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    Ricci, Torino e rinnovo: come (non) farlo diventare il Buongiorno del 2025

    TORINO – Chi sarà il Buongiorno del 2025, se ci sarà un altro Buongiorno nel 2025?La buttiamo lì, ma neanche troppo, mettendo assieme una serie di circostanze e, guarda un po’, anche di coincidenze. La buttiamo lì e diciamo che, osservando oggi come oggi la rosa granata rimasta a disposizione di Vanoli, ad alto sono rischio sono innanzi tutto due giocatori, partendo ovviamente dal rendimento fin qui palesato sul prato: Samuele Ricci e Raoul Bellanova, ovviamente. Il primo è il gioiello del Torino formalmente più aggredibile sotto il profilo contrattuale, il secondo quello che più e meglio si è stagliato nella stagione appena conclusa. E proprio dall’esterno destro di spinta cominciamo, visto che ancora pochi giorni fa Vagnati negava il rischio di partenze anticipate: «Siamo felicissimi di lui, abbiamo creduto fortemente nel giocatore, è cresciuto tanto. Ci hanno chiamato soprattutto dall’estero per Raoul, ma posso dire con grande serenità che è giusto che rimanga a Torino perché abbiamo l’ambizione di fare una squadra di un certo livello». Questa è insomma la strategia delineata pubblicamente, a conferma di quanto già si scriveva su queste colonne ancora abbastanza di recente. Ovvero: tra Buongiorno, Ricci e Bellanova, ovvero i tre gioielli più ambiti sul mercato, il piano di Cairo è cederne uno solo nel corso di quest’estate. Detto, fatto: ciao, Alessandro, simbolo vivente ormai di una favola (granata) che fu.
    I contratti di Ricci e Bellanova
    Bellanova, arrivato un anno fa, ha un contratto sino al 2027, dunque ancora abbastanza lungo, con uno stipendio netto già significativo all’interno delle medie salariali del Torino: 1,15 milioni netti a stagione più bonus. La situazione di Ricci, reduce da un campionato meno appariscente rispetto all’esplosione dell’esterno destro 24enne, ma pur sempre globalmente positivo, è diversa. Il contratto del play 22enne scadrà già nel 2026: di conseguenza, per le banalissime leggi del mercato, un prolungamento dovrà materializzarsi quest’etate, o al massimo tra l’autunno e l’inizio dell’inverno. Arrivare a gennaio con ancora il vecchio contratto, dunque a 18 mesi dalla scadenza, sarebbe pericolosissimo per il Torino: Ricci comincerebbe a fare sempre più gola e ovviamente il suo valore verrebbe gambizzato dalla scadenza sempre meno lontana.
    Da ‘capitan futuro’ granata al Napoli di Conte
    E adesso parliamo di soldi, ma non solo di soldi. L’annuncio del rinnovo di Buongiorno fino al 2028 (il massimo possibile: 5 anni) fu diffuso il 12 luglio: esattamente 12 mesi fa, domani. E proprio entro dopodomani Ale si sottoporrà alle visite mediche col Napoli. Prima del prolungamento, guadagnava circa 350 mila euro netti, una cifra assolutamente sottodimensionata rispetto alle qualità, ai margini di crescita e all’importanza che già aveva acquisito Buongiorno un anno fa. L’agente del difensore cercò invano in tutti i modi di portare il suo stipendio sopra il milione netto più bonus. Irremovibile, Cairo. Alessandro dovette cedere, abbassare le pretese, accontentarsi di 850 mila euro netti: una cifra sempre e comunque pazzesca per noi comuni mortali, ma ancora inferiore alle leggi (in questo caso economiche) del mercato italiano, tanto più in considerazione che si parlava del vicecapitano del Torino (e non di una squadra provinciale), nonché di un giocatore già in ascesa impetuosa. Manco a dirlo, appena un mese dopo, cioè grossomodo a una settimana dalla fine del mercato, l’Atalanta si buttava all’assalto del centrale. «Trattative con i bergamaschi per Buongiorno? Una bufala!», dichiarò Cairo all’epoca, salvo poi trovare l’accordo con i Percassi, saltato soltanto perché Ale proprio non se la sentiva di lasciare il suo Toro, il suo mondo (a Bergamo avrebbe anche guadagnato parecchio di più, ovviamente, e oggi sarebbe in Champions). «Buongiorno è il mio capitan futuro», disse sempre a Cairo lo scorso novembre. E il 14 giugno scorso, praticamente l’altro ieri: «L’ho già detto altre volte, non ho pensato a quale possa essere il prezzo giusto di Buongiorno perché non l’ho messo sul mercato. È rimasto con noi lo scorso anno e sono stato felicissimo di questo, ha disputato un campionato notevolissimo e quindi me lo tengo stretto». Come no: così stretto che adesso il Torino di Cairo incasserà una quarantina di milioni dal Napoli (35+5 di bonus, di cui 4 facili).
    Torino, come evitare il Buongiorno-bis
    Ricci, si diceva, ha il contratto in scadenza già nel 2026. Guadagna 950 mila euro netti più bonus. Tanti per intenderci: molto meno di Lazaro e Ilic, peraltro destinato allo Zenit, ma anche di Linetty. Per doti tecniche ed eclettismo tattico, età (23 anni ad agosto), crescita oggettiva, potenzialità, professionalità e serietà (con in aggiunta l’ingresso nel giro azzurro di Spalletti, anche se poi da Coverciano non è stato portato in Germania), per tutte queste ragioni, si diceva, Samuele rappresenta il futuro del Toro: un altro gioiello, sulla carta. Si tratta ora di capire se riusciranno o meno a incrinargli le motivazioni, man mano. Come è capitato ad Alessandro nel corso dell’ultima stagione: e non solo per ragioni economiche, ma anche per un fatto di ambizioni sportive. E le due cose vanno di pari passo. Invece, tra lo stipendio alzato il minimo possibile rispetto alle richieste, il caso Atalanta e le spine del Cairismo digerito al Filadelfia in tutte le sue declinazioni quotidiane, si sono progressivamente sviluppate condizioni che in qualche modo hanno favorito l’assalto del Napoli (prego, entrate pure: purché ci portiate almeno 40 milioni…). E non dimentichiamoci mai che nella scorsa settimana Alessandro ha dovuto ripetere di continuo alla Juventus il suo «no, non posso proprio, io sono del Toro e nel Toro sono cresciuto», con Giuntoli che era già arrivato a offrire 42 milioni più 5 di bonus al Torino, con Thiago Motta che partecipava anche lui al corteggiamento del difensore e con Vagnati che intanto si relazionava di continuo con Alessandro, per poi relazionare al grande capo. Vediamo ora quando cominceranno le trattative per il rinnovo di Ricci, ora. E poi appuntamento all’estate del 2025? LEGGI TUTTO

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    Torino, il destino di Bellanova e Ricci dipende da Buongiorno

    Un po’ come quando giocava, ad Antonio Conte vengono meglio i tackle rispetto ai dribbling. Ieri l’ha presa bassa affondando le mani (anche il viso) in un pozzo di diplomazia. Quando gli han chiesto di Alessandro Buongiorno, ha persino provato a sgusciar via con parole di facciata: «Qualcosa faremo. Il Napoli lo scorso anno ha preso 48 gol, la sua è stata la decima difesa del campionato. E guardacaso è finito decimo anche in classifica… Il dato più preoccupante sono i 27 gol subiti al Maradona, la 15ª peggior difesa della Serie A. Dobbiamo ritrovare equilibrio. Non ho mai visto squadre capaci di vincere, se hanno difese che prendono troppi gol. Quindi dobbiamo fare delle riflessioni». D’accordo, tutto vero, tutto giusto. Ma Buongiorno, allora? «Girano tanti nomi, cercheremo di trovare il profilo migliore rispettando determinati parametri. In difesa cercheremo di fare qualcosa, sia dal punto di vista tattico che degli uomini. Questo deve essere chiaro». Vabbé. Pretattica spinta, strategica. D’altra parte ciò che Conte pensa del difensore granata lo avevamo scritto quasi tre settimane fa: «Ti stimo molto e lo sai bene, ti seguo da anni. Nel mio Napoli saresti un sicuro protagonista. Allestiremo una squadra forte, competitiva, in grado di lottare per le posizioni di vertice. E tu con me diventeresti ancor più forte di quello che già sei». Così aveva detto Conte a Buongiorno durante quell’incontro al ristorante a Torino, prima che il difensore partisse per la Germania. Nella sua presentazione “reale” a Napoli, ieri ad Antonio è scappata una di quelle frasi: «Il mio più grande pregio è migliorare i calciatori».
    Il Napoli in cima alla lista, in attesa della Premier
    Urbano Cairo e Davide Vagnati sanno bene che il Napoli è in pole, sul loro difensore. Ma Cairo spera che possa ancora originarsi un’asta: però in Italia nessuno ha la liquidità del Napoli (mentre Buongiorno ha già escluso da mesi l’ipotesi Juve, come si sa) e da oltreconfine per adesso si sono uditi solo sondaggi, non richieste di aprire una trattativa. Aurelio De Laurentiis ha fatto muovere Giovanni Manna, con l’agente di Buongiorno il ds ha lavorato in profondità (5 anni di contratto, stipendio a salire sino a quota 3 milioni di ingaggio), poi il presidente del Napoli ha iniziato a parlare di altre cifre: per il cartellino. Ha superato i 30 milioni, ha dato la disponibilità a mettere sul piatto anche il difensore norvegese Leo Ostigard, che il Toro trattò a gennaio. Ma è il cash che interessa a Cairo. Il Napoli è salito a 32 milioni più bonus, poi a 34. Da tempo ha virtualmente in mano Buongiorno. Il Torino chiede di più, 45 milioni bonus compresi. Anche Buongiorno ha preso tempo. Vogliono tutti capire se possano ancora emergere squadre straniere (della Premier, in particolare) iscritte alle Coppe europee e in grado di creare un minimo di asta. Ma certo non aver ancora giocato neanche un minuto all’Europeo non ha aiutato affatto Alessandro, sinora.
    Possibile testa a trsta tra Cairo e De Laurentiis
    E il conto alla rovescia si avvicina. Se nulla cambierà di qui in avanti, arriveremo al duello finale tra De Laurentiis e Cairo, prima o poi. Per un pugno di dollari: in più o in meno, a seconda di chi verrà inquadrato al cinema. E Buongiorno (che pure vorrebbe giocare in Champions e sperava nell’Inter) alla fine allargherà le braccia, davanti al Napoli. L’effetto Conte, in ogni caso, lo ha già colpito e inorgoglito il giusto. Ma per Cairo «Buongiorno non è in vendita: sarei contento se restasse». L’ultima cosa che poteva fare Conte, ieri, era ammettere che il granata è in cima alla sua lista per la difesa: ci pensa già da solo Cairo ad alzare il prezzo.
    Se parte uno, resta l’altro: strategia Toro
    Cairo ha parlato con Paolo Vanoli di Buongiorno, di Samuele Ricci, di Raoul Bellanova, di Ivan Ilic, di Tonny Sanabria. Lo ha di nuovo fatto Vagnati l’altro ieri, durante il lungo summit con il tecnico prima di salire assieme a Superga. Il dt aveva già chiarito la situazione all’allenatore nelle scorse settimane, quando Vanoli era ancora da ufficializzare. Martedì mattina lo ha di nuovo rassicurato. Per la serie: se Buongiorno dovesse partire, non prenderemmo in considerazione offerte per gli altri top-player. Appunto Bellanova e Ricci, giovani di qualità attesi (in particolare il centrocampista) a una ulteriore crescita significativa. Cairo invoca plusvalenze. La cessione di Buongiorno a quota 40 milioni o giù di lì gli consentirebbe di coprire il rosso dell’ultimo bilancio (9,6 milioni), destinando poi una considerevole cifra (non tutto il ricavato restante, peraltro) al mercato in entrata del Torino.
    Chi è sul mercato e le garanzie a Vanoli
    In vendita, poi, sono Ilic e Sanabria: arriveranno altri soldi, resterà da capire quanti e quando. Buongiorno potrà innaffiare per primo il mercato granata, favorendo investimenti in entrata. Vanoli lo sa, lo ha compreso facilmente, gliel’hanno spiegato e rispiegato. Gli hanno anche ripetuto di stare sereno. Bellanova e Ricci non si toccano, il grande “sacrificio” resterà uno: al 99%, Buongiorno. Ma non a qualsiasi cifra: Cairo pretende di incassare dai 40 milioni in su (altrimenti nisba, venderà qualcun altro…) e vuole pure che emerga chiaramente che è Alessandro a spingere per trovare altrove ambizioni decisamente migliori, altrimenti lui mica lo venderebbe, per carità, quando mai. È tutto chiaro. È tutto chiaro anche a Vanoli: tranquillo, mister, di quei tre te ne vendiamo uno solo. Fino a prova contraria, sarà così. LEGGI TUTTO

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    Toro-Vanoli, si parte così: l’Europa come missione

    TORINO – Definirlo un obbligo sarebbe una forzatura, sotto alcuni aspetti anche un po’ ingenerosa. Per cui la parola giusta non ci pare questa. Missione: ecco, missione può essere un termine più appropriato. Rende il senso, esprime l’intenzione e la tensione, ma consente anche un margine di movimento meno ristretto, meno soffocante nella categoria del tempo, se non dello spazio. E Paolo Vanoli vuole dimostrare di avere grandi pure i polmoni, non solo le spalle. Da oggi comincerà ufficialmente il ciclo in granata: si attende l’annuncio (poi, lunedì, il sopralluogo al Fila: resterà a Torino per un paio di giorni). Tutto pronto: accordo biennale fino al 2026, con opzione al favore del club per il prolungamento di 12 mesi. Stipendio da un milione abbondante netto (350 mila euro in più rispetto a Venezia), con premi variegati tra la qualificazione a una Coppa europea e la vittoria della Coppa Italia.
    Toro: Vanoli per tornare in Europa
    Finora, in 19 anni di Cairo, si sono mandate a memoria due qualificazioni oltreconfine, nel 2014 per via del dissesto parmigiano (ottavi di Europa League) e nel 2019 (post stop internazionale del Milan) con mancato superamento della finale playoff sempre di Europa League. Quest’anno il Toro ci è andato vicino, sarebbe stato di nuovo per grazia ricevuta, ma stavolta con oggettivi meriti sportivi legati all’allineamento dei pianeti, mai così tante squadre italiane nelle Coppe: sarebbe bastato che la Fiorentina avesse vinto la Conference per lasciare il posto nella terza competizione europea ai granata, noni in A.
    Si odono solo i ripianti: gli 0 a 0 in casa contro Verona e Salernitana, o a Frosinone, o la sconfitta di Empoli. È l’eredità in chiaroscuro di Ivan Juric: un gran lavoro di semina e crescita in 3 anni tra plusvalenze e clean sheet, il friccicore della prima stagione, quindi la transizione sulla linea di galleggiamento, infine le enormi contraddizioni dell’ultimo anno, ivi compresa la crescente incomunicabilità (eufemismo) con il mondo del tifosi. Paolo Vanoli, 51 anni, 3 in più di Ivan, porterà di sicuro una ventata di novità. Già lo ha fatto in forma indiretta per settimane, mesi, fin da quando è diventato di dominio pubblico l’interesse del Torino per lui (la rivelazione su queste colonne a metà gennaio), sino all’accelerata dell’ultimo mese (accordi trovati prim’ancora che cominciassero i playoff con il Venezia. Anche in laguna aveva un contratto sino al 2026).
    Comunicato della società neopromossa in A, ieri mattina: “Il Venezia comunica di aver raggiunto l’accordo per la risoluzione consensuale del contratto di Paolo Vanoli. Il Venezia ringrazia con affetto Paolo Vanoli, e tutto il suo staff, per i risultati ottenuti con la prima squadra, con la quale ha raggiunto i playoff di Serie B nella sua prima stagione dopo una fantastica rimonta e ha ottenuto nel campionato seguente una promozione in Serie A che resterà nella storia del club. Grazie al suo temperamento ed alla sua professionalità, Vanoli ha saputo incarnare lo spirito del Venezia, valorizzando la rosa e contribuendo in maniera decisiva alla creazione del forte legame tra il club e la tifoseria arancioneroverde. Buona fortuna, mister”.
    Allievo di Sacchi e vice di Conte: chi è Vanoli
    Da oggi, dunque, il Torino potrà svelare urbi et orbi l’ultimo segreto di Pulcinella, con la ceralacca del notaio. Vanoli arriva motivato in modo superiore alla media, fin dai primi momenti del corteggiamento di Vagnati aveva reagito con entusiasmo, a Venezia poi ha continuato a fare il suo per raggiungere la A, ma in ogni caso il richiamo del Torino aveva già da tempo fatto breccia. Arriverà carico a pallettoni, come si dice, e desideroso di mettere piede nel mondo granata con buone dosi di encomiabile umiltà. Dovrà anche imparare: la sensibilità dei tifosi e la fame che sentono a morsi da decenni. Qui si tratta innanzi tutto di allungare mani. E Vanoli è tutto fuorché una persona miope o presuntuosa: siamo convinti che non sbaglierà le mosse di avvicinamento. Arriva stramotivato, ma anche con l’etichetta di pupillo di Vagnati.
    Perché il suo approdo è figlio della stima nutrita per lui dal dt. Cairo si è convinto strada facendo. Poteva, può preoccuparlo l’inesperienza del tecnico in A (debutterà col Toro), ma conosce bene il suo percorso vincente: 7 anni da allievo di Sacchi come ct o vice ct di tutte le nazionali giovanili (due volte vicecampione d’Europa) fino alla collaborazione con Ventura in azzurro, poi vice di Conte al Chelsea e all’Inter (una Coppa d’Inghilterra e uno scudetto), quindi il lavoro da primo allenatore: la Coppa di Russia vinta con lo Spartak Mosca e il biennio straordinario di Venezia. Ha le stigmate di un tecnico ancora giovane e in ascesa da anni. Quanto rampante e quanto capace di digerire i tempi e i modi del cairismo, invece, lo si vedrà man mano. Cairo chiede al suo ciclo quella benedetta Europa, già un po’ leggendaria come il Robaldo. Vanoli ci spera. Ma poi dipenderà pur sempre da che rosa gli daranno. E pure quando. E da quanti talenti alla Buongiorno gli leveranno da sotto i piedi. In bocca al lupo, insomma. LEGGI TUTTO

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    Toro, da Schuurs a Zapata: i 6 che non devono partire, gli incedibili di Vanoli

    L’allenatore non porrà condizioni su Alessandro Buongiorno: lo considera ovviamente uno dei più forti e promettenti difensori italiani, tuttavia sa bene che davanti a una proposta all’altezza il sacrificio del centrale diventerebbe fisiologico. Si parla, infatti, di 40-45 milioni, cifra che permetterebbe al club di agire con tranquilità ed efficacia sul mercato per costruire una squadra all’altezza della situazione. Anche perché sono note le giuste ambizioni del centrale azzurro, che, dopo aver rifiutato nello scorso agosto l’Atalanta, adesso accetterebbe una cessione a un grande club, in primis l’Inter, destinazione preferita. Tuttavia, per quanto riguarda la difesa, Vanoli porrà il veto alla cessione di Perr Schuurs, convinto che, non appena l’olandese si sarà ripreso dalla lunga convalescenza post operatoria, tornerà al centro del progetto difensivo, così come era nelle intenzioni di Ivan Juric già nella stagione da poco terminata.
    Toro, le mosse mercato
    Zapata è blindato
    Questa, dunque, è la prima richiesta che farà. Poi, ovviamente, ce ne saranno altre. In sostanza, della lista degli incedibili fanno parte sei giocatori. Dopo l’olandese c’è Raoul Bellanova: il turbo destro è considerato fondamentale. Per lui sono arrivate numerose richieste, alcune anche molto intriganti, ma il tecnico non intende liberarlo per niente al mondo. In questo momento, infatti, il granata è uno dei più forti esterni del campionato italiano e lo stesso Spalletti sfrutterà le sue caratteristiche nell’Europeo, anche se questa sera dovrebbe farlo partire dalla panchina. Naturalmente pure Duvan Zapata è blindato. I gol realizzato nell’ultimo campionato (ben 12) sono una garanzia. L’attaccante, grazie alla sua straordinaria determinazione e all’eccellente lavoro dei preparatori atletici, ha prima raggiunto e poi mantenuto una condizione fisica notevolissima alla faccia dei 33 anni.
    Ricci, Linetty e Gineitis importanti per Vanoli
    Il quarto della lista è Samuele Ricci, centrocampista che si sposa alla perfezione con il gioco di Vanoli. Anche lui ha delle richieste, anche lui non si muoverà da Torino. Ivan Ilic si può sacrificare se al Toro arriveranno i 16 milioni sborsati al Verona (piace in Premier League), Ricci invece no. Sempre per rimanere a centrocampo, Vanoli considera importanti Karol Linetty e Gvidas Gineitis, due che lottano e che coprono le diverse zone del campo con forza e intelligenza. A proposito: il giovane lituano, ventenne, è uno dei granata ad aver avuto più richieste, sia dall’Italia sia dall’estero, comprese alcune da società molto importanti. Evidentemente in questa stagione, nonostante le poche presenze, ha lasciato il segno. Di sicuro ha ancora un ampio margine di miglioramento e il Toro se lo terrà stretto. Vanoli lo stima molto ed è convinto di migliorarlo sotto tutti i punti di vista. LEGGI TUTTO

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    Superga, il caso dell’aereo G.212 e quella tragedia a Roma 25 giorni prima

    “Il comandante restò sulla collina” racconta la storia di un pilota e della sua famiglia, l’ufficiale Pierluigi Meroni, pluridecorato eroe di guerra, con gli occhi del figlio Giancarlo, che aveva 7 anni quando il padre morì a Superga. L’avventurosa e affascinante (per quanto tragica) biografia romanzata si appoggia su una mole di ricerche storiche e d’archivio. La scrittura di Troiani è avvincente, appassionata, calda, mai banale e sempre fluente, in certi tratti poetica. L’ultimo capitolo, di carattere anche tecnico (l’autore si è avvalso della consulenza dell’autorevole generale dell’Aeronautica Militare Giancarlo Naldi), ricostruisce la tragedia, le inchieste e, dopo tre quarti di secolo, accende i riflettori anche su quegli altri cinque incidenti. Con Troiani, con un altro storico esperto della tragedia di Superga (il professor Stefano Radice: ne parleremo nella puntata di domani) e con la consulenza dell’avvocato Claudio Caminati del Foro di Torino abbiamo ricercato ulteriori fonti e documentazioni, oltreché, invano, le inchieste originarie e la sentenza del giudice istruttore.

    Grazie a questo lungo, faticoso, complicatissimo lavoro di ricerca siamo riusciti anche a scoprire che gli incidenti con G.212 andati distrutti sono stati in realtà otto, non soltanto sei. Due in più: 9 aprile 1949, 25 giorni prima di Superga, e 11 dicembre 1953. Professor Troiani, si sapeva per esempio che nell’aprile del 1948, un anno prima della tragedia di Superga, la squadra “ragazzi” del Torino (oggi diremmo: la Primavera), che era volata in Inghilterra per un torneo, rischiò la vita. Il pilota atterrò “lungo”, il velivolo non riuscì a fermarsi in tempo e finì la sua corsa contro un hangar. Nessun ferito, per fortuna. «Quasi un segno premonitore. Quel modello di aereo era evidentemente nato nel 1947 sotto una cattiva stella. Un G.212 cadde già l’anno dopo in Belgio: 8 vittime. Nel 1949 cadde a Roma in aprile e a Superga in maggio, e poi altre 5 volte in pochi anni. Mi risulta che l’azienda costruttrice smise di produrre i G.212, dopo averne realizzati 19».

    Oltre a ricordare le versioni ufficiali, il suo romanzo pone domande.

    «Al centro del romanzo c’è il figlio del pilota. Per 75 anni si è chiesto quali fossero le responsabilità paterne, senza trovare una sola perizia da cui partire per una risposta definitiva. Ricostruisce fatti nascosti o ignorati. Quasi la metà dei G.212 cadde in volo. Le autorevoli banche dati sui disastri aerei, Baaa e Asn, non sanno documentare nei dettagli la tragedia di Superga. Primo e secondo pilota, il capitano Pierluigi Meroni e il maggiore Cesare Bianciardi, si erano distinti con la Regia Aeronautica e Meroni era istruttore nazionale di volo cieco. Nel romanzo, il figlio rileva fatti e comportamenti sinora mai portati alla luce».

    Nel suo romanzo compaiono anche molte fonti giornalistiche dell’epoca.

    «Ho evocato una certa premura a voltare pagina, comportamenti di autorità gi a pochi minuti dallo schianto. Se il dirigente che sale a Superga, tra rottami fumanti e con 31 corpi straziati, si appella alla “concomitanza di imponderabili” e dice che “ogni mente umana” sarà incapace di trovare le ragioni dell’accaduto, sembra convinto dell’impossibilità di ricostruire dinamica e responsabilità dell’incidente e pone l’accento sulla commiserazione retorica: “Un caso veramente tragico, dinanzi al quale ci inchiniamo come aviatori e sportivi”. Nel romanzo, il figlio non l’accetta: i morti e i loro famigliari non meritano soltanto inchini, ma di sapere, di capire. Due giorni dopo, l’ingegnere del Registro aeronautico italiano dichiara di escludere ipotesi di avaria. La cabina di pilotaggio e i suoi strumenti sono un ammasso informe, sopravvive solo la coda. Nel romanzo mi chiedo: da dove tanta certezza?».

    Abbiamo visto su YouTube la presentazione del suo romanzo alla “Casa dell’Aviatore” di Roma. Il generale Mario Arpino, già capo di stato maggiore sia dell’Aeronautica Militare sia delle Forze Armate, racconta un’esperienza diretta che…

    «Si, e il generale è stato cosi gentile da inviarmi uno scritto sull’episodio: siamo nel 1957 a Pomigliano e ci si addestra sul G.212, che verr poi radiato e sostituito anche da macchine più vecchie. Una sezione del corso si era trovata in “rischio mortale”, ricorda il generale Arpino, perché “il velivolo (…) nelle nubi aveva stallato malamente e si era quasi rovesciato, perdendo parecchia quota. (…) Pare si fosse sovraccaricato rapidamente di ghiaccio fino a uscire di controllo”. Gli aviatori in addestramento ne erano scesi “terrorizzati”. E’ una testimonianza molto autorevole. Fa pensare».

    Lei pubblica in genere libri di politica internazionale. Cosa ha significato scrivere questo romanzo?

    «Nella narrativa non devi solo far ragionare, ma anche emozionare. Chi lo ha letto, mi ha detto che cosi succede. Il romanzo, che percorre la storia del pilota dentro la Storia del XX secolo italiano, racconta un’Italia sconosciuta ai più e solleva interrogativi su Superga».

    Lei ha già presentato il romanzo in diversi Toro Club. Dell’incontro con i tifosi dell’associazione “Picciotti del Toro” di Marsala scrisse anche Tuttosport.

    «Un’esperienza bellissima, anche sotto il profilo umano: mi accompagnò l’editore, Carlo Morrone, che è di Siracusa. Le presentazioni del romanzo con il popolo granata sono state emotivamente coinvolgenti. In una, a Crescentino, conobbi Franco Ossola, il figlio del campione del Grande Torino. Disse in pubblico che aveva letto il romanzo in una sola mattina, e ne era rimasto emozionato. Aggiunse di abbracciargli Giancarlo Meroni, l’82enne figlio del pilota. Di portargli l’affetto dei figli del Grande Torino, consapevoli che tutti hanno sofferto la stessa tragedia». LEGGI TUTTO

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    “Toro, ti manca un Sartori. Non sarà difficile sostituire Juric”

    Nessuno meglio di lui conosce il Toro dell’era Cairo dalle sue radici. Gianni De Biasi è stato il primo allenatore dopo il fallimento, l’uomo che ha riportato i granata in Serie A dopo un solo tentativo. Adesso, a distanza di 19 anni dall’inizio della sua avventura sotto la Mole, farà il tifo per il suo vecchio club. Contro l’Atalanta c’è l’ultima chance di Europa da difendere, al netto di quello che succederà alla Fiorentina in finale di Conference League contro l’Olympiacos. De Biasi, il Toro può tornare per la terza volta in Europa nell’era Cairo: che effetto le fa? «Provo un misto di sensazioni. Ripenso al mio periodo: avevo suggerito al presidente di costruire un progetto basato sui giovani, ma abbiamo perso un po’ di tempo e Cairo allora aveva altre idee. Diciamo che il tempo mi ha dato ragione, visto il patrimonio di giocatori di cui oggi il Toro dispone. E poi è un club solido, che ha la forza per poter essere una mina vagante della parte sinistra della classifica. Ovvio, però, che per diventare come Atalanta e Fiorentina serva di più. Investimenti, certo, ma soprattutto idee e programmazione».In questi giorni stanno facendo discutere le parole di Juric sui tifosi, sul poco amore e sulla scarsa unione che caratterizza il mondo Toro. Che idea si è fatto di queste dichiarazioni? «Io credo che sia stato interpretato male: voleva dire sicuramente qualcosa di diverso. I tifosi del Toro sono ancorati a due periodi storici di enorme prestigio: quello degli Invincibili e poi il ciclo di Radice. Hanno richieste troppo elevate rispetto al contesto attuale, perché sono stati abituati ad avere squadre molto lontane dai confini dell’ordinario. Per diventare una realtà all’altezza di quel Toro, nel calcio di oggi, basterebbe giocare qualche volta in più in Europa. In questo senso, negli anni, ai granata è mancato uno come Giovanni Sartori, che era vicinissimo a diventare un dirigente granata quando c’ero io. Bisognava prendere lui: Chievo, Atalanta e Bologna sono più di semplici indizi sulla bontà del suo operato».La possibile qualificazione in Conference League renderebbe positiva la stagione? Qual è il bilancio sul campionato? «Per me resta un ottimo campionato, a prescindere dall’ultima partita. Un campionato in linea col valore della squadra: solo il Bologna ha sparigliato un po’ le carte, ma chi precede i granata ha indubbiamente qualcosa in più. Oggi, però, il Toro ha un patrimonio basato su giocatori giovani e forti: la strada è questa, però i granata hanno iniziato tardi rispetto ad altre realtà. Ora ci vuole tempo: la crescita non sarà veloce. Persino un fenomeno come Gasperini ci ha messo 8 anni per vincere».Juric chiuderà con la partita di Bergamo. Chi perde di più, il Toro o l’allenatore? «Non sarà difficile trovare un altro come lui, ma il suo lavoro è stato ottimo. Tuttavia, meglio separarsi quando il matrimonio è logoro. Poi sono sicuro che Juric sia cresciuto tanto come allenatore in questi tre anni: avrà modo di guardarsi dentro, in futuro saprà gestire meglio tante situazioni di campo e non solo. I tecnici migliorano quando si rendono conto degli errori».È sempre più Ital-Toro: i granata hanno tre giocatori fra i pre-convocati di Spalletti. Che prospettive immagina per Buongiorno, Ricci e Bellanova? «Spalletti è sveglio, guarda alla sostanza e non all’etichetta. Ricci e Bellanova hanno prospettive importanti: Spalletti li vedrà in ritiro e capirà se siano già pronti o meno per andare in Germania, ma vedrete che l’anno prossimo faranno ancora meglio. Buongiorno invece sarà protagonista: ormai ha quasi la statura di un campione».A breve il Toro ripartirà da un nuovo allenatore, che quasi certamente sarà Paolo Vanoli. Scelta azzeccata o rappresenta un azzardo? «Va verificato fuori dal contesto del Venezia, anche perché non ha un’esperienza solidissima da primo allenatore. Ma sta facendo un lavoro eccellente, mi sembra una scelta coerente. Dovrà capire subito, però, che il Toro è un altro mondo rispetto a tutto ciò che ha fatto finora».Cosa servirà al Toro per migliorarsi? «Pochi innesti, non più di tre: mi riferisco a potenziali titolari. Ma non andranno sbagliati, Vagnati dovrà andare a colpo sicuro. La base è buona, chi rimpiazzerà Juric troverà una rosa di livello, solo da aggiustare con qualche pedina». LEGGI TUTTO

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    Diretta Verona-Torino ore 15: dove vederla in tv, in streaming e probabili formazioni

    Il Toro scende sul campo del Bentegodi nell’incontro valido per la 36ª giornata di Serie A, per ritrovare un successo che manca da 5 gare. Gli uomini di Juric continuano inoltre a disertare l’appuntamento con il gol, dopo i 3 pareggi a reti inviolate con Juve, Frosinone e Bologna e il ko con l’Inter (2-0). L’ultimo giocatore ad essere andato a segno è Zapata con la doppietta di Empoli. Il bilancio dei granata non restituisce ancora la matematica esclusione dalla corsa all’Europa, ma è una certezza ormai dietro l’angolo di questa stagione. Questo pomeriggio inoltre, il Verona proverà a sfruttare il fattore casa per chiudere il discorso salvezza – la gara di andata finì 0-0 – . Gli Scaligeri si trovano al 14º posto 34 punti, mentre il Toro si colloca in 10ª posizione a 3 lunghezze dalla Fiorentina.
    Segui la diretta di Verona-Torino su Tuttosport.com
    Dove vedere Verona-Torino: streaming e diretta tv
    Il match tra le formazioni di Baroni e Juric è in programma domenica 12 maggio alle ore 15 allo Stadio Bentegodi. L’incontro sarà trasmesso in esclusiva da DAZN sulla piattaforma streaming e sul canale 214 del decoder Sky.
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    Verona-Torino: le probabili formazioni
    VERONA (4-2-3-1): Montipò; Cabal, Magnani, Coppola, Tchatchoua; Duda, Serdar; Lazovic, Suslov, Noslin; Swiderski. Allenatore: Baroni
    A disposizione: Perilli, Chiesa, Belahyane, Centonze, Vinagre, Dani Silva, Dawidowicz, Mitrovic, Tavasan, Charlys, Bonazzoli
    Indisponibili: Cruz
    Squalificati: Folorunsho
    Diffidati: Coppola, Duda
    TORINO (3-4-1-2): Milinkovic-Savic; Masina, Lovato, Vojvoda; Rodriguez, Ilic, Tameze, Bellanova; Ricci; Okereke, Sanabria. Allenatore: Juric
    A disposizione: Gemello, Popa, Buongiorno, Dellavalle, Sazonov, Lazaro, Linetty, Silva, Ciammaglichella, Savva, Kabic, Pellegri, Zapata
    Indisponibili: Djidji, Gineitis, Schuurs, Vlasic
    Squalificati: nessuno
    Diffidati: Lazaro, Rodriguez
    ARBITRO: Marinelli di Tivoli. ASSISTENTI: Alassio-Del Giovane. QUARTO UFFICIALE: Di Marco. VAR: Valeri. ASS. VAR: Piccinini LEGGI TUTTO

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    Toro, prenotato il successore di Juric: Vanoli è a un passo

    È solo questione di tempo. E di tragitto. C’è un percorso, davanti agli occhi: più o meno lungo, più o meno breve. Ordunque, se questo percorso si svilupperà senza più colpi di scena (leggi: inversioni a “u” nelle scelte di Italiano, l’allenatore in uscita dalla Fiorentina, o di Palladino, in partenza da Monza), a tempo debito Vanoli potrà diventare il nuovo allenatore del Torino al posto di Juric. Davanti al tecnico del Venezia si distende infatti un’autostrada libera, quasi senza… casello. Se non compariranno ostacoli al momento davvero non previsti o preventivabili, un giorno Vanoli arriverà a destinazione nel porto granata. Oggi come oggi, è infatti già formalmente a un passo dal Toro: diciamo che è nei fatti è già stato “prenotato” dal Torino. Ma quando lo compirà questo passo che ancora manca? E come mai questa accelerata nei suoi confronti proprio in questi ultimi giorni? E Italiano? E Palladino? E Gilardino?
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    Italiano, Palladino e Gilardino: come stanno le cose
    Ecco, cominciamo da qui, da questi ultimi tre allenatori che il Torino ha inseguito, corteggiato, ricoperto di sondaggi nelle ultime settimane, come più volte narrato su queste pagine. Potenzialmente, l’obiettivo preferito di Cairo e Vagnati (lo sanno tutti, lo hanno capito tutti da tempo…) è (o meglio: sarebbe) Italiano, autore di un gran ciclo a Firenze dopo le soddisfazioni e i successi conquistati a Trapani e Spezia. E ora Italiano è approdato anche in finale di Conference, in programma a fine maggio: come l’anno scorso, quando arrivò anche in finale di Coppa Italia, pur perdendole poi tutte e due. Vagnati aveva anche incontrato Italiano nei giorni scorsi: l’allenatore in uscita da Firenze (decisione già presa e comunicata con Barone ancora vivo) si è detto molto inorgoglito e contento di godere di una stima così forte da parte di Vagnati e di Cairo, con sul tavolo in bella vista la panchina futura del Torino. Ma Italiano è oggetto da molto tempo anche dell’interesse precipuo del Napoli (che già lo voleva la scorsa estate per il dopo Spalletti: però la Fiorentina non era disposta a liberarlo) e del Bologna (un’altra variabile, poi, potrebbe essere la Juventus, se si separasse da Allegri ma senza riuscire a prendere Thiago Motta, a sua volta destinato molto probabilmente a lasciare il club emiliano per compiere un salto di qualità in un top club italiano o straniero: lo cercano anche dall’Inghilterra, tanto per capirci…).
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    Italiano e le condizioni per il rinnovo
    In tale scenario, Italiano ha (fondamentalmente) comunicato questo a Vagnati: potrei prendere in esame concretamente la vostra offerta solo una volta chiusa la stagione della Fiorentina e valutata con grande attenzione la mia situazione a 360 gradi. Tutte le carte a disposizione, insomma. Una risposta molto cortese, rispettosa del Torino e dei suoi vertici, e non solo diplomatica. Ma tradotta in giornalistichese (e nella realtà) diventa: se dopo la finale di Conference (29 maggio) le squadre più ricche, potenti e ambiziose e/o in Champions (dal Napoli al Bologna e via dicendo) evaporeranno davanti agli occhi di Italiano, allora l’opzione Torino, inferiore di livello seppur comunque intrigante, potrebbe improvvisamente decollare. Ma c’è il rischio che nasca comunque un’altra complicazione grossa per il Torino, strada facendo… Se infatti la Fiorentina vincerà la Conference o in ogni caso conquisterà l’Europa League attraverso il piazzamento finale in campionato, scatterà automaticamente un rinnovo automatico sino al 2025 per Italiano. A quel punto Cairo dovrebbe pagare una penale a Commisso pur di sperare di liberare Italiano. E i rapporti tra Torino e Fiorentina sono grandemente deteriorati da un paio di anni, come ben si sa. Morale: continuare a inseguire Italiano appare correre dietro a un miraggio, più che a un sogno.
    Palladino e Gilardino no, Vanoli vicino
    Di Palladino e Gilardino è presto detto. Il primo (da tempo già corteggiato dal Bologna in alternativa a Italiano) si è detto al momento non interessato a valutare altre squadre del livello del Torino. Penserà solo al Monza sino a fine campionato, è stata la risposta non certo accomodante ricevuta da Vagnati. E Gilardino, nei giorni scorsi, si è pubblicamente promesso al Genoa anche per il futuro: rinnovo biennale del contratto solo da firmare e annunciare. Morale: anche Palladino e Gila non risultano più essere obiettivi realistici, per il Torino (si aggiunga poi che anche Gattuso si è già tirato fuori dal “giro granata”). Altri allenatori non vengono concretamente presi in esame dal Torino. Senza soluzioni credibili dietro l’angolo, Vagnati ha così premuto sull’acceleratore, tornando ripetutamente a incontrare chi cura gli interesse del tecnico del Venezia, uno specifico pallino del dt granata (in esclusiva, si svelò su queste colonne l’interesse del Torino per Vanoli già a gennaio). A 51 anni, Vanoli è un allenatore emergente, di successo: alle spalle, i tanti anni da ct o vicect delle nazionali giovanili azzurre (con trofei alzati), da viceallenatore con Conte al Chelsea e all’Inter (Coppa d’Inghilterra e scudetto) e da tecnico “primo” (la Coppa di Russia vinta con lo Spartak Mosca nel ‘22, quindi il biennio travolgente col Venezia in B: preso da subentrato in zona retrocessione e portato ai playoff, l’anno scorso, e ora di nuovo in corsa per la A).
    Venezia in corsa per la Serie A
    Stasera (ultima giornata di B) il Venezia giocherà sul campo dello Spezia, 15° ma non ancora salvo, mentre il Como (2° in classifica, 2 punti sopra ai veneti) ospiterà il Cosenza, 10° e senza più obiettivi. Sulla carta, dunque, ci possiamo aspettare un Como promosso stanotte in A come già il Parma, e il Venezia ai playoff da 3°: il 20 e il 24 maggio giocherebbe le semifinali, il 30 e il 2 giugno le eventuali finali di andata e ritorno. Addirittura dopo la finale di Conference!, verrebbe da dire. Ma c’è una differenza enorme: Italiano non si è promesso al Torino, anzi, mentre Vagnati ha già in tasca la disponibilità di Vanoli a trasferirsi in granata con grandi motivazioni, a tempo debito. C’è poi un’ulteriore tessera da aggiungere al mosaico: il Venezia sta già valutando nuovi allenatori per la prossima stagione. Ma siccome Vanoli può, deve e vuole pensare solo ai destini sportivi del suo Venezia, per adesso (mani decisamente più libere ha invece chi lo rappresenta), gli incontri con Cairo e Vagnati e le trattative finali per la definizione del suo contratto col Torino potranno svilupparsi solo dopo che il Venezia avrà chiuso ufficialmente la stagione (stasera, oppure dopo i playoff). Ultimo pro memoria: Vanoli (sotto contratto sino al 2026) ha una clausola rescissoria da 500 mila euro in B e da un milione in A. Intanto, però, il Torino lo ha già “prenotato”, per l’appunto. E così Vagnati può stare tranquillo, nell’attesa: lunga o breve che sia. LEGGI TUTTO