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    Torino anti-Milan: occhio alle fasce

    TORINO – Nel momento migliore della sua esperienza al Torino, Ola Aina è costretto a fermarsi. L’esterno ha riportato mercoledì una distrazione del bicipite femorale sinistro, che di fatto sancisce la fine del suo 2022, visto che dovrà restare fermo un mese e da metà novembre la Serie A si ferma per fare spazio al Mondiale. Il guaio assume un peso ancora maggiore, visto che domenica al Grande Torino arriva il Milan e Juric è costretto a sostituire un elemento in gran forma proprio sulla fascia dove i campioni d’Italia proporranno Theo Hernandez e Leao. Il tecnico ha a disposizione tre esterni tra i quali scegliere i due che scenderanno in campo. Il maggiore indiziato per la sostituzione di Aina è Valentin Lazaro, che dopo un inizio da riserva si è via via guadagnato uno spazio importante, tanto da essere il più utilizzato finora. Dall’altra parte, il ballottaggio è tra Mergim Vojvoda e Wilfried Singo, con il kosovaro favorito, data l’involuzione del senegalese, ancora alla ricerca della condizione migliore. Da quella parte, Pioli dovrebbe proporre Kalulu e Messias. avversari temibili, ma è sull’altra fascia che i granata non potranno concedere il minimo errore.Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Torino, la notte della rivincita

    TORINO – 12 maggio 2021, stadio Grande Torino. Il Milan di Stefano Pioli batte i granata per 7-0.  Risultato umiliante, mortificante, con i rossoneri che sotto l’aspetto sportivo (come è giusto che sia) non hanno avuto nessuna pietà con i giocatori di Nicola, il tecnico di allora. Dei giocatori della rosa granata attuale c’erano Buongiorno, Singo, Linetty, Rodriguez, Lukic, Sanabria e Vojvoda. E quasi tutti questi domenica sera scenderanno in campo dall’inizio con una gran voglia di riscatto perché certe batoste te le porti dietro per tutta la vita. Lo scorso anno con Juric davanti ai propri tifosi il Toro ha pareggiato (0-0), ma per cancellare quel 7-0 ci vuole un successo che per i granata varrebbe oro. Innanzitutto il Toro di Juric conquisterebbe la prima vittoria contro una grande e poi, fatto più importante, si rilancerebbe ancora in classifica dopo il successo di Udine.Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Torino, Lukic non cambia idea: cosa sta succedendo

    TORINO – Alla faccia della postilla, alla faccia del codicillo. Poche righe in un contratto possono spostare la questione anche di 25 milioni di euro, sic et simpliciter. D’emblée. Un tratto di penna e via. Lo spazio di un paio di firme, in calce. Più in alto, un centimetro quadrato su quel papiro per poter scrivere tutti gli zeri necessari. Attorno a quell’ideale centimetro quadrato si sta materializzando un braccio di ferro, da qualche tempo. Come si svelava su queste colonne nella scorsa settimana, Sasa Lukic vuole che venga inserita una clausola rescissoria per concludere positivamente le trattative volte al rinnovo del suo contratto con il Torino. L’attuale legame scadrà il 30 giugno del 2024. Ciò significa uno scenario ballerino con un prezzo tendente ad abbassarsi in modo anche drastico già nella prossima estate, caso mai il braccio di ferro permanesse. Con una variabile nella variabile, però, rappresentata dal prossimo Mondiale, con vista sul mercato di gennaio.

    Si fa male Ola Aina: quando tornerà

    Chi sta osservando Lukic

    Dalla seconda metà di novembre Lukic disputerà con la Serbia il Mondiale in Qatar, accompagnato dai connazionali Milinkovic-Savic e Radonjic. Se mai arrivasse alla competizione internazionale con il contratto ancora da rinnovare e si mettesse particolarmente in luce, favorito anche da un cammino brillante della sua Nazionale, a gennaio diventerebbe automaticamente un obiettivo assai intrigante per più di un club di medio-alto livello: per le sue qualità tecniche, per l’età (26 anni) e per il prezzo di mercato, a quel punto decisamente più basso del suo valore oggettivo, a un anno e mezzo dalla scadenza del contratto. Non solo in Italia, ma anche all’estero Lukic è osservato da più club: uscendo dai nostri confini, occhio alla Spagna, in particolare. Da noi, tra la fine della scorsa primavera e l’estate avevano tirato su le antenne (sondaggi, proposte ufficiose) le romane e le milanesi. Tutte società che continuano a seguire l’evoluzione delle complicate, difficili trattative tra il centrocampista e i vertici del Torino. C’è un punto di partenza che non dobbiamo mai dimenticare, comunque.

    Il Toro vuole il rinnovo

    Il club granata ha ovviamente intenzione di prolungare il legame, concedendo al giocatore quanto ha richiesto quanto al nuovo ingaggio (da raddoppiare o quasi, sino a una forbice oscillante tra 1,5 e 1,8 milioni netti, con i bonus). A sua volta Lukic (al di là del caos di metà agosto) ha fin qui dimostrato di essere disponibile a trattare il rinnovo, mettendo in condizione il Torino di non perderlo, nel caso, a parametro zero o quasi. In queste ultime settimane non si è mai posto alla Belotti, insomma: i silenzi del Gallo della scorsa stagione, i suoi ni che diventavano no e tutti quei rinvii ambigui, al di là naturalmente delle precedenti responsabilità di Cairo e della gestione societaria. Superata la buriana dell’ammutinamento a cavallo di Monza, Lukic ha ripreso e non ha mai interrotto per deliberata scelta il dialogo con il club. Però da qualche tempo ha posto quella condizione: una clausola rescissoria, non per fuggire appena possibile, ma per avere la certezza di poter andare via, casomai arrivasse una proposta da un top club gradito. E così possiamo riflettere per l’ennesima volta anche sull’appeal che questo Torino produce sui suoi giocatori di maggiore personalità (Sirigu, Belotti, Bremer, ora Lukic…).

    La strategia di Lukic

    Una strategia, quella del serbo, che tuttavia non garba a Cairo: il presidente non vuole legarsi le mani con una clausola rescissoria, lo ha detto e ripetuto, Vagnati ha confermato e il braccio di ferro ha portato a uno stallo. Rischioso, inevitabilmente. Tuttavia i buoni rapporti tra gli agenti, Cairo e il dt granata e la volontà comune di risolvere la questione (ma quando?) sta portando alla luce una nuova proposta: la possibilità di valutare una clausola da 25 milioni, così da tutelare in qualche modo sia la posizione del centrocampista sia il Torino (non si tratterebbe certo di una cifra bassa, di questi tempi, per l’identikit di un giocatore come Lukic). Resta da vedersi se un accordo si possa ancora trovare prima dei Mondiali, cioè entro metà novembre: difficile, difficilissimo (con tutto quello che potrebbe conseguire a gennaio), ma non ancora impossibile.
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    Ahi Toro, si fa male Ola Aina: ecco quando tornerà

    TORINO – Aveva segnato il primo dei due gol con cui il Toro si era sbarazzato dell’Udinese, domenica 23 all’ora di pranzo. Sembrava un momento propizio della sua stagione, vissuta in crescendo di forma e nelle prestazioni, e invece Ola Aina proprio ieri si è dovuto fermare. Il nazionale nigeriano del Torino ha concluso in anticipo la seduta di allenamento di ieri agli ordini di Ivan Juric. La diagnosi dopo i primi accertamenti è chiara: interessamento distrattivo a livello del bicipite femorale sinistro. Esami più approfonditi sono previsti nei prossimi giorni, ma il 2022 dell’ex Fulham, cresciuto nella “cantera” del Chelsea, è finito qui. Si parla, infatti, di almeno un mese di stop.Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Toro punito dalle punizioni: perché?

    TORINO – Il Torino non segna un gol su punizione direttamente battuta in porta dal 21 maggio del 2017, 5 anni e mezzo fa. Genoa-Torino 2-1. Gol di Ljajic. Il serbo era uno specialista dei piazzati, dalla sua partenza si è aperto un buco nero. Un dato statistico fin stupefacente, che si può spiegare anche con motivazioni “strutturali”, al di là dei singoli episodi e di dinamiche sfortunate (vedi ad esempio il quasi gol firmato appunto su punizione da Rodriguez in questo campionato contro l’Inter, con parata semimiracolosa di Handanovic in extremis: ma solo per restare all’ultima occasione più eclatante, perché l’elenco potrebbe essere lungo). E tra le motivazioni “strutturali” possiamo innanzi tutto citare l’assenza o quasi di specialisti: l’ultimo in potenza poteva essere Verdi, transitato però a Torino in un grigiore sostanziale, tra numerose panchine e prestazioni raramente brillanti.

    Quanto era furbo “Ferro”

    Inoltre la squadra granata (e questa era una caratteristica tipica di Belotti, in particolare) negli ultimi anni faticava a prendersi punizioni dal limite: il suo modo di giocare lo portava a cercare di resistere a ogni costi ai falli, buttarsi non era certo un suo marchio di fabbrica. E certe furbizie alla Ferrante, tanto per fare un altro esempio in ottica granata, si sono viste raramente: “Ferro” era straordinario per conquistare falletti sul limite e poi a trasformare le punizioni, che ben sapeva battere. Il 20 dicembre 2020 Verdi aveva segnato da punizione in Torino-Bologna 1-1, ma fu più un harakiri del portiere dei felsinei Da Costa (capace di spedirsi il pallone alle spalle) che una rete “autonoma” del granata. Nella migliore delle ipotesi, l’eccezione che conferma la regola.       
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    Ola Aina decolla: nel Torino è London Style mania

    TORINO – Una “ola” per… Ola. Per quanto fatto vedere in questo avvio di stagione Ola Aina si candida di diritto a entrare nel gruppo di giocatori che, attraversata una fase buia della carriera, in questo Toro si sta ritrovando e proponendo ad alti livelli. L’anglo-nigeriano (è nato a Southwark, sobborgo londinese, ma gioca per la Nazionale nigeriana) ha sempre avuto lampi, in campo, ma spesso contro di lui gli allenatori hanno pure tuonato. Una certa vaghezza nell’interpretazione del ruolo soprattutto in fase difensiva, qualche errore tecnico di troppo in particolare al momento del cross, e un approccio alla gara non sempre ferocemente determinato hanno portato vari tecnici ad avere più di un confronto franco e diretto, con l’esterno. Il quale nella passata stagione ha attraversato picchi nelle due direzioni: molto buono l’avvio di campionato, deludente al rientro dalla Coppa d’Africa, nuovamente mentalizzato sul finire dell’annata. «Al rientro dalla Coppa d’Africa non si è allenato bene – spiegava Juric – Con lui avevamo portato avanti un lavoro importante, tanto che ha finito il girone d’andata disputando una partita strepitosa contro l’Inter. E a tutti i livelli: fisico, tecnico e tattico. Poi è andato in Coppa d’Africa e, quando è tornato, non si è più allenato con l’intensità che aveva all’inizio».Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Torino, con Ricci non si perde mai. Ma Juric lo sprona: vuole di più

    TORINO – Ci si accorge della sua importanza capitale soltanto quando non c’è. Perché la squadra non gira come dovrebbe: la trasmissione del pallone incontra spesso degli ostacoli, quasi come se la sfera facesse perennemente i conti con delle interferenze. Non è poi così casuale che il Toro, proprio nel giorno del ritorno in campionato di Samuele Ricci dal primo minuto, abbia conquistato i tre punti a Udine. Sebbene abbia segnato il gol vittoria soltanto dopo la sua sostituzione, la formazione di Ivan Juric ha ritrovato l’equilibrio perduto. Bravissimo Karol Linetty quando è entrato al suo posto, ma fino al cambio anche Ricci aveva giocato più che bene. Nonostante le parole del tecnico a fine gara: «Secondo me ha fatto meglio Linetty quando è entrato. Samuele è un giocatore tecnico, deve trovare la forma migliore. Giusto forzarlo un po’ perché per noi è importante, ma deve crescere. Linetty è entrato e ha fatto bene, ma Ricci lo aspettiamo: ha passato un po’ di tempo fuori, per cui deve migliorare». Tutt’altro che una bocciatura, bensì un modo per stimolare un ragazzo che vive una fase delicata della sua avventura al Toro. Dopo l’infortunio i fari su di lui si sono un po’ spenti, ma adesso ha bisogno di ritrovare la condizione migliore per incidere ancora di più. Già contro Cittadella e Udinese, oltre all’ultimo quarto d’ora contro l’Empoli, i miglioramenti della manovra sono stati tangibili proprio grazie all’apporto di Ricci. L’uomo preposto a dettare tempi e metodi, a mettere in connessione difesa e trequarti, a far capire quando accelerare e quando respirare. Ovviamente a livello fisico ha bisogno di compiere progressi: l’interessamento distrattivo del muscolo soleo di sinistra, che lo ha fatto finire ai box sin dal riscaldamento del match contro l’Atalanta, ha pregiudicato il suo ottimo avvio di stagione.

    Esiste un Toro con e uno senza Ricci

    Proprio così, perché esiste un Toro con e uno senza Ricci. I numeri raccontano più di mille parole: con la partecipazione del centrocampista classe 2001, dall’inizio oppure a partita in corso, i granata hanno ottenuto una notevole quantità di soddisfazioni. In primo luogo, perché non sono mai usciti sconfitti dal terreno di gioco: cinque successi nelle sette gare disputate dal ragazzo nel giro della nazionale maggiore. Senza Samuele, invece, i dolori sono stati tanti: una sola vittoria in sei gare. La postilla sulle sconfitte, tuttavia, è necessaria: oltre a quella evitabilissima contro il Sassuolo, i ko riguardano incontri sulla carta proibitivi contro Atalanta, Inter, Napoli e Juventus. I dati, tuttavia, sottolineano il peso di Ricci e della sua presenza. La sua crescita, da quando veste la maglia del Toro, è stata sempre progressiva. Prima ha avuto bisogno di una fase di adattamento, che ha pagato con un po’ di panchina: l’anno scorso doveva confrontarsi con la concorrenza di Mandragora e Pobega, tutt’altro che banale considerando la qualità dei due ex granata. In primavera Samuele è poi sbocciato, iniziando a comprendere le richieste di Juric, che in estate gli ha consegnato le chiavi della regia. Si è responsabilizzato ed è diventato la spalla ideale di Lukic, che su di lui qualche mese fa si è espresso in maniera molto chiara: «Mi trovo proprio bene con lui: è un grande talento. Sicuramente è un giocatore di prospettiva e sono sicuro che farà una grande carriera». Certezza che riguarda anche il Toro, che per Ricci ha speso tanto a gennaio. La volontà di Juric ha fatto la differenza ed ecco che emerge il motivo dei continui riferimenti del mister alla condizione di Ricci. Indispensabile, soprattutto se sta bene. Contro il Milan si gioca il posto con Linetty, ma se dipendesse dai numeri non ci sarebbero dubbi: con Samuele in campo è un altro Toro. Anche la scaramanzia sorride all’ex Empoli.
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    Così Schuurs si è preso il Torino

    TORINO – Quattro partite consecutive da titolare, tra campionato e Coppa Italia, che con buona probabilità domenica contro il Milan diventarnno cinque. Perr Schuurs, arrivato in estate dall’Ajax per un’operazione costata circa 12 milioni (bonus compresi), si è preso il Toro dopo l’iniziale diffidenza di Juric. Intendiamoci: il tecnico non aveva dubbi sulle qualità del difensore, tuttavia nei primi allenamenti aveva notato alcuni aspetti sui quali era necessario migliorare, dovuti al fatto che Schuurs avesse giocato in precenza soltanto nel campionato olandese. C’era da lavorare soprattutto sulla marcatura, che per Juric deve essere rigorosa al cento per cento. E Schuurs ha dimostrato di avere recepito con grande rapidità le sue indicazioni, convincendolo che, pur in un reparto dove ci sono cinque potenziali titolari (oltre a lui, Djidji, Rodriguez, Buongiorno e Zima), la sua presenza è diventata indispensabile.

    Schuurs punto fermo di Juric

    Con il passare delle settimane gli spazi sono cresciuti e, dopo le partite dall’inizio di Cremona e contro il Sassuolo, l’ultima panchina è stata a Napoli, dove le incertezze dei granata sono state devastanti e hanno convinto Juric a tornare definitivamente sui propri passi: morale, Schuurs titolare contro l’Empoli, la Juventus, il Cittadella (in Coppa ha anche segnato il suo primo gol in Italia) e l’Udinese e sempre con ottimi risultati, se pensiamo che l’unica incertezza è stata nel derby, quando si è opposto quasi sempre con buoni esiti a Vlahovic: è vero che il serbo ha segnato la rete della vittoria, però la responsabiltà sul gol subito va condivisa almeno con altri due compagni. Insomma, Schuurs non è più soltanto l’idolo dei tifosi, ma anche uno dei punti fermi di Juric. Per la gioia anche della società, che su lui ha fatto uno dei cinque investimenti più onerosi dell’era Cairo.

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