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    Diretta Torino-Lazio ore 15: come vederla in tv e probabili formazioni

    TORINO – Un match fondamentale per il Torino contro la Lazio. Servono punti per ritrovare fiducia e vittoria. Il tecnico Giampaolo in conferenza stampa ha ammesso: “Dobbiamo garantirci una risalita costante, anche se a piccoli passi: la squadra ha bisogno di uno step alla volta per ritrovare autostima e certezza”. La formazione arriva dal 3-3 in campionato con il Sassuolo e dal 3-1 rifilato al Lecce in Coppa Italia. Dall’altra parte ci saranno i biancocelesti di Inzaghi, che in conferenza non ha parlato. La Lazio ha vissuto giorni difficili tra positivi al Coronavirus e l’impegno europeo con il Bruges. Il tecnico laziale ritrova qualche elemento importante. E c’è una statistica che lo premia. È l’allenatore della Lazio che ha vinto più partite contro il Torino in Serie A: quattro sulle otto totali (2N, 2P), comprese le ultime due.

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    Come vederla in tv e in streaming
    Torino-Lazio è in programma alle ore 15 allo Stadio Olimpico di Torino e sarà visibile in esclusiva su Dazn (Dazn 1 Sky) e in streaming sulla piattaforma web e app.
    Torino-Lazio, le probabili formazioni
    TORINO (4-3-1-2) – Sirigu; Vojvoda, Nkolou, Lyanco, Rodriguez; Meité, Rincon, Linetty; Lukic; Verdi, Belotti. All. Giampaolo. A disposizione: V. Milinkovic-Savic, Ujkani, Rosati, Bremer, Ansaldi, Buongiorno, Singo, Murru, Gojak, Segre, Bonazzoli, Edera, Vianni.
    LAZIO (3-4-1-2) – Reina; Luiz Felipe, Hoedt, Acerbi; Akpa Akpro, Milinkovic-Savic, Parolo, Fares; Pereira; Correa, Immobile. All. S. Inzaghi. A disposizione: Strakosha, Alia, Franco, Patric, Armini, Ndrecka, Novella, Cataldi, Leiva, Marusic, Caicedo, Moro, Muriqi.
    Arbitro: Chiffi di Padova. Var: Massa. LEGGI TUTTO

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    Torino, Giampaolo: “La Lazio conta per il nostro futuro. Cairo? Gli siamo vicini”

    TORINO – “Gli facciamo gli auguri di pronta guarigione, con lui siamo stati a contatto nell’ultima partita rispettando il distanziamento”: così il tecnico del Torino, Marco Giampaolo, mostra la vicinanza sua e di tutta la squadra al presidente Cairo, risultato positivo al coronavirus. “Mi aspetto di mettere un mattone sopra l’altro, non dieci, ma uno occorre metterlo – il commento del tecnico sul momento di Belotti e compagni alla vigilia della sfida casalinga con la Lazio – perché dobbiamo garantirci una risalita costante, anche se a piccoli passi: la squadra ha bisogno di uno step alla volta per ritrovare autostima e certezze”. Giampaolo torna sulla vittoria in Coppa Italia con il Lecce: “Ora serve ogni cosa che possa essere positiva per consolidare gli aspetti mentali, il calcio non è solo tecnica o tattica”. 

    Sulla formazione e sul periodo di fuoco che dovrà affrontare il suo Torino: “Il nostro portiere titolare è Sirigu, ma ho fiducia anche negli altri e sono tranquillo. Lukic? Mi piace molto e lo reputo universale, può fare sia il trequartista che la mezzala. Verdi invece lo vedo nei ruoli offensivi, ora ci mancano Zaza e Millico e lui deve adattarsi. La Lazio rappresenterà un passaggio importante per il nostro futuro e noi dobbiamo migliorare sotto molti aspetti e in tante situazioni: ma l’applicazione non manca e questo è importante”. In chiusura le parole sul giovane Singo: “Ha grande qualità e grandi prospettive, in futuro potrà diventare un patrimonio di questo club. Giocherà sempre a destra, come Vojvoda”. LEGGI TUTTO

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    Torino, Giampaolo: “L'obiettivo era passare il turno”

    TORINO – Questa l’analisi di Marco Giampaolo dopo la vittoria con il Lecce (3-1 ai supplementari) del suo Torino e il passaggio del turno in Coppa Italia: “Tra i nostri obiettivi di oggi al primo posto c’era il passaggio del turno, ma dovevamo anche valutare i giocatori che hanno giocato meno. La partita è stata sofferta, ma gare semplici non ce ne sono. I ragazzi sono stati bravi a raggiungere l’obiettivo, ora testa alla prossima. L’ultima mezz’ora ce la potevamo risparmiare, ma ora serve lavorare e mettere a posto tante cose, migliorando la fase di non possesso collettiva. Il campionato è lungo e con la minaccia Covid è necessario mettere minuti nelle gambe. Belotti? Non stava bene e davanti ci siamo arrangiati. A che punto è il progetto? Lo scopriremo solo con tempo e lavoro, dovevamo dare continuità di risultati per aumentare l’autostima, ma siamo nella condizione di poter sbagliare poco o nulla…”. Di nuovo sulla gara con il Lecce: “Il passaggio del turno non era scontato, il Lecce l’anno scorso era in A e la storia dimostra che questi sono scontri ostici. Volevamo passare il turno e io non mi nascondo mai dietro una sconfitta o una vittoria, guardo ai contenuti delle partite. Con il Sassuolo la gara mi è piaciuta molto, oggi un po’ di meno: ma avevamo tanti giocatori adattati e in campo per la prima volta”. LEGGI TUTTO

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    Torino, Verdi: “Vittoria che dà fiducia. Dobbiamo seguire il mister”

    TORINO – “L’importante era passare il turno, poi vincere aiuta ad aumentare la fiducia dopo un brutto periodo senza risultati”. Lo ha detto Simone Verdi ai microfoni di Rai Sport dopo aver propiziato il passaggio agli ottavi di Coppa Italia del suo Torino con una doppietta ai supplementari nel 3-1 rifilato al Lecce. “Questa è una squadra che ha qualità e che se crede in quello che fa può togliersi tante soddisfazioni. Ora domenica ci aspetta una partita difficilissima – ha proseguito l’attaccante granata – e dopo la Lazio avremo il Genoa, quindi il Crotone, tutte gare difficili in pochi giorni.Questo è un campionato equilibrato dove non si puo’ sottovalutare nessuno. Queste tre gare saranno un test per noi, serviranno anche per vedere dove siamo arrivati, sappiamo che c’è da migliorare e lavorare”. Verdi è poi tornato sulla gara pareggiata con il Sassuolo nonostante il doppio vantaggio: “Venerdì scorso la gara con il Sassuolo ci ha lasciato tanta amarezza perchè all’82° vincevamo 3-1 e poi ci siamo ritrovati sul 3-3. Lecce? Oggi non ci aspettavamo di fare 120 minuti e speravamo di chiuderla prima, ma abbiamo affrontato una buona squadra che ha mantenuto parte dell’ossatura che aveva in Serie A. Il passaggio del turno per noi è importante e ci dà fiducia, ora bisognerà seguire i dettami del mister per riuscire a toglierci tante soddisfazioni”. LEGGI TUTTO

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    Torino, Gojak: “Mezzala o trequartista, mi ispiro a Modric e De Bruyne”

    TORINO – Il ds del Torino Davide Vagnati introduce così Amer Gojak (acquistato dalla Dinamo Zagabria) in conferenza stampa: “E’ un ragazzo volenteroso, uno di quei calciatori che fanno bene in gruppo. Ha il sangue negli occhi e voglia di imparare. Abbiamo un tecnico bravo e Gojak ha qualità per fare bene: ha forza, è un centrocampista offensivo che può fare la mezzala o il trequartista. Lo abbiamo studiato parecchio, può darci una grande mano ed essere importante per il futuro del club”. Prende la parola il giovane bosniaco: “Ho vissuto sei anni meravigliosi con la Dinamo Zagabria, ho vinto molto ma adesso avevo bisogno di una nuova sfida. Il Toro è un grande club, è stata una scelta facile. Ho parlato con Pjanic e Dzeko: loro hanno grande esperienza in serie A, mi hanno detto cose importanti sul Torino, può essere la scelta giusta per crescere”.

    “Spero di potermi adattare al più presto. Qui c’è un bel gruppo, mi sentirò a casa. Ho un insegnante che mi sta aiutando con l’italiano. Il mio ruolo? Gioco da 8 o da 10, centrocampista centrale oppure trequartista. Ma dovunque mi metterà Giampaolo, andrà bene. Belotti? E’ uno dei più forti nel mondo, è il nostro capitano e un fuoriclasse assoluto. In Bosnia si parla molto del Toro, ha una grande storia ed è molto particolare. Il mio idolo? Voglio essere me stesso, ma mi ispiro a calciatori come Modric e De Bruyne”. LEGGI TUTTO

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    Torino, la Coppa Italia è un dovere morale

    TORINO – Non è il caso di ricordare (ma, mentre lo diciamo, lo facciamo) che il Torino non vince un trofeo da anni 27. Era il 19 giugno 1993 quando i due gol di un eroico Pennellone Silenzi, dopo il 3-0 capolavoro al Delle Alpi, vanificarono all’Olimpico gli incredibili tre rigori regalati dal pensionando fischietto Sguizzato alla Roma di Boskov, famelica di rimonta: Giannini li infilò rimpolpando il gol Rizzitelli e la punizione di Mihajlovic, due che in seguito avrebbero avuto modo di farsi amare – seppur in modo e per motivi diversi – dalla tifoseria granata. Ma alla fine – tra lacrime di gioia, rabbia e frustrazione, anche per la consapevolezza del ciclo finito e del crollo imminente, dopo il trapasso dall’ingegner Borsano al notaio Goveani – con Mondonico corso a rinchiudersi negli spogliatoi in preda a una crisi di nervi, il trionfo fu del Toro; la Coppa Italia venne portata nella notte al Filadelfia, davanti a migliaia di persone rimaste, tra quei gloriosi ruderi, in attesa della squadra dalla capitale.
    Torino, Giampaolo al lavoro in vista della Coppa Italia
    Torino, seduta tattica verso il Lecce

    Dovere morale
    Altri tempi, certo, comunque già i primi del trapasso da un pallone più pane e salame (per quanto già miliardario: c’erano ancora le lire) al calcio moderno. Che al Toro – già prima dell’avvento di Cairo sulle ceneri del fallimento, da Calleri al trio di Vidulich a Cimminelli & C. – ha riservato soltanto tristezze. Ora, domani contro il Lecce non si gioca una finale, bensì un terzo turno eliminatorio, viatico eventuale per gli ottavi, dove ad attendere la qualificata ci sarà l’Entella o il Pisa, per un altro match non esattamente di cartello. Né ha senso fare adesso improbabili proiezioni sulla possibile conquista di un trofeo per una squadra che ha fatto un punto in 4 partite e sta ultima in campionato. Eppure, mai come quest’anno la Coppa diventa per il Toro un dovere morale, se non una priorità assoluta. Per quattro sostanziali ragioni, che devono trasformarsi in motivazioni extra. 1) Proprio l’avvio disastroso di stagione rappresenta l’urgenza vitale: quella di rasserenare l’ambiente con un risultato positivo che profumi di intriganti prospettive future. Bisogna cavalcare il sollievo portato dalla buona prestazione col Sassuolo che ha prodotto il primo punto, rinsaldare un rapporto fra Giampaolo e la dirigenza che si era fatto subito teso, alimentare la fiducia espressa da Cairo nei riguardi dell’allenatore, dal presidente definito «maestro di calcio» prima di scontrarsi con le pene del mercato e le batoste sul campo. […]
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