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    Argentina: il River nel futuro. Nuovo allenatore, nuove strategie

    Era ampiamente nell’aria e dopo la fresca certificazione ufficiale del Bayern Monaco, adesso c’è un motivo in più perché i tifosi del River Plate non vedano l’ora di potersi godere la nuova creatura: Martin Demichelis è il nuovo allenatore del club di Buenos Aires. Dalla Baviera confermano in via ufficiale: «L’FC Bayern e Martin Demichelis hanno concordato che l’allenatore della seconda squadra si trasferirà, su sua richiesta, al River Plate di Buenos Aires, sua ex squadra all’inizio della carriera, per assumere la carica di allenatore. Il suo successore sarà Holger Seitz, il predecessore». La grande occasione per l’ex difensore dell’Argentina vicecampione del mondo nel 2014 è arrivata dopo un paio di esperienze in sella al Malaga, in qualità di vice dello spagnolo José Gonzalez, e nelle giovanili (inclusa la seconda squadra) del Bayern.
    Grandissima euforia
    Che felicità per Demichelis: «Questa è un’incredibile storia – ha dichiarato – io che da calciatore arrivai in Europa dal River al Bayer, adesso farò il viaggio opposto. Ringrazio tutti di cuore e non vedo l’ora di cominciare questa nuova avventura. Il River è nel mio cuore». Il 41enne ha risolto il contratto che lo legava ai tedeschi: «Qui ha fatto molto bene. – ha detto di lui il ds Hasan Salihamidzic -. Martin allenerà una delle società giù grandi del Sud America, per lui era un’opportunità unica». Marcelo Gallardo, che ha detto addio in ottobre dopo aver portato 14 trofei nella bacheca del River allenato a partire dal 2014, ha finalmente un erede. Un erede di grandissima qualità.
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    Argentina, notte da infarto. Boca campione, il Racing si butta via

    TORINO – Una notte da infarto, un’altalena folle di emozioni, dal 1′ al 95′. Il Boca Juniors è campione d’Argentina: per il Xeneize è la stella numero 73 sul suo glorioso scudo ma conquistarla non è stato per nulla agevole. La squadra di Hugo El Negro Ibarra affrontava a La Bombonera l’Independiente con un vantaggio di un punto in classifica sul Racing Club che riceveva il River Plate. Un duello a distanza che vedeva coinvolte 4 delle 5 grandi del calcio del Paese, una sfida avvincente che ha fatto completamente saltare i canoni del concetto di rivalità storica. Ci avevano pensato Ricardo Enrique Bochini e Sergio El Kun Agüero, due miti del Rojo, a incendiare l’ambiente alla vigilia: «Bisogna battere il Boca, se poi festeggia il Racing amen», questo il succo delle dichiarazioni. L’essere anti Boca sopra a tutto, anche sopra a un odio atavico tra due tifoserie che condividono lo stesso quartiere, Avellaneda. L’essere anti Boca è più potente anche di due stadi che distano l’uno dall’altro poche decine di metri.
    Colpo su colpo
    Ci prova l’Independiente a rovinare l’atmosfera di una Bombonera bellissima e lucente, piena all’inverosimile e che ribolle amore. Al 29′ l’errore è di Advíncula che stende in area Lucas Rodríguez: per l’arbitro Herrera è rigore, che Leandro Fernández trasforma. Manco il tempo di annotarlo sul taccuino che il Boca trova l’1-1: punizione di Romero, testata di Pol Fernández che spedisce il pallone sul secondo palo, dove Álvarez non può arrivare. Al Cilindro, intanto, tra Racing e River succede pochino e i due match vanno al riposo entrambi in parità.
    Dalla disperazione alla gioia
    La ripresa inizia con altre emozioni forti a La Bombonera: al 4′ Sebastián Villa firma il 2-1 con una punizione splendida e 7′ dopo si blocca il match anche al Cilindro, con il rigore di Matías Rojas che porta avanti il Racing Club e ridà speranza alla banda del Pintita Gago. Finita qui? Macché, il bello deve ancora venire: al 34′ il colombiano Borja segna l’1-1 del River e solo 120” dopo l’Independiente fa 2-2 con un gol di testa di Nicolás Vallejo da azione di calcio d’angolo. I minuti scorrono e al 45′ ecco il fotogramma che cambia la storia: l’arbitro Echavarria fischia rigore per il Racing. Se segna, l’Akademia è campione: sul dischetto va Jonathan Galván, ma Franco Armani para. C’è tempo ancora, al 50′, per l’1-2 del River ancora con Borja. Al Cilindro è il gelo, a La Bombonera si festeggia un altro titolo, un’altra stella. Il Boca è campione. Anche grazie al River.

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    River Plate: per il dopo Gallardo il favorito è Demichelis

    TORINO – L’addio dopo 8 anni indimenticabili. La parola fine al rapporto che lega il River Plate e Marcelo Gallardo giunge al termine di una avventura esaltante: 227 vittorie, 111 pareggi, 85 sconfitte. Ma non solo: il palmarés dei Millonarios nell’era del Muñeco è cresciuto esponenzialmente, con 7 titoli nazionali (Liga Profesional de Argentina 2021; Trofeo de Campeones 2021; Copa Argentina 2016, 2017 e 2019 e la Supercopa Argentina 2017 e 2019) e 7 internazionali (Copa Libertadores 2015, 2018; Copa Sudamericana 2014; Recopa Sudamericana 2015, 2016 e 2019 e la Copa Suruga Bank 2015). Ora, però è il momento di voltare pagina: i biancorossi sanno che il vuoto in panchina sarà enorme ma il presidente Jorge Brito e tutta la dirigenza stanno già lavorando alacremente per garantire al club di Barrio Núñez un futuro altrettanto vincente. Ecco quindi che il casting per la panchina del Monumental si riempie, ora dopo ora, di nuovi candidati dai nomi altisonanti. 
    Si sfoglia la margherita, Oinola, Lux…
    Ovviamente il dirigenti del Rive Plate si prenderanno diversi giorni per analizzare profilo, curriculum e caratteristiche, non solo tecniche ma anche umane, di ogni nome segnato sui loro taccuini. Allo stato attuale delle cose, però, in pole position c’è una vecchia conoscenza biancorossa, ossia Martín Gastón Demichelis, ex difensore cresciuto proprio nei Millonarios che attualmente ricopre l’incarico di allenatore della seconda squadra del Bayern. E’ vero: Micho non ha mai allenato una prima squadra, ma da tempo ormai si occupa di allenare e promuovere i giovani in uno dei club più importanti del mondo. Nelle scorse settimane il River lo ha contattato per conoscere la sua situazione contrattuale e ha ricevuto buone notizie: a dicembre lascerà il club bavarese ed è seriamente interessato a tornare alle sue origini. «Sogno di allenare il River», aveva assicurato nel maggio di quest’anno. Nel suo staff troverebbero spazio autentici idoli del club com Javier Pinola e Germán Poroto Lux.
    Occhio agli outsider: Aimar, Crespo, Gareca…
    E se parliamo di ex nel mirino non si può non prendere in considerazione il nome di Pablo Aimar. El Payaso, proprio come Demichelis, non ha alcuna esperienza in Prima Divisione ma ha un lungo percorso nelle categorie inferiori ed è adorato da tutto il mondo River. Attualmente, però, sta allenando la Under 17 albiceleste oltre ad essere membro stimato dello staff tecnico della Selección di Lionel Scaloni. Tra le altre figure accostate alla panchina di Gallardo troviamo poi Hernán Crespo, attualmente tecnico dell’Al-Duhail SC del Qatar; Eduardo El Toto Berizzo, ct del Cile e pure Germán El Mono Burgos, licenziato dall’Aris Salonicco dopo una parentesi non felice a Rosario con il Newell’s Old Boys. Non è scartabile a priori nemmeno Ricardo Gareca, ex commissario tecnico del Perù e sul taccuino pure dell’Independiente. El Tigre era già stato cercato da Francescoli nel 2014 prima che il River decidesse di affidarsi a Gallardo. Gli altri nomi in lista sono quelli di Eduardo El Chacho Coudet, attualmente al Celta, e Matías Biscay, ma l’assistente di Gallardo potrebbe pure decidere di continuare la sua avventura al fianco del Muñeco.

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    Argentina: dopo il successo col River, il Boca Juniors passa a Lanús ed è primo da solo

    TORINO – Dal Superclásico al… Súperpuntero, dal trionfo nel derby contro il River Plate alla testa solitaria della classifica: è la cronaca degli ultimi, incredibili 4 giorni vissuti dal Boca Juniors, che si candida, a 8 gare dalla fine del Torneo de la Liga Profesional, come Superfavorito per la vittoria finale.
    POTERE TAUMATURGICO Aveva deciso il derby contro i Millonarios a 25′ dalla fine con un colpo di testa devastante: nella notte appena trascorsa s’è ripetuto, Darío Ismael Benedetto. El Pipa ha griffato il successo Xeneize anche all’Estadio Néstor Díaz Pérez contro il Lanús: tocco sotto misura al 90′ su cross dalla sinistra di Frank Fabra e ciao ciao Granate. E’ il potere curativo, anzi miracoloso, taumaturgico del gol nella sfida più sentita, quella contro il River appunto, che dà la svolta alla stagione dell’attaccante e anche del club. Era stato criticatissimo, Benedetto: dopo i due errori dal dischetto in Copa Libertadores contro il Corinthians, era tornato a sbagliare un altro rigore pochi giorni dopo in campionato contro il Talleres. Da quel momento il numero 9 azul y oro sembrava essere entrato in una spirale negativa che non riusciva a spezzare, pareva essere stato catapultato in un incubo da paura. Poi, però, come spesso capita ai bomber di razza, è tornato a gridare il gol per due volte in poche ore: addio crisi e una stagione che cambia, con la possibilità di aggiungere un’altra stella allo scudo sociale, un altro campionato a un palmarès incredibile. A 8 turni dalla fine il Boca riceverà l’Huracán (terzo in classifica), poi farà visita al Godoy Cruz nella 22ª giornata. Quindi Vélez (casa), Gimnasia y Esgrima La Plata (trasferta rischiosa, i Triperos sono in lotta per il trionfo finale), Aldosivi (casa), Sarmiento Junín e Newell’s Old Boys (trasferte) e gran finale in casa contro l’Independiente.
    FINITA LA BENZINA Se il Boca Juniors corre, il River Plate pare aver finito clamorosamente la benzina, o forse le scorie fisiche e mentali del Superclásico non sono ancora state smaltite totalmente: fatto sta che La Banda è crollata in casa al Monumental contro il Banfield (al lampo del Taladro con Cabrera ha risposto il colombiano Borja, ma al 28′ st ecco il 2-1 definitivo di Palacios che fa esultare la squadra del cuore di Evita Perón) dicendo così addio, a meno di clamorosi e al momento impensabili cambi di marcia, alle residue speranze di vittoria in campionato.
    CLASSIFICA. Boca Juniors 35;  Atlético Tucumán 34; Huracán, Gimnasia y Esgrima La Plata 33; Godoy Cruz 32; Racing Club 31; Argentinos Juniors 30; River Plate, Platense, Newell’s Old Boys 29; San Lorenzo de Almagro, Patronato Paraná 27; Estudiantes La Plata, Unión Santa Fe 26; Banfield 25; Tigre 24; Barracas Central 24; Rosario Central, Sarniento Junín 22; Independiente, Central Córdoba 21; Arsenal 20; Defensa y Justicia, Colón 19; Talleres 18; Vélez, Aldosivi 13; Lanús 11
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    Alle 22 c'è Boca Juniors-River Plate: Rojo recupera, Quintero no

    TORINO – «Para ser campeón, hoy hay que ganar», per diventare campioni oggi bisogna vincere. Questo coro da stadio, autentica hit in LatinoAmérica, riassume il senso del Superclásico numero 259 della storia del Fútbol. Alle 22 (diretta su Sportitalia) all’Estadio Alberto José Armando, per tutti La Bombonera, si affrontano Boca Juniors e River Plate. Xeneizes e Millonarios, infatti, per tenere vive le chances di trionfo finale nella Liga de Fútbol Profesional hanno assolutamente bisogno dei tre punti: entrambe le squadre, attualmente, si trovano a -5 dall’Atlético Tucumán capolista del campionato. Un passo falso potrebbe essere fatale.
    QUI XENEIZES Il Boca Juniors è in un discreto momento di forma: ha vinto in trasferta a Florencio Varela contro il Defensa y Justicia 1-0, quindi ha piegato la capolista 2-1 e, nell’ultimo turno, è andato a vincere a Santa Fe contro il Colón del grande ex Wanchope Ábila con lo stesso risultato. Certo, il tipo di gioco messo in mostra dal Xeneize è tutt’altro che calcio champagne, ma la spettacolarità della manovra non è mai stato un segno distintivo del club anche nell’epoca d’oro: a La Ribera non ti chiedono di giocare un fútbol divertente ed esaltante, ti chiedono di lottare alla morte su ogni palla, di dimostrare amore per i colori e fradiciare di sudore la camiseta. Sempre. E possibilmente di vincere. Hugo El Negro Ibarra, gloria Xeneize che da qualche mese siede in panchina, potrà contare su Marcos Rojo, in dubbio nelle scorse ore per un problema muscolare: giocherà al centro della difesa in coppia con Nicolás Figal. Nel cuore del centrocampo spazio a Alan Varela e Pol Fernandez, mentre gli esterni saranno Martín Payero e Juan Ramírez. Davanti conferma per il bimbo d’oro Luca Daniél Langoni, 19 anni, e 3 gol decisivi finora: il suo partner sarà il Pipa Benedetto, che cerca riscatto dopo un periodo non brillantissimo.
    QUI MILLONARIOS Il River Plate, dopo un inizio sofferto in campionato, pare aver imboccato la strada giusta: con la vittoria 2-0 contro il Barracas Central (la squadra del cuore di Chiqui Tapia, il presidente dell’Afa) nello scorso fine settimana i Millonarios hanno allungato a 6 la striscia di partite senza sconfitte. Franco Armani pare aver superato il dolorino al muscolo pettineo e dovrebbe essere in grado di difendere la porta biancorossa, recuperando il suo posto da titolare, come Enzo Pérez e Andrés Herrera: saranno loro due, verosimilmente, a sostituire gli squalificati Bruno Zuculini ed Elías Gómez. Gli unici veri dubbi che tormentano il Muñeco Gallardo sono le possibilità di giocare di Pablo Solari e chi schierare al posto di JuanFer Quintero. Solari è da pochissimo in gruppo dopo la lesione al bicipite femorale: schierarlo dal 1′ sarebbe un azzardo che potrebbe essere pagato caro nelle prossime settimane. Il suo posto sarà occupato da Ezequiél Barco. Il colombiano, invece, è sicuro assente: per la sua sostituzione si candidano Agustín Palavecino e Santiago Simón.
    POLIZIA IN FORZE Il Governo della città di Buenos Aires ha previsto un massiccio invio di Polizia per la supersfida: a La Boca arriveranno oltre 1.200 agenti, per vigilare sulla sicurezza dell’evento dentro e fuori dallo stadio. L’assenza di tifosi del River (in Argentina, da lustri, i tifosi ospiti non possono recarsi alle partite) dovrebbe evitare comunque criticità. Inoltre ci saranno 120 agenti speciali che lavoreranno nel programma statale Tribuna Segura ai tornelli: avranno il compito di pizzicare eventuali infiltrati e di fermare tifosi sottoposti a Derecho de Admisión, il Daspo argentino, e impedire loro di entrare sugli spalti. I cancelli verranno aperti alle 13 di Buenos Aires, le 18 italiane, ossia 4 ore prima del fischio d’inizio. La Bombonera giocherà una partita tutta sua: è la prima volta che si gioca un Superclásico con il pubblico dalla semifinale di ritorno di Copa Libertadores. Poi ci fu la pandemia di Covid e gli impianti vennero chiusi al pubblico: anche El Templo del Fútbol Mundial, anche lo stadio più mistico del mondo avrà un suo peso nel derby più caldo e passionale del Pianeta.
    ESTADIO ALBERTO JOSE’ ARMANDO, ORE 22
    diretta Sportitalia
    BOCA JUNIORS (4-4-2): Rossi; Advíncula, Figal, Rojo, Fabra; Payero, Pol Fernández, Varela, Ramírez; Langoni, Benedetto. All. Ibarra
    RIVER PLATE (4-4-2): Armani; Herrera, Mammana, Díaz, Milton Casco; Palavecino, Enzo Pérez, Aliendro, De la Cruz; Barco, Beltrán. All. Gallardo
    ARBITRO: Darío Herrera LEGGI TUTTO

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    C'è Boca Juniors-River Plate, molto più che un derby

    TORINO – Il conto alla rovescia per il match più sentito di questa galassia è cominciato: domani alle 22 all’Estadio Alberto José Armando, conosciuto in tutto il mondo con il nome di La Bombonera, «se viene el Superclásico del Fútbol argentino», come amano annunciare pomposamente i telecronisti locali. Si gioca Boca Juniors contro River Plate, che non è una semplice partita di calcio: Xeneizes contro Millonarios è uno scontro di culture, di modi di vivere la vita prima ancora che il fútbol, Bosteros contro Gallinas è uno degli spettacoli a cui bisognerebbe assistere, avendone la possibilità, almeno una volta nella vita. Uno show di ore che ti lascia con la pelle a cappone. Un carnevale fuori stagione, una turbolenta festa di popolo, con tutto quello che ne può conseguire in LatinoAmérica dove gioie e dolori, amicizia e disprezzo, vittoria e sconfitta vengono vissuti in modo assolutamente poco equilibrato: se un argentino ti vuole bene lo capisci senza doverti sforzare troppo, se ti disprezza, idem. Potete pensare che sia troppo estremo, come modus vivendi: in realtà, se vi fermate un secondo a pensarci sù, è infinitamente più facile vivere così, non essendo praticamente mai costretti a indossare maschere per compiacere la regola del fare buon viso a cattivo gioco.
    SFOTTO’, COLORE, VIOLENZA Per capire la prima sottile differenza tra le due anime, quella oroblù e quella biancorossa, che spaccano in due non solo Buenos Aires ma tutta l’Argentina, basta analizzare i soprannomi di club e tifosi: i Bosteros, quelli del Boca, vengono chiamati così per la Bosta, che letteralmente significa sterco. Fu affibbiato agli aficionados Xeneizes dalle altre tifoserie a causa dei miasmi del Riachuelo, un fiumiciattolo (anche se forse sarebbe meglio chiamarlo grosso canale di scolo) che prima di interventi di bonifica spesso riversava il suo odore nauseabondo sugli spettatori della Bombonera. Mille e mille esultanze di giocatori e idoli del River fanno riferimento a questo: basta cercare nel web e salteranno fuori foto di Marcelo Gallardo, Fernando Cavenaghi o Ángel Labruna tappandosi le narici al momento di entrare in campo. Ovviamente è inutile dire che, per gli abitanti de la Repùblica de La Boca, del Barrio che ospita il club e il suo stadio, il Riachuelo è amato e rispettato come il Nilo dagli Antichi Egizi. La Boca è un quartiere d’immigrazione: camminando per le sue Calles, per le sue strade, si trovano ancora moltissimi Conventillos, le tipiche case colorate con tetto di lamiera e pareti tutte di legno, ricavate dalle barche con cui gli immigrati, soprattutto italiani, soprattutto genovesi, sbarcavano nel Nuovo Mondo. Un Barrio popolare, orgogliosamente e da sempre proletario: proprio alle spalle dello stadio c’è la Villa de Emergencia di Isla Maciel, una bidonville. Il River, invece, ha il suo stadio nel Barrio Núñez, nella parte nord della città: è uno dei quartieri più chetos, più eleganti della Capitale, ci vive l’alta borghesia. L’anima dei biancorossi si estrinseca nel suo soprannome: Millonarios, quelli coi soldi veri, in antitesi proprio al Boca es Pueblo, il Boca è popolo, degli Xeneizes. Due passioni antitetiche fortissime, due amori indissolubili, desde la cuna hasta el cajon, dalla culla alla tomba. E proprio come nell’Antica Grecia anche in Argentina Eros e Thanatos, amore e morte, vanno di pari passo. Sono centinaia i fatti di cronaca nera legati al match, tra i più tragici i 71 morti e 113 feriti nel 1968 alla Puerta 12 della Bombonera ei 2 tifosi del River uccisi il 30 aprile del 1994 a colpi di pistola. E’ l’unica partita del mondo che riesce a far imputridire rapporti di parentela e di buon vicinato: prima dell’ultima doppia finale di Libertadores nel 2018, Óscar, un tifoso del Boca di Misiones, città del nord del Paese, diede fuoco all’abitazione del cognato Arturo, che aveva avuto l’ardore di sfottere il club azul y oro. Una locura, una pazzia.
    OSPITI? NO GRAZIE Domani sera non ci saranno, come da lustri ormai, i tifosi ospiti: la Bombonera sarà un autentico tempio dove si officia il culto per il Boca. Nessun pagano sarà ammesso, almeno ufficialmente. A guidare il tifo de La 12 ci saranno anche Rafa Di Zeo e Mauro Martín: i due leader della tifoseria, venerati come autentici semidei, che erano stati colpiti dal Derecho de Admisión, la diffida argentina. Lo spettacolo, in campo e fuori, è garantito.
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    Argentina: cambia la formula del campionato. O forse no

    TORINO – Tra poco meno di 5 ore, alle 10.30 bonaerensi, le 15.30 italiane, nella sede dell’Afa, la Federcalcio argentina, non dovrà mancare nessuno: si discute la riforma del campionato, si parla di come sarà il torneo 2022-23, si analizza un cambio di format. L’ennesimo. Le ultime indiscrezioni che filtrano dal Predio di Ezeiza lasciano capire che il presidente El Chiqui Tapia non accetterà alcuna modifica e rispetterà quanto firmato e votato dall’Assemblea: che ci siano cioè retrocessioni graduali fino al 2025, con l’obiettivo di raggiungere, nel 2026, una Primera Division a 22 squadre, che è  il desiderio dei top club e delle tv detentrici dei diritti. La battaglia, comunque, sarà accesa: alcuni dirigenti hanno intenzione di mettere sul tavolo un vecchio progetto di Eduardo Spinosa del Banfield, una Serie A sempre con 30 squadre, con una modalità di disputa diversa da quella attuale. Se passasse, sarebbero cancellate le retrocessioni del torneo in corso che è al giro di boa (14 giornate giocate su 27).
    Telefono bollente
    Ieri il telefono di Tapia non ha smesso un secondo di trillare:  chili di chiamate e tonnellate di whatsapp e messaggi vocali dai dirigenti dei club di Primera e Ascenso. Man mano che, sulle reti social, venivano pubblicati veri o presunti rumours, aumentava la preoccupazione. «Non cambia nulla», la secca e ripetitiva risposta del Presidente dell’Afa. Questo «Non cambia nulla» significa che, nel 2023, la formula sarà uguale a quella attualmente in uso e cioè un primo semestre con la Copa de la Liga (si vedrà in un secondo tempo se il nome verrà mantenuto o cambiato), con le 28 squadre divise in due zone. Nel secondo semestre, invece, scatterà un Torneo de la Liga Profesional, con 28 squadre che si affronteranno in 27 turni. Un’alternativa sarebbe organizzare due tornei “lunghi”, uno per semestre. «Dipenderà tutto dal parere positivo o meno dei club che giocano Libertadores e Sudamericana, ma non arriverà», fanno sapere fonti interne alla Federazione.
    A caccia del cambio
    In molti, appare evidente, spingono per una riforma. I dirigenti dei club a rischio retrocessione e alcuni loro alleati possono contare sull’appoggio dei club di Nacional B, stimolati dal fatto che, se fossero bloccate le retrocessioni, le squadre del loro campionato ne beneficerebbero nel 2023. Questa la proposta: la prima misura adottata sarebbe mantenere il numero di squadre iscritte a 30, cosa che le tv detentrici dei diritti non accetterebbero manco sotto tortura. Questo implicherebbe il congelamento delle due retrocessioni, mentre dalla Primera Nacional sarebbero promosse le prime due classificate, come da regolamento. Come giocherebbero le 30 squadre? Nel primo semestre si organizzerebbero due zone con 15 squadre l’una. Al secondo semestre accederebbero le prime 10 delle due zone, cosa che porterebbe il format a un torneo da 20 club, la formula preferita dalle grandi (capeggiate da Boca Juniors e River Plate) e dalle tv. Le restanti 10 squadre sarebbero raggruppate in un torneo da 20 con altri 10 club del Nacional B: in palio ci sarebbe la permanenza nella massima serie.
    Al di là delle posizioni che si registreranno tra poche ore nella riunione dell’Afa, Tapia sa perfettamente che non gli serve cambiare ancora un torneo in corso di svolgimento. Proprio il presidente federale, infatti, aveva ratificato il ritorno delle retrocessioni in questo campionato e ritiene che cambiare idea sarebbe un errore politico madornale, soprattutto perché comporterebbe un nuovo confronto con le tv e una nuova convocazione dell’Assemblea per cambiare il regolamento. Il tutto mentre si gioca e la palla rotola. Cervellotico è dir poco.
    Quindi, ricordando che l’incontro di oggi non sarà decisivo, al momento tutto lascia pensare che il Torneo 2023 non cambierà di una virgola: inizierebbe con 28 squadre e si giocherebbe come quest’anno. Attenzione, però: ciò che cambierà rispetto al presente saranno le retrocessioni. Quattro nel 2024 e altrettante l’anno dopo. In questo modo, dato che saranno solo 2 le promozioni dalla Primera Nacional, la Serie A argentina nel 2026 sarà composta da 22 società, decisione che era stata già ratificata dall’Afa e che è quanto vogliono le tv.
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    In Bolivia c'è la Copa Evo, vetrina per gli Under 17 sudamericani

    TORINO – E’ iniziata ieri, a Cochabamba, in Bolivia, la Copa Evo 2022, torneo internazionale riservato alla categoria Under 17 e che vede iscritte le migliori 6 squadre del Paese (Always Ready, Deportivo Trópico, Club Aurora, The Strongest, Bolívar, Club Deportivo Nueva Santa Cruz) e altri 6 top club provenienti dal resto del LatinoAmérica (Boca Juniors e River Plate dall’Argentina, San Paolo e Grêmio dal Brasile, Universidad Catolica dal Cile, Sporting Cristal dal Perù).
    PASSIONE Che Evo Morales, ex raccoglitore di foglie di coca ed ex Presidente del Paese, sia molto più che appassionato di calcio non è certo una novità: quando era in carica, pur avendo già passato i 50 anni, iniziò a giocare a livello professionale in Primera División e da Presidente fece costruire moltissimi campi in erba sintetica in tutta la Bolivia, oltre a strappare un non scontato placet dall’allora numero uno della Fifa Sepp Blatter perché la Nazionale potesse giocare le gare interne all’Hernando Siles di La Paz, 3600 metri sul livello del mare. «Il calcio da sempre è forma di integrazione, è salute ma soprattutto unità – ha dichiarato Morales nel discorso inaugurale -. La Copa Evo è un sogno che ha mobilitato un intero popolo, giovani atleti, volontari, autorità, imprenditori e, soprattutto, i grandi club sudamericani, convinti che il calcio sia puro dialogo, fratellanza e integrazione». C’è però anche chi non ha esitato ad attaccare manifestazione e organizzazione: per gli avversari politici di Morales ci sarebbe ben altro oltre all’amore per il futbol. Ha voluto dare un calcio alle polemiche il peruviano Alberto Beingolea, tecnico dello Sporting Cristal: «Siamo stati ricevuti come se fossimo la squadra che gioca la Copa Libertadores, insolito per l’età dei ragazzi e anche loro stanno imparando da questo. Io penso che da qualunque parte politica provenga, l’importante è avvicinare lo sport ai giovani».
    GALLARDO Per la cronaca, le due gare inaugurali sono andate malino per le boliviane: il Bolívar è stato sconfitto 2-0 dal Boca Juniors, mentre il  Deportivo Trópico ne ha presi 10 (a zero) dal San Paolo. Oggi tocca al River Plate contro la Universidad Catolica de Chile: c’è attesa per vedere all’opera Santino Gallardo, terzo figlio del Muñeco. LEGGI TUTTO