TORINO – Purtroppo, per troppi esseri umani ancora, il razzismo è una forma mentis difficile da sradicare e porta a pronunciare, tanto candidamente quanto pubblicamente, frasi che provocano, in chi le ascolta, un profondo senso di nausea. Riassunto delle puntate precedenti. Il francese Arsène Wenger, tecnico dell’Arsenal dal 1996 al 2018 e, dal 2019, responsabile dello sviluppo mondiale del calcio dalla Fifa, qualche giorno fa ha concesso un’intervista in cui ha parlato anche del suo connazionale Kylian Mbappé, crack del calcio planetario e punta di diamante del Paris Saint Germain e della Nazionale Bleu. Nel corso della chiacchierata, gli è, però, “scappata” una frase che fa accapponare la pelle. Eccola: «… se (Mbappé) fosse nato in Camerun, non sarebbe diventato il giocatore che è oggi. C’è l’Europa e il resto del mondo, e il resto del mondo ha bisogno di aiuto, altrimenti perderemo troppi talenti». Definire infelice la frase dell’alsaziano sarebbe assolutamente riduttivo ed infatti, nelle scorse ore si sono levate reazioni, furiose e sdegnate, praticamente in ogni angolo del Pianeta. Chi deciso di adottare una presa di posizione nettissima, è stata la Conmebol, ossia la confederazione che governa il calcio del LatinoAmérica. «Respingiamo e condanniamo le espressioni molto sfortunate di Wenger, alto funzionario Fifa e molto vicino alla Presidenza di Gianni Infantino. Queste frasi, oltre a rivelare un’insolita ignoranza del prezioso contributo dei giocatori africani al calcio mondiale, in particolare europeo, mostrano un pregiudizio denigratorio che rende invisibili gli sforzi dei calciatori e delle istituzioni sportive che non “sono in Europa” – hanno spiegato in una nota ufficiale da Asunción -. I pregiudizi più riprovevoli si travestono da riflessioni “fondate” e “intelligenti”. Il talento, lo spirito di sacrificio e la voglia di eccellere dei calciatori africani e sudamericani vanno apprezzati e rispettati».
WENGER OUT Una caduta di stile, assolutamente imperdonabile, per un tecnico da sempre attentissimo alla valorizzazione e alla crescita dei giovani, non solamente in campo ma anche nella vita. Ovvio, dunque, che ci si domandi quali insegnamenti possa dare Wenger ai giovani che non sono bianchi. Scontato, quindi, che si chieda alla Fifa e ai suoi vertici, che sulla carta lanciano campagne come “Kick racism out”, ossia spazziamo via il razzismo, se si sentano rappresentati da Wenger che, ancora oggi nel 2022, è fermamente convinto che, se un talento nasce in Africa e non in Europa, «non sarebbe diventato il giocatore che è oggi». Se davvero il governo del calcio mondiale vuole provare a lasciar fuori il razzismo dal Fútbol, beh può iniziare con un sacrosanto “Kick Wenger out”. LEGGI TUTTO