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    Finalmente Torino, quei gol al Cittadella come una liberazione

    TORINO – Quattro gol alla crisi. La Coppa Italia fa bene al Torino che torna a segnare e a vincere. Certo, dover affrontare il Cittadella (13° in Serie B) è tutta un’altra musica rispetto alla Juventus e a compagnia precedente. Ma resta il fatto che, dopo un punto solo conquistato nelle ultime 5 partite di campionato e l’ennesima mesta caduta nel derby, questa vittoria nei sedicesimi di Coppa rappresenta una liberazione per la mente e i cuori: in campo e sugli spalti, con tutte le debite proporzioni del caso.

    Radonjic, che tiro da applausi

    Radonjic ha spaccato il risultato nel primo tempo con una splendida azione personale (fuga in dribbling e siluro quasi all’incrocio), poi nella ripresa Pellegri, Schuurs (un gioiello quello del difensore olandese) e Zima hanno chiuso il conto, nel corso di un secondo tempo finito in gloria senza ansie (sullo 0 a 0, invece, Milinkovic aveva dovuto compiere un intervento decisivo).

    Quei cori per Juric e contro Cairo

    Da segnalare, a mo’ di commento, anche la “partita” disputata dalla Maratona: un continuo, incessante sostegno a Juric e alla squadra, ma anche una quantità industriale di cori di contestazione al presidente Urbano Cairo, in tribuna. E anche questo dato è indicativo, pur se non rappresenta certo una novità. Adesso, archiviata la Coppa Italia (i granata se la vedranno a gennaio col Milan campione d’Italia), il Torino dovrà cercare di dare un seguito a questa provvisoria rinascita a Udine, domenica, contro la squadra-rivelazione della parte sinistra della classifica.
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    Serie A, classifica a confronto dopo 10 giornate: l’Udinese vola! Juve e Toro…

    Al termine della decima giornata di campionato è possibile confrontare la classifica di quest’anno con quella della passata stagione dopo 900 minuti di gioco. Sono molte le sorprese che si possono osservare nel confronto tra le due graduatorie. Sicuramente la squadra che sta facendo meglio, rispetto al 2021-2022, è l’Udinese di Andrea Sottil che in quasi 365 giorni ha fatto registrare un +10 in classifica. Al momento i friulani sono a quota 21 punti (insieme alla Lazio) a sole 5 lunghezze dal Napoli capolista. Gli azzurri al momento comandano la Serie A ma hanno addirittura due punti in meno rispetto a un anno fa quando nelle prime dieci ottennero nove successi e un solo pari (proprio contro la Roma, prossimo avversario del Napoli). LEGGI TUTTO

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    Gran Galà del Calcio, Bremer dimentica il Toro e carica la Juve

    MILANO – Il difensore della Juventus Gleison Bremer è stato votato nella Top 11 della stagione 2021-22 al Gran Galà del calcio grazie alle sue ottime prestazioni con la maglia del Torino. Il difensore brasiliano ha espresso la sua gioia su Instagram pubblicando una foto con il riconoscimento e scrivendo: “È stata sicuramente una stagione molto importante e sono felice di essere stato tra i migliori 11 del campionato italiano, per questa stagione ci sarà da lavorare ancora meglio e con tanta passione per raggiungere grandi traguardi e tante vittorie con la maglia della Juventus”. LEGGI TUTTO

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    Torino, attento Cairo: così perderai anche il parafulmine Juric

    Urbano Cairo è diventato ufficialmente proprietario del Toro il 2 settembre 2005. Ha perso ventuno derby sui ventisette disputati durante la sua gestione e ne ha vinto uno solo su 27: percentuale di successo 3,27%. Un infelice record granata che, presumibilmente, non verrà mai battuto, anche perché c’è la gara di ritorno con la Juve da disputare e al peggio non c’è mai fine. Ma di peggio, rispetto alla delusione dei tifosi per la sconfitta con i bianconeri, c’è l’involuzione del rapporto fra Juric e il Toro, cioè con Cairo, che sta sconfinando nella disaffezione, nella delusione, nella frustrazione del tecnico croato per la squadra che, se gli avessero dato retta, oggi sarebbe potuta essere altrove e non undicesima con 11 punti, a -15 dal Napoli capolista, a +6 sulla zona B, con 3 vittorie, 2 pareggi e 5 sconfitte sul groppone, 8 gol segnati e 12 subiti. Le dichiarazioni di Ivan il Parafulmine sono sempre più preoccupanti: “Non chiedo rinforzi per gennaio: ho già preso due schiaffi e fatto tre passi indietro. Il futuro? Non so che cosa farò”. E ancora: “Non batterò i pugni perché tanto è inutile”. La verità è semplice e, al tempo stesso, sconfortante: questo Toro ha perso l’anima che Juric gli aveva dato, la personalità, la grinta, la determinazione indispensabili per non ripiombare nella grigia mediocrità diventata sinonimo di granata frustrazione. Di nuovo, questo Toro sembra essersi votato all’ennesimo piccolo cabotaggio, fissando il decimo posto come un traguardo magnifico quando, al contrario, è l’avvilente sublimazione di un appiattimento senza fine. Su Tuttosport, all’indomani del derby, Andrea Pavan con lo stile icastico e tagliente che lo contraddistingue, ha fatto un calcolo partendo da quel 3,27 % di successo registrato dopo 27 derby. “Rimanendo proprietario del Torino Fc ancora per 73 derby e quindi per un’altra cinquantina d’anni, Cairo riuscirebbe forse a vincerne un paio”. Raggelante scenario per una tifoseria che non sa più a che santo votarsi né coltiva la flebile speranza che le cose possano cambiare. Domenica i granata giocheranno a Udine, contro la terza in classifica che si è lasciata 6 vittorie e 2 pareggi nelle ultime 8 gare. E’ vero: dopo la notte arriva sempre l’alba. Ma per questo Toro il buio è sempre pesto.Sullo stesso argomentoTorino, Cairo: “Derby? Deluso come Juric. Non parlo di mercato”TorinoIscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Cairo e Vagnati, il Toro ha un attacco penoso: fino a quando?

    Le perplessità sui limiti dell’attacco hanno accompagnato tutta questa prima parte della stagione, anche quando, a Monza e a Cremona e poi contro il Lecce, sono arrivate le uniche vittorie del Toro in dieci giornate. Adesso che nel proprio cammino Juric ha incontrato avversarie di qualità e soprattutto con panchine lunghe, il problema è esploso in tutta la sua potenza, perché se una squadra segna soltanto otto reti – peggio soltanto Fiorentina, Spezia, Cremonese e Sampdoria, tutte con una partita in meno – è evidente che puoi sostenere ragionevolmente che mancano i gol dei centrocampisti e degli esterni, ma prima di tutto, così è il calcio, manca la concretezza delle punte. È vero che nel derby il Toro si è trovato con una situazione particolare, perché un problema muscolare al polpaccio ha impedito a Sanabria di esserci e pure Pellegri è stato recuperato all’ultimo per un altro problema fisico di vecchia data che in parte ne avrà condizionato la prestazione sottotono, ma è chiaro che a fronte del poco concretizzato nelle altre partite non ci si può aggrappare a questi discorsi.
    Torino, il processo di crescita bloccato
    Juric ha saputo dare un’identità tattica alla squadra, ha provato a inventarsi qualcosa di diverso con tentativi magari discutibili (il tridente contro il Sassuolo, formato da Seck, Vlasic e Radonjic con Sanabria e Pellegri in panchina, era obiettivamente un azzardo) e tuttavia in parte dettati dalla necessità contingente, come ieri, e in parte dalla manifesta volontà di dare un segnale alla società, perché le parole pronunciate dopo la sconfitta testimoniano tutta la sua insoddisfazione. Il processo di crescita del Torino è bloccato: i punti in classifica sono gli stessi della scorsa stagione, la prima con il croato in panchina, e frutto dello stesso score (tre vittorie, due pareggi, cinque sconfitte), però le reti sono dimezzate. Non accadeva da otto anni che i granata arrivassero a questo punto del campionato con un bottino così misero: c’era Ventura e i gol erano sette. Riprendersi da una sconfitta nel derby, ancorché diventata una triste abitudine, non sarà facile, tanto più considerando che, dopo la partita di Coppa Italia contro il Cittadella, il Toro andrà a Udine e affronterà poi in casa il Milan. Ma intanto è necessario che Cairo e Vagnati prendano atto che, insieme al centrocampista di sostanza più volte invocato da Juric e magari rinunciando all’ennesimo trequartista, l’acquisto di un attaccante a gennaio è diventato imprescindibile e non potrà essere un elemento di secondo piano. Serve un titolare, serve un giocatore sul quale investire una parte sostanziosa dei ricavi propiziati dalla cessione di Bremer. Il direttore tecnico nelle ultime settimane è stato in giro per l’Europa a cercare occasioni e ha presentato al presidente una lista nella quale non può non comparire il nome di una punta: l’unico modo per riuscire a dare un senso a una stagione che altrimenti rischierà di scivolare in un anonimato deprimente del quale tutti farebbero volentieri a meno.
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    Juve, le pagelle derby: Danilo cuore e testa, Alex Sandro risorge

    Suo il primo intervento dell’incontro: al 14’ trattiene a terra una conclusione di Miranchuk. Viene poi spaventato da Lukic (23’) e Radonjic (32’), ma entrambi i tiri dei serbi terminano fuori. Ripresa complicata dall’intervento di Danilo su Lazaro (14’ st) con deviazione in angolo. Un minuto prima la parata a terra su Vlasic rientra nell’ordinaria amministrazione. LEGGI TUTTO

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    Toro-Juventus, derby social: Torino è bianconera!

    La Juve risorge nel Derby della Mole e vince di “corto muso” il derby contro il Toro. Ai bianconeri è bastato il gol di Vlahovic per portare a casa tre punti preziosi e per rialzare la testa dopo la sconfitta contro il Maccabi in Champions. Durante i primi 45 minuti di gioco la squadra di Allegri è stata poco brillante e ci sono stati molti errori tecnici individuali: il più bersagliato dai social è stato Juan Cuadrado che si è beccato anche un rimprovero da Vlahovic. La rete decisiva di Vlahovic e i tre punti hanno riportato serenità e anche quel pizzico di felicità tra i tifosi Juve. LEGGI TUTTO

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    Determinazione e Vlahovic: passo avanti Juve

    TORINO – Non si può definirla una Juventus guarita, quella che dopo il ko con il Milan e il tracollo con il Maccabi Haifa è tornata alla vittoria conquistando il derby, ma è stata se non altro una Juventus assolutamente attenta e determinata nel seguire tutte le precauzioni necessarie a non aggravare la propria malattia e a imboccare la strada che può portarla a guarire davvero. E se dovrebbero essere doti basilari di qualsiasi squadra, dopo Haifa aver ritrovato attenzione e determinazione è un passo avanti enorme, anche perché entrambe costituiscono segni di quella compattezza su cui l’ultima prova di Champions aveva fatto sorgere dubbi.Guarda la galleryTorino-Juventus, decide Vlahovic: il gol

    La Juve ritrova Vlahovic

    Nel derby però la squadra di Massimiliano Allegri ha ritrovato qualcos’altro, oltre ad attenzione e compattezza. Anzi, qualcun altro. Ha ritrovato quello che è mancato al Torino, ossia un centravanti, e per giunta non un centravanti qualunque ma un grande centravanti. Ha ritrovato Dusan Vlahovic, la Juventus, e lo aveva ritrovato già prima che il serbo firmasse con un guizzo da serpente dell’area di rigore il suo primo gol in trasferta e la prima vittoria bianconera lontano dallo Stadium. DV9, al netto di due conclusioni non perfette, una nel primo tempo in cui era stato bravo anche Milinkovic Savic a chiudergli lo specchio, e una ciccata nel secondo, è stato un costante punto di riferimento, bravo svariare per trovare spazi, a ricevere palla e girarla sulle fasce da regista offensivo. Sempre concentrato e mai nervoso: e in questo il derby potrebbe aver rappresentato uno scalino fondamentale per lui e per la Juventus.

    Toro, senza Belotti è dura

    Avesse avuto un Vlahovic, il Torino avrebbe forse potuto approfittare dei timori e della preoccupazione che avevano irrigidito la squadra bianconera nella prima mezzora. O avrebbe potuto essere più incisivo nell’assalto finale. L’indisponibilità di Sanabria, gli acciacchi di Pellegri (impalpabile nel finale), ma soprattutto la lacuna non colmata in quel ruolo dopo la partenza di Belotti, hanno invece reso sostanzialmente sterile la squadra di Ivan Juric. Il resto lo ha fatto la già citata attenzione della squadra di Allegri, che si è via via scrollata di dosso un po’ di preoccupazione e dalla mezzora del primo tempo ha cominciato a impegnare Milinkovic Savic, fino al gol che le ha permesso di ritrovare i tre punti. Ora deve ritrovare un’altra dote fondamentale: la continuità nell’esprimere quell’attenzione e quella determinazione. E magari potrà guarire davvero. E di guarire ha bisogno anche il Torino, dopo quattro sconfitte e un pareggio: dovrà inventarsi qualcosa Juric, in attesa che a gennaio possa arrivare la medicina giusta.
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