi Usa (in ballo c’è Oaktree) per trovare i 35 milioni cedendo in garanzia le quote del club: l’ipotesi che a Genova si arrivi presto a un’altra proprietà Usa è concreto. Ma se la situazione della Roma e della Samp sono molto in divenire, quella dell’Udinese è appunto ormai definita e la Serie A si avvia ad avere l’ottava proprietà straniera nel proprio “organico”. Tra questi, appunto, spicca la maggioranza statunitense (il Bologna è canadese ma Saputo ha un club, il Montreal, che gioca nella Major League Usa): cinque su sette. All’elenco, poi, vanno aggiunti prestigiosi club di Serie B in mano a fondi o persone fisiche statunitensi: dal Genoa al Parma, dal Venezia alla Spal al Pisa (russo-americano in realtà). A completare il quadro ci sono il Como degli indonesiani e il Palermo del City Group, ma è indubbio che il calcio italiano stia colorandosi sempre di più a “stelle e strisce”. LEGGI TUTTO