TORINO – È trascorsa un’ora abbondante dalla fine della conferenza stampa a dir poco surreale andata in scena nella sede torinese della “Console and Partners”, in questa elegante, prestigiosa, storica palazzina nel cuore più lussuoso della Crocetta di Torino, quando proprio Francesco Paolo Console (52 anni, ovvero il fondatore, il titolare, il presidente e il Ceo di questa società di consulenza finanziaria dal respiro internazionale) si mette in contatto con Tuttosport. Per telefono: è a Napoli. Impegnato a realizzare una nuova operazione di alto livello: «Nel pomeriggio acquisterò personalmente, cioè con un mio fondo, una storica, importante azienda napoletana, la Mecfond. Grandi presse»: industria metallurgica, stampaggio di lamiere con visione su una prossima quotazione in Borsa e su un possibile passaggio radicale nel settore dell’automotive. «Una bella realtà industriale da aiutare a crescere. Ci credo enormemente: difatti la compro direttamente io, con i miei soldi».
Torino-Roma, le pagelle
Curiosità: quanto spenderà tra poche ore per la Mecfond, firmando l’atto di compravendita davanti al notaio Capuano?
«E’ un’operazione da 5 più 8 milioni» (aperta parentesi: lo risentiremo nel tardo pomeriggio. «Tutto fatto. Abbiamo firmato, ho comprato». Felice? «Felicissimo». Chiusa parentesi).
Dottor Console, la conferenza stampa negli uffici della sede della sua società a Torino è andata malissimo: e per educazione usiamo un eufemismo. Un incontro surreale, con giornalisti che a un certo punto urlavano persino «alla pagliacciata». Allegate, le immediate reazioni infuocate della piazza, dei tifosi. Fuoco o sarcasmo che sia, comunque un volano soltanto negativo.
«So tutto, ho saputo tutto. Mi spiace molto. Purtroppo sono stati commessi errori di comunicazione, ma non per volontà nostra: è da qualche giorno che il problema sta emergendo, purtroppo. Ma d’ora in poi la comunicazione cambierà completamente. Fermo restando che io sono solo l’advisor e quindi devo rispettare la volontà dei miei clienti. Sono loro che decidono. E loro volevano in qualche modo cercare di stanare Cairo al più presto, ora. Anche solo così, vista la sua chiusura. Quasi una forma di provocazione. Ci hanno chiesto di ospitare una conferenza quasi a tutti i costi… Mi spiace davvero, è stato un errore, ma adesso passiamo oltre, per favore. Un salto di qualità anche nella comunicazione davanti all’opinione pubblica è necessario a vantaggio di tutti. Non si deve mai dimenticare che qui si vuole comprare una squadra di calcio. E non una qualsiasi, ma il Toro. Che rappresenta una parte fondamentale e gloriosa della storia del calcio. Con tifosi molto attaccati alla fede granata. Quello che finora abbiamo fatto noi è stato creare il veicolo utile per realizzare questo progetto. Ma occorre anche tutelare il rispetto della comunicazione nei confronti dei media e dei tifosi. Proprio per questo vorrei muovere un passo in avanti e andare oltre».
“Vogliamo il Toro: Cairo, trattiamo?”
Allora facciamo chiarezza, per favore. I suoi imprenditori, i suoi clienti: ma chi?
«Sono 4, al momento. Ma non posso fare nomi: abbiamo firmato un patto di riservatezza con indicate penali chiare, devo attenermi alla loro volontà di restare coperti per adesso. Finora hanno voluto proteggere la loro identità e i loro affari, visto che Cairo ripete di non voler vendere. Ma le preciso subito una cosa: la mia è un’importante e radicata società di consulenza finanziaria con interessi in tutto il mondo, con il cuore a Torino ma con sedi in molte metropoli del pianeta. In particolare gestiamo 8 fondi di cui uno totalmente mio. Creiamo business, facciamo e favoriamo affari in tutta Europa, in Cina, nel Nord America, nel Qatar, negli Emirati Arabi… E via elencando. Non metterei mai il mio nome al fianco di operazioni strampalate. La metto io la faccia, adesso. Con voi, davanti a tutti i tifosi. Per questo ho voluto parlare con lei».
Cairo: “Vendere il Toro? Mai dopo una stagione simile”
Sappiamo che dei 4 imprenditori coinvolti, tutti italiani, uno è quello leader e opera nella finanza. Il suo core business è soprattutto all’estero: in Europa, ma con svariati interessi anche in Italia. Ha quasi 60 anni ed è tifosissimo del Torino. Ce lo ha comunicato l’altro advisor in azione, che rappresenta direttamente l’imprenditore: lo studio Pipicella e Associati, con sede a Milano.
«Mi ascolti: un gruppo di imprenditori e interlocutori ci ha contattato un mese fa. In azione ci sono 4 imprenditori e di questi uno è chiaramente il leader dell’operazione, sì. Anche se uno dei 3 partner possiede la stessa disponibilità finanziaria: 2 su 4 ci hanno già dimostrato autonomamente di avere le risorse per comprare il Toro e gestire una crescita nella parte sinistra della classifica, con un palcoscenico nelle Coppe europee. Tecnicamente, anche solo un imprenditore di questi 2 potrebbe acquistare il Toro e poi investire anche più di 100 milioni nella prima finestra del calciomercato». […]
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