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    Il 15 dicembre sarà una data fondamentale per il calcio europeo: cosa succede

    Comunque vada, la storia del calcio europeo vivrà una tappa fondamentale giovedì 15 dicembre. Una tappa che, comunque vada, non cancellerà la necessità di riforme e di evoluzione, ma determinerà chi, almeno nel presente e nel prossimo futuro, avrà il compito di provvedere a quelle riforme e dirigere quell’evoluzione: la Uefa, che guida il calcio europeo dalla propria fondazione nel 1954, oppure anche altri soggetti. E’ anzitutto quest’ultimo il nocciolo della questione: quello della Uefa è un monopolio, illegale in base alle norme dell’Unione europea, oppure no? Le sanzioni contro i club organizzatori della Superlega (Real Madrid, Barcellona e Juventus i tre rimasti dei 12 originari) costituivano abuso di posizione dominante, con violazione degli articoli 101 e 102 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea?Sullo stesso argomentoSuperlega, Reichart affonda la Uefa: “Vive sulle spalle dei club, toglie ai tifosi le partite migliori”CalcioIscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Ceferin, negare i problemi non li risolve

    Nel dibattito fra la Superlega e i suoi nemici, che ospitiamo volentieri dando spazio a ogni voce, stupisce il livore di quelli che osteggiano il nuovo progetto. Da Ceferin a Tebas, passando per Al Khelaifi, i ragionamenti sono sempre rabbiosi e, a volte, non sono neanche ragionamenti, ma semplici slogan. Non è detto che la Superlega sia la soluzione ai problemi del calcio europeo, ma se negare l’esistenza di quei problemi è l’unica dialettica per contrastarla, allora ce n’è uno in più da risolvere di problema. Il confronto non può essere irrisione, l’autorità non deve sconfinare nel bullismo, soprattutto per chi rappresenta le istituzioni. Tanto saranno altri a decidere sulla vicenda: i giudici della Corte di Giustizia Europea che valuteranno l’eventuale abuso di posizione dominante dell’Uefa sulla base della legge, non degli slogan. LEGGI TUTTO

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    Superlega, pranzo a Las Vegas tra Agnelli, Perez e Laporta

    LAS VEGAS (Stati Uniti) – Fa sensazione il pranzo a Las Vegas tra i massimi dirigenti di Juventus, Real Madrid e Barcellona. Andrea Agnelli si è infatti incontrato con Florentino Perez e Joan Laporta nell’ambito dei tornei amichevoli che prevedono diversi scontri diretti in America, anche se l’occasione si sarà presentata propizia per parlare della Superlega, che nonostante i divieti della Uefa, non è mai realmente scomparsa dal tavolo delle trattative.Guarda la galleryCancellati i procedimenti contro la Superlega: sui social è CeferinOut LEGGI TUTTO

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    Uefa-Superlega da brividi: al via il dibattimento che può cambiare il calcio

    Oggi inizia il procedimento legale più importante della storia del calcio europeo. Presso la Corte di Giustizia Europa inizierà il dibattimento sul contenzioso fra l’Uefa e la Superlega: comunque vada a finire, chiunque vinca, ci sarà un prima e un dopo questo pronunciamento. Se la Corte riconoscesse le ragioni della European Super League, si avrebbe il via libera per la costituzione di una nuova competizione continentale, senza che l’Uefa possa sanzionare in alcun modo i club che volessero aderirvi. Se la Corte dovesse decidere in favore dell’Uefa, l’organizzazione che governa il calcio europeo sarebbe ancora più forte nella gestione di tutte le competizioni e nell’impedire la nascita di altri tornei, anche se molto difficilmente la Corte consentirebbe alla stessa Uefa di prendere provvedimenti disciplinari contro i club che hanno promosso il tentativo di formare la Super League. Questo perché, appunto, si è trattato di un “tentativo”, ma soprattutto perché negli articoli 101 e 102 del Trattato di Roma, quelli che regolano la concorrenza, in determinati casi viene eccezionalmente concessa l’esistenza di monopoli, a patto però che non sanzioni in modo sproporzionato chi vi aderisce.Sullo stesso argomentoSuperlega-Uefa, a luglio prime udienze alla Corte di Giustizia UeCalcio

    Insomma, anche con una vittoria alla Corte, l’Uefa non potrebbe escludere Juventus, Barcellona e Real Madrid dalle sue competizioni anche solo per una o due stagioni. In compenso, però, l’Uefa si ritroverebbe con un potere pressoché assoluto in ambito commerciale e tutti i club dovrebbero sottostare alle sue decisioni. Ma l’Uefa ha possibilità di vincere? Un pronunciamento della Corte di Giustizia Europea non è terreno di pronostici, ma rileggendo attentamente gli articoli 101 e 102 è difficile non riconoscere i tratti di monopolio all’Uefa. Il primo tratta i monopoli o i cartelli e recita: «Sono incompatibili con il mercato interno e vietati tutti gli accordi tra imprese, tutte le decisioni di associazioni di imprese e tutte le pratiche concordate che possano pregiudicare il commercio tra Stati membri e che abbiano per oggetto o per effetto di impedire, restringere o falsare il gioco della concorrenza all’interno del mercato interno». E al comma B, si legge: «in particolare quelli consistenti nel limitare o controllare la produzione, gli sbocchi, lo sviluppo tecnico o gli investimenti».

    Sullo stesso argomentoCeferin-Superlega, nuovo attacco: “Progetto finito, argomento chiuso”Calcio

    E, di fatto, il comportamento dell’Uefa con le competizioni europee rientra in modo abbastanza preciso, anche perché in un unico organismo raggruppa il potere organizzativo (esecutivo), quello disciplinare (giudiziario) e quello legislativo costruendo il regolamenti. Oltre al fatto che organizza i tornei, ne commercializza i diritti, ridistribuendone i proventi secondo i suoi criteri: forse un po’ troppo in un unico ente. Il 102 tratta l’abuso di posizione dominante: «È incompatibile con il mercato interno e vietato, nella misura in cui possa essere pregiudizievole al commercio tra Stati membri, lo sfruttamento abusivo da parte di una o più imprese di una posizione dominante sul mercato interno o su una parte sostanziale di questo». E anche in questo caso lo scenario dell’attuale governo Uefa sembra rientrare in questa casistica, impedendo ai club di formare tornei alternativi. C’è però un “ma”. Perché i due articoli, 101 e 102 del TFUE, precisano: «Tuttavia, le disposizioni possono essere dichiarate inapplicabili qualora le pratiche con Aleksander Ceferin, 54 anni, presidente dell’Uefa tribuiscano a migliorare la produzione o la distribuzione dei prodotti o a promuovere il progresso tecnico o economico, pur riservando agli utilizzatori una congrua parte dell’utile che ne deriva».

    Sullo stesso argomentoSuperlega, Florentino Perez sferza Ceferin: “Progetto vivissimo, la Uefa è un monopolio”Liga

    Ed è il passaggio che può salvare l’Uefa: la specificità dello sport farebbe sì, agli occhi di un eventuale avvocato di Ceferin, che sia indispensabile avere un unico ente a cui fare riferimento, visto che una frammentazione potrebbe essere dannosa al movimento stesso, tuttavia attenzione al discorso delle sanzioni Uefa contro i tre club. L’eccezione può essere accettata a patto che l’ente monopolista «eviti di imporre alle imprese interessate restrizioni che non siano indispensabili per raggiungere tali obiettivi» La Super League punterà dunque a dimostrare l’effettivo monopolio dell’Uefa e sul fatto che questo impedisca una libera concorrenza all’interno dell’Unione. L’Uefa sosterrà che se qualcuno vuole creare un torneo alternativo può farlo senza problemi, ma non può più iscriversi alle sue competizioni. Ma la creazione di un nuovo torneo potrebbe richiedere un paio d’anni e nel frattempo l’Uefa non potrebbe impedire l’iscrizione dei club che lo stanno fondando. Anche questo è un dettaglio molto significativo che potrebbe emergere nel pronunciamento.

    Sullo stesso argomentoL’Eurorissa di Tebas e la Juve: che succede tra Liga, Uefa e clubCalcio

    Oggi si inizia con il dibattimento, a ottobre e novembre potrebbe esserci il parere dell’avvocato generale (molto importante perché inquadra il tema per la Corte e spesso il suo parere coincide con la decisione finale), entro fine anno o all’inizio del 2023 il pronunciamento, che diventerà legge per tutti gli Stati dell’Unione. Stamattina parleranno prima i legali della Superlega, poi ci saranno le arringhe di Uefa, Fifa, Liga e federcalcio spagnola, Governo italiano e un’altra ventina di governi e la Commissione UE, tutti sostanzialmente contrari alla Superlega. Curioso, visto che l’attuale sistema Uefa finirà per favorire uno stato appena uscito dall’Unione, l’Inghilterra destinata al dominio totale del calcio continentale con le regole attuali (oltre al fatto che in questo momento ci sono più paesi extra UE che aderiscono all’Uefa rispetto a quelli dell’Unione). Ma la Corte Europea non ha mai tenuto in grande considerazione il parere dei Governi. Un esempio? Il caso Bosman vide tutti i governi schierati con l’Uefa e l’Uefa fu sconfitta da Bosman e dall’avvocato Jean-Louis Dupont. A proposito, sapete qual è l’avvocato della Super League? Sì, Jean-Louis Dupont.

    Sullo stesso argomentoA Mbappé 30 milioni all’anno. Haaland, affare da 150 milioni. Uefa, sul Fair Play è tutto ok?Calcio Estero LEGGI TUTTO

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    Barcellona, Laporta: “Non abbiamo abbandonato l'ipotesi Superlega”

    BARCELLONA (Spagna) – Intervistato dal ‘Mundo Deportivo’ su diverse tematiche il presidente del Barcellona, Joan Laporta, ha parlato così del progetto Superlega: “Se abbiamo abbandonato l’ipotesi Superlega? No, tutt’altro. Siamo lì con Juventus, Real Madrid e altre squadre in attesa, così come Manchester, Liverpool, anche club tedeschi. Aspettiamo di capire se ci sarà un nuovo format o se sarà una Champions League migliorata”, ha spiegato il numero uno del Barça. “Noi siamo qui. Stiamo vincendo in ognuno dei procedimenti legali che sono stati avviati. Adesso attendiamo una sentenza dalla Corte Europea, che speriamo possa pronunciarsi entro la fine dell’anno”. LEGGI TUTTO

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    Dalla Russia alla Superlega: tutto quello che ha detto Ceferin

    LONDRA – «Se vogliono fare la Super League sono liberi di farlo, ma a quel punto non sono liberi di partecipare alle nostre competizioni». No, non sono le dichiarazioni di Aleksandr Ceferin di undici mesi fa, ma di questa mattina, anche se sono perfettamente sovrapponibili. La posizione del presidente della Uefa non si è ammorbidita e, al convegno Business of Football organizzato dal Financial Times a Londra, è stata ribadita con rigida fermezza. E ascoltata anche da Andrea Agnelli, presente a Londra e davanti a uno schermo mentre Ceferin parlava da Nyon. Il presidente dell’Uefa, infatti, non è volato in Inghilterra, come previsto, e quindi non c’è stato e non ci sarà un faccia a faccia con il presidente della Juventus, il cui intervento è previsto per le 18.30 ora italiana: «Mi scuso ma la situazione è drammatica e devo rimanere nella sede dell’Uefa. Nelle ultime 48 ore siamo stati al telefono in continuazione per organizzare il rientro dei calciatori e degli allenatori in Ucraina (De Zerbi lo ha ringraziato ufficialmente per l’intervento, ndr). È stato terribile parlare con loro, sapere che erano lì con le famiglie a poca distanza dai bombardamenti. Sono orgoglioso che la famiglia del calcio abbia reagito e sia intervenuta così alacremente», spiega Ceferin il cui intervento è durato poco più di mezzora e ha trattato molte problematiche del calcio.

    Super League

    Spicca, mediaticamente, il discorso sulla Super League, che altro non è che il ribadire la posizione dell’Uefa attraverso i soliti slogan: «Parlare di Super League non è parlare di calcio», esordisce. E prosegue: «Questi club hanno lanciato la Super League durante una pandemia e adesso la rilanciano durante una guerra, questo li qualifica», aggiunge (ma va detto che un rilancio della Super League in questi giorni o addirittura oggi non è confermato dai club interessati che continuano a ribadire come tutto sia nelle mani della Corte Europea). «Non era un progetto così intelligente», dice in un altro passaggio e bacchetta Agnelli, senza pronunciare il suo nome, ma definendolo «quello che è stato presidente dell’ECA e che una settimana prima di presentare la Super League elogiava il nostro sistema». Significativo, poi, che proprio la gestione del caso Super League e quella del Mondiale biennale vengano elencato da Ceferin insieme alla pandemia del Covid e alla guerra Russo-Ucraina come le più gravi situazioni che ha dovuto affrontare nel corso degli ultimi due anni. «Non so cosa possa capitare ancora!». E chiude: «I club possono pagare chi vogliono per dire che la Super League è bella, che è attenta, che fa un sacco di beneficienza e che ha cifre altissime di solidarietà. La Super League non è calcio. La Super League pensa agli affari, noi pensiamo ai tifosi. Uno di loro mi aveva anche chiamato per scusarsi, ma a quanto pare è di nuovo pronto a rilanciare il progetto. Bene, sono liberi di farlo, ma sappiano che chi gioca la Super League non può giocare le competizioni Uefa».

    Caso Russia

    Meno efficace, Ceferin, lo è quando deve spiegare la situazione russa con tutte le contraddizioni che si porta dietro: squadre di club e nazionali escluse da tutto il calcio con repentina decisione dei giorni scorsi, ma nello stesso tempo – gli viene fatto notare – affari intessuti con la Russia fino a qualche settimana fa (si citano i soldi della Gazprom, fra i più munifici sponsor dell’Uefa e la finale di San Pietroburgo concessa a Putin e poi trasferta a Parigi dopo lo scoppio della Guerra). Sulla motivazione della squalifica delle squadre russe, Ceferin ribadisce più volte: «È la decisione giusta», ma non la motiva in modo più articolato e non riesce neanche spiegare al moderatore, Simon Kuper che più volte lo incalza, come e quando questa squalifica potrebbe finire (Di fronte a un eventuale cessate il fuoco? Alla firma di una pace?). E anche sui rapporti con la Russia e con altre dittature, Ceferion dribbla: «Non siamo un’organizzazione politica che può indagare sulla situazione dei Paesi con i quali abbiamo a che fare».

    Fair Play e incompetenza

    Vago anche sul nuovo Fair Play finanziario: «Dovrebbe essere pronto per la fine della stagione, non posso dire molto altro». E sulla crisi finanziaria legata al Covid, Ceferin promette di intervenire con il Recovery Fund, ma specifica che «qualche club è andato oltre. Il calcio è uno sport nel quale spesso la voglia di vincere spinge ad andare oltre i bilanci. Il Covid ha colpito duramente il calcio, è vero, ma in certi club c’era una situazione grave anche prima del Covid e che non c’entrava con la pandemia, ma con l’incompetenza di chi li dirigeva». Allusione a Juventus, Real e Barcellona? Può essere, anche se non sono certo gli unici club ad essere «andati oltre».

    Riforma Champions

    Si irrita, Ceferin, quando gli dicono se in fondo la riforma della Champions League ricorda un po’ la Super League. «Non è assolutamente così. Oggi abbiamo 32 club che partecipano alla Champions, ne avremo 36 e i quattro in più arriveranno da campionati medi o piccoli, non certo dalle grandi leghe. E non credo che ci saranno posti assicurati in base al ranking (ipotesi circolata negli ultimi tempi, ndr). Penso che oggi ci sia un incontro del gruppo di lavoro tra la ECA e la UEFA e saranno assegnati più posti per i club più piccoli». E sull’aumento del numero delle partite in un calendario sempre più congestionato, fa spallucce: «Sapete, sono i club che ce lo chiedono per aumentare i ricavi. Soprattutto i club medio-piccoli».

    Mondiale biennale

    È un grosso e definitivo no quello di Ceferin al Mondiale ogni due anni che la Fifa continua a portare avanti (il vicepresidente Victor Montagliani ne ha parlato nel suo intervento di ieri, lasciando aperta l’ipotesi): «Per noi della Uefa il Mondiale ogni due anni non è un’ipotesi. E sarebbe meglio che la Fifa smettesse di parlarne. Ma non paragonate la Fifa con la Super League, noi con la Fifa parliamo regolarmente e ci confrontiamo sui temi del calcio». Ceferin è, però, aperto all’aumento di occasioni in cui far giocare le nazionali sudamericane ed europee: «La partita di Londra fra Italia e Argentina mi sembra una buona idea. Sarebbe bello aumentare il numero di partite fra nazionali di diversi continenti, ne discuteremo con la Fifa». Fifa che probabilmente gli risponderà che in fondo il Mondiale ogni due anni nasceva con quell’obiettivo, ma sarebbe ingenuo non notare che esiste una lotta di potere intorno al calcio fra istituzioni e fra istituzioni e club. Il sistema va incontro a profonde trasformazioni strettamente legate alla crisi che sta vivendo e questo innesca nelle migliori delle ipotesi confronti, nella peggiore scontri. LEGGI TUTTO

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    Chiellini, la Superlega e la Serie A da riformare: il capitano spiega il calcio

    “Siamo a un punto di non ritorno: istituzioni, club e giocatori devono incontrarsi per riformare il calendario, creare nuove competizioni e dare slancio a questo sport che resta il più bello al mondo, ma migliorabile”. Giorgio Chiellini non ha dubbi e, in un estratto dell’intervista concessa a Dazn, parla di Superlega e di Serie A.

    Il calcio secondo Chiellini

    “Col presidente (Andrea Agnelli, ndr) ne parlo da qualche anno e secondo me il futuro del calcio mondiale va verso un’europeizzazione rispetto al campionato nazionale. Gli atleti del nostro livello e i tifosi vogliono vedere più partite del livello europeo con tutto il rispetto di alcune squadre del campionato italiano, che sono troppe: dovrebbero essere 18, si potrebbe tornare anche a 16, ma 18 è il numero giusto per aumentare la competitività e dare più spazio a partite di livello europeo”. Poi Chiellini ricorda che “in America hanno creato superleghe in ogni sport e anche se noi romantici del calcio vorremmo l’abolizione della Var, giocare senza fuorigioco o tornare al passaggio al portiere, il mondo sta andando avanti e non bisogna essere spaventati dal cambiamento”. Secondo il bianconero “manca il dialogo e si sta andando verso una situazione insostenibile per tutti, per noi e per i club, anche i tifosi lo percepiscono. Mi auguro che si trovi una soluzione e ci si metta al tavolo fra persone serie per parlare di calcio e non di interessi personali”. Il capitano dell’Italia e della Juve auspica anche un maggiore coinvolgimento dei calciatori nei processi decisionali: “Siamo ben pagati ma questo non vuol dire che non dobbiamo essere presi in considerazione, siamo gli attori protagonisti. Guardate alle ultime due soste per le nazionali, coi poveri sudamericani costretti a viaggi interminabili e che non tornano neanche in tempo per le partite. È una mancanza di rispetto verso tutti, bisogna fare tutti un passo indietro per trovare la soluzione migliore per il futuro del calcio”.

    Guarda la gallerySerie A, da Chiellini a Ibrahimovic: la top 11 dei più anziani schierati LEGGI TUTTO

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    Agnelli: “La Super League non è stata capita. Ora dialogo”

    TORINO – Il tema Super League è stato oggetto di un passaggio sostanzioso dl discorso iniziale del presidente Andrea Agnelli agli azionisti della Juventus, nel quale ha iniziato spiegando un punto importante: «La competizione era partita con una condizione: l’approvazione da parte di Uefa e Fifa. Ed è un elemento che non è mai stato preso seriamente in considerazione». Ovvero: non era un golpe, quello della Superlega, ma una proposta sottoposta all’approvazione delle istituzioni. Istituzioni che, in questo momento, governano un mondo nel quale «tutti si lamentano, tutti sono insoddisfatti», dice Agnelli. «Il progetto Super League era partito da dodici club che ritenevano obsolete le strutture sui cui si regge il calcio. Ma le istituzioni rifiutano il cambiamento e vogliono mantenere una classe politica che non compete, non decide, ma vuole comandare e incassare. Sulla Super League siamo in attesa di un un pronunciamento della Corte di Giustizia Europea, ma per avviare un cambiamento proficuo ed efficace credo che ci sia solo la strada del dialogo costruttivo per arrivare a una soluzione soddisfacente per tutti». Insomma, Agnelli rilancia la proposta di dialogo, finora sempre sdegnosamente rifiutata dall’Uefa (meno dalla Fifa, che per ora nicchia). Il progetto della Superlega esiste e continua sul binario della giustizia (binario lungo, perché la Corte non si pronuncerà prima di un anno), ma l’idea di Agnelli (ma anche di Perez) è quella di sedersi intorno a un tavolo.Guarda la galleryJuve, l’assemblea degli azionisti all’Allianz Stadium LEGGI TUTTO