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    Real Madrid, clamoroso tweet polemico con l’arbitro: “Impedita la vittoria”

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    “Il mio corpo non ne poteva più e le mie ginocchia…”: Khedira, retroscena mai svelato

    Khedira e la sua nuova vita: “Non ho tempo per annoiarmi”
    “Non ho tempo per annoiarmi”, si apre così la lunga intervista ai microfoni di Marca. Ma cosa fa Khedira oggi e, soprattutto, come sta? “Mi sto preparando per una seconda carriera, studiando, facendo affari, viaggiando, sto prendendo la licenza di direttore sportivo…”. Sami racconta come stia viaggiando di più adesso rispetto a quando giocava: “Quasi, quasi. La differenza è che prima viaggiavo con la squadra e passavo l’intera giornata in hotel e ora sono io a gestire il mio tempo. È diversa dalla vita di un calciatore. Adesso non devo viaggiare, ma voglio viaggiare. Vado a vedere tanto calcio, studio, mi alleno. Cerco di avere un equilibrio tra vita personale e lavoro”.
    Su cosa si orienterà la nuova carriera? Possibile vedere Khedira in veste da allenatore? Lui smentisce, ma…: “Non dico mai no a qualcosa nella mia vita, ma non credo che diventerò un allenatore. Amo quel lavoro e stare in campo, ma mi vedo più in un ruolo da direttore sportivo. Mi rivedo di più in quell’area del calcio”. E aggiunge:  “Sono aperto a tutto. La Germania è il mio paese, ma amo la Spagna, passo molto tempo in Inghilterra, lì amo il calcio, ho anche un grande affetto per l’Italia. Sono aperto a tutto e non mi fermo ad un solo paese, perché il calcio è uno sport globale. Anche gli Stati Uniti, che stanno lavorando molto bene, stanno sviluppando molto bene lo sport. Non posso dire che lavorerò qui o là, perché amo la cultura di tutti i paesi”.
    Nella veste di commentatore ci si diverte? “Sì, lo adoro. E sai una cosa? Devo scusarmi con i giornalisti, perché da giocatore non hai questo punto di vista e non vedi come i giornalisti preparano le partite, come lavorano. E lo vedo adesso. Vedo che il giornalista prima della partita prepara la partita, la analizza, guarda i dati… Adesso la vedo diversamente. Come giocatore sei concentrato sul gioco e hai informazioni diverse. E stavo passando dai media e devo chiedere scusa. Non ho né apprezzato né capito il tuo lavoro! E ora capisco molto di più quello che fai. Certo gli errori ci sono, ma come in tutte le professioni!”.
    Khedira e la passione per altri sport
    La passione sportiva di Khedira non si ferma al solo calcio: “Amo tutti gli sport e ne pratico molti, anche se non sono bravo. Tutti gli sport hanno le loro caratteristiche ed emozioni, per questo cerco di imparare da tutti. I tennisti devono avere una mentalità molto forte, perché sono soli in campo. Nel football americano, se un giocatore fa un passo sbagliato, il lavoro tattico svanisce completamente. Cerco di imparare dalla filosofia e dalla mentalità di ogni sport. Ad esempio, mi piace vedere come è organizzata una squadra della NFL, come lavorano i tennisti…”.
    E confessa una passione per il coaching: “La cosa più importante è innanzitutto capire il gioco. E poi comunicare bene agli atleti. Questa è la chiave ed è ciò su cui mi sto concentrando. Devi essere un leader. Sto studiando molto a riguardo, ma poi va messo in pratica. Vedremo come e quando arriverà per me quel momento”. E sul miglior esempio di leadership: “Non si tratta di bene o male, ma dello stile di ogni persona. In fondo, essere leader è uno stile di vita e non può essere copiato. Non puoi copiare Mourinho, Guardiola, Klopp o Ancelotti. Puoi prendere nota di ciò che tutti fanno per migliorare, ma alla fine devi essere te stesso perché sia ??una leadership naturale”.
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    Ancelotti: “Il Real aveva bisogno di una partita così. Ora arriviamo vivi a Natale…”

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    Valdano: “Ancelotti è responsabile della crisi del Real Madrid”

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    Fonseca punta il Real Madrid: “Il Milan non si accontenta del pari”. L’annuncio su Leao

    Real Madrid-Milan, parla Fonseca
    La conferenza stampa si apre con un messaggio di Fonseca per la comunità di Valencia, duramente colpita dal maltempo negli scorsi giorni: “Rivolgo un pensiero alle vittime della catastrofe qui a Valencia. Il nostro pensiero è con le persone che hanno sofferto a causa di questa tragedia, in Italia abbiamo vissuto momenti simili”.
    Il Milan si troverà di fronte una delle migliori squadre d’Europa. Come si affronta il Real Madrid? “Si affronta con grande motivazione, questo match è una grande opportunità per noi di dimostrare il nostro valore, il Real è la principale candidata a vincere la Champions. Possiamo crescere come squadra in un contesto diverso, affrontando una delle migliori squadre al mondo, senza paura e con coraggio, crediamo di poter fare una buona partita”.
    I rossoneri hanno bisogno di vincere, vista la difficoltà della partita, andrebbe bene anche un pareggio? “Onestamente io cerco sempre di trasmettere ai miei giocatori la voglia di vincere, domani non sarà diverso. Il Real è una grandissima squadra, ma io penso solo a vincere”.
    Dall’altro lato sono arrivati gli elogi di Ancelotti: “Carlo è un riferimento per me, uno dei migliori allenatori del mondo, qualsiasi cosa dica è importante. È un pensiero positivo, lo ringrazio. Sono un suo grande fan, non solo come allenatore, ma anche come persona, per me è un esempio, sarà un grande orgoglio domani affrontarlo in Champions League”.
    Questa vigilia ricorda molto quella del derby contro l’Inter, dove i nerazzurri erano favoriti, ma poi…:  “Il Milan non era favorito contro l’Inter e non sarà favorito contro il Real, ma sono due partite diverse perché sono due avversari completamente differenti. Abbiamo preparato questo match in un modo diverso, abbiamo preparato una strategia diversa contro una squadra fortissima”.
    Fonseca su Leao e Theo Hernandez
    Ci sarà spazio per Leao dal primo minuto, vista la panchina contro il Monza? “Sì, Leao giocherà dall’inizio, mi aspetto quello che mi aspetto normalmente da lui, che possa essere decisivo in una partita”. Sono state tante le voci che si sono susseguite sulla gestione del calciatore portoghese. Hanno influito in qualche misura? “Onestamente no, io so quello che è importante per me e per la squadra, è normale che se ne parli, io devo capire questo, ma devo anche seguire la mia strada, fare quello che è importante per la squadra”.
    Ad affiancarlo ci sarà Morata? Cosa rappresenta il calciatore spagnolo per il Milan? “Alvaro per me è un giocatore importantissimo nella nostra squadra, non solo come giocatore, ma anche come professionista. Per me è un esempio, è un giocatore intelligente che sta facendo molto bene, è decisivo per noi. Giocare qui è speciale per lui, lavora tanto per la squadra, dà tanto”.
    C’è possibilità di vedere il modulo con le due punte? “No, perché non abbiamo Morata e Abraham nelle condizioni migliori”. Un giocatore che sta ritrovando la forma migliore è Theo Hernandez: “Theo ha iniziato la stagione con difficoltà fisiche, adesso sta ritornando, sta meglio, è in crescita”. LEGGI TUTTO

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    Rodri vince il Pallone d’Oro 2024: Real Madrid assente e polemiche per Vinicius

    Il centrocampista ha voluto parlare in spagnolo ed ha dato il via ad una lunga lista di dediche: “Ringrazio tutti coloro che mi hanno votato, mia moglie e la mia famiglia (presenti in sala, ndr), i miei compagni di squadra, quelli della nazionale, Carvajal che ha avuto lo stesso infortunio e che meritava di essere qui in questo gruppo, a Lamine che merita di vincere presto, a Xavi, Iniesta e tutti coloro che non lo hanno potuto vincere, a coloro che hanno il ruolo di centrocampista”, ha detto ringraziando pubblicamente il padre che lo ha sostenuto “nei momenti in cui volevo lasciare e nei momenti di sconforto”.

    Pallone d’Oro: la top 10

    1 – Rodri2 – Vinicius3 – Bellingham4 – Carvajal5 – Haaland6 – Mbappé7 – Lautaro8 – Yamal9 – Kroos10 – Kane

    Pallone d’Oro femminile: Bonmatì

    Aitana Bonmatì ha vinto il Pallone d’Oro femminile 2024. La giocatrice del Barcellona, già vincitrice del trofeo dello scorso anno, è stata premiata dall’attrice statunitense Natalie Portman. Bonmatì ha ringraziato in catalano il suo club, la nazionale spagnola con cui si è laureata campionessa del mondo nel 2023 e la Nations League nel 2024 oltre a “tutte le compagne di squadra” che le hanno “permesso di aggiudicarsi il Pallone d’Oro” anche quest’anno. “Questo premio mi rende felice ma non cambio quello che sono”, ha detto la calciatrice del Barcellona..

    Miglior allenatore: Carlo Ancelotti

    È Carlo Ancelotti il miglior allenatore dell’anno nel calcio maschile. Il tecnico del Real Madrid, come tutta la delegazione dei blancos, ha disertato la cerimonia del Theatre du Chatelet di Parigi, dove sarà  assegnato il Pallone d’oro 2024. Erano candidati anche Xabi Alonso (Bayer Leverkusen), Luis de la Fuente (Spagna), Gian Piero Gasperini (Atalanta), Pep Guardiola (Manchester City) e Lionel Scaloni (Argentina).

    Miglior allenatrice: Emma Hayes

    È Emma Hayes la miglior allenatrice dell’anno nel calcio femminile. Al Theatre du Chatelet di Parigi vince la ct degli Stati Uniti ed ex storica allenatrice della squadra femminile del Chelsea.

    Miglior portiere: Emiliano Martinez

    Emiliano Martinez si aggiudica il “Trofeo Yashin” per il secondo anno consecutivo. Al Theatre du Chatelet di Parigi, nel corso del Gala per il Pallone d’Oro 2024, il portiere dell’Aston Villa e della nazionale argentina conquista il premio riservato al miglior estremo difensore dell’anno. A consegnare il premio è stato il centravanti dell’Inter e dell’Albiceleste Lautaro Martinez

    Marcatori più prolifici: Mbappé e Kane

    Kylian Mbappé ed Harry Kane sono i vincitori del trofeo Gerd Muller, riconoscimento consegnato nell’ambito della cerimonia del Pallone d’Oro a Parigi ai giocatori che nella scorsa stagione hanno segnato più gol fra nazionale e club. L’attaccante francese del Real Madrid (la scorsa stagione al Psg) e il centravanti inglese del Bayern Monaco hanno siglato 52 reti. Nella scorsa annata il premio è andato ad Erling Haaland.

    Miglior giovane della stagione: Yamal

    Lamine Yamal ha vinto il Trofeo Kopa, il primo riconoscimento assegnato nella cerimonia di premiazione del Pallone d’Oro in corso al Theatre du Chatelet di Parigi. La stella del Barcellona e della nazionale spagnola ha vinto il premio riservato al miglior giovane della stagione.

    Miglior club maschile: Real Madrid. Ma non c’è…

    È il Real Madrid il miglior club maschile dell’anno. Ma al Theatre du Chatelet di Parigi, i campioni d’Europa in carica hanno disertato la cerimonia. Tra i club candidati c’erano anche Borussia Dortmund (Germania), Girona (Spagna), Bayer Leverkusen (Germania) e Manchester City (Inghilterra).

    Miglior club femminile: Barcellona

    È il Barcellona a vincere il premio di miglior club femminile dell’anno. Al Theatre du Chatelet di Parigi, la squadra blaugrana supera la concorrenza di Chelsea (Inghilterra), Lione (Francia), NJ/NY Gotham (USA), Paris Saint-Germain (Francia).

    Premio Socrates a Hermoso

    Jenny Hermoso protagonista sul palco del Pallone d’Oro. Alla calciatrisce spagnola del caso Rubiales – il bacio ‘rubato’ alla premiazione del Mondiale che portò alle dimissioni del presidente federale – è andato il premio Socrates per il ‘calcio sociale’. “Mi sono ricordata – ha detto ricevendo il premio – di una bambina che un giorno mi disse che sognava di diventare una calciatrice, come me. Lei merita un calcio libero dalla violenza di genere. Dobbiamo agire per rendere il mondo un posto migliore”. LEGGI TUTTO

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    Ancelotti non ha dubbi: “Chiedo che si riduca il numero delle partite”. Il motivo

    Real Madrid-Stoccarda, parla Carlo Ancelotti
    “Ricordo quello che ha fatto l’anno scorso, che bel lavoro. Lo Stoccarda ha una grande squadra, molto organizzata. Domani assisteremo ad una partita molto divertente”. L’ex tecnico del Milan mette in guardia i suoi ragazzi, guai sottovalutare l’avversario.
    Chi sono le favorite per la vittoria finale? “Sono sempre le stesse squadre, compreso il Real Madrid”. Sul nuovo format: “Questa Champions League, in ogni caso, sarà un’altra storia. Speriamo di poter arrivare alla fine, come l’anno scorso”.
    In cosa dovrà migliorare il Real Madrid? “Abbiamo vinto un titolo e avevamo preventivato qualche problema, perché alcuni sono arrivati ??il ??9 agosto. In passato il ritiro durava cinque settimane, che è ciò di cui un giocatore ha bisogno per prepararsi bene per la stagione. Se contiamo dal 9 agosto, le cinque settimane arrivano a oggi. Questo è stato il nostro pre-campionato”.
    Ancelotti sugli infortunati
    Il mister può tirare un sospiro di sollievo. L’infermeria si sta svuotando: “Bellingham sta bene, così come Tchouameni e Militao. Eder non si è allenato perché aveva bisogno di riposo ma è a disposizione”.
    Sugli infortuni e i troppi impegni ravvicinati: “Abbiamo fatto il possibile ma non dipende tutto da noi. Il programma è troppo impegnativo. Arriva una nuova competizione e nessuno sa come andrà a finire, potrebbe essere più divertente oppure no. Ma quello che è certo è che giocheremo due partite in più.
    Per Ancelotti, però, bisogna intervenire e cambiare le cose: “Se gli organi di governo non cominciano a pensare che i giocatori si infortunano perché giocano troppo, allora abbiamo un problema. Chiedo che si riduca il numero delle partite per avere competizioni più entusiasmanti”.
    Qual è il compito degli attaccanti? “Devono segnare gol, aiutare sia in attacco che in difesa. Che la difesa difenda e che il portiere pari, questo sarebbe il mondo ideale. Se l’attaccante difende più del difensore, è un problema. Se il portiere tocca più palloni di un centrocampista, è un problema. Dobbiamo migliorare un po’ in difesa, ma abbiamo lasciato la porta inviolata 4 volte. Non siamo così male”.
    Rispetto allo scorso anno, ci sono stati dei cambiamenti: “Abbiamo perso Nacho e Kroos, due giocatori importanti. E Joselu. In cambio è arrivato uno dei migliori giocatori al mondo. Penso che abbiamo una squadra migliore. Toni Kroos è un argomento finito e dimenticato. È un giocatore che non può essere sostituito ma abbiamo chi gioca al posto suo”.
    Sull’ottimo calcio espresso dal Barcellona fino a oggi: “È un rivale che rispettiamo, come l’Atlético Madrid o il Villarreal, che stanno facendo bene. Abbiamo lo stesso rispetto per tutti”.
    I convocati del Real Madrid
    Ecco la lista dei giocatori che saranno a disposizione di Carlo Ancelotti contro lo Stoccarda:
    Courtois, Lunin, Fran Gonzalez; Carvajal, Militao, Vallejo, Fran Garcia, Rudiger, F.Mendy; Bellingham, Vlaverde, Modric, Tchouameni, Arda Guler; Vinicius Jr, Mbappè, Rodrygo, Endrick. LEGGI TUTTO

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    Real Madrid, Florentino Perez e Ancelotti oltre i miti

    BARCELLONA – Come in ogni favola che si rispetti, la relazione di Carlo Ancelotti con la massima competizione continentale è cominciata con una delusione. Cocentissima. Oltre la sconfitta in sé. Nel 1984, infatti, Carletto non solo la perse, ma fu anche costretto a rinunciare alla finale della Coppa dei Campioni vinta, poi, ai rigori dal Liverpool nella “sua” e contro la “sua” Roma. Dagli errori dal dischetto di Bruno Conti e Ciccio Graziani sono, però, passati 40 anni e, nel frattempo, la traiettoria sportiva dell’attuale tecnico del Real Madrid ha assunto contorni leggendari.
    Ancelotti: “Non ci si abitua mai a vincere”
    Fiabeschi, appunto. Soltanto la Casa Blanca, infatti, ha vinto più coppe dalle grandi orecchie di lui: 15 a 7. Secondo posto che Don Carlo “condivide” con Florentino Pérez (di cui ci occuperemo dopo) e con l’altra sua squadra del cuore, quel Milan alla cui leggenda ha contribuito anche lui con quattro Champions League, due conquistate in pantaloncini e maglietta agli ordini di Arrigo Sacchi e altrettante alzate al cielo in giacca e cravatta, soffrendo nell’area tecnica: “Abituato a vincere Champions? Beh, in realtà uno non si abitua mai a vincere – ha assicurato subito dopo il trionfo di Wembley contro il Borussia Dortmund – . E poi è stato difficile, molto di più di quanto avessi immaginato perché nel primo tempo siamo stati vagabondi e abbiamo sofferto tanto, mentre nella seconda frazione abbiamo giocato molto meglio. Queste, però, ora sono stupidaggini e quello che conta è che il sogno continua”.
    Le sue impareggiabili statistiche si fondono e si confondono con la sua umiltà. Ed è proprio questa sua leggerezza (più che modestia) che gli ha permesso di conquistare il cuore del popolo merengue: “Se ero arrabbiato alla fine del primo tempo? No, non avevo bisogno di arrabbiarmi, bensì di chiarire un po’ le cose. Era ovvio che dovevamo modificare qualcosa e lo abbiamo fatto cambiando il sistema di gioco (passando dal 4-4-2 al 4-3-3 con Vinicius e Rodrygo sulle fasce e Bellingham centravanti, ndr). Ma non abbiamo perso mai la tranquillità. Non ho preso la decisione da solo, ne abbiamo parlato all’intervallo nello spogliatoio, i ragazzi erano d’accordo e lo abbiamo fatto. E le cose sono andate meglio”.
    Sembra facile, ma a renderlo semplice è il suo atteggiamento, sempre costruttivo: “Li ho esortati a fare meglio, ma il merito è di tutti. Questo Real è una famiglia calcistica dove tutti lavorano e l’ambiente è sano. E lavorare in una famiglia è decisamente meglio che lavorare in fabbrica”. Tra i tanti record stabiliti in questi anni da Carletto, il fatto di essere l’allenatore con più Champions della storia (5, due in più di Bob Paisley, Zinedine Zidane e Pep Guardiola) e di essere uno dei pochi a essere riuscito a vincerla sia da calciatore sia da tecnico (soltanto Frank Rijkaard, Zizou e Pep sono stati in grado di fare altrettanto) lo rendono uno dei principali totem della più importante competizione per club a livello non solo europeo, ma mondiale. Questo, però, non vuol dire che sia già arrivato il momento di voltarsi indietro e godersi quanto fatto. Il contratto che lo lega al Real fino al 2026 lo obbliga a guardare avanti. E il primo a saperlo è proprio lui: “È così, tutti se lo aspettano”.
    Il primato del capitano Perez
    Tutti, è vero, ma soprattutto uno: Florentino Pérez, l’altra grande colonna del Grande Real a colori. Quello in bianco e nero, invece, ha scritto la storia di questo sport a cavallo tra gli Anni Cinquanta e Sessanta, sotto la guida visionaria di Santiago Bernabéu: “È stato un pioniere perché capì che la costruzione del migliore stadio del mondo e la concentrazione dei migliori calciatori era la formula perfetta per forgiare l’icona universale che è oggi il Real Madrid”, ha ammesso l’attuale numero uno blanco che, numeri in mano, la lezione di Bernabéu l’ha imparata a memoria, riuscendo non solo a emularlo, ma anche a superarlo. Come dicevamo, infatti, sono sette anche le sue Champions League, una in più del leggendario presidente che dà il nome al tempio madridista.
    E, in realtà, anche per numero di titoli complessivi, il Doblete ha permesso a Pérez di operare il sorpasso, 35 a 33: “Aver creato una competizione è più importante che vincerla” ha tuttavia sottolineato, facendo capire quali altre ambizioni – oltre a quelle sportive ed economiche – lo abbiano spinto a lanciarsi nell’avventura Superlega. Subito dopo la rimonta grazie alla quale il Real Madrid ha ribaltato e eliminato, negli ultimi minuti, il Bayern Monaco in semifinale, Ancelotti ci aveva tenuto a correggere un giornalista che lo aveva definito il capitano di questa squadra: “Qui di capitano ce n’è uno solo e si chiama Florentino Pérez. Gli altri siamo tutti marinai. È stato lui a creare questa stupenda generazione di calciatori e la speranza, ora, è di poter conquistare un’altra Champions”. Correva il 9 maggio e Carletto si riferiva alla Quindicesima. Appena tre settimane più tardi, però, nel dopo partita di Wembley, Florentino pensava già alla prossima: “Questa vittoria è il punto di partenza verso la Sedicesima”. Perché le vele dell’ammiraglio Pérez esigono sempre il vento in poppa. Altro che capitano… LEGGI TUTTO