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    Sirigu, Cagliari richiama: l'arrivo di Berisha certifica l'annunciata partenza

    TORINO – Chiuso il discorso Berisha, per il quale si attende soltanto l’apertura ufficiale del mercato fissato giovedì 1° luglio così da depositare i contratti, alla voce portieri la dirigenza granata si trova con l’esigenza di cedere Sirigu. Portiere che con il Toro avrebbe ancora un anno di contratto, ma per il quale si procederà con la rescissione di contratto, nel caso in cui non si dovesse trovare un acquirente. Potere delle tensioni che si sono accomulate nelle ultime due stagioni, e che in società nessuno ha avuto l’autorevolezza per sanare. E così il Torino si trova nell’imminenza di cedere la riserva di Donnarumma nell’Italia, dopo che nel 2017 lo aveva prelevato – pagando solo le commissioni – dal Psg.

    Sirigu, le offerte per assicurarselo non mancano

    Fenomenale nel corso della prima stagione, tendente al miracoloso nelle due successive e nuovamente azzurro a partire dal 1° giugno 2018, a Sirigu nell’ultima annata è come fosse scesa la catena. Un po’ la garanzia del posto nel gruppo dei 23 che si sta giocando gli Europei, un po’ il desiderio non assecondato di lasciare il Toro nella scorsa estate hanno finito per togliere smalto al numero 39 granata. Il quale si sarà espresso sui suoi precedenti livelli in quattro o cinque partite. Non di più. Sirigu resta comunque un elemento di valore, e le offerte per assicurarselo non mancano. Ci ha pensato la Juve quale riserva di Szczesny, e pure il Genoa se i rossoblù non riuscissero a confermare Perin. Poi resta in piedi l’interesse della Roma, detto che in questo frangente è il Cagliari che sta aspettando l’offerta giusta per Cragno, la società più interessata all’azzurro. E, dopo talune perplessità, adesso risulta che anche Sirigu sarebbe felice di chiudere la carriera nell’isola che gli ha dato i natali.

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    Voci dalla Turchia: “Con Juric al Toro può tornare Ljajic”

    TORINO – Al momento non succede: non esistono spiragli concreti in tal senso. Ma se davvero dovesse succedere i tifosi del Toro di sicuro lo accoglierebbero nuovamente a braccia aperte. Già, perché chi indossa la maglia numero dieci alla maniera di Adem Ljajic non può che far felice la gente. Come una bella birra ghiacciata sul divano, con vista sulla partita in televisione. Il serbo è uno di quei talenti che, soprattutto in un contesto di medio-alta classifica, può far saltare il banco. E in effetti Sinisa Mihajlovic, quando nel 2016 convinse Gianluca Petrachi a prenderlo dalla Roma per quasi 9,5 milioni di euro, ne era assolutamente consapevole. Sfacciataggine, scarsa attitudine al sacrificio, sbalzi d’umore continui. Ma anche tecnica allo stato puro, giocate illuminanti e la sensazione che, sui piedi di Adem, la palla fosse sempre al posto giusto.

    Ljajic al Toro: per adesso è solo un sogno di mezza estate

    Rivederlo con la maglia granata addosso è però, almeno per adesso, soltanto un sogno di mezza estate. Perché le ragioni per far sì che non torni sotto la Mole, dopo l’ennesima esperienza agrodolce al Besiktas, sono molteplici. Innanzitutto il nodo relativo all’ingaggio. Il serbo classe ’91 percepisce circa tre milioni di euro l’anno più bonus. Cifra che al Toro sogna pure Andrea Belotti, giusto per far capire il tenore dello stipendio di Ljajic, certamente inarrivabile sia per la portata del denaro attualmente percepito che per la salvaguardia dei già precari equilibri di spogliatoio. E poi c’è il ruolo che andrebbe a ricoprire nello scacchiere di Ivan Juric, allenatore che comunque lo stima molto, ma non per questo lo ha messo in cima alla lista della spesa di Davide Vagnati. Ljajic può diventare il nuovo Zaccagni o il nuovo Barak, peccato che alla soglia dei 30 anni debba adattarsi ad assomigliare sempre di più ad uno dei due. Se puntasse ad essere come il primo, dovrebbe intensificare non poco la propensione ad adattarsi ad una snervante fase di copertura. Se puntasse ad emulare il ceco, invece, avrebbe il compito di migliorare corsa e tempi di inserimento, due caratteristiche essenziali nel gioco di Juric.

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    Mercato Toro, Chiquinho è il nome nuovo per la trequarti

    Messias costa troppo? Orsolini ancor di più? Alla sua maniera, Vagnati non si scompone. Chiede aiuto a Mendes e torna a sfornare un nome della scuderia dell’agente (potentissimo, si sa) di Cristiano Ronaldo, che gestisce giocatori di ogni tipo (quanto a qualità e rendimento) e quasi per tutte le tasche. E poi va sul sicuro il ds granata: perché anche in questo caso siamo nella categoria degli “a volte ritornano”. Nella fattispecie, stiamo parlando del portoghese Chiquinho, 25enne trequartista (ma all’occorrenza anche seconda punta leggera) già sondato da Vagnati a gennaio. Gioca nel Benfica. O meglio: non gioca quasi mai.

    Chiquinho, il Benfica lo ha messo sul mercato: sarebbe una seconda scelta

    Nell’ultima Liga portoghese ha messo assieme sì 18 presenze (con 2 gol e zero assist), ma il vero dato da guardare è il totale dei minuti in cui è sceso in campo: appena 341. E di quei 18 gettoni, solo 2 sono stati conquistati da titolare (sostituito in entrambi i casi). Chiquinho ha sicuramente doti discrete sulla trequarti, ma non rappresenta certo sulla carta un giocatore in grado di far compiere un vero salto di qualità. A luglio compirà 26 anni: non stiamo nemmeno parlando di un talento giovanissimo da far crescere. Il Benfica, chiaramente, vuole disfarsene: e lo ha messo sul mercato, con Mendes e i suoi collaboratori a far da apripista. Il club portoghese vorrebbe incassare non meno di 8, 9 milioni. La richiesta attuale (sicuramente alta) è di 10. Per Juric, Chiquinho è al massimo una seconda scelta: parla la carriera del portoghese, ma pesa anche il fatto che il ragazzo non parli l’italiano e non conosca la Serie A e le abitutdini nostrane.

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    Toro, se Kalinic va via Zaza porta Gunter

    TORINO – In casa granata qualcosa si sta muovendo soprattutto grazie ai Campionati europei. Perché in queste ultime ore Linetty, considerando anche il buon debutto con la Polonia (ieri sera contro la Spagna non era invece tra i titolari), è entrato nel mirino di un paio di club del campionato tedesco: Mainz e Friburgo, tramite intermediari, hanno infatti chiesto al Torino la sua valutazione. (…) Il giocatore, si sa, non rientra nei piani di Juric e di conseguenza il Toro lo ha messo sul mercato dopo soltanto una stagione in cui il Nazionale polacco ha deluso. Intanto il Verona pensa sempre a Zaza. Però – ha fatto sapere al giocatore e al Toro – deve prima risolvere il problema Kalinic, che ha ancora un anno di contratto a 1,5 milioni di euro a stagione, più o meno la stessa cifra che Zaza percepisce in granata. 
    Operazione Zaza-Gunter
    Se i dirigenti veneti troveranno una collocazione per il croato, poi punteranno decisi proprio sul granata che Di Francesco considera ideale (come centrale) per il suo tridente, come ai tempi comuni al Sassuolo. Chiaro che a questo punto si rafforzerebbero le speranze granata di arrivare subito a Gunter, il difensore centrale tanto caro a Juric. È vero che il Verona per il suo giocatore chiede solo soldi, ma nel caso dovesse avere la possibilità di prendere Zaza, le due operazioni potrebbero incastrarsi con uno scambio di cartellini e un conguaglio significativo a favore del club granata. Altrimenti Vagnati dovrà imbastire una trattativa completamente diversa per arrivare al difensore. (…)
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    Toro, quanti applausi ai tifosi di Forlì

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    Mercato Toro: i granata in pole per Messias. E Orsolini c'è 

    TORINO – Giorni al solito interlocutori ma comunque caldi, per il mercato del Toro. Perché Davide Vagnati sta imbastendo alcune trattative in uscita che potrebbero portare dei giocatori in entrata. Simone Zaza, per esempio. Che piace al Verona e al Bologna. Con i veneti il discorso può facilitare l’arrivo del difensore centrale Koray Gunter, 26 anni, e con gli emiliani quello di Riccardo Orsolini, 24 anni, attaccante. Sinisa Mihajlovic ha avuto qualche problema con il suo giocatore mentre ha chiesto ai dirigenti una prima punta e Zaza non gli dispiace. (…)

    La trattativa per chiudere il discorso “Messias”

    E veniamo a Junior Messias, il trequartista brasiliano del Crotone. In questi giorni il Torino ha un po’ scoperto le carte dei calabresi. Nel senso che all’orizzonte non ci sono squadre che sono disposte ad offrire 10-12 milioni, la cifra che chiede il ds Ursino. I granata, rispetto a tutte le altre pretendenti (Fiorentina e Genoa, soprattutto, ma anche Milan, Napoli e Atalanta, come sussurra sottovoce radio mercato senza però che ci siano riscontri concreti) sono quelli che hanno avanzato una proposta seria che balla tra i 6 e gli 8 milioni: considerando il momento finanziario che sta attraversando il nostro calcio, non sono nemmeno pochi. Oltretutto Messias ha 30 anni, quindi non è più giovanissimo. Il giocatore, dal canto suo, preferirebbe andare al Toro dove sarebbe con buone probabilità protagonista e avrebbe la certezza di una maglia da titolare. Ecco perché Vagnati in settimana proverà a dare un’accelerata alla trattativa per chiudere il discorso. (…)

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    Torino, Vagnati sceglie il titolare tra i pali: è Milinkovic-Savic

    TORINO – Titolare, lo vede Vagnati. E, con coraggio, lo dice a destra e a manca da un mesetto. Pure a Juric, ovviamente. «Credo, crediamo tantissimo in questo ragazzo»: Vanja Milinkovic Savic. Un modo anche per sottolineare al tecnico come nessuno, tra lui e Cairo, voglia più credere in Sirigu. Che è sul mercato da tempo, ma persino con ancor più “ferocia” mercantile rispetto all’estate scorsa: ed è tutto dire. Sirigu, 34 anni, in scadenza nel ’22, sarà persino aiutato ad andare via. Potete dunque comprendere fino a che punto sia irreversibile, a oggi, il rapporto tra il sardo e i vertici granata, che intanto trattano Mirante(38 anni: la Roma lo svincola) e compiono sondaggi vari per Montipò (però il Benevento chiede alcuni milioni), Sepe (ma sul parmense c’è il Genoa), Strakosha (Lazio).

    Milinkovic-Savic per il dopo Sirigu

    Insomma, per Vagnati il giovane fratello del laziale Sergej è oggi il titolare di domani: e ieri, d’intesa con Cairo, ha fatto benedire sul sito del Torino il (preannuncia-tissimo) rinnovo del serbo fino al 2024 (era in scadenza). Tre anni in più, si spera a dir poco sorprendenti. Perché Vanja, un simpatico ragazzone di 24 anni (e di 2 metri e 2 di altezza), in passato artefice della punizione più bella battuta da un granata negli ultimi 2 lustri (la traversa in Coppa Italia contro il Carpi nel 2017), ha fin qui denunciato, purtroppo per lui, una serie di errori degna di un commerciante di saponette, non di un portiere titolare del Torino in A, oltretutto con addosso l’eredità di Sirigu. Anche l’ultimo pro memoria (21 aprile, 2 mesi fa) era stato sconfortante: quel tiro abbastanza centrale e da lontano di Barrow a Bologna, passato in mezzo alle gambe del portiere. Definire un azzardo la sua promozione a titolare è il minimo: anche nel rispetto delle qualità che Milinkovic ha. Il problema, infatti, non è in sé e per sé Vanja, ci mancherebbe: e augurargli una crescita progressiva è naturale. Il problema è il Torino che, a scatola chiusa, crede di aver trovato in lui la soluzione a tutti i problemi in porta. Un azzardo enorme, infatti. Un pericolo al cubo. Col rischio, oltretutto, di bruciare ulteriormente il ragazzo.

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