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    Torino, un autogol dopo l’altro: i timori di un Fila aperto per la “prima” con Juric

    TORINO – È sempre difficile capire da dove cominciare quando bisogna analizzare – cioè, inevitabilmente, criticare – la situazione del Torino Football Club: perché appena pensi a una cosa che non funziona te ne viene subito in mente un’altra che funziona ancora peggio, o che magari proprio non esiste. D’altra parte, però, è tutto sommato anche semplice: perché qualsiasi cosa peschi va bene, nel senso che va male di sicuro. Insomma, ‘ndo cojo cojo. E ci acchiappi. Sbagliano talmente tanto, Cairo e i suoi sodali, da trasferirsi sulla riva del torto anche quando (raramente) hanno ragione: vedi la gestione controproducente della vicenda Lotito/Immobile a margine dell’ultimo Lazio-Toro, con la penosa rissa verbale in tribuna (niente è più triste di uomini ricchi e in teoria distinti che si accapigliano) e, negli spogliatoi, le accuse a Ciro di essersi impegnato (ohibò) per vincere la partita. Ma restiamo all’attualità.

    Guardi al mercato, e vedi il deserto, tra commedia e tragedia, a volta scadendo nella comica: tanto che se un giorno dovessimo scrivere un articolo pubblicando le risposte informali dei vari addetti ai lavori interpellati sulle manovre di Vagnati & C. ci sarebbe davvero da ridere.

    Guardi alle ambizioni di rilancio del club – dal settore giovanile alla fidelizzazione dei piccoli calciatori/tifosi, dalle proprietà immobiliari allo sfruttamento del merchandising – e trovi il nulla: perché nulla è davvero proprietà e capitale del Torino (nemmeno lo stadio, nemmeno il Filadelfia, nemmeno il Robaldo: what’s Robaldo?). Nemmeno il Museo della Leggenda Granata: anzi, quello lo gestiscono dei volontari in periferia e i tesserati di Cairo neppure vanno a visitarlo, forse qualcuno manco sa dove sia (glielo ricordiamo: a Grugliasco, in via Giovan Battista de La Salle numero 87, in un posto chiamato Villa Claretta). Lo sono i giocatori proprietà, sì, la maggior parte dei quali però vale oggi una frazione del prezzo d’acquisto (alcuni costano più d’ingaggio di quanto si ricaverebbe vendendoli) oppure, vedi Belotti, più o meno un quinto della propria quotazione ai tempi d’oro (per il Gallo; per il Toro, gli ultimi tempi d’oro sono quelli di Mondonico).

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    Toro, Rodriguez unico svizzero in tilt e il rigore sbagliato gela Cairo

    TORINO – Altro che brutto quarto d’ora. Con l’errore dal dischetto contro la Francia di lunedì sera, Ricardo Rodriguez ha rischiato di portarsi dietro per lungo tempo il marchio di guastafeste, se non di traditore della patria elvetica. Unico svizzero in tilt nella splendida prova della nazionale guidata da Petkovic, qualificatasi ai rigori contro i campioni del Mondo in carica. Senza che il terzino, sostituito, si presentasse più dal dischetto, verrebbe da dire per fortuna. L’Europeo, del resto, è uno di quei tornei in cui il calcio giocato si mischia alla perfezione con il mercato. E allora non è stato difficile immaginare la reazione dei tifosi granata all’errore di Rodriguez, poi ampiamente testimoniato sui social del calciatore, inondati da commenti negativi (molti dei quali impossibili da riportare). 

    Il sogno di Cairo spezzato

    Soprattutto quando Rodriguez ha pubblicato la foto della festa finale, correlata dalla didascalia “Fiero di questa squadra”, come a ringraziare i compagni che lo hanno salvato. E chissà come Cairo, patron del Torino, avrà vissuto i momenti del rigore di Rodriguez. (…) Il sogno di realizzare una plusvalenza spezzato dagli undici metri. Un altro sogno, quello di Rodriguez a Euro2020, destinato a continuare. Con buona pace di chi tifa per il Toro, e di chi lo paga.

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    Sirigu, Cagliari richiama: l'arrivo di Berisha certifica l'annunciata partenza

    TORINO – Chiuso il discorso Berisha, per il quale si attende soltanto l’apertura ufficiale del mercato fissato giovedì 1° luglio così da depositare i contratti, alla voce portieri la dirigenza granata si trova con l’esigenza di cedere Sirigu. Portiere che con il Toro avrebbe ancora un anno di contratto, ma per il quale si procederà con la rescissione di contratto, nel caso in cui non si dovesse trovare un acquirente. Potere delle tensioni che si sono accomulate nelle ultime due stagioni, e che in società nessuno ha avuto l’autorevolezza per sanare. E così il Torino si trova nell’imminenza di cedere la riserva di Donnarumma nell’Italia, dopo che nel 2017 lo aveva prelevato – pagando solo le commissioni – dal Psg.

    Sirigu, le offerte per assicurarselo non mancano

    Fenomenale nel corso della prima stagione, tendente al miracoloso nelle due successive e nuovamente azzurro a partire dal 1° giugno 2018, a Sirigu nell’ultima annata è come fosse scesa la catena. Un po’ la garanzia del posto nel gruppo dei 23 che si sta giocando gli Europei, un po’ il desiderio non assecondato di lasciare il Toro nella scorsa estate hanno finito per togliere smalto al numero 39 granata. Il quale si sarà espresso sui suoi precedenti livelli in quattro o cinque partite. Non di più. Sirigu resta comunque un elemento di valore, e le offerte per assicurarselo non mancano. Ci ha pensato la Juve quale riserva di Szczesny, e pure il Genoa se i rossoblù non riuscissero a confermare Perin. Poi resta in piedi l’interesse della Roma, detto che in questo frangente è il Cagliari che sta aspettando l’offerta giusta per Cragno, la società più interessata all’azzurro. E, dopo talune perplessità, adesso risulta che anche Sirigu sarebbe felice di chiudere la carriera nell’isola che gli ha dato i natali.

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    Voci dalla Turchia: “Con Juric al Toro può tornare Ljajic”

    TORINO – Al momento non succede: non esistono spiragli concreti in tal senso. Ma se davvero dovesse succedere i tifosi del Toro di sicuro lo accoglierebbero nuovamente a braccia aperte. Già, perché chi indossa la maglia numero dieci alla maniera di Adem Ljajic non può che far felice la gente. Come una bella birra ghiacciata sul divano, con vista sulla partita in televisione. Il serbo è uno di quei talenti che, soprattutto in un contesto di medio-alta classifica, può far saltare il banco. E in effetti Sinisa Mihajlovic, quando nel 2016 convinse Gianluca Petrachi a prenderlo dalla Roma per quasi 9,5 milioni di euro, ne era assolutamente consapevole. Sfacciataggine, scarsa attitudine al sacrificio, sbalzi d’umore continui. Ma anche tecnica allo stato puro, giocate illuminanti e la sensazione che, sui piedi di Adem, la palla fosse sempre al posto giusto.

    Ljajic al Toro: per adesso è solo un sogno di mezza estate

    Rivederlo con la maglia granata addosso è però, almeno per adesso, soltanto un sogno di mezza estate. Perché le ragioni per far sì che non torni sotto la Mole, dopo l’ennesima esperienza agrodolce al Besiktas, sono molteplici. Innanzitutto il nodo relativo all’ingaggio. Il serbo classe ’91 percepisce circa tre milioni di euro l’anno più bonus. Cifra che al Toro sogna pure Andrea Belotti, giusto per far capire il tenore dello stipendio di Ljajic, certamente inarrivabile sia per la portata del denaro attualmente percepito che per la salvaguardia dei già precari equilibri di spogliatoio. E poi c’è il ruolo che andrebbe a ricoprire nello scacchiere di Ivan Juric, allenatore che comunque lo stima molto, ma non per questo lo ha messo in cima alla lista della spesa di Davide Vagnati. Ljajic può diventare il nuovo Zaccagni o il nuovo Barak, peccato che alla soglia dei 30 anni debba adattarsi ad assomigliare sempre di più ad uno dei due. Se puntasse ad essere come il primo, dovrebbe intensificare non poco la propensione ad adattarsi ad una snervante fase di copertura. Se puntasse ad emulare il ceco, invece, avrebbe il compito di migliorare corsa e tempi di inserimento, due caratteristiche essenziali nel gioco di Juric.

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    Mercato Toro, Chiquinho è il nome nuovo per la trequarti

    Messias costa troppo? Orsolini ancor di più? Alla sua maniera, Vagnati non si scompone. Chiede aiuto a Mendes e torna a sfornare un nome della scuderia dell’agente (potentissimo, si sa) di Cristiano Ronaldo, che gestisce giocatori di ogni tipo (quanto a qualità e rendimento) e quasi per tutte le tasche. E poi va sul sicuro il ds granata: perché anche in questo caso siamo nella categoria degli “a volte ritornano”. Nella fattispecie, stiamo parlando del portoghese Chiquinho, 25enne trequartista (ma all’occorrenza anche seconda punta leggera) già sondato da Vagnati a gennaio. Gioca nel Benfica. O meglio: non gioca quasi mai.

    Chiquinho, il Benfica lo ha messo sul mercato: sarebbe una seconda scelta

    Nell’ultima Liga portoghese ha messo assieme sì 18 presenze (con 2 gol e zero assist), ma il vero dato da guardare è il totale dei minuti in cui è sceso in campo: appena 341. E di quei 18 gettoni, solo 2 sono stati conquistati da titolare (sostituito in entrambi i casi). Chiquinho ha sicuramente doti discrete sulla trequarti, ma non rappresenta certo sulla carta un giocatore in grado di far compiere un vero salto di qualità. A luglio compirà 26 anni: non stiamo nemmeno parlando di un talento giovanissimo da far crescere. Il Benfica, chiaramente, vuole disfarsene: e lo ha messo sul mercato, con Mendes e i suoi collaboratori a far da apripista. Il club portoghese vorrebbe incassare non meno di 8, 9 milioni. La richiesta attuale (sicuramente alta) è di 10. Per Juric, Chiquinho è al massimo una seconda scelta: parla la carriera del portoghese, ma pesa anche il fatto che il ragazzo non parli l’italiano e non conosca la Serie A e le abitutdini nostrane.

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    Toro, se Kalinic va via Zaza porta Gunter

    TORINO – In casa granata qualcosa si sta muovendo soprattutto grazie ai Campionati europei. Perché in queste ultime ore Linetty, considerando anche il buon debutto con la Polonia (ieri sera contro la Spagna non era invece tra i titolari), è entrato nel mirino di un paio di club del campionato tedesco: Mainz e Friburgo, tramite intermediari, hanno infatti chiesto al Torino la sua valutazione. (…) Il giocatore, si sa, non rientra nei piani di Juric e di conseguenza il Toro lo ha messo sul mercato dopo soltanto una stagione in cui il Nazionale polacco ha deluso. Intanto il Verona pensa sempre a Zaza. Però – ha fatto sapere al giocatore e al Toro – deve prima risolvere il problema Kalinic, che ha ancora un anno di contratto a 1,5 milioni di euro a stagione, più o meno la stessa cifra che Zaza percepisce in granata. 
    Operazione Zaza-Gunter
    Se i dirigenti veneti troveranno una collocazione per il croato, poi punteranno decisi proprio sul granata che Di Francesco considera ideale (come centrale) per il suo tridente, come ai tempi comuni al Sassuolo. Chiaro che a questo punto si rafforzerebbero le speranze granata di arrivare subito a Gunter, il difensore centrale tanto caro a Juric. È vero che il Verona per il suo giocatore chiede solo soldi, ma nel caso dovesse avere la possibilità di prendere Zaza, le due operazioni potrebbero incastrarsi con uno scambio di cartellini e un conguaglio significativo a favore del club granata. Altrimenti Vagnati dovrà imbastire una trattativa completamente diversa per arrivare al difensore. (…)
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