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    Toro, aspettando Belotti mani su Dovbyk: l'ucraino già stato a Torino

    Nell’attesa a questo punto tendente allo snervante che Andrea Belotti definisca, svisceri e soprattutto comunichi la decisione sul suo futuro, il Toro inteso come società si muove sul mercato ipotizzando la costruzione di una rosa priva del Gallo (resta ambito dal Milan, in seconda battuta dalla Fiorentina, ed è sotto stretta osservazione da parte di Roma, Napoli e Atalanta). […] Un nome seguito da tempo è quello dell’ucraino Artem Dovbyk, attaccante del Dnipro e della Nazionale ucraina. Centravanti di buona struttura (189 centimetri di altezza per 76 chilogrammi di peso), Dovbyk nell’ultima stagione ha confermato tutte le buone impressioni che si erano da subito avute sul suo conto. Sullo stesso argomentoToro, Belotti riflette in spiaggia in SiciliaCalciomercato Torino

    Dopo un 2020-21 con 10 reti in 27 presenze tra campionato e Coppa, in questa ha iniziato a segnare con una continuità pazzesca. […] «Artem assieme alla moglie Yulia e a un agente della nostra agenzia, la “Alik Football Management”, ha visitato la città, le strutture del club granata e ha visto una partita del Toro (il 10 aprile contro il Milan, ndr). Tutto in accordo con il Dnipro, la sua società di appartenenza», ha fatto sapere il suo procuratore Oleksiy Lundovsky. In trattativa con i granata per un calciatore che gli ucraini valutano tra i 10 e i 12 milioni di euro. Una cifra che Cairo potrà entrare nell’ottica di idee di spendere, ma non per l’alternativa di Belotti.

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    Sullo stesso argomentoToro, il rinnovo di Lukic e Vojvoda diventa urgenteCalciomercato Torino LEGGI TUTTO

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    Toro, le priorità: portiere, centrale e trequartisti. E spunta Omeragic

    TORINO – Ci sono i giocatori da ingaggiare, quel gruppo di dieci unità indicato da Juric per continuare a salire la scala che conduce in Europa. E poi ci sono le esigenze strettissime, quegli elementi che devono essere stati osservati da tempo, e che ora vanno trattati per essere messi a disposizione del tecnico prima dell’inizio del ritiro. Quest’anno fissato ai primi di luglio. Da tempo si sa ad esempio che serve un dopo Milinkovic, e che Berisha è un affidabile secondo ma un nuovo azzardo da primo (di Gollini e delle sue alternative ci occupiamo in altro articolo di questa pagina).Sullo stesso argomentoToro, Cairo garantisce acquisti di qualità. Juric: “Summit ok”Torino

    Poi Cairo e Vagnati sanno da mesi che il Toro del 2022- ’23 avrà una sostanziale differenza rispetto a quello che ha appena terminato il campionato: in difesa i granata non potranno più contare su Bremer, monumentale al suo congedo dopo un percorso di crescita esponenziale dal 2018 in avanti (110 presenze e 13 gol). «Al suo posto servirà uno forte», ha tenuto alta l’asticella Juric, ben sapendo che qualcosa dovrà essere pagato. Modellare un Bremer è il meno, l’aspetto complicato è trovarlo. Possibilmente ai 6 milioni attraverso i quali l’allora ds granata Petrachi si era accordato con l’Atletico Mineiro. Ebbene, un sostituto forte sarebbe stato trovato, dal Toro. Perché Vagnati ha tra le mani Becir Omeragic, difensore centrale classe 2002 e colonna difensiva dello Zurigo con già 4 presenze nella Nazionale svizzera.

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    Sullo stesso argomentoToro, siparietto tra Bremer e Mourinho: “Non so dove vado”Calciomercato Torino LEGGI TUTTO

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    Toro, Belotti riflette in spiaggia in Sicilia

    TORINO – I compagni e i tifosi ancora non conoscono il suo destino. Lo stesso vale per la società, che attende l’ultimo segnale di Andrea Belotti: restare o partire, insomma. Fra questi due verbi si incasellano gli eventi che hanno contraddistinto le ultime giornate del Gallo. A partire da venerdì sera: al Grande Torino si è goduto il calore della gente, portandosi in braccio la piccola Vittoria in campo e salutando intimamente tutto lo stadio. Dal suo volto, però, nessun cenno di commozione: la serata non aveva il sapore dell’addio, ma nemmeno ha sancito con chiarezza il domani.Sullo stesso argomentoBelotti? Aspetta Juric! Il Gallo si prende qualche giorno in piùCalciomercato Torino

    Sabato, invece, Belotti ha girato per Torino in compagnia della moglie Giorgia Duro. Effettuando due soste: la prima nel locale Floris House Torino, la seconda al ristorante Lampara. Luoghi che, da ormai sette anni, appartengono al cuore della famiglia Belotti. Vagnati, intanto, attende un nuovo momento per vedere il capitano granata. Il ds prima della sfida contro la Roma aveva professato un certo ottimismo: «Non voglio espormi, ma oggettivamente non avendo fatto nulla di definitivo penso che lui abbia il cuore granata, quindi le sensazioni sono positive». Dunque, spiragli ancora aperti per la permanenza e nessuna sentenza ancora pronunciata, nemmeno dopo il summit di ieri fra Cairo, Vagnati e Juric.

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    Sullo stesso argomentoBelotti, quella faccia un po’ così di chi non sa che cosa fareCalciomercato Torino LEGGI TUTTO

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    Toro, Cairo garantisce acquisti di qualità. Juric: “Summit ok”

    TORINO – Fuma, Juric. Ma qua e là gli è fumata la testa, in 3 ore di summit. In tema, si può dire che alla fine la fumata è stata bianca. Ora, però, si tratta di sperare che la montagna (Cairo + Vagnati = effetti speciali?) non partorisca topolini alla Warming: manco uno, please. Vuoi l’Europa? Pagare moneta. Come per i cammelli. A tal proposito, va subito detto che Ivan (a Milano per parlare di Torino: come sempre) non si è presentato negli uffici della Cairo Communication in corso Magenta con al seguito le truppe cammellate. Però con il suo agente sì: Riso, che è anche uno dei procuratori italiani più noti e influenti. Ordunque, summit doveva essere e summit è stato.Sullo stesso argomentoSegnale Toro, Juric prepara il ritiro estivo: i dettagliTorino

    All’arrivo, intorno alle due meno un quarto del pomeriggio, Juric è parso (relativamente) rilassato: con in mano un taccuino bello grande. Sempre utile prendere appunti. Sia prima degli appuntamenti che contano, per poi ricordare i passaggi chiave da toccare e le domande ad hoc da formulare. Sia durante, per mettere nero su bianco i concetti fondamentali della discussione, programmi e nomi, nomi e programmi, cifre, cifrone e cifrette, e pure qualche frase magari degna della rubrica “le ultime parole famose”. Meglio evitare di affidarsi soltanto alla memoria, insomma, soprattutto se in certi momenti occorre anche far di conto, oltreché tirar giù una lista di obiettivi di mercato: prime scelte, seconde scelte, poi appunto i topolini. Mancava soltanto la ceralacca del notaio, insomma. E sereno è anche uscito dal summit, Ivan: come all’inizio.

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    Sullo stesso argomentoBelotti? Aspetta Juric! Il Gallo si prende qualche giorno in piùCalciomercato Torino LEGGI TUTTO

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    Toro, siparietto tra Bremer e Mourinho: “Non so dove vado”

    TORINO – Il granata addosso sino all’ultimo istante e probabilmente anche nel cuore. Ma la scelta di andare a provare nuove esperienze di un certo livello, con la Champions in testa, non è cambiata nonostante le manifestazioni d’affetto dei tifosi. Gleison Bremer è stato chiaro sin dall’inizio della stagione, sin dai suoi primi giorni di ritiro a Santa Cristina quando in un’intervista anticipò il suo futuro: «Voglio disputare una grande stagione col Toro per poi andare in un club che disputi le coppe». Nel frattempo, visto che era in scadenza di contratto, per non lasciare il Toro scoperto ha prolungato per un’altra stagione con l’assicurazione (non solo verbale) di essere ceduto. Un gesto importante e apprezzato da tutti. E poi dalle parole ai fatti: il brasiliano ha dimostrato fino all’ultimo il proprio affetto per i colori del club che lo ha accolto nel 2018. Contro la Roma non ha giocato a causa dell’infortunio alla caviglia ma è stato comunque uno dei protagonisti della serata. Prima ha ricevuto dalla Lega serie A il premio come miglior difensore della stagione, poi ha salutato i tifosi con un giro di campo e sotto alla Maratona ha saltellato al coro “Chi non salta bianconero è”.Sullo stesso argomento LEGGI TUTTO

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    Toro, pressing su Belotti: “Roma, poi sì o no”

    Juric prova a stringere, Belotti continua a mantenere ampio l’orizzonte. Tra i molti lapilli prodotti dal vulcanico tecnico granata nella conferenza che chiude la stagione 2021-22, la prima da allenatore di un Toro ristabilito dall’agonia pregressa ma ancora in divenire se l’approdo è la stabilità europea, uno è andato ad attizzare il capitano. L’annata sta finendo, la prossima va programmata e c’è da capire dove vadano destinate le pur già magre risorse a disposizione. Trentotto milioni di debito sono parecchi, e non molto di più vista la sicura partenza del giocatore che ovviamente fa scendere il prezzo del cartellino arriverà dalla cessione di Bremer, mentre i vari Brekalo, Pobega e Pjaca se ne vanno perché di rientro dai vari prestiti.Sullo stesso argomentoJuric: Belotti, futuro in 48 ore. Mandragora torna alla JuveTorino

    Singo è una risorsa tecnica, ma anche un elemento nel caso sacrificabile – vista pure la ricerca di due esterni – per la prossima stagione. Oltre all’ivoriano pochi sono i giocatori sacrificabili per irrobustire il portafoglio di Vagnati, alla voce entrate. Se già il quadro è complicato dalla bassa disponibilità finanziaria, chiaro che non sapere se il poco andrà speso per un centravanti (e non di compendio ma per il sostituto del Gallo) o magari per aumentare il budget per un centrale (c’è l’addio di Bremer) o ancora per una mezzala (tutta da giocare la difficile partita per riavere anche sono in prestito Pobega dal Milan) complica i movimenti.

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    Sullo stesso argomentoToro, se parte Praet con Strefezza rispunta NandezCalciomercato Torino LEGGI TUTTO

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    Toro, trequarti da rifare: Praet in salita e Pjaca torna alla Juve

    Se il meteo su Brekalo registra bufera, per quanto riguarda gli altri trequartisti in rosa non si può parlare di giornate soleggiate. La situazione è assai complicata, in questa fase. Anche per le difficoltà al capitolo Praet. Il belga è ritenuto un tassello fondamentale per il prossimo Toro, da quel Juric che spesso ne ha delineato le peculiarità comprensibilmente ritenute uniche. Se non è impossibile reperire “un Brekalo”, ben più complesso sarebbe provvedere alla sostituzione del calciatore di proprietà del Leicester. Società che può accontentare la dirigenza granata in relazione alla formula – rinnovando il prestito ma inserendo un obbligo di riscatto – però almeno fin qui non ai tempi. La disponibilità del club inglese nei confronti del Torino è infatti subordianata alla possibilità di trovare un potenziale acquirente disposto a rilevarne fin dall’estate il cartellino. Il problema, a questo punto, è quando il Leicester riterrà chiusa la ricerca di suddetto potenziale acquirente così da concedere il via libera alla restituzione di Praet al Toro. Che, va ricordato, fu consegnato a Juric il 31 agosto scorso.Sullo stesso argomentoTorino, ultimatum per Praet e bufera Brekalo: “Non vuole restare”Calciomercato Torino

    Il suo inserimento avvenne a campionato iniziato, tanto che il suo esordio si concretizzò alla terza giornata (dalla quinta all’ottava subì un infortunio muscolare, magari anche figlio di una preparazione non ideale, vissuta nell’attesa di un trasferimento). Una situazione che il tecnico croato vuole escludere si ripeta. Il meglio sarebbe che la trattativa si chiudesse per l’inizio del ritiro che sarà anticipato ai primi di luglio, magari Juric potrà aspettare qualche giorno in più, ma se si dovesse ipotizzare uno scollinamento nel mese di agosto ecco che a quel punto l’allenatore potrebbe chiedere di abbandonare la pista e rivolgersi altrove. Ribadito però che non è facile trovare, a prezzi ragionevoli, un calciatore con le peculiarità tecnico-tattiche di Praet. Per il quale il Toro, a scanso di equivoci, non ha intenzione di versare i 15 milioni attraverso i quali potrebbe esercitare il diritto di riscatto.

    Sullo stesso argomentoCairo: “Belotti bravo ragazzo, mi aspetto che resti al Torino”Calciomercato Torino

    E si arriva a Pjaca: il croato ha un diritto decisamente più basso e che si aggira attorno ai 6 milioni, ma anche qui non c’è la volontà del riscatto. A spaventare non è la spesa, ma le condizioni fisiche dell’esterno offensivo che ne condizionano il rendimento. Ha confermato di possedere qualità, ma le ha pure messe al servizio della squadra a intermittenza, per non dire di rado: il suo ultimo gol risale all’anno scorso, al 2 dicembre 2021 quando contro l’Empoli segnò il temporaneo 2-0 per i granata (poi recuperati dalle reti di Romagnoli e La Mantia). Tendenzialmente Pjaca rientrerà alla Juve per non fare ritorno al Filadelfia, a meno che il quadro dovesse complicarsi al punto da indurre il Toro a seguire il piano B (o C): in tal caso potrebbe essere chiesto il rinnovo del prestito dell’attaccante, ai bianconeri. Tra gli esterni rimasti in rosa rimane Demba Seck, prelevato a gennaio dalla Spal. La scelta migliore è mandarlo in prestito dove possa giocare con continuità, ma se tutti assieme fossero persi Brekalo, Praet e Pjaca ecco che il senegalese vedrebbe ovviamente salire di molto le possibilità di una conferma.

    Sullo stesso argomentoTorino, ora Strefezza torna di modaCalciomercato Torino

    Questo sarebbe lo sviluppo peggiore, ma anche nella migliore delle ipotesi è assai probabile che Vagnati debba almeno reperire dal mercato un elemento, per completare un reparto particolarmente delicato, considerata la proposta di gioco del tecnico. Il quale fin dal ritiro scorso aveva battuto il tasto sull’importanza di avere quattro trequartisti/attaccanti esterni. Intercambiabili considerato il dispendio di energie cui sono chiamati nell’arco di una partita. In tal senso sono partiti i primi sondaggi, in vero assai convinti, per Gabriel Strefezza, assoluto protagonista della cavalcata del Lecce con 14 reti e 6 assist in 35 presenze e calciatore ben conosciuto dal dt ai comuni tempi della Spal. Trasferitosi in Salento per circa mezzo milione di euro – appunto versato ai ferraresi – adesso è valutato dai giallorossi tra i 6 e i 7 milioni. Questa la richesta, leggermente più basso il possibile punto di equilibrio che si può trovare attorno a 5 milioni di euro, per il brasiliano di passaporto italiano.

    Sullo stesso argomentoBrekalo: stavolta non è colpa di Cairo, ma la voglia ai giocatori bisogna anche farla venireCalciomercato Torino LEGGI TUTTO

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    Brekalo: stavolta non è colpa di Cairo, ma la voglia ai giocatori bisogna anche farla venire

    “Toro, colpa di Cairo” è un po’ il “piove, governo ladro” dei tifosi granata. Reazioni istintive entrambe, quasi meccaniche, figlie di troppe delusioni e scottature pregresse: insomma, del pregiudizio. Concetto spesso fondato, o quantomeno comprensibile se connesso a certi precedenti, ma che – proprio in quanto giudizio formulato senza sapere come siano andate davvero le cose, o prima di saperlo – non necessariamente corrisponde al vero. Per esempio, in questo caso. Brekalo lascerà il Toro, sì: ma per scelta e responsabilità sue, e del suo entourage, non per volontà o insipienza o doppiogiochismo di Cairo. Il Torino l’avrebbe riscattato e tenuto, il trequartista croato che ha segnato quasi quanto Belotti, ma il ragazzo ha cambiato idea: è lui che non vuole più rimanere, dopo avere a lungo lasciato intendere il contrario; non già per tornare al Wolfsburg (con cui i rapporti erano e restano deteriorati) ma per essere rivenduto dai tedeschi a un club più ambizioso di quello granata, per giocare in Europa e farsi bello per il Mondiale: lo ha confermato il suo procuratore, per chi non volesse credere a Vagnati.Sullo stesso argomentoTorino, ultimatum per Praet e bufera Brekalo: “Non vuole restare”Calciomercato Torino

    Un voltafaccia emblematico di cosa sia diventato il calcio(mercato), se perfino un giocatore sì bravo, ma non un campione affermato o un fuoriclasse dal futuro stellare, può oggi dettare le condizioni a una società con cui aveva preso accordi differenti, o quantomeno indirizzarne le strategie. Semmai, se proprio si vuole trovare una colpa a Cairo – oltre al solito muoversi all’ultimo, e a vivacchiare tra prestiti e richieste di sconti – è di non avere mai costruito né progettato un Toro di livello tale da far venire voglia, a chi ci gioca con belle prospettive personali, di andare avanti assieme e assieme coltivarle. Brekalo vuole andarsene così come Bremer e (qualora non ricambi idea per fede in Juric e/o carenza di alternative particolarmente allettanti) Belotti. In passato era stato così per Cerci e Immobile, per Ogbonna e Darmian, per Maksimovic e Bruno Peres. Di qui, il pregiudizio. Ma finché c’è vita c’è speranza. Forse.

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